Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: L’Italia e la Nato di Franco Bertone I morti di Cipro, quelli che la più militare della Nato è diventato un to cipriota, il tutto realizzato in podelle decisioni greche. Gli esperti autorevole rivista francese ha chia momento del grande dibattito in cor chi giorni, e con l’uso della forza, sono divisi nel giudizio, dentro e mato i morti del caro Henry, sono il so fra le forze politiche e fra le mas da due governi membri dell’allean fuori dell’alleanza e negli stessi cir contributo definitivo che l’Europa se popolari che esigono con urgen za atlantica. Nessuno dei meccani coli militari Nato. Ma i più alti re mediterranea ha pagato all’ultimo za scelte nuove anche in politica smi politici o diplomatici previsti sponsabili militari e politici america errore di calcolo del segretario di estera. Stato americano, oppure sono sol Dal punto di vista dei rapporti delle nazioni o da quelle regionali è avvenuto, le conclusioni più nere, tanto i primi morti della guerriglia e della convivenza internazionale, dell’Europa occidentale ha potuto formulando di conseguenza previsio che potrebbe seguire alla quinta guer quanto è accaduto a Cipro è certa o voluto entrare in funzione, per ni catastrofiche sul futuro dell’al ra del Mediterraneo? L’indipenden mente il nodo più sconvolgente del bloccare l’aggressione e la violazio leanza nel Mediterraneo. I comandi za e il non allineamento di Cipro sadramma scoppiato nel Mediterraneo. ne dei diritti di Cipro. Ora, non è della marina e dell’aviazione strate ranno ristabiliti, malgrado il crimi Per effetto del cc colpo di coda » di la prima volta che ciò accade; ma è gica ritengono gravissima l’eventua ne degli • scomparsi generali greci e una banda di generali fascisti instal certo la prima volta che accade coin le perdita delle basi navali del Pireo malgrado le pretese arbitrarie e ir lati al potere ad Atene dalle compli volgendo paesi membri dell’allean e la liquidazione delle stazioni radar ragionevoli dei turchi, oppure l’iso cità e dagli appoggi del più potente za di cui l’Italia fa parte e una (la rete radar della Nato corre dal la dovrà subire la spartizione e l’in degli alleati della Nato, si è messo area cc coperta » dal trattato milita Circolo polare artico all’Asia minore stallazione di altre basi militari, delvorticosamente in moto un meccani re che impegna le forze armate del e le stazioni greche sembrano costi la Nato o degli Stati Uniti? I go smo di vaste proporzioni nel quale nostro paese. verni dei paesi rivieraschi — mem l’uso spregiudicato della provocazio Questa impotenza di fatto dei americano giudica grave l’eventuale bri o meno della Nato — avranno la ne politica, l’impiego di ingenti formembri della Nato deve essere guar abbandono delle basi per le forze di forza e la capacità politica di ideare ze militari cc integrate » (quaranta- data con estrema preoccupazione da artiglieria dotate di proiettili ato e mettere sui binari un nuovo asset mila soldati turchi, con carri arma paesi come l’Italia, e soprattutto a- mici cc tattici » e si strappa le vesti to di rapporti politici e militari nel ti, artiglierie, aerei e navi da guerdesso, giacché siamo divenuti mili la regione, fra di loro e con gli Stara) , l’utilizzazione fraudolenta dei ti Uniti, partendo proprio dal dato metodi diplomatici (il ministro de della crisi in cui è caduto non sol gli Esteri turco ha cc tirato in lun tanto l’impianto militare della Na go » alla conferenza di Ginevra per to nel mare interno ma tutto il rap dar tempo al suo collega della Dife porto Europa-Stati Uniti, dentro e sa di far sbarcare i fuori l’alleanza? Le domande riguardano tutti i go tica impotenza della grande potenza verni dei paesi rivieraschi; ma è garante, il cui ministro degli Esteri, chiaro che su quelli come l’Italia, le James Callaghan, ha fatto fra greci, cui forze militari (uomini, flotte, baturchi e ciprioti la figura dell’alloc si) sono integrate nel dispositivo mi co, metà colpevole e metà impedito litare dell’alleanza, ricadono ben a muoversi. Sicché i paesi riviera ne di svincolare le proprie forze dal strumentale. maggiori responsabilità di fornire schi hanno dovuto assistere senza la struttura militare integrata e di Di strumentale vi è certamente una risposta nuova. E sono doman potere far nulla al rovesciamento di ipotizzare l’allontanamento delle for l’uso che, delle presunte preoccupade alle quali si risponde in modo un legittimo capo di Statò, al muze americane dalle basi greche che chiaro soltanto partendo dalla con tamento violento di un governo in le ospitano. sapevolezza che il problema della dipendente e neutrale e, infine, al Si continuerà, certo, per un pezzo collocazione del paese nell’apparato lo smembramento di fatto dello Sta a discutere del significato militare marines a Cipro), si sono alla fine coniugati con la pra dalla organizzazione internazionale ni tendono tutti a trarre, da quanto tarmente e politicamente il paese più esposto alle esigenze e alle pre tese leonine del più forte alleato. Ma la preoccupazione deve spingere all’iniziativa, ora che il rischio sem bra farsi più grande, ma anche nel momento in cui le condizioni per ri discutere tutto l’impegno militare del paese nell’alleanza sembrano riu nite proprio in conseguenza della mento reale del fianco sud-orientale crisi cipriota, della decisione di Ate della Nato) e molto di falso e di tuirne una maglia vitale); l’esercito anche per il fatto che la terza ar mata corazzata greca, in conseguen za del disimpegno greco dalla Na to, non possa più difendere il con fine con la Bulgaria, quando è noto a tutti i lettori di giornale che tali truppe erano schierate ..soprattutto al confine con la Turchia. C’è, in tanta ostentazione di pre occupazioni militari, una parte di ve ro (la costatazione di un indeboli zioni militari, sta facendo il segre tario americano alla Difesa, Schlesinger, per attaccare il collega e ri vale Kissinger, la cui spericolata e cinica iniziativa a Cipro ha messo in moto la frana che ora è caduta anche sui tavoli dello stato maggio re di Washington. Ma di falso e strumentale, secondo molti esperti americani, suona anche l’enfasi con cui viene descritta la catastrofe mili tare che si sarebbe abbattuta sulla Nato a seguito delle decisioni gre che, enfasi che viene ostentata dai dirigenti politici e militari degli Sta ti Uniti in vista di ottenere il mas simo di acquiescenza dagli alleati, quando sarà venuto il momento di discutere la concessione di basi so stitutive di quelle eventualmente evacuate in Grecia. Forse si possono anche considera re dei cc ritardati strategici » quei generali e ammiragli americani i quali, come ha scritto un esperto generale francese nei giorni scorsi, pensano che cc nell’epoca delle ar mi nucleari intercontinentali, le ba si aeronavali abbiano ancora un sen so ». Forse hanno ragione quanti scrivono, anche* negli Stati Uniti, ch è militarmente possibile mantenere -in piena efficienza la Sesta flotta Usa nel Mediterraneo anche senza alcuna cc base madre », che sostitui sca quelle greche, a patto di mette re in linea altre navi e solo dispo nendo nel mare interno di qualche cc facilitazione portuale » agevolmen te ottenibile. Ma certamente non è questa la linea che seguono i ora responsabili politici e militari del l’alleanza atlantica: il problema che si pone per l’Italia è quello del ora trasferimento puro e semplice delle basi dalla Grecia al nostro paese. E’ singolare che gli organi politi ci e militari italiani ostentino tanto riserbo sulla questione e fingano di non sapere che i piani per l’utiliz zazione dei porti mediterranei in ta le senso sono stati elaborati da tem po — e non dagli organi collegiali della Nato, ma dalla marina degli Stati Uniti — e che per l’Italia es si riguardano la baia di Augusta e i porti di La Spezia, Taranto, Brin disi, Gaeta e Napoli (in alcuni di questi, fra l’altro, le forze nava americane sono già presenti). De ponendo davanti al sottocomitato per gli affari europei della Commissione esteri della Camera dei rappresen tanti a Washington, il capo delle operazioni navali americane, l’am miraglio Elmo Zumwalt, non è sta to davvero parco di notizie sui pia ni della marina americana per l’u tilizzazione dei porti del Mediterra neo. Le indagini condotte furono talmente meticolose che i deputati del sottocomitato poterono discute re con l’ammiraglio non soltanto se a Napoli avrebbero gettato l’ancora una portaerei o un incrociatore da battaglia, ma persino quante mi gliai^ di appartamenti per le fami glie dei militari americani si sareb bero potuti costruire a Taranto e a Brindisi. I piani ci sono, dunque, e son prontissimi. Sarebbe interessante an che sapere se sono stati elaborati con la collaborazione della marina italiana, e sulla base di quali moti vazioni e prospettive è stata data la necessaria autorizzazione politica. Ma non è questo il punto adesso: quali che fossero le prospettive del li o di qualsiasi cambiamento; hanno l’anno passato — quando la marina americana concluse la stesura dei piani — la prospettiva attuale è mi nacciosamente quella del trasferi mento delle basi dalla Grecia all’Ita lia. Al di là di ogni allarmismo, ma con la dovuta dose di allarme, la sola cosa da fare in tal caso, come ha scritto Pietro Nenni,- è risponde re no e fare del rifiuto più netto il cardine dell’atteggiamentcp* italiano. Vi erano segni di preoccupazione profonda per quanto è accaduto a Cipro anche nella nota della Farne sina di pochi giorni addietro. Ma può bastare? Ci vuole altro che una nota preoccupata — per quanto cc lunga e minuziosa » — per sostanziare una scelta politica ai livelli di vigore e di chiarezza che il paese e anche im portanti forze della maggioranza e del governo esigono. Dire no alla richiesta di nuove basi rimane un passo necessario ma certamente non sufficiente per ten tare di rinjpovere dal Mediterraneo tutto il nuovo materiale esplosivo — politico e militare — che la crisi di Cipro vi ha accumulato. Preoc cupazione del governo non può esse re soltanto quella di difendere l’al leanza, considerata fissa e immuta bile, quando proprio gli avvenimen ti si incaricano di dimostrare che i vecchi rapporti si vanno sciogliendo in una situazione di equilibri insta bili e pericolosi dalla quale è ne cessario uscire al più presto. Gli oltranzisti atlantici domestici e stranieri hanno già cominciato ad alzare la voce chiedendo solidarietà per il forte alleato nel momento del le difficoltà, negando la possibilità tuonato contro il cc disimpegno » e scomodato persino la maestà del di ritto romano per ricordare che pacta sunt servanda . Il problema per noi non può essere quello di cc ap profittare » di una determinata con giuntura per alzare il prezzo di una maggiore servitù atlantica del paese, venute, ed agire per ottenere una reale diminuzione della tensione nel Mediterraneo, e far compiere al no passo avanti sulla strada della ri ac all’interno dell’alleanza. tempo scorra. Il nostro paese ha, né quello di lanciare offensive pro pagandistiche prive di concreti obiet tivi di politica estera italiana, ma quello di calcolare realisticamente le modificazioni che già sono inter stro e agli altri paesi rivieraschi un quisizione piena della loro sovranità e del superamento della politica dei blocchi. E questo non sarà possibile senza rimettere in discussione la no stra collocazione militare e politica Del resto, l’alleanza presenta do po la crisi cipriota un volto mutato nel profondo. L’ultima guerra ara bo-israeliana e la crisi energetica che vi ha fatto seguito ne avevano già marcato aspramente la fisionomia. Se ora essa segna un nuovo momen to di crisi, ciò è dovuto ai varchi che la pressione dei popoli e di al cuni governi vi ha aperto, anche in conseguenza delle ultime manifesta zione di golpismo che, in Grecia co me a Cipro, hanno caratterizzato le iniziative più arroganti e sperico late del segretario di Stato america no. Pensare che non vi sia un prezzo politico da pagare per tutto questo, pensare che dopo tali avvenimenti tutto possa continuare come prima, non significa restare fedeli ai patti ma ciechi di fronte al nuovo che ir rompe nel Mediterraneo con grande forza, accumulando materiale esplo sivo di ogni genere, creando tensio ni e pericoli che non si possono su perare unicamente lasciando che il di fronte a tali tensioni e pericoli, l’urgenza di prendere un’iniziativa di politica estera che lo faccia usci re dalla delicatissima posizione at tuale di pedina più esposta a ogni movimento di quelle forze — mili tari e politiche — che ispirano e ali mentano, nel Mediterraneo come in Italia, la strategia della tensione. | |
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