Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: Turchia: la logica della repressione Caro direttore, nel • corso di un mio viaggio in Turchia, dal quale sono rientrato pochi giorni fa, ho visto qualcosa che merita riferire. A un anno dal colpo di Stato militare ho visto prigioni piene, arresti indiscriminati, processi politici a catena, incriminazioni di avvocati difensori, condanne a morte pronunciate, altre richieste, insicurezza, un regime che si dibatte nelle sue contraddizioni. La logica della repressione ha investito il paese nella totalità delle sue strutture. Il fascismo in Turchia ha acuito la crisi economica ed ha creduto di risolverla imponendo la censura sulla stampa, ha sospeso le garanzie costituzionali con il. pretesto di pacificare il paese ed ha alimentato il terrorismo, ha sciolto tutte le organizzazioni giovanili e democratiche, ed ora è costretto a confessare il suo fallimento puntando sullo scioglimento del Parlamento, onde potere arrestare impunemente un centinaio fra deputati e senatori che cercano di mantenere in vita almeno formalmente una qualche opposizione. In questo clima ed in questa cornice si possono intendere il rapimento e la morte dei tre inglesi (ma quanto misteriosa quest'ultima, se nonostante il terrore poliziesco si sussurra ad Ankara che essi siano stati uc- tisi dalla gendarmeria durante l'assalto al rifugio dei rapitori); l'uccisione deliberata, con l'impiego di tiratori scelti e di lanciabombe, dei dieci membri dell'Esercito popolare di liberazione turco: le condanne a morte di Deniz Gezmis, Yusuf Asian e Huseyin Inan, ormai san- zionate dal presidente della Repubblica, accusati di tentativo di rovesciare il governo legale, prima che questo fosse effettivamente rovesciato dal colpo di Stato militare. La disgregazione del mondo politico turco è la diretta conseguenza dell'attacco portato dalle forze reazionarie contro la democrazia, contro il pacifico sviluppo delle organizzazioni di massa, contro gli intellettuali progressisti, contro le giuste rivendicazioni delle grandi masse popolari. Ma aggredire non basta, ed il fascismo, qui come altrove, è capace solo di aggiungere arretratezza ad arretratezza, violenza a violenza, miseria e fanatismo. Anche se la sinistra turca si è dimostrata debole e non sufficientemente organizzata per opporsi al colpo di Stato, il fascismo militare è disperatamente isolato e ritiene di rompere questo suo isolamento con la repressione indiscriminata e con l'appoggio degli americani: due rimedi che servono solo ad accrescere la sua impopolarità. E' la conseguenza dell'« ordine » che la destra diceva di volere un anno fa, un «ordine» iniziato perfino con promesse di riforme socia, li, delle quali non una è stata realizzata nemmeno sulla carta, un «ordine» che prometteva la concordia nazionale, una volta eliminati gli «estremisti », e che ha invece gettato il paese in un abisso con decine di morti, migliaia di arresti e la schiavitù di tutto un popolo. Ma la resistenza vive e si sviluppa, e la macchina repressiva gira a vuoto: è il fascismo stesso con la sua crudeltà e impotenza che la alimenta. Ne"sono una prova gli stessi arresti: 40 venerdì 31 marzo, alla facoltà di scienze politiche dell'università di Ankara, 153 alla facoltà di musicologia, martedì 4 aprile; e continuano gli assassinii, come quello di Koray Dogan che, disarmato, per ammissione della stessa polizia, è ucciso in strada in pieno giorno dalla polizia. Il popolo turco ha bisogno di pace, di profonde riforme di struttura, di libertà e di confronto; per questo oggi scorre il sangue in Turchia. Mario Colletti Bologna
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