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tipologia: Analitici; Id: 1543383


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo g. l., Turchia. La risposta militare
Responsabilità
g.l.[per attribuzione: articolo su Turchia in sezione «Temi d'Oggi» di «Rinascita»]+++
  • g.l.[per attribuzione: articolo su Turchia in sezione «Temi d'Oggi» di «Rinascita»]
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Temi d'oggi [Rinascita] {Temi d'oggi [Rinascita]}+++  
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TURCHIA
La r t ti •sit„ Tar
1 e
La democrazia turca non è un modello di grande prestigio. Debole nelle sue strutture, fragile nelle sue volontà politiche, fortemente corrotta, essa ha una componente autoritaria e antipopolare che è determinante. E' stato del resto il governo Demirel . a essere il protagonista della repressione in atto in Turchia e a chiedere i poteri speciali con la sospensione della Costituzione. D'altro canto i militari sono stati da sempre una componente fondamentale del sistema politico turco. Per molti versi essi si sono sempre presentati come la componente « moderna » di un paese arretrato, un « gruppo sociale » omogeneo (con caratteristiche di casta), che si riservava poteri speciali di intervento laddove l'ordine — secondo il proprio schema — fosse turbato.
Altre colte questa caratteristica dell'esercito turco può avere giocato — nel vuoto delle forze politiche — un ruolo positivo, e non a caso vi è stata sempre tra le forze armate una certa tradizione kemalista, che raccoglieva l'antica e congelata azione rinnovatrice di Ataturk. Ma oggi è ancora così? Occorre ricordare che questo esercito turco è, negli ultimi venti anni, cresciuto alla scuola americana, con un corpo di ufficiali indottrinati nelle scuole NATO, per i quali la componente strategica, politica e militare, dell'Alleanza atlantica è il primo riflesso condizionato che orienta la loro iniziativa.
Le due componenti, ammodernatrice e atlantica, sono entrambe presenti nell'iniziativa che hanno preso i militari. Si fa in questo senso un gran parlare di riforme che i politici, corrotti e clientelari, non sarebbero in grado di portate avanti, oppure della necessità di far uscire la Turchia dalla sua gigantesca arretratezza. E probabilmente vi sono degli ufficiali che hanno in mente questi progetti. Tuttavia è la seconda componente per ora a dominare la scena: quella atlantica. La Turchia — lo si rilevava nel numero precedente di Rinascita è giunta a un punto di crisi. E' percorsa da inquietudini e tensioni, dal ribollire di lotte che investono le università, le fabbriche e che cominciano a lambire una da sempre immobile campagna. L'inflazione e i prezzi sono in ascesa, l'industria e l'agricoltura sono stagnanti: il paese rivela non tanto una congiuntura sfavorevole, quanto i vizi di fondo di una economia se-micoloniale e quindi condannata a spaventosi squilibri e a una perdurante arretratezza. In altri termini ciò che emerge dalla scadenza di avvenimenti convulsi è il prezzo che la Turchia paga alla dominazione economica imperialista (in particolare quella americana), con, di rimbalzo, quella politica e militare.
Di questo il paese sta assumendo sempre più coscienza. Ebbene, per quanto potenziale fosse ancora il pericolo per l'imperialismo, per quanto incerta fosse la prospettiva e deboli ancora le forze scese in campo, è tuttavia apparso chiaro che si poteva, anche a breve scadenza, determinare una situazione intollerabile. Di qui la richiesta di un « governo forte » capace di stroncare « l'anarchia », ridare sicurezza e stabilità a una delle cerniere della NATO nel bacino mediterraneo Se poi per arrivare a quella stabilità occorre anche ritoccare qua e là l'economia del paese, ma in modo da non intaccare il dominio americano limitandosi a -eliminare alcune delle cau se più macroscopiche della crisi, il discorso non cambia.
Questo ci pare il connotato dominante nella crisi turca, di cui per altro si debbono attendere gli sviluppi ancora non chiari. Sia perché gli attuali partiti politici dominanti non sono meno fedeli alla NATO di quanto possano esserlo certi gruppi militari (l'accusa è infatti di debolezza nella repressione), sia perché persino a certi ambienti americani non sfugge che la ripetizione di un putch fascista — dopo quello della Grecia — sarebbe abbastanza scandaloso e imbarazzante per gli alleati europei. Una considerazione però può essere sin d'ora fatta. Qualunque sia l'esito finale della crisi turca, già dominata dall'intervento militare, ciò che colpisce è la costante di una certa risposta interna che viene data in tutti i paesi che hanno vincoli di alleanza e sudditanza con gli americani. Ovunque dal sud-est asiatico all'America latina e all'Africa — in. condizioni diverse e persino con ruoli diversi degli eserciti — lo sbocco è quello di una risposta autoritaria e repressiva: il contrario della espansione della democrazia.
In Turchia forse si potrà ancora salvare una certa forma senza arrivare a un governo militare diretto. Ma, si tratta appunto di forma.
g. I.
Sunset's Boulevard
« Le truppe sud-vietnamite hanno abbandonato le basi di artiglieria "Liz", la base di elicotteri "Sophia" e si accingono a lasciare la munitissima base "Lollo" » (dai giornali).
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32829+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | settimanale ('62/'88) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1971 Mese: 3 Giorno: 19
Numero 12
Titolo KBD-Periodici: Rinascita 1971 - 3 - 19 - numero 12


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