Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: Turchia Un pilastro corroso di Camillo Pisani Gli avvenimenti spettacolari e drammatici che in questi giorni richiamano l'attenzione internazionale sulla Turchia (rapimenti di soldati americani, scioperi di studenti, incursioni della polizia e raffiche di mitra nelle mense universitarie) non sono una esplosione estemporanea e inopinata di con- trasti occasionali. La stampa ufficiale turca cerca di accreditare la tesi del tentativo di sovversione di una minoranza di giovani raggruppati in una organizzazione terroristica di recente formazione, ma la realtà è piuttosto quella definita dai leaders del quasi clandestino Partito operaio turco: ci si trova oggi , di fronte a un'ondata di scioperi e dimostrazioni che hanno una profondità ancora maggiore di. quelli che — nel giugno 1960 — portarono al rovesciamento della dittatura atlantica di Menderes e Bayar e alla dissoluzione del filofascista Partito democratico. Il carattere della protesta è anzi più marcatamente politicizzato in senso democratico: mentre nel '60 la scintilla scoppiata nelle Università portò a manifestazioni di massa che avevano fondamentalmente l'obiettivo di rovesciare la dittatura, ora la ribellione studentesca, in quanto preceduta da scioperi e lotte sociali di massa senza precedenti in Turchia, mette sotto giudizio tutte le strutture politiche ed economiche del paese. Senza cadere in facili schematismi, non trascurando per esempio il ruolo che possono svolgere alcuni settori militari scontenti del governo « tecnocratico A di Demirel, si può tuttavia dire che le proteste e gli stessi atti di guerriglia urbana (una novità della lotta politica in Turchia si rivolgono nello stesso tempo contro l'atlantismo e la sudditanza verso gli americani, contro le strutture feudali delle campagne, contro la classe neocapitalistica e burocratica delle città. La situazione socio-politica della. Turchia uresentä del resto aspetti tali che c'è da meravigliarsi del fatto che la ribellione non abbia raggiunto dimensioni e forme anche più drammatiche. Dei 37 milioni di abitanti che conta la Turchia, quattro milioni sono disoccupati o sotto-occupati; una crisi profonda scuote le campagne anche nelle regioni tradizionalmente più ricche come quelle di Adana coltivate a cotone. Il reddito medio procapite non raggiunge le 200.000 lire annue; la moneta ha perso il 74 per cento del sun valore in sette-otto anni: l'analfabetismo tocca il 61 per cento dell'intera popolazione. Nell'ottobre e nel dicembre scorsi si sono svolti ad Adana scioperi rivendicativi. Dopo una repressione poliziesca assai dura fu organizzata una marcia durante la quale furono assaltate prigioni ' e caserme, e in seguito ad essa tutti i sindacalisti arrestati dovettero essere liberati. A questi elementi sociali ed economici (che qualificano la Turchia come un paese colonizzato .del Terzo mondo, dove i contrasti sono resi ancora più esplosivi da sultanesche esibizioni di ricchezza e di sprechi) ` bisogna aggiungere i dati della situazione più propriamente politica. Scomparso nel 1960 il Partito democratico di Menderes, le forze filofasriste e atlantiche della campagna e delle città poterono nuovamente prevalere sul moderato nazionalprogressismo del Partito repubblicano (di tradizioni kemaliste) grazie al denaro degli americani e alle attività della CIA. Sorse così il Partito della giustizia che ha rimesso in piedi l'apparato squadristico che servi a Menderes e che affianca di nuovo la polizia, anch'essa riorganizzata dagli americani. Con il ritorno della destra tradizionale al potere; sfumarono molti sogni al centro e alla sinistra dello schieramento turco. Il Partito repubblicano, inquinato dal clientelismo e dalle s ambiguità in politica interna ed estera, è passato di crisi in crisi e ha perso definitivamente la possibilità di tornare al governo. Sfumò anche la possibilità di riorganizzare le file del movimento progressista e socialista. Il Partito comunista, i cui militanti sono rimasti uccisi sotto la tortura, o fucilati, o dispersi nell'esilio, resta da sempre nella clandestinità. Tuttavia nel 1962 un gruppo di intellettuali, operai e studenti di Ankara e Istanbul crearono un partito di ispirazione socialista — il Partito operaio turco — che ha condotto fin qui una esistenza in ogni caso precaria. Ricordiamo che un deputato di questo partito, venne arrestato e posto sotto accusa due anni orsono per avere preso parte a Roma alla conferenza delle forze progressiste del Mediterraneo. Fra i gruppi della sinistra del Partito operaio — la cui linea è di tipo socialdemocratico con spinte a volte moderate, a volte velleitarie — si sono formati gruppi giovanili e sindacali che paiono essere ora la punta avanzata del movimento rivendicativo e di contestazione: il comitato studentesco Aydinlik (« chiarezza A), il sindacato di classe Disk, la federazione giovanile Dei, Gene. Questo panorama non sarebbe completo se non ci riferissimo. anche brevemente, al fatto che il paese è praticamente sotto occupazione militare. Le forze USA (cifre ufficiali non esistono) assommano a circa 60.000 uomini; Washington dispone sul territorio turco di cinque basi ufficiali e di un numero imprecisato di basi clandestine, soprattutto in prossimità del confine con l'URSS. All'interno di queste basi e nelle città dove esistono forti nuclei di americani, civili e soldati, questi sono soggetti solo alle leggi americane. E questo spiega perché certe parole d'ordme giovanili, soprattutto quelle di carattere nazionalistico, trovano sovente larga eco anche in ambienti non di sinistra: per esempio settori nazionalisti del Partito repubblicano e anche delle forze armate. A seguito degli episodi del 20 febbraio e del 3 marzo (il rapimento dei cinque avieri USA, quattro dei quali sono stati rilasciati) è venuto fuori per la prima volta il nome di un « Fronte di liberazione popolare turco ». Su di esso non si hanno al momento altre indicazioni che quelle fornite dallo stesso FLPT in occasione del più recente rapimento: « O il governo si dimette e si creano condizioni serie per difendere la sovranità del nostro paese e garantire il progresso della società turca, oppure le azioni del 20 febbraio e del 3 marzo sono da considerarsi le prime della guerra di liberazione del popolo turco A. Pensiero e azione « Mai soluzione ad un problema pa litico difficile fu più lungamente me- ditata e, oserei dire, più accuratamente e responsabilmente preparata» (dalla lettera di La Malfa al Corriere della sera per spiegare il disimpegno del PRI).
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