Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: Repressione in Turchia contro i sindacati A dieci anni esatti dalle grandi manifestazioni popolari di Istanbul e Ankara e dalla crisi politica che portò alla cacciata della dittatura atlantica di Bayar e Menderes, la Turchia è stata scossa in questi giorni da un'ondata di lotte sociali e politiche che anche oggi — come nel 1960 — trascendono lai gamente l'importanza del « caso » occasionale che ha innestato la miccia delle dimostrazioni e investono tutta la politica turca; quella estera (sudditanza di nuovo totale agli interessi USA e alla strategia della NATO), quella sociale (continuo immiserimento delle masse popolari per il costante aumento del costo della vita: 100 per cento in più dal 1963 al 1969), quella in terna (persecuzioni forsennate contro il movimento studentesco e operalo con il tentativo di piegare due forze emergenti dello schieramento democratico: il Partito operaio turco e la centrale sindacale non governativa Disk. Ora, il governo di Ankara — guidato dal Partito conservatore della giustizia: lo stesso che aveva monopolizzato il . potere negli anni dittatoriali di Menderes — ha imposto « l'ordine »; la polizia ha ammazzato tre operai, poi il governo ha decretato lo stato di assedio per le città di Istanbul e Smirne per la durata di un mese. Ma repressione di piazza e misure di polizia non possono cancellare né le cause del malessere e delle proteste, né la tendenza popolare a organizzarsi in associazioni autonome e democratiche. Il « caso » da cui hanno avuto origine le proteste di Istanbul è, da questo punto di vista, estremamente significativo. Il governo ha deciso recentemente di modificare la legislazione sul lavoro con l'obbiettivo fondamentale di limitare il diritto di sciopero e di colpire la centrale di sinistra Disk. In particolare la pretesa governativa di « impedire la frantumazione sindacale » per « colpire speculatori del mondo del lavoro che si arricchiscono con le quote sindacali » ha scatenato l'indignazione operaia. I lavoratori hanno infatti capito subito che ad Ankara si voleva in realtà sciogliere la Disk, a beneficio del sindacato ufficiale e governativo Turck-Is. Nonostante la repressione durissima delle proteste operaie, i comitati per la difesa della costituzione, per la tu tela del diritto di sciopero e per i diritti sindacali si sono moltiplicati nelle aziende di Istanbul e Smirne, principali centri della produzione in Turchia, e hanno trovato l'appoggio attivo dei comitati studenteschi. Questi a loro volta erano già stati protagonisti, due settimane prima, di violente manifestazioni anch'esse sanguinosamente represse con i mitra: almeno dieci sono stati i giovani uccisi in diversi scontri. Il confronto — ammette il giornale ufficiale Giumurriet — continua. Gli avvenimenti turchi riportano da altra parte l'attenzione sull'attività delle ambasciate USA e dei servizi militari e spionistici americani nelle capitali atlantiche. E' stato rivelato nella capitale turca che, nei momenti più acuti della crisi ancora. in atto, febbrili consultazioni si sono svolte alla sede . diplomatica americana di Ankara. Come in Grecia, anche in quest'altro « fianco della NATO» ogni sospetto che il movimento democratico emerga e si espanda trova i rappresentanti del Pentagono impegnati a suggerire e pianificare repressioni e, all'occorrenza, soluzioni involutive e autoritarie. Una di queste soluzioni suggerite dagli americani sarebbe quella che prevede l'apertura di una lunga crisi e quindi la delega all'esercito dell'incarico di garantire « l'ordine e la Costituzione ».
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