Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: L'Italia nei Mediterraneo Si accumulano le tensioni politiche e militari di Enea Cerquetti Sono molti, ormai, a chiedersi come fare per operare con efficacia politica dentro una Italia che nel MEC è il meridione dell'Europa comunitaria, mentre, nello stesso tempo, è al centro geografico e politico militare del comando meridionale della NATO e sarà il centro politico economico della progettata Organizzazione per lo sviluppo del Mediterraneo. Sviscerare le implicazioni di questo duplice ruolo e delle possibili linee di lotta, tuttavia, non basta: la complessa iniziativa dell'imperialismo sta già ampliando lo spazio politico e militare entro cui il nostro paese è costretto ad operare, e lo scopo di questo articolo è appunto quello di segnalare tendenze in atto che complicano il nostro duplice ruolo individuato nel recente colloquio di Palermo «Mediterraneo '70 ». Si profila infatti una sistemazione militare che vede il Comando napoletano non solo dominare l'Europa meridionale, il Mediterraneo, l'Africa settentrionale e il Medio Oriente fino al Pakistan compreso, ma vede già delinearsi la costruzione di uno schema di area geostrategica che comprende tutto il continente africano. Rispetto a questi e al Medio Oriente infatti, il Mar Mediterraneo, le parti costiere dell'Oceano Indiano e quelle dello Atlantico meridionale formerebbero uno spazio di manovra aeronavale di « contenimento », poggiando su tre vertici strategici, da connettere al comando napoletano, e che sarebbero Israele, Sud Africa e Portogallo. Articoli e saggi chiaramente finanziati dia questi Stati e apparsi in riviste militari europee prefigurano un simile schema, chiedendo a gran voce, non tanto di agire sulla organizzazione militare della CENTO — oui appartengono Turchia, Iran e Pakistan, nonchè Inghilterra e USA — ma di agire direttamente sulla NATO, cui il Portogallo, dei tre, già appartiene fin dall'inizio. Consci del loro ruolo per l'imperialismo statunitense ed europeo occidentale e facendo leva sul generale rilancio delle strategie e delle organizzazioni aeronavali, questi paesi sono prodighi nell'offerta di servizi e di consigli. Il Portogallo, membro della NATO fin dal 1949, ha visto rafforzarsi il suo ruolo di punto strategico di connessione tra Comando Atlantico e Comando Europeo. Con la costituzione del nuovo comando subordinato del-l'Iberlant esso può essere oggi più del tradizionale punto di controllo dell'accesso di Gibilterra al Mediterraneo e della navigazione nell'Atlantico orientale (da Madera alle Azzorre). Esso ha ottenuto un comando che, in caso di operazioni, dirigerebbe la testa di ponte degli USA in Europa, sotto la protezione da una parte della chiusura di Gibilterra e dall'altra degli sbarramenti naturali dei Pirenei: l'uscita della Francia dall'Organizzazione, esalta infatti il ruolo della penisola Iberica come appoggio primo, oltre Atlantico, verso l'Europa. In cambio il Portogallo chiede tra l'altro sostegno nelle sue colonie o che comunque la NATO abbia anche una politica e una presenza in Africa. Israele, da parte sua, da decenni ha il sostegno dell'imperialismo. Tuttavia, oltre il tradizionale aiuto economico, politico, diplomatico, in armamenti e in servizi d'informazione, oggi partecipa a manovre navali combinate con le squadre del comando napoletano. Per bocca dei suoi esaltatori sulla stampa militare, come Paul Giniewsky, lo Stato sionista brandisce il suo stock di armi nucleari — già trasportabili dagli aerei Skyhawks entro un raggio di 600 chilometri e ora trasportabili dai Phantom, nel raggio di mille — e si presenta come potenza militare imbattibile e che sta ottenendo successi nella costruzione di aerei e di impianti per il transito di petrolio dal Mar Rosso al Mediter- raneo senza passare per il Canale di Suez. Israele è inoltre attivo, e mostra di voler sviluppare una sua politica africana di assistenza tecnologica e militare agli Stati subsahariani, facendo leva sopra il baluardo del fi-loamericanismo costituito dall'Etiopia. Per questo non sembra preoccuparsi della sua alleanza col Sud Africa e la Rhodesia. Molte di queste posizioni di Israele probabilmente saranno destinate a restare velleità o linee di tendenza più che realtà. Ben diversa è invece la situazione del Sud Africa. La sua posizione circa la segregazione razzia le dei neri gli ha provocato molte rotture formali, ma esso rimane relativamente indifferente. Dopo l'imposizione dell'embargo di armi conseguente a una decisione dell'ONU, il Sud Africa dichiara non solo di aver dato impulso alle proprie industrie della difesa — ha costruito tra l'altro, su licenza italiana alcune centinaia di Macchi MB 326 per la caccia anti-guerriglia — e inoltre dichiara di avere nazioni amiche che vendono armi, aerei e navi necessari. Il maggiore generale Francis De Guin-gand, presidente della South African Foundation, nota che il Sud Africa ha le forze armate più poderose del continente e, da un punto di vista economico, da tempo è già un centro minerario tra i più importanti del mondo. Da un altro punto di vista le sue possibilità di controllo e di servizio sulla rotta del Capo di Buona Spe- (da Nebelspalter di Rorschach, Svizzera) rana, già, decisive prima del 1967, dopo quella data sono state intenzionalmente accresciute. Dal giugno '67 alla fine del '68 ben 10.000 navi che avrebbero dovuto passare per Suez sono transitate per il Sud Africa in aggiunta a quelle che già vi transitavano. Oggi, inoltre, le superpetroliere già costruite e in cantiere, unite alle supernavi addette al trasporto coi containers, sarebbero già tagliate comunque fuori" dal Canale di Suez, che ne risulterebbe declassato. Israele, d'altra parte, in stretta collusione col Sud Africa, ha intenzione di tenerlo ben chiuso e progetta per sé quegli impianti alternativi già ricordati e che pomperebbero un quantitativo annuo pari a quello già trasportabile attraverso il canale. Il Sud Africa, dunque, rispetto ai suoi partners maggiori, come il Portogallo e Israele, o minori, come la Rhodesia, è lo Stato che più vocifera sul suo ruolo per l'imperialismo occidentale. Esplicitamente, e lo dimostra in tutto quel che avviene nell'Africa meridionale, nelle vicine colonie portoghesi nonchè negli Stati razzisti della Rhodesia e del South West Africa, esso dichiara di volersi sostituire al « vuoto » presunto lasciato dalla decolonizzazione. Ciò tuttavia non basta. I sudafricani guardano al vuoto che tra un anno l'Inghilterra lascerà nell'Oceano Indiano e sono inoltre impazienti nel far constatare che il Ca mando Atlantico della NATO ha responsabilità limitate fino al Tropico settentrionale. Oltre la presenza statunitense, che tuttavia per ora non è stabile in queste zone dei due oceani, il Sud Africa chiede ed è disposto a giocare un suo ruolo di potenza navale regionale, da integrarsi nella NATO secondo lo schema ricordato in precedenza. Inoltre, non come alternativa, ma come integrazione di questi rapporti, il Sud Africa progetta che Argentina, Brasile, Australia e Nuova Zelanda — le maggiori potenze dell'emisfe- ro australe si accordino politica- mente ed economicamente in una organizzazione per il controllo delle aree meridionali fino all'Antartide, congiungendo così gli interessati a tre oceani. Il Sud Africa prefigura dunque per sè un ruolo molto più esteso di quel-
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