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tipologia: Analitici; Id: 1543376


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Tipologia Periodico
Titolo Gian Carlo Pajetta, Rivoluzione e nazionalità nei paesi arabi [sopratitolo: Dopo l'incontro di Palermo fra le forze della sinistra italiana e le delegazioni di otto paesi arabi mediterranei]]
Responsabilità
Giancarlo Pajetta+++
  • Pajetta, Giancarlo ; ente ; ente
  autore+++    
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Temi d'oggi [Rinascita] {Temi d'oggi [Rinascita]}+++  
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Dopo l'incontro di Palermo fra le forze della sinistra italiana
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di Gian Carlo Pajetta
L'incontro di Palermo fra forze laiche e cattoliche della sinistra italiana e le delegazioni arabe di otto paesi me- diterranei, ha visto la questione palestinese porsi al centro dell'attenzione e del dibattito, anche al di là delle previsioni e della volontà stessa degli organizzatori. Non si è trattato del prevalere di elementi emotivi o della naturale solidarietà per dei combattenti. Potremmo dire piuttosto che la presenza di Al Fatah ha ►ichiamato alla riflessione su questioni più generali, ha sottolineato un momento cruciale, potremmo dire una svolta, della lotta di liberazione nazionale e per il progresso sociale degli arabi.
Il risorgimento arabo, col suo procedere attraverso contrasti e difficoltà, che ne hanno messo più d'una volta in pericolo e possono metterne in pericolo ancora anche conquiste già acquisite, è uno dei momenti essenziali della storia del nostro tempo. E' reso certo più complesso e per certi aspetti viene persino caratterizzato dal suo scontro con la politica sionista, dal giuoco intrecciato oramai da decenni su questa questione, prima dagli imperialisti britannici, poi da quelli americani. Sarebbe però un errore coglierne solo questi aspetti, anche se spesso sono stati essi a fare della questione araba un momento discriminante e persino esplosivo della politica mondiale. Anche il tentativo di colonizzazione prima, le guerre che si sono succedute, la situazione attuale di guerriglia e al tempo stesso di armistizio di fatto, agiscono come fattori condizionanti o di accelerazione di un processo autonomo, che ha visto in mezzo secolo riapparire sulla scena della storia popoli che sembravano esserne stati esclusi dalla do- minazione turca, dal colonialismo, dalla stagnazione di ordinamenti feudali o addirittura tribali.
Il processo della rivoluzione nazionale e sociale insieme dei paesi arabi, deve esser visto nei suoi tratti specifici e non può essere assimilato semplicisticamente a processi analoghi in altre zone di quello che si è convenuto di chiamare il terzo mondo.
E' un processo sociale e nazionale che si svolge essenzialmente sulle sponde del Mediterraneo, a stretto contatto quindi con paesi capitalisticamente sviluppati, nei quali il movimento operaio e rivoluzionario ha una lunga tradizione e in qualche caso oramai una consistenza determinante nella vita sociale. In questo stesso Mediterraneo e nel Mar Nero, che ne è una sorta di golfo, si trovano l'Unione Sovietica e altri quattro paesi socialisti in via di rapido sviluppo e già in relazioni economiche, politiche e culturali con i popoli che, prima, conoscevano dell'Europa soltanto i colonialisti inglesi e francesi o i mer canti che si avventuravano nel Levante. Si tratta poi — e questo è un dato che non dovrebbe essere considerato di interesse soltanto per gli storici o valido per dei richiami retori-cí — del risorgere di una civiltà, che in un'epoca lontana, ma non antichissima, è stata la civiltà più avanzata del Mediterraneo. Una civiltà, quella araba, che ha tratto i motivi del suo fiorire e del suo affermarsi, e anche della sua influenza sui paesi cristiani dell'Occidente, dalla stessa radice del mondo classico che è all'origine della civiltà europea e che è tanta parte ancora della nostra vita contemporanea. Intieri paesi arabi (primo fra tutti l'Algeria, ma anche la Tunisia, il Marocco e in parte il Levante) hanno assimilato la cultura e la lingua francesi; hanno in Francia centinaia di migliaia di concittadini e un interscambio umano che ha posto e pone problemi di collaborazione o di acculturazione assolutamente particolari.
Ma se questi sono riferimenti alla storia, ai rapporti umani, alla possibilità di collegamenti politico-culturali con l'Europa occidentale che altre zone del terzo mondo non conoscono, non sono meno determinanti fatti nuovi (e per alcuni paesi recentissimi) della vita economica.
Abbiamo avuto, tra il principio del secolo e i giorni nostri, una sorta di rivoluzione economica che ancora pro- cede non solo con ritmi impensati, ma anche con balzi improvvisi. E' in atto in tanta parte del mondo arabo il passaggio da una economia caratterizzata da un'agricoltura sottosviluppata, persino dal nomadismo, o da zone più limitate di colonizzazione con impianto europeo, a una economia
Un manifesto della Federazione di Pisa per il tesseramento nuova. Un'economia che già ha posto in modo nuovissimo il problema degli scambi internazionali e che si avvia a determinare mutamenti radica- h dei modi di produzione . e delle strutture sociali. Al piccolo cabotaggio di un commercio per conto terzi, a una attività trasformatrice rimasta allo stadio artigianale o manifatturiero, con un padronato, dei tecnici e persino una manodopera qualificata quasi soltanto europei, sta succedendo l'epoca del petrolio. La Libia, nel giro di qualche anno, ha cessato di essere soltanto uno scatolone di sabbia per fornire 85 milioni di tonnellate di petrolio; il Kuwait, con meno di mezzo milione di abitanti, ne ha prodotto l'anno scorso 115 milioni di tonnellate; l'Irak, che ha cominciato per primo, produce oggi altre 60 milioni di tonnellate. L'Algeria, con 40 milioni di tonnellate di petrolio e con riserve che sembrano infinite di gas, traccia partendo da questa base i piani della sua rivoluzione industriale. Il petrolio non è così soltanto una materia prima oggetto di con'orren-za fra imperialisti e di profitto e di utilizzazione per le loro industrie. Possiamo ben dire che la produzione del petrolio è anch'essa una categoria storica.
Questo mezzo secolo ha visto infatti i paesi arabi passare dalla produzione e dall'esportazione in esclusiva da parte dei monopoli imperialisti, all'epoca delle royalties e dei compro- messi con i governi succubi e profittatori, a quella della trasformazione in loco della nazionalizzazione, della industria petrolchimica e dell'energetica come forze traenti di un progresso tecnico e sociale generale. Per cer- ti aspetti, il risorgimento &rabo è stato non soltanto nuovo, ma si è presentato improvviso, con una forza dirompente. L'Egitto moderno, che fa risalire la sua storia alla spedizione napoleonica, aveva impiegato un secolo e mezzo per liberarsi degli inglesi, dopo aver cessato di essere dei turchi.
Ancora dopo la prima guerra mondiale, nell'illusione che il regime coloniale potesse essere eterno, si credette di poter dar vita all'ultima esperienza coloniale, quella del sionismo, sia pure nei limiti ipocriti della dichiarazione di Balfour e della pro- clamazione del focolare nazionale ebraico. Era quello il segno che la rivolta delle tribù fomentata dagli inglesi e il costituirsi dei regni protetti, così come le ribellioni in Libia, nel Marocco e poi in Siria, non testimoniavano ancora della formazione di una nazione. Non esisteva ancora una nazione araba, non si manifestavano se non i germi, a vari gradi di sviluppo, delle nazioni arabe. Tra le due guerre maturarono lentamente processi di rinnovamento e ribellioni, del resto duramente compressi dalla politica imperialista, in Egitto, nel Marocco, in Siria. Sembravano quasi escluse l'Algeria e la Libia, mentre appartenevano a un'altra epoca storica i regni arabi, gli sceiccati e gli emirati, chiusi a ogni penetrazione che non fosse quella degli inglesi, interessati a tenerli lontanti dal mondo.
La seconda guerra mondiale (combattuta ben più della prima in Libia, in Egitto, in Tunisia, in Algeria, nel Marocco, nella Siria, nel Libano, nell'Irak) portò nuovi sconvolgimenti, minò e fece crollare per tanta parte gli antichi modi del dominio colo- niale.
Il nuovo equilibrio mondiale, la co- stituzione di un campo socialista, le relazioni con l'Unione Sovietica ebbero per paesi arabi effetti analoghi, (pur nelle diverse circostanze) di quelli che la Rivoluzione d'Ottobre aveva avuto per l'Afganistan, per la Persia, per la Turchia. Il quadro della rivoluzione araba, in un primo periodo (mentre già si inserivano come un ostacolo e uno stimolo al tempo stesso la penetrazione e l'aggressività sioniste), parve semplificato da una contrapposizione che una propaganda e una pubblicistica superficiali accentuarono e fecero conoscere in ogni parte del mondo. Una contrapposizione fra il panarabismo — che in parte fu anche una prima presa di coscienza elementare per i popoli arabi — e la presenza coloniale, sotto la forma del protettorato o delle colonie con le sue divisioni.
Non è senza importanza, a indicare il valore effettivo del panarabismo al di là di ogni suggestione retorica, il fatto che esso abbia assunto aspetti diversi e qualche volta persino aspramente contrapposti. Fu un movimento panarabo quello conservatore, francamente reazionario, dei Fra-
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32761+++
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Testata/Serie/Edizione Rinascita | settimanale ('62/'88) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1969 Mese: 12 Giorno: 5
Numero 48
Titolo KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 12 - 5 - numero 48


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