Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: Elezioni in Turchia Le elezioni per il rinnovo dell'assemblea nazionale tenutesi domenica scorsa in Turchia hanno provocato un grosso spostamento nella spartizione dei deputati tra i vari partiti. Quantunque ci si attendesse un progresso del Partito della giustizia (il partito di destra erede del partito democratico di Menderes), pochi potevano immaginarsi un suo cosi cospicuo successo: il 54 per cento dei voti, e cioè 255 seggi al posto di 158. Sconfitta netta, di contro del Partito repubblicano popolare di Ismet Inonu, sceso, con il 28 per cento dei voti, da 173 a 140 deputati. Degli altri partiti da segnalare la discreta affermazione d'un altro partito di destra, quello della nazione, accesamente sciovinista, che ha guadagnato una trentina di de- putati (contro i 16 precedenti). Grave l'insuccesso del Partito repubblicano contadino, diretto da A. Turkesh (3 per cento circa dei voti) e positiva l'affermazione (2,5 per cento) del Partito operaio turco, la prima formazione chiaramente progressista che si presenti sulla scena del paese da molti anni a questa parte, ma inadeguata a fronteggiare Io sbandamento a destra complessivo. A buon diritto, dunque, sulla scorta dell'esito della competizione, il presidente del Partito della giustizia, Suleiman Demirel, personaggio di età ancora giovane, dinamico e scaltro rivendica a sé l'incarico di formare il nuovo governo. Tuttavia numerosi sono gli interrogativi che si aprono per il paese. La vittoria del Partito della giustizia invero non suona conferma della validità dei suoi programmi, ma condanna della inadeguatezza, della incapacità ad avviare un autentico rinnovamento del partito repubblicano, che nel lungo periodo trascorso dalla consultazione precedente (1961) pur avendo nelle mani le leve del paese non è riuscito nè ad incidere sui legami clientelari e di tipo feudale che il Partito della giustizia intrattiene con le masse contadine, nè a raccogliere intorno a sè gli strati popolari delle città. Va ricordato infatti che soltanto dal 1963 Inonu aveva cominciato a riflettere sulla necessità di sganciarsi alquanto dalla soggezione politico-economica agli Stati Uniti e, in concidenza con l'isolamento 4n cui era caduta la Turchia nella controversia per Cipro, aveva principiato a volgere l'attenzione verso i paesi del neutralismo positivo e verso i paesi socialisti. Troppo impacciate sono però state le sue mos- se, troppo critica è la situazione economica della repubblica turca perehè i modesti passi tentati potessero avere consistenti conseguenze. La timidezza, di conseguenza, ha finito col favorire i suoi avversari. Battuto da un voto del Parlamento nel febbraio di quest'anno, Inonu pensava di riconquistare adesso il potere, ma la sua propaganda è risultata fiacca e poco convincente. Di contro il Partito della giustizia non esitava a far sue talune iniziative di Inonu accettando di proseguire, ad esempio, il riavvicinamento diplomatico e commerciale con l'URSS. E la grande borghesia turca, in accordo con i grandi monopoli internazionali, che non poteva non desiderare di affidare tale incarico al partito « più sicuro » lo ha sfacciatamente appoggiato in queste elezioni. Resta da vedere se i militari —a partire dal presidente della Re- pubblica gen. Gursel riusciran- no a trovare l'accordo con i vincitori di oggi, seguaci di quel regime dittatoriale che essi hanno abbattuto nel 1960.
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