Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: Porgo un saltato e un ringraziamento cordiale a tutti coloro che hanno aderito e che sono oggi intervenuti a questo Convegno, specialmente ai membri del Comitato d’Onore, agli studiosi, alle personalità straniere intervenute.
In particalar modo saluto il prof. Obickin, Direttore deH’Istituto per il marxismo-leninismo di Mosca; il prof. Barta dell’Istituto di Scienze Sociali di Praga; il signor Guy Besse, Direttore delle «Editions Sociales » ; i proff. Desanti, Monjo e Moget; il prof. Schreiner, Direttore della Sezione storica dell’Accademia delle Scienze di Berlino; il prof. Zamis, studioso del movimento operaio italiano; il prof. Hobsbawm del Birkbeck College di Londra; il prof. Sraffa del Trinity College di Cambridge; il signor Boris Ziherl; il prof. Cvijetin Mijatovic, Direttore della Rivista Ko-munist di Belgrado.
Il prof. Yablonsky dell’Accademia Polacca delle Scienze ha comunicato che purtroppo una malattia gli impedisce di raggiungerci.
Aspettiamo, e speriamo che possa arrivare in tempo, prima della fine dei nostri lavori, il prof. Hevesi della Accademia delle Scienze ungherese trattenuto dalle difficoltà finora incontrate per ottenere il visto di ingresso in Italia. E cosi pure confidiamo che possa giungere dalla Romania il prdf. Costantin Nicuta, trattenuto da impegni di lavoro.
Con la loro adesione, con la loro presenza, essi dimostrano di aver saputo intendere il significato ohe a questo Convegno ha inteso dare il Comitato direttivo deH’Istituto Gramsci.
Ventanni dopo la morte di Antonio Gramsci, morte che senza ombra di retorica potremo ben chiamare termine di un lungo martirio nelle carceri dell’Italia fascista, e dieci anni dopo l’instaurazione della Costituzione repubblicana in Italia noi ci siamo rivolti agli uomini di cui388
Apertura dei lavori
tura che già avessero avuto occasione di interessarsi della problematica gramsciana, per invitarli, non già ad una verbale celebrazione di Gramsci, non già ad una sua laica beatificazione, ma a rendere onore alla memoria di Gramsci nellunioo modo che fosse degno di lui e che anche alla sua concezione di vita, cosi profondamente e appassionatamente impegnata alla rieducazione del costume italiano, non sarebbe dispiaciuto. Con l'approfondimento, cioè, dei temi ideali che informarono la sua o-pera scritta e la sua azione politica; con la aperta, ma consapevole discussione intorno ad essi.
Dico consapevole perché chi si accinge a discutere e a parlare su Gramsci, deve tener conto del modo tutto particolare nel quale la sua opera è stata redatta e ci è giunta, deve aver presente con chiarezza ciò che si è svolto in Italia nei venti anni, 1937-1957, passati dalla morte di Gramsci.
In questo Convegno abbiamo voluto raccogliere attorno al nome di Gramsci prevalentemente uomini di studio e non uomini e istanze politiche. Tuttavia, non possiamo certo dimenticare che Antonio Gramsci è stato un grande combattente delazione politica, è stato il fondatore di un grande partito politico, il Partito comunista italiano. E se anche siamo ben lontani dal voler fissare la figura di Gramsci in lina qualsiasi oleografia eroica, non dimentichiamo che ai grandi moti storici, accanto alla conoscenza razionale occorrono anche i simboli, perché non si può essere tutto un popolo di storicisti e Antonio Gramsci non appartiene certo solo agli studiosi di problemi storici, agli intellettuali, ma a tutto il popolo italiano, del quale egli può ben costituire il simbolo per le sue sofferenze, per la sua umanità profonda, e anche per il particolare accento della sua formazione culturale.
Come gli intervenuti sanno, è parso opportuno articolare questa nostra discussione intorno a quattro relazioni, sulla situazione dell’opera di Gramsci rispetto alla 'cultura italiana, rispetto alla storia italiana, rispetto al pensiero marxista4eninista, rispetto alla metodologia filosofica; relazioni che sono state assunte rispettivamente dal prof. Eugenio Garin, dal prof. Roberto Cessi, daU’on. Paimiro Togliatti, dal prof. Cesare Luporini. Ad essi rinnovo in modo particolare il vivo ringraziamento del Comitato Direttivo deH’Istituto.
Attorno ai temi indicati ci è sembrato, e le adesioni ricevute ce ne dànno conferma ohe fosse possibile raccogliere tutti i motivi, i maggioriR. Bianchi Bandinelli
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come i minori, della tematica gramsciana e che potesse svilupparsi equilibratamente il triplice impegno che questo Convegno veniva a porsi: una, direi quasi filologica, rilettura di Gramsci; il ripensamento della sua opera in rapporto alila situazione italiana e al quadro della vita italiana; ili ripensamento della sua opera in rapporto alla situazione attuale del pensiero marxista.
Coloro che hanno aderito alla nostra iniziativa e che sono qui convenuti, diversi per orientamento e per grado di impegno politico, mo~ strano per il solo fatto della loro adesione e della loro presenza, di sentirsi impegnati, e per ciò stesso partecipi, al rinnovamento della cultura in generale e di quella italiana in particolare e consapevoli della esigenza che tale rinnovamento non può effettuarsi senza il rinnovamento delle tradizionali strutture economiche, sociali e politiche della vita italiana e di quella internazionale; rinnovamento che è già tutto delineato idealmente ne'H’opera di Gramsci. E questo è il primo degli insegnamenti trasmessi da Gramsci alla nostra cultura: questa consapevolezza, che una cultura non esiste se non è inserita in una adeguata struttura; consapevolezza che è diffusa e approfondita in molti intellettuali italiani di oggi, proprio attraverso l’opera di Gramsci.
Egli ci appare veramente come il rinnovatore, se volete l’iniziatore di una cultura nuova, dinanzi alla quale la cultura dell era liberale appare non tanto remota quanto appartenente decisamente al passato. Eppure, dobbiamo riconoscere che questa cultura nuova non si è sviluppata quanto potevano far suppore e sperare le sue premesse. Essa è ancora impacciata, spesso stentata, quasi timida; mentre avrebbe tutto il diritto — e il dovere — di essere franca e ardita. Non sono mancate, non mancano, tra le sue file, esitazioni e agitazioni; ma per superare le incertezze vi sono due modi, che sono poi un modo solo: riconoscere il senso e i modi della offensiva metodicamente condotta contro ogni rinnovamento culturale e strutturale dagli elementi che rappresentano lavecchia Italia, approfondire e chiarire i momenti ideologici e nazionali che stanno alla base del rinnovamento, per rafforzarli e portarli avanti..
Come altri di recente ha constatato e scritto, noi abbiamo assistito e assistiamo al metodico soffocamento di quell’Italia « che andò scoprendo’ e amando se stessa durante le lotte della Resistenza e subito dopo la fine della guerra; assistiamo al tornare a galla di un’Italia cinica e corrotta, come quella di prima, con in più una verniciatura di pallida ipocrisia,.390
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per la quale i benpensanti si identificano sempre più con i nonpensanti, e che nessuno può amare, nemmeno coloro che ne traggono profitto».
Vittime facili di questa metodica azione di soffocamento sono stati quegli intellettuali che per infantile impazienza, per facile stanchezza, per desiderio forse inconfessato di rientrare nella normalità, ma sopratutto per amore di se stessi, o per altre ragioni ancora, hanno abbandonato la lotta per il rinnovamento della cultura italiana o hanno trovato opportuno di credere, per una stagione (la quale stagione appare già quasi passata), di poterla rinnovare allineandosi sulle posizioni di un supposto neo-capitalismo con tutto il suo contorno di formule ideologiche, che dovevano servire a trascrivere il pensiero marxista in termini che fossero accettabili a una democrazia liberale tipica del mondo occidentale; ma che servivano in realtà alla eliminazione del pensiero marxista dal proprio e dallaltrui orizzonte.
Non siamo e non saremo certo noi ohe tendiamo a ridurre il marxismo ad un catechismo o ad un’esercitazione accademica sui testi classici; ma proprio per questo abbiamo invitato e invitiamo a una rilettura di Gramsci. Egli è infatti l’autore che meno si presta ad essere ridotto in formule; e le condizioni eccezionali nelle quali ci è pervenuta la sua opera, condizioni di frammentarietà e di provvisorietà in gran parte, obbligano ad un continuo lavoro di ripensamento e di confronto, interno ed esterno all’opera, che rende impossibile la sua cristallizzazione in formule stereotipiche.
Nell’attuale profonda esigenza di maturazione politica, imposta dalla relativa rapidità con la quale vanno definendosi i contorni di un nuovo assetto internazionale e che quasi sembra generalmente superare il ritmo con il quale avanzano e si chiariscono le idee, Gramsci appare nettamente una guida preziosa per soddisfare quelle che sembrano essere le nostre esigenze continue.
Ed io vorrei additare come tipico della cultura italiana, e nettamente positivo, il fatto, testimoniato anche dalla presenza di insigni studiosi a questo Convegno, che il tema della lotta popolare, il tema, in sostanza, della « Rivoluzione italiana », si trovi al centro degli interessi degli studiosi professionali, da noi in Italia forse più di quello che avviene ed è avvenuto in altre culture, in alcune delle quali — come quella germanica — la superiore cultura ufficiale non seppe svolgere il tema della lotta popolare.R. Bianchi Bcmdinelli 391
Questo particolare carattere della nostra cultura trova in Antonio Gramsci l’ispiratore immediato, dalla cui opera non ancora tutte le conseguenze, non tutti i frutti, sono stati tratti e fatti maturare.
Io formulo l’augurio che questo nostro Convegno ci faccia fare un passo avanti in questo senso e che esso segni l’inizio di una serie di ricerche sistematiche e puntuali; e che inoltre contribuisca ad una sempre migliore conoscenza di questo nostro grande Maestro nel campo internazionale degli studi socialisti, sulla via della conquista di una cultura progressiva viva, ricca e unitaria.
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