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tipologia: Analitici; Id: 1543109


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Tipologia Periodico
Titolo Graziadei (relatore), Discorso Graziadei
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Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
Quando, poi, avremo ricevuto comunicazione di queste diverse relazioni, di questi fatti che sono stati compiuti, li discuteremo, piú o meno, e potremo allora vedere se la discussione di questi argomenti possa essere compresa nella discussione sull'indirizzo del Partita; ma, finché non avremo veduto i risultati dei fatti passati, non potremo concludere con cognizione di causa e con sicurezza di cognizioni per l'avvenire e per l'indirizzo da dare, al nostro Partita. (Applausi).
GENNARI: A nome della Direzione del Partito debbo dichiarare che la Direzione stessa ha fatto la sua relazione, che sarà messa a disposizione di tutti quanti i rappresentanti al Congresso.
Per quanta, poi, riflette la richiesta di inversione dell'ordine del giorno, e dell'abbinamento dei due commi, quinto e sesto, la Direzione del Partito, all'unanimità, ha deciso di lasciar libero il Congresso di decidere come vuole. Purché, ciò che sarebbe superfluo, ma è bene dirlo chiaramente, purché questa proposta di inversione e la conseguente eventuale impossibilità di discussione della relazione della Direzione del Partito, non significhino implicitamente sconfessione della Direzione stessa.
La Direzione del Partito è pronta, fin da ora, a dare ragione dell'opera sua; ma, naturalmente, se eventualmente dovesse essere non approvata e sconfessata, ciò potrà avvenire soltanto in seguito ad una discussione.
Concludendo, la Direzione del Partita lascia libero il Congresso di fare, con questa sola riserva, come gli piace.
MONDOLFI, presidente: Se nessun altro domanda la parola sulla proposta di inversione dell'ordine del giorno, formulata dal compagno Misiano, la metto a partito.
È approvata, dopo prova e controprova. (Applausi).
E, allora, do la parola al compagno on. Graziadei, come uno dei relatori.
Discorso Graziadei
GRAZIADEI, relatore: Compagni, quale sia il fine che ci proponiamo, risulta dai modesti documenti che i seguaci della circolare Mara-bini hanno reso noti a suo tempo al Partito.
Noi non siamo una frazione, siamo una circolare... (si ride), perché il fine stesso che ci proponiamo è tale da non richiedere, anzi, è tale da persuadere di evitare la costituzione di una frazione.
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Noi ci rendiamo conto del valore storico che l'unità del Partito ha avuto in Italia; ma, piú che dell'unità formale del Partito, alle cui tradizioni ci inchiniamo, teniamo all'unità sostanziale, all'unità dei piú vicini. Prima di parlare nei limiti del possibile dell'unità del Partito, noi aspiriamo all'unità di tutti i comunisti sinceri. (Bravo !). E l'unica differenza che esiste tra noi ed i compagni della frazione comunista, riguarda la formula che deve chiarire la nuova composizione del Partito. Ma, ripetiamo qui quello che abbiamo detto dal primo giorno, e cioè che se, malgrado ogni nostra buona volontà, il sogno dell'accordo dei comunisti sinceri dovrà dileguarsi, noi non potremo mai votare che per coloro che soli possono essere riconosciuti e che sono già stati riconosciuti dalla Terza Internazionale. (Applausi).
Il problema dell'unità del Partito, e metto da parte il problema della composizione del nuovo Partito, è un problema di forza e di sostanza, e male hanno fatto quei compagni che hanno ucciso la sostanza attraverso il culto della forma. (Benissimo I).
L'unità del Partito e del movimento si pub considerare sotto due aspetti: l'aspetto internazionale e l'aspetto nazionale.
Come socialisti, cioè come internazionalisti, a noi preme piú l'unità internazionale, che non l'unità nazionale del movimento... (applausi), ed è per questo che siamo amici dell'unità del Partito, ma di quella sola che sia conciliabile con l'unità internazionale. (Applausi).
Il Congresso conosce l'ultimo documento, emanazione del Comitato esecutivo della Terza Internazionale. Io mi limito a ricordare ai compagni che, secondo le nostre troppo facili previsioni, quest'ultimo documento non è che la conseguenza di tutta una serie di altri documenti che lo hanno preceduta, che alla loro volta si riattaccano alla sostanza stessa dei cardini e dei principi della Terza Internazionale.
Fino dal 28 dicembre 1920, il Comitato esecutivo della Terza Internazionale, aveva dichiarato in un pubblico documento, comparso sul-l'Avanti 1, che coloro che in Italia vogliono marciare con l'Internazionale comunista, debbono sostenere la frazione comunista.
Prima ancora, sul giornale Il Comunista del 21 novembre 1920, era comparsa un'altra lettera di Zinowieff, a nome del Comitato esecutivo, nella quale era detto: <c noi non riconosciamo in Italia altra frazione comunista che la vostra ».
E, finalmente, fino dai primi del novembre del 1920, con un ritardo dovuto alla necessità di alcune correzioni di forma, era comparso un documento che, in realtà, nelle sue linee generali, il Comitato esecutivo aveva emanato fino dal settembre, e nel quale si diceva che chi
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non vuole difendere le tesi e le 21 condizioni di Mosca, non vuole appartenere alla Internazionale comunista.
I compagni della frazione di destra e della frazione del centro, affermano tutto il loro rispetto e la loro accettazione alle tesi ed alle 21 condizioni. L'unica riserva formale l'ho trovata nella relazione del compagno Baldesi, giacché, mentre nella mozione di Reggio Emilia non avevo potuto cogliere, non certo per mia colpa, quale fosse il preciso pensiero in materia dei compagni di destra, viceversa qui ora nella relazione dei compagno Baldesi è detto che talune condizioni delle 21 non possono da essi essere accettate. Ma, a parte questa dichiarazione, che è sincera, è certo che la maggioranza dei compagni di tutte le frazioni — non parlo in questo momento della frazione comunista — dichiarano di voler accettare le tesi di Mosca. Ma, tanto coloro che dichiarano di non poterle in parte accettare, quanto coloro che dichiarano di accettarle, in realtà mostrano verso di esse un rispetto astratto e formale, che si risolve, in pratica, nel rinvio delle condizioni in esse contenute. (Commenti).
Politicamente, le condizioni, in genere, hanno valore quando vengono applicate, ed applicate nei termini prescritti; ma, quando nel momento stesso in cui si dice di accettarle non si eseguiscono, praticamente è come se non venissero accettate.
Quali sono i motivi esposti per l'accettazione astratta, o per la non accettazione; ma in ogni caso sempre per un rinvio dell'applicazione?
Il motivo è unico. Si parla di autonomia. Il compagno Baldesi lo ha detto chiaramente: talune condizioni non le possiamo accettare, perché noi vogliamo l'autonomia. I compagni del centro dicono: noi le accettiamo; ma le applicheremo quando sarà del caso, perché anche noi vogliamo l'autonomia.
Ora, anche l'Internazionale comunista ammette l'autonomia. Voi tutti conoscete . perfettamente i famosi 21 punti. Orbene, ai punti 15 e 16 si parla di autonomia; ma se ne parla in un senso che è ben diverso da quello inteso dai compagni da cui io dissento, ed a cui fa appello anche il compagno Baratono nella sua relazione. Giacché la Terza Internazionale parla di autonomia nel senso di riconoscere che, siccome ogni paese ha particolari problemi o particolari modi in cui i problemi generali si pongono, rispetto a questa particolarità l'autonomia, sotto il controllo del Comitato esecutivo, è consentita.
Per esempio, mentre la Terza Internazionale ha cercato di dare una direttiva generale intorno al problema agrario, ben si comprende che ogni paese ha la sua particolarità agraria, e che, per esempio, nel
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paese in cui predomina la piccola proprietà, si dovrà fare un programma in cui si dia piú importanza a questo aspetto agrario, che non in un paese in cui prevalga la grande proprietà.
Ma, un conto é questa autonomia, ed un conto é l'altra autonomia a cui si appellano i nostri compagni, perché essi, in realtà, in nome dell'autonomia, non vogliono applicare, e vogliono rimandare a tempo indeterminato l'applicazione di quello che é principio essenziale e fondamentale della Terza Internazionale, di quello che é l'essenza stessa
del programma che la Terza Internazionale ha messo a base della com-
posizione dei Partiti, che possono appartenere ad essa.
Questa problema é considerato dalla Terza Internazionale come un problema essenzialmente internazionale, e tale da dover avere una soluzione unica ed a tempo determinato. Non è considerato, quindi, sotto la specie dell'autonomia, e coloro che adoperano l'autonomia ad un fine diverso da quello che io accenno, sono, senza volerlo, al di fuori della Terza Internazionale. (Qualche applauso).
E i compagni che al Congresso di Halle e al Congresso di Tours, hanno combattuto le condizioni della Terza Internazionale, non l'hanno combattute a viso aperto, non hanno detto: « noi non le accettiamo »; ma hanno detto: « le accettiamo con l'autonomia », cioè rimandiamo a tempo indeterminato; e molti compagni non vedono — non intendo offendere qualcuno se qualche parola vivace mi sfuggisse, e non intendo affatto inasprire la discussione — ma molti compagni, senza accorgersene, non vedono che, invocando l'autonomia, in realtà, invocano la mancanza del rispetto alle condizioni fondamentali della III Internazionale.
Che cosa si vuole in nome dell'autonomia? Si vuole una composizione di Partiti socialisti aderenti alla Terza Internazionale, che, per la loro stessa natura, esplichino una propaganda ed un'azione contrarie, di fatto, ai principi ed alle condizioni della Terza Internazionale, ciò che la Terza Internazionale vuole evitare, in base all'esperienza della Seconda Internazionale.
Il compagno Serrati, . del quale io riconosco le grandi benemerenze rispetto al Partita durante il grave periodo della guerra, il compagno Serrati fa qualche cosa di piú: non soltanto vuole l'autonomia, l'autonomia circa il momento ed il modo dell'applicazione dei 21 punti, ma domanda anche il credito. Dice: « consentiteci questa cosiddetta autonomia, perché meritiamo il credito ».
Amici, se le organizzazioni, nazionali e internazionali, dovessero aprire la banca per il credito da fare a ciascheduno individuo, eviden-
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temente, ogni criterio di organizzazione cadrebbe ! (Commenti). Possiamo pensare che alcuni compagni, per il loro nobile passato, affidano piú di altri; ma non possiamo di questo criterio morale e politico fare una condizione per annullare le altre condizioni. (Vive approvazioni da parte dei comunisti).
Voci: E Frossard?
GRAZIADEI: Ne parleremo.
Vi sono alcuni compagni che hanno commesso questo grande errore: di credersi furbi, e di dire: « ma possono dire e fare tutto quello che vogliono, nella Terza Internazionale ci siamo e ci resteremo ! Se il presidente non ci vuole, ricorreremo al Comitato esecutivo; se il Comitato esecutivo non ci vuole, ricorreremo al Congresso ! N.
Che non esista alcuna divergenza tra il presidente e il Comitato esecutivo, mi pare che, dopo gli ultimi documenti, sia fuori di dubbio.
Non mai alcun documento é stato emanato da Zinowieff come individuo. Ed io, che come individuo lo rispetto, mi occupo di lui soltanto nei riguardi della Terza Internazionale.
Ma, si dice: se il presidente e il Comitato esecutivo sono d'accordo, ci appelleremo al Congresso. Ma si dimentica che questa, é questione non degna di un Partito politico, non degna di compagni, ed in ogni caso assolutamente infondata, se proprio. siamo costretti a fare gli avvocati nel Partito socialista, perché la tesi 19 è chiarissima, ed essa stabilisce che è condizione indispensabile tanto per i Partiti che vogliono entrare nella Terza Internazionale, quanta per quelli che vogliono rimanere nella Terza Internazionale, di decidere sulle tesi e sulle condizioni entro quattro mesi dal Congresso di Mosca.
Ora, evidentemente, questa formula è per tutti i Partiti, per quelli che vogliono battere alle porte e per quelli che, dopo aver battuto, sembrano incerti sull'uscio, dell'entrata o dell'uscita.
E badate, che il punto 19, come gli altri ultimi 20 e 21, non erano stati proposti dai relatori russi: furono imposti dai compagni delle altre Nazioni, e, specialmente, dall'estrema sinistra del Partito francese...
Voci: Buoni quelli !
GRAZIADEI: ...del Partita tedesco, e del Partito italiano. (Ah, ah! Commenti animatissimi. Interruzioni da parte dei socialisti).
Compagni, finiamola coi piccoli pettegolezzi ! (Applausi da parte dei comunisti). Finiamola con le piccole maldicenze ! Quando io parlo di estrema sinistra del Partito socialista francese nego di potermi mai riferire a Cachin o a Frossard ! (Applausi da parte dei comunisti). E non sono stati essi che hanno osato proporre -una simile condizione:
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fra l'altro, essi erano già partiti. Era l'estrema sinistra del Partito socialista francese, cioè quell'estrema sinistra che anche durante la guerra fece, in una condizione assai piú difficile della nostra, il proprio dovere ! (Applausi da parte dei comunisti).
Compagni, me ne appello ai compagni che erano con me a Mosca, è tanto vero che ve ne erano anche alcuni estremi, che vi era perfino, 'non scandalizzatevi del loro contegno passato, degli uomini rispetto ai quali, in seguito al disastro che li ha fatti perire miseramente nel mare, é stato detto dalla stampa borghese che era stato il Governo dei Soviet che li aveva trucidati ! (Commenti animatissimi. Interruzioni prolungate. Rumori).
Se questo è, o compagni, se cioè il conservare l'attuale situazione ci porta fuori della Terza Internazionale, io domando ai compagni presenti: ma fra due dolori, fra due strazi, perché dobbiam noi preferire il primo? L'unità nazionale all'unità internazionale? (Qualche applau so da parte dei comunisti. Commenti animatissimi). Perché dobbiamo ,essere secessionisti sul terreno internazionale? (Commenti animatissimi).
Si è fatta ai compagni della frazione comunista l'accusa di secessionismo, ed io, a suo tempo, mi permetterò di rivolgere qualche parola anche ai compagni di quella frazione; ma oggi, di fronte al movimento internazionale, i secessionisti sono proprio quelli che accusano la frazione comunista di secessionismo interno ! (Applausi da parte dei comunisti).
Compagni, non vogliate cadere nel vecchio campanilismo, per il quale si credeva di poter fare la rivoluzione in un piccolo paesello, per il quale si credeva che le guerre sarebbero diventate impossibili, e che le spese militari non avrebbero mai dovuto essere affrontate dal proletariato, per schiacciare la razza borghese !
Non dimenticate che nessun movimento nazionale, anche se apparentemente florido, può avere valore di efficacia se non sia appoggiato verso il grande tronco dell'organizzazione internazionale. La borghesia non è mai stata cosí fortemente centralizzata e internazionalizzata come dopo il Trattato di Versailles, e se voi non sarete soldati, liberi sí, ma fedeli, devoti e disciplinati... (Interruzioni. Rumori).
La disciplina è la piú alta forma di libertà ! (Applausi).
Se voi non sarete soldati fedeli, liberi e disciplinati della Terza Internazionale, voi annullerete il movimento d'Italia, perché in Italia, come in qualunque altro paese d'Europa, oggi il movimento non si può considerare che come il movimento di un piccolo gruppo di armati in un grande esercito potentemente accentrato contro l'accentramento borghese. (Applausi da parte dei comunisti. Commenti animatissimi).
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Ma, o compagni, la situazione del nostro Partita in rapporto alla Terza Internazionale, è tanto piú grave, perché noi siamo stati, e fino a questo momento lo siamo ancora formalmente, aderenti alla Terza Internazionale.
È stato il Congresso di Bologna del settembre dell'anno passato che ha, fra grandi applausi, approvato l'opera della Direzione del Partito che qualche mese prima ancora aveva data la sua adesione alla Terza Internazionale !
Voci: C'erano le elezioni ! (Commenti animati).
GRAZIADEI: Compagni, vi prego, se avete delle domande da rivolgermi, e degli errori da correggermi, mi fate un grande piacere ad interrompermi; in caso contrario vi prego di astenervene perché le mie condizioni di salute non sono buone.
Ora, compagni, badate, noi aderimmo alla Terza Internazionale fino dal settembre dell'anno passato; orbene, amici, la Terza Internazionale aveva già fatto il suo Congresso sino dal marzo 1919, e — io mi appello alla lealtà dei compagni che hanno letto le deliberazioni del I Congresso dell'Internazionale comunista, tenutosi a Mosca dal 2 al 6 marzo 1919 e dico loro che mi smentiscano se io affermo il contrario dal vero — io affermo che tutte le tesi del II Congresso non sono che lo sviluppo delle tesi e dei riassunti decisi già nel Prima. (Approvazioni).
Le tesi che attraversiamo un periodo storico rivoluzionario, che in questo periodo il problema prevalente è quello della conquista del potere, che il problema della democrazia deve essere posto in modo clas. sista, il fatto che occorre la dittatura del proletariato, la tesi agraria sono tutte contenute nelle tesi del I Congresso della Terza Internazio nale, in forma piú sintetica, ma sono tutte là dentro.
E allora, amici miei, se il II Congresso non ha fatto altro che sviluppare le tesi del Primo, come potremo noi, per le tesi del Secondo,. tradire la nostra adesione, data dopo il Primo?
O compagni, il fatto è che nel nostro Partito si è introdotta una strana moda, a me assai antipatica, la moda del patriottismo socialista italiano... (Applausi da parte dei comunisti. Interruzioni dell'onorevole Vella).
Se il carissimo compagno Vella ha delle osservazioni da farmi, me le faccia dopo, e gli risponderò ben volentieri; per adesso, se me lo consente, continuo il mio discorso dicendo che poiché questa moda si è introdotta, io, pur rispettando... (nuova interruzione dell'on. Vèlla.
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Rumori vivissimi da parte dei comunisti. Scambio vivacissimo di apostrofi. Colluttazioni verso il fondo della sala).
Compagni, io sono sicuro che senza provocare inutili incidenti personali il compagno Vella, quando io avrò finito di parlare, vorrà specificare quello che ha detto, e che io non ho ben compreso. E continuo per adesso il mio discorso.
Io, dunque, compagni, rendendo omaggio alle benemerenze del nostro Partito, io mi domando, dal punto di vista dell'amor proprio della nostra posizione nell'Internazionale, se sono migliori amici di tutto il nobile passato del nostro Partito coloro che, senza volerlo, creano una situazione che ci esclude dalla Terza Internazionale, o coloro che dicono: In nome del nostro Partito, ci siamo, restiamoci veramente ! (Bene).
Compagni, intorno alla Terza Internazionale ed al suo II Congresso si sono diffuse nel nostro Partito opinioni, o dirò meglio impressioni, e con dispiacere devo confessare perfino pettegolezzi, che io credo sia doveroso diradare.
E giacché il compagno Lazzari, con quella serietà e continuità che lo distinguono e che fanno di lui un italiano-tedesco...
Voci: E che volete buttar fuori del Partito ! (Commenti animatissimi).
GRAzIADEI: Non l'ho mai detto.
Giacché il compagno Lazzari ha invocato da chi ha avuto l'onore di essere stato a Mosca, una specie di relazione, io non farò la relazione, perché quello che abbiamo detto e votato risulta dagli atti dell'adunanza tenuta con la Direzione del Partito nell'ottobre di quest'anno, ampliamente pubblicati sull'Avanti!, con grande obiettività, con grande onestà, ma mi servirò dell'invito del compagno Lazzari soltanto per dilungarmi un po' su di un'altra parte.
Si dice: ma parliamo prima delle tesi in generale, poi parleremo della tattica.
E si dice ancora: ma, in fondo, la Terza Internazionale non è che il vecchio bakunismo messo insieme con un po' di anarchismo e di sindacalismo, ma il socialismo, quello vero, quello buono, dov'è?
Ora, amici, se voi leggete con obiettività le tesi della Terza Internazionale, voi vedrete che esse sono nettamente antibakuniniane, nettamente antianarchiche, nettamente antisindacaliste Sono contro i colpi di mano avventati, sono contro ogni concetto di rivoluzione che non si inquadri nelle condizioni generali di un periodo storicamente rivoluzionario, sono per la costituzione di un Partito comunista fortissimo,
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sono per il massimo rispetto ed il massimo sviluppo dell'organizzazione sindacale. E perciò appunto nelle principali tesi della Terza Internazionale ci sono dei concetti contro l'anarchismo, contro il sindacalismo rivoluzionario vecchio stile, alla francese, di cui abbiamo visto i risultati... (interruzioni dell'on. Matteotti. Rumori).
E giacché, o compagni, l'on. Matteotti, che parlò in modo cosí acceso al Congresso di Bologna, dice: « Ma, accettano anche gli anarchici ! », io gli rispondo subito che questa, intanto, non è questione di principio, ma di tattica, e poi, per una strana combinazione, non è cosí, perché la Terza Internazionale, in una delle sue tesi piú caratteristiche, cosí si esprime sul movimento anarchico, e si esprime in una forma nobilmente fraterna, comunista e socialista — e, badate — dopo aver condannato tutte le tesi dell'anarchia: « Il Congresso richiama l'attenzione di tutti i compagni, specialmente dei paesi romani (sarebbero i latini) ed anglo-sassoni, sul fatto che dopo la guerra fra gli anarchici del mondo intero si compie una profonda divisione di idee nella que- stione dell'atteggiamento da osservarsi di fronte alla dittatura del pro- letariato, ed al potere dei Soviety. In queste condizioni si osserva una comprensione particolarmente esatta di questi principi precisamente fra quegli elementi proletari (non parla di capi, parla di operai) che spesso sono stati spinti all'anarchismo soltanto dall'odio, completamente giustificato, contra l'opportunismo ed il riformismo dei partiti della Seconda Internazionale. (Applausi da parte dei comunisti). Per queste ragioni il Congresso crede dovere di tutti i compagni appoggiare con tutte le forze il passaggio di tutti gli elementi proletari dall'anarchismo alla Terza Internazionale ».
Non possono equivocare che coloro che parlano di argomenti che non hanno studiato ! (Applausi da parte dei comunisti). Tesi e statuto della Internazionale comunista. Milano, Società Editrice Avanti!, 1921. Prezzo L. 2.25, pagina 83, fine. (Commenti animati).
Si dice: i principi della Terza Internazionale sono antimarxisti.
Compagni, nessuna eresia piú grande di questa ! Nessuna migliore dimostrazione che in Italia il marxismo, dalla massima parte di coloro che ne parlano, deve ancora essere compreso ! (Approvazioni da parte dei comunisti).
Voci: Ma se tu l'hai sempre combattuto!
GRAZIADEI: Io ho sempre combattuto, e me ne vanto, e mantengo tutto quello che ho detto e quello che ho scritto, su questa, come sopra ogni altra questione... (000h, 000h! da parte dei socialisti)... mantengo le mie critiche alla parte economica di Carlo Marx, che è certamente
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la parte piú caduca, ma sempre ho sostenuto, da 24 anni a questa parte, che l'essenza vitale del marxismo sta nel « Manifesto dei comuni-
sti ». (Bravo I). Non è la concezione strettamente economica di Marx quella che prevale nell'importanza delle sue opere, ma è invece la parte filosofica, la parte sociale, la parte politica.
Ebbene, o compagni, é vero o non è vero che un conto è la concezione della traiettoria che trasporta il potere politico ed il potere economico, per fatalità di cose, dalla borghesia al proletariato, e un conte sono i dettagli della teoria del valore e del capitale? (Commenti animati).
Ora, o compagni, rileggete, anzi rileggiamo insieme, ciò che è la parte veramente vitale del marxismo politico e sociale in genere, cioè a dire il « Manifesto dei comunisti », cioè a dire la difesa della Comune di Parigi nella lotta di classe in Francia, la critica che Marx fin da allora muoveva all'insidiosità del programma democratico socialista, rileggiamo insieme quello, e allora comprenderemo come la Terza Internazionale non sia altro che la migliore riesumatrice di questa parte vitale, parte vitale che troppi socialisti in Italia ed all'estero hanno obliterato attraverso la visione storica che dipendeva esclusivamente dalle particolarità di una congiuntura sociale.
Fu nel periodo in cui la ricchezza cresceva, i capitali si accumulavano rapidamente, le classi operaie potevano ottenere notevolissimi miglioramenti, e la democrazia borghese pareva aprire le porte del potere al proletariato, fu allora che uomini di altissimo valore — che stimo e stimerò — credettero di interpretare lo spirito del « Manifesto dei comunisti » attraverso una congiuntura storica passeggera, ma la congiuntura finita le interpretazioni sbagliate si sono mostrate sbagliate, e nessuna si è mostrata piú erronea di quell'interpretazione democratica del « Manifesto dei comunisti » per cui si ritenevano impossibili, da troppi compagni, quelle guerre che invece il Marx diceva che erano inevitabili. (Bene !).
Tale è stata la incomprensione storica del « Manifesto dei comunisti », che per molti compagni il riconoscere la necessità per la borghesia della sua guerra vuol dire accettare la guerra ! Sarebbe come dire che, il riconoscere quella legge storica che secondo Marx pone il capitalismo di fronte all'altra concezione economica, dovesse portare a gridare: « Viva il capitalismo 1 » (Bene).
Dunque la Terza Internazionale attraverso l'esperienza della guerra vi dá un'espressione del marxismo che è veramente quella essenziale del « Manifesto dei comunisti » non quella che fu malamente il
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prodotto di una situazione storica felice, ma, appunto perciò, in regime borghese, necessariamente transitoria.
Si dice: ma nelle tesi della Terza Internazionale c'è del volontarismo, direi quasi c'è del mussolinismo o del d'annunzianismo. (Commenti). Alcuni parlano addirittura di bergsonismo, ignorando che Lenin ha pubblicato tempo fa un'opera magistrale contro il bergsonismo.
Orbene, non è affatto vero che la Terza Internazionale metta di moda il volontarismo, quel nobile, ma romantico ed infantile rivoluzionarismo che per ragioni storiche allignò molto tempo, e sino a poco fa anche nel nostro Partito, quando troppo pochi erano coloro che lo combattevano.
La Terza Internazionale sa benissimo, e l'ho già detto prima, che le rivoluzioni non avvengono per capricci storici, non avvengono che come il portato di molte condizioni. Ma, in accordo con Marx, tra queste condizioni pone anche la volontà collettiva di una classe operaia organizzata e cosciente. (Bene !).
Chi negasse questa volontà collettiva ed il suo giusto peso, negherebbe
il socialismo, repugnerebbe la sua nobile opera. Perché organizzate gli operai? Perché, o compagni del riformismo, nei vostri migliori tempi, ed anche oggi, avete dato tanta parte di voi alle cooperative ed alle leghe?
Perché voi stessi, che accusate la Terza Internazionale di volontarismo, credete alla volontà della potente organizzazione !
Questa è l'unica forma di volontarismo della Terza Internazionale, ed è sana, è marxista, e senza di essa tutti potremmo chiudere bottega. (Interruzioni. Rumori).
Non raccoglierò mai le miserie personali, da alcuna parte ! (Bene !).
Ma un concetto essenziale della Terza Internazionale è che noi viviamo in un periodo storico rivoluzionario, prodotto dalla guerra, e che in questo periodo non ci sono che due vie da scegliere: una è quella di chi vuole disarmare gli animi, di chi ritiene che bisogna lasciare che la borghesia rimetta in pristino la sua compagine politica ed economica, di chi ritiene che la conquista del potere politico non è possibile che in un periodo successivo ed ancora molto lontano; l'altra quella di chi ritiene che appunto perché attraversiamo un periodo storico rivoluzionario, gli animi non debbano essere disarmati, ma armati con coscienza e consapevolezza morale, materiale e spirituale.
Vi è chi crede che il piú grande delitto della storia sarebbe di lasciare alla borghesia il tempo di rifare le ossa, per fiaccarsi domani di
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nuovo e portarci domani di nuovo ad una inevitabile e necessaria guerra sua. (Applausi da parte dei comunisti).
Una voce: Ma se tu eri favorevole alla guerra !
GRAZIADEI: Al compagno che m'interrompe, per fatto personale, gli dico che gli faccio obbligo di portare quanto dice qui alla tribuna, solo allora gli risponderò. (Commenti animati).
Ora se questa è una delle condizioni contenute nelle tesi e nello spirito della Terza Internazionale, e cioè che noi viviamo, non per volontarismo dei singoli, ma per leggi storiche immanenti, in un periodo rivoluzionario, e che da questo periodo dobbiamo trarre le conseguenze logiche, ne segue anche, ed ecco un altro punto fondamentale della Terza Internazionale che molti compagni non hanno capita, che precisamente perché il periodo storico rivoluzionario esiste, in esso e per esso il problema preminente diventa la conquista del potere politico.
Modestamente io ho detto a Bologna, lo ripeto oggi, che se vivessimo in un periodo storico come quello anteriore in cui la ricchezza, sia pure attraverso l'ingranaggio borghese, si accresceva sensibilmente e la classe operaia poteva ottenere grandi vantaggi materiali ed anche morali, certamente ragionerei in un altro modo, cioè come ragionavo allora, perché ho sempre pensato che i periodi storici rivoluzionari non si inventano per magia di uomini o di romantici; ma poiché viviamo in un altro periodo, in quello in cui l'economia borghese non può dare miglioramenti veri alla classe operaia, poiché viviamo in un periodo di crisi, appunto per questo la conquista del potere politico diventa preminente, e quando le conquiste economiche non sono possibili, e quando la democrazia ha fatto cadere tutti i suoi veli, allora al proletariato non rimane che una via, che porsi come primo problema quello della conquista del potere politico per potere, attraverso questa conquista, da una parte rendere impossibile la guerra borghese e di rendere possibile, perché necessaria, la guerra socialista del proletariato contro la borghesia, per l'ultima volta, e nello stesso tempo costruire un'altra economia che non sia piú quella capitalista, ma che sia, per l'accresciuta coscienza politica e sociale del proletariato, l'economia del comunismo graduale. Dico del comunismo graduale, perché coloro che non hanno mai letto niente di Lenin, dicono che Lenin voleva fare il comunismo in un solo giorno ! (Applausi da parte dei comunisti).
E un altro principio della Terza Internazionale è proprio questo principio profondamente marxista e la cui discussione ha nella storia del socialismo russo e nella storia del socialismo tedesco pagine di cultura ammirabili, che sarebbe bene che venissero da noi studiate — che
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la Terza Internazionale sostiene che in linea generale e in linea particolare non tutte le categorie o le sottoclassi della classe operaia e del, proletariato sono ugualmente atte all'attacco contro la rocca del potere politico, e che perciò vi è anche qui una graduatoria di valori, e mentre il proletariato industriale deve fare ogni sforzo per attrarre verso di sé la grande massa dei lavoratori delle altre categorie: piccoli industriali, artigiani e contadini, tutte queste categorie vanno considerate con criteri tecnici specializzati, ed è utile di consentire ad esse solo quello che si può dare, e nulla di piú.
E la tesi agraria — che non discuto per non far perdere tempo al Congresso, ma su cui mi riservo di domandare la parola se altri ne parlerà — la tesi agraria non è che la conseguenza di questo principia marxista, che i contadini non possono essere all'avanguardia del movimento per la conquista del potere politico, ed é appunto per questo che essi vanno neutralizzati e va ad essi garantito quel minimo di condizioni che coincide con l'impossibilità di fare subito di meglio. (Commenti animatissimi).
E la Terza Internazionale, appunto perché non é romantica, appunto perché non crede alle concezioni infantili che per tanto tempo allignarono in certe regioni del nostro Paese e nel nostro stesso Partito, la Terza Internazionale pone tra le sue tesi che vi accenno appena, perché il luogo non è adatto a questa esposizione fatta in forma troppo prolissa, la Terza Internazionale pone in modo preciso e reciso il problema della conquista anche delle forze militari attraverso i suoi organi specifici: la marina e l'esercito.
Perché, o compagni, la Terza Internazionale, e questo va riconosciuto contro le illusioni di tanti nostri compagni dell'Italia e dell'estero, la Terza Internazionale non è socialpacifista, perché se lo fosse non sarebbe piú la Terza Internazionale (bene!), ma la Terza Internazionale riconosce con dolore che l'ultima parola è alle armi, ed essa la vuole pronunziare non già con le vecchie congiure alla Madama Angot, ma con mezzi tecnici seri, con quei mezzi tecnici seri che hanno dato in altri paesi prove grandiose della loro efficacia
E la Terza Internazionale ha il concetto che tutti i mezzi sono buoni, perché, o compagni, se c'è una organizzazione che sia quanto piú possibile eclettica e generosa, questa è precisamente la Terza Internazionale. Leggete le tesi: vuole la forma della lotta legale e la forma. della lotta illegale, vuole le leghe, vuole le cooperative, vuole ogni forma di lotta, perché tutti i mezzi sono buoni, purché adoperati ad ua
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unico fine, con una continuata organicità di mezzi, di propositi e di scopi.
Ma la Terza Internazionale ha detto una parola che pareva nuova a chi non ha compreso il «Manifesto dei comunisti »: ha detto una parola nuova rispetto alla questione della democrazia.
Basterebbe questa tesi per far perdere al Congresso un'intiera seduta, e mi guardo bene dall'andare a fondo, ma dico che ha della democrazia un concetto marxista che rappresenta un grande progresso di fronte alle concezioni vaghe e generiche che si avevano prima.
La democrazia, come tutte le forme della vita, va considerata in rapporta alle classi: c'è una democrazia borghese, come c'è una democrazia del proletariato, e la democrazia proletaria, per dolorosa necessità di cose, deve tendere alla soppressione della democrazia a favore della borghesia e alla borghesia serve per il suo sfruttamento contro i lavoratori.
Non è la negazione del principio della libertà, ma è quella coercizione che è indispensabile quando si è in lotta completa e si lotta fino alle estreme conseguenze. Non si nega il diritto alla borghesia di avere tutte le libertà, ma non come borghesia, ma come gruppo di uomini liberi che lavorano come gli altri, e che siano i tecnici, non gli sfruttatori. (Benissimo !).
Non si vuole negare il principio della democrazia, ma le si vuole dare un concetto classista, affinché la classe operaia non cada vittima di questa parola vuota, di questo sacco senza fondo, ed in nome della democrazia non lasci alla borghesia la possibilità di tornare alla contra reazione e di schiacciarla nuovamente.
Ed appunto per questa, la Terza Internazionale assume il concetto della dittatura del proletariato. Perché, cosa è la dittatura del proletariato? Una sola cosa: la negazione della democrazia contro la borghesia, finché questa resta tale e tenta di riconquistare il potere politico, tenuto dalla classe operaia, con la forza e per forza; dico subito che si intende conoscenza, capacità, mezzi tecnici ed anche materiali; dunque la dittatura del proletariato è la negazione transitoria, in senso storico e classista, della democrazia per gli altri, finché sono i nemici, ma cessato questo passaggio storico evidentemente la democrazia tornerà per tutti quanti, anche per i borghesi, perché ci potranno anche essere dei borghesi, ma non vi potranno piú essere come classe, perché il proletariato avrà assorbito tutte le classi, e solo allora la democrazia sarà possibile per tutti.
E d'altra parte, appunto perché la Terza Internazionale ha un con-
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tetto ben chiaro di che cosa è la democrazia sul terreno dei rapporti interni, la Terza Internazionale vi dice che anche sul terreno internazionale la cosidetta democrazia borghese per i popoli, è una pura fantasia: non c'è democrazia nel Trattato di Versailles, come non c'era nel Trattato di Brest Litowski.
Vi sono alcune grandi nazioni ed alcuni grandi capitalismi che schiacciano in nome del capitalismo tutti gli altri, sia nei paesi piú piccoli come nelle colonie. Ebbene, di fronte a questo fatto storico, che il capitalismo è stato accresciuto dalla guerra, appunto per questo la Terza Internazionale dice: come sul terreno interno nego la democrazia borghese, perché voglio quella del proletariato, cosí nel campo internazionale nego la democrazia delle nazioni e dico che alcune nazioni sono sfruttate, le colonie piú di altri paesi, ed a queste tendo la mano, perché la lotta del socialismo è contro il capitalismo, cioè la lotta contro l'apparente e falsa democrazia borghese internazionale. (Bene !).
E su questo terreno nasce la tesi sulle questioni coloniali e nazionali, che non voglio discutere ora, ma che mi riserbo di discutere, se altri ne parlerà.
Ed infine, se questi sono i concetti della Terza Internazionale, concetti completamente marxistici, ecco perché è nello spirito stesso, nell'animo stesso, nella necessità stessa della Terza Internazionale, la lotta, non contro gli uomini — è un'assurda interpretazione del punto 7° —ma contra la concezione riformista socialdemocratica, socialpacifista.
Perché lo è? Ma, amici miei, io ho avuto occasione, non ho fatto che il mio dovere di studioso, sia verso i compagni russi che verso quelli della sinistra tedesca, di rompere le scatole a molti compagni, russi specialmente, per comprendere intieramente il loro punto di vista.
Orbene, essi sono i primi a riconoscere, e d'altra parte se non lo riconoscessero loro lo riconosceremmo noi, che nell'Europa occidentale e centrale non vi era e non vi poteva essere prima della guerra un periodo storico rivoluzionario, non vi poteva essere per le ragioni dell'aumento di ricchezza, di relativa libertà democratica e di sufficiente pace di cui vi ho parlato, ed appunto perché allora non vi erano le condizioni rivoluzionarie, a parte i gravi errori di metodo e di pensiero, si capisce che allora non poteva applicarsi che una concezione gradualista, in parte vera anche oggi, e che ad ogni modo non fosse possibile pensare a colpi di mano se non cadendo nell'operetta vecchio stile.
Ma qualunque sia la loro opinione, è certo per noi che per i paesi dell'Europa centrale e occidentale si è aperto il periodo rivoluzionario storico dopo la guerra; ed in rapporto al dopo guerra nei nostri paesi,
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quelle concezioni che, a parte gli errori di metodi e di principio, avevano una ragione di essere un tempo, tanto vero che avevano valore, oggi vanno condannate.
Perché? Precisamente perché, come abbiamo visto, senza volontarismo, ma in nome della volontà collettiva, è necessaria in ogni paese la costituzione di un Partita comunista omogeneo, compatto, che agisca come un esercito ben guidato, tutto inteso alla conquista la piú rapida possibile, nei limiti del possibile, del potere politico; ora come avrete voi questa omogeneità, questa consapevolezza, questa forza, quando volete — dice la Terza Internazionale, e spiego il suo pensiero — nel medesimo Partita coloro che dicono che bisogna approfittare delle circostanze e coloro che dicono che le circostanze vanno lasciate alla borghesia per essere risolte? Tra coloro che dicono di armare gli animi e coloro che dicono di disarmarli? Tra coloro che vogliono la preparazione militare e quelli che vi rinunziano, tra coloro che vogliono conquistare il potere politico al piú presto possibile e gli altri che credono che il marxismo sia una cosa meccanica che deve attendere che il capitalismo abbia dato luogo a tutte le sue leggi di accumulazione, per poi tra venti, trenta, quaranta anni andare alla conquista del potere politico?
Tra queste due concezioni esiste un abisso, ed è appunto perché la Terza Internazionale lo sa, attraverso l'esperienza di quattro rivoluzioni, che dice: dovete scegliere, o da una parte, o dall'altra ! (Commenti animatissimi e prolungati).
Io vi ho esposto, molto sommariamente, abusando forse anche un po' della vostra pazienza, quelli che sono, secondo me, i caratteri tipici dei principi e delle tesi fondamentali della Terza Internazionale, ma la colpa, se ho parlato a lungo, è anche del carissimo compagno Lazzari.
Ma contro la Terza Internazionale, oltre ad una serie di critiche, dire) cosí, dottrinali e teoriche, se dottrina e teoria si può chiamare quella dei suoi contraddittori, si sono fatte molte critiche anche ai- suoi metodi.
Le tesi, va bene, sono in un volumetto venuto fuori da pochi giorni, in Italia. In Italia là gente che vuol leggere non è troppa, ma sono precisamente i procedimenti della Terza Internazionale quelli che sono aggetto della critica piú aspra, ma anche, secondo me, piú banale.
Io, appunto perché siamo liberi, liberi e disciplinati, disciplinati perché liberi, e liberi perché disciplinati, io mi guarderei bene dal dire che la Terza Internazionale è l'ultima parola dell'umana saggezza. Chi sa mai quanti errori la Terza Internazionale ha detto e fatto che noi non possiamo vedere oggi, ma che vedranno i nostri lontani nepoti;
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allo stesso modo che i socialisti di venti anni fa non potevano concepire a cosa sarebbero arrivate le loro promesse, noi non possiamo ora comprendere gli errori che la Terza Internazionale fa e farà.
La Terza Internazionale è tutt'altro che un'organizzazione perfetta: vi sono istruzioni, vi sono metodi che possono anche urtare qualche suscettibilità, lo comprendo, ma, amici, stiamo al disopra di questi pic-cdli errori, stiamo al disopra di queste piccole cose, e guardiamo nelle sue linee generali il metodo della Terza Internazionale. Ha dato esso dei risultati al proletariato mondiale ed alla rivoluzione? E voi dovete rispondere che li ha dati come nessun'altra organizzazione mai li ha dati. Perché?
Ma, amici miei, si dice: « Nella Terza Internazionale i russi hanno un'influenza eccessiva ». Ebbene, amici, non ho nulla in contraria a dichiarare che questo in astratto é vero, ma in pratica, lo stesso Serrati lo faceva capire a me, che non lo avevo ancora capito, in pratica dove volete che la Terza Internazionale risieda se non nella Russia gloriosa dei Soviety e della rivoluzione? (Applausi). Vorreste forse portare la sede della Terza Internazionale là dove le borghesie le impedirebbero assolutamente di operare e di agire?
È la necessità storica che obbliga i russi di avere una preponderanza astrattamente eccessiva nell'Esecutivo a Mosca, ma praticamente è solo là che la Terza Internazionale può trovare il terreno adatto per agire liberamente, è solo là che può trovare i suoi uomini.
Voci: D'accordo tutti !
GRAZIADEI: E d'altronde, permettetemi una modesta osservazione_ Ho fatto sempre il pericolosissimo mestiere del professore e sono uomo abituato alla critica, ma non credo di essere un cultore dell'incensamento delle persone se vi dico che, modesto studioso, mi sono sentito un pigmeo di fronte a coloro che dirigono la rivoluzione russa ! (Applausi vivissimi).
Voci: E chi lo ha mai negato?
GRAZIADEI: Ed è appunto perché mi sono sentito un pigmeo che mi sono detto: se qualche forma è un po' rude, se qualche influenza è un po' eccessiva, hanno fatto tanto e fanno tanto che solo quando noi saremo capaci di altrettanto parleremo dove la Terza Internazionale possa risiedere. Non ora. (Applausi).
D'altronde, pur riconoscendo questa influenza, dico che questa influenza è stata relativamente — bisogna essere sempre sinceri — relativamente attenuata, perché nel Comitato esecutivo ci sono 5 russi e 16
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compagni di altre Nazioni con voto consultivo, e questi compagni crescono ancora di numero.
Un'altra accusa è questa: ma... la Terza Internazionale non ha trattato bene, non tratta bene i socialisti italiani ! Noi abbiamo fatto tanto per la Terza Internazionale e per la difesa della Repubblica dei Soviety, e sembra quasi che ci ripaghino con dell'ingratitudine !
Compagni, io non credo che la Terza Internazionale, nelle sue linee generali, abbia mancato mai di riguardo ai compagni, e quella che sembra mancanza di riguardi é un metodo che essi seguono per noi, come per i tedeschi, come per tutti.
Voci: Non è vero ! Anche coi francesi?
GRAZIADEI: Per tutti, e lo dimostrerò. (Commenti animatissimi).
Si dice: ma, è il tono ! Ripeto, se facciamo una questione di pura forma, riconosco che gli uomini della rivoluzione non possono mai essere troppo rispettosi delle forme, e non mi pare che la gloriosa rivoluzione di Francia, tanto ammirata nelle nostre scuole, fosse una cultrice eccessiva delle forme, né all'interno né all'estero (bene .'); ma, compagni, noi siamo stati in Russia, e posso dirvi che ci hanno accolti come i migliori amici, ci hanno accolti cosí bene che avveniva questo fenomeno, poco riguardoso verso gli altri compagni: che quando ad un comizio, od anche ad un'adunanza solenne come quella dei Soviety di Pietrogrado o di Mosca, prendevamo parte noi, ci applaudivano fino al delirio, mentre i compagni degli altri paesi erano trattati con una freddezza che poteva sembrare anche eccessiva.
E nella prima seduta della Terza Internazionale, quando si costituf di fatto il Comitato esecutivo, all'Italia venne data nel Comitato esecutivo una rappresentanza con voto deliberativo, come ai principali paesi socialisti d'Europa e del mondo. (Commenti animatissimi. Interruzioni).
Avrebbero fatto male a non farlo; ma poiché lo hanno fatto, l'accusa é infondata.
E, d'altra parte, compagni, permettetemi l'osservazione; la stima personale o la stima collettiva, cioè a dire la stima che . ha un socialista in confronto di un altro, o un Partito socialista in confronto di un altro, certo ha il suo valore, e noi abbiamo il diritto e il dovere di rivendicarla per il nostro Partito; ma non si può pretendere che in nome di una stima che meritiamo ci si faccia una condizione di eccezione di fronte ad una regola uguale per tutto il mondo ! (Applausi da parte dei comunisti. Commenti animatissimi e prolungati).
E ne volete una prova? Quando voi in una Sezione accettate due
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compagni, sempre che vi sia un minimo di moralità politica e individuale, non direte mica che tutti e due sono degni proprio della stessa stima; purtroppo, vi sarà una differenza a favore dell'uno contro l'altro; ma tutti e due, malgrado la diversa stima vengono assoggettati ai medesimi statuti, ai medesimi regolamenti, alle medesime leggi.
Perché, dunque, la pretesa strana di volere un trattamento di eccezione per i nostri meriti, che furono riconosciuti?
Ma volete una prova che quei compagni non si lasciano ingannare facilmente? E giacché si parla sempre di socialisti francesi — per i quali non ho alcuna tenerezza — vi faccio osservare che la Terza Internazionale se ha fatto quello che era il suo dovere, cioè di cercare di attirare — e c'è riuscita, e ne dobbiamo essere lieti come di un primo passo — se ha fatto di tutto per attirare alla Terza Internazionale la parte piú sana, o meno malsana, del socialismo francese... (Oooh, 000h ! Commenti animatissimi)..., se lo ha fatto nell'interesse del movimento mondiale rivoluzionario... (Oooh, 000h ! Commenti animatissimi. Interruzioni da molte parti. Rumori vivissimi e prolungati)..., sapete, però, che cosa pensano i compagni russi dei socialisti francesi? (Interruzioni da varie parti).
Nel n. 12 della Terza Internazionale comunista coloro che operavano per l'epurazione del Partita socialista francese e per l'ingresso della sua parte sinistra nella Terza Internazionale, scrivevano queste parole. Eravamo alla vigilia del Congresso di Mosca, perché il n. 12 dell'Internazionale comunista è stato pubblicato prima della inaugurazione del Congresso di Mosca... (Interruzioni). È stato pubblicato fra Pietrogrado e Mosca, e, siccome i lavori del Congresso vero e proprio sono stati iniziati a Mosca, le prime copie erano state già distribuite ai congressisti, e me ne appello ai compagni che erano là presenti.
È vero che il Partito socialista non ha voluto ascoltare che un solo uomo, eminente e degno del massimo rispetto; ma ha fatto male.
« L'eventuale futura affiliazione del Partito socialista francese alla Terza Internazionale, affiliazione impossibile se non saranno escluse le correnti Rénaudel e Longuet, presenta, ciò malgrado, piú difficoltà e piú pericoli che quella stessa degli indipendenti tedeschi D.
Queste parole sono di Trotzki. Non si ingannano quegli uomini, e andiamo tutti a scuola da loro ! (Qualche applauso da parte dei comunisti).
Si dice: noi fummo contrari alla guerra. E, quindi, siamo il Partito socialista migliore in confronto di quel periodo drammatico, e, quindi, abbiamo speciali benemerenze che vanno tenute in conto.
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Ripeto, nessuno, in un'organizzazione collettiva, pub chiedere trattamenti di favore per le sue benemerenze passate.
Ma, d'altra parte, io domando: è vero che sarebbe profondamente ingiusto — vorrei dirvi una parola piú aspra — menomare la grande benemerenza del Partito socialista italiano, in confronto alla guerra; ma è anche vero — ed io modestamente l'ho sempre sostenuto, e non credo con ciò di aver recato offesa alla realtà storica, e vi prego, quindi, di essere obbiettivi — ma è anche vero che particolari circostanze precedenti e concomitanti, hanno reso il nostro compito alquanto piú facile; difficilissimo sempre, ma alquanto piú facile in confronto alla situazione tedesca e francese.
Avevamo un proletariato abituato ad emigrare all'estero, e che non poteva certamente sentire l'amore di patria verso la borghesia, che l'aveva sempre trattato in malo modo. E, poi, esistevano situazioni particolari.
Ora, sapete quale è il giudizio piú sereno che ho sentito dare di queste situazioni storiche? Proprio il giudizio del compagno Trotzki, il quale a pag. 239 di un libro, che abbiamo bisogno di studiare insieme, « Terrorismo e comunismo », dice: « Fu relativamente piú facile al Partito socialista italiano che agli altri Partiti di Europa conservare un'attitudine di opposizione sul problema della guerra e sul problema della votazione dei crediti... ». (Interruzioni da varie parti).
Mi riferisco non al maggio 1915, ma a tutto il periodo che va dal 1914 al 1915.
«...atteso che l'Italia entrò in guerra nove mesi dopo gli altri paesi, e che esisteva un potente aggruppamento borghese, i cosiddetti giolit-tiani, che furono sempre ostili alla guerra. Queste circostanze permisero (è un dato storico che noi dobbiamo riconoscere, perché non menoma il merito dei nostri compagni che andarono in carcere, come Laz-zari; ma al di sopra dei meriti loro c'è la realtà storica, e cerchiamo di capirla se vogliamo essere fedeli al « Manifesto dei comunisti »)... (Applausi da parte dei comunisti. Interruzioni dell'on. Lazzari).
« ...queste circostanze — studiamole queste parole, perché se fossero mie le potreste anche fischiare, ma sono di Trotzki ed abbiamo tutti da impararvi qualche cosa — (applausi da parte dei comunisti. Commenti animati. Interruzioni), queste circostanze permisero al Partito socialista italiano di rifiutare, senza una crisi interna profonda, i crediti al Governo. Ma, entrando nella Terza Internazionale, il Partito socialista italiano non si è, in alcun modo, liberato dal kautskismo ».
Ora, amici miei, voi comprenderete subito dove vi voglio portare
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con la riflessione, la quale non si dovrebbe mai discompagnare dal sentimento.
Ma oggi il problema non è piú quello di sapere, importantissimo agli effetti del giudizio sulla serietà dei Partiti e degli uomini; ma oggi, precisamente, il problema non è piú di sapere se dobbiamo dare e non dare un credito per la guerra che, in parte, è spenta; il problema è un altro, pur riservando una diversa graduatoria di giudizio di chi tradí in condizioni particolarmente difficili e di chi non tradí in condizioni piú facili, ma sempre pieno di enormi asperità; adesso è un altro il problema, non è dell'ante guerra, è del dopo guerra, e il dissenso è nel modo con cui adoperare la situazione storicamente rivoluzionaria creatasi in seguito alla guerra, dopo la guerra.
Come la borghesia ha il suo dopo guerra, cosí anche il proletariato ha il suo dopo guerra, ed è di questo che parla la Terza Internazionale. (Applausi).
Se, quindi, i nostri meriti in rapporto al periodo anteriore alla guerra sono grandi, e ci gloriamo di rivendicarli, per quanto alcuni errori storici vennero commessi nella valutazione della lotta borghese, se tutto ciò è un retaggio nobilissimo nostro, oggi non si parla piú di questo, per quanta debba avere grande valore nella serietà dei socialisti italiani; oggi si tratta di domandare loro: ma per il dopo guerra, che cosa intendete di fare? Facilitare la sistemazione della borghesia, o cercare di andare al piú presto possibile al potere contro di essa?
Armare o disarmare? Favorire ancora la legge economica borghese, o cercare di superarla? Cadere nella illusione che altre guerre sono impossibili, o dire che quella che è appena cessata cova ancora sotto le ceneri, e che un'altra piú grave e piú profonda avverrà? (Applausi da parte dei comunisti).
E ne volete una prova che il problema è del dopo guerra? La prova, amici miei, io l'ho fatta attraverso un piccolo errore personale, perché soltanto sbagliando s'impara... (Commenti ironici da parte dei socialisti).
Non mi avete capito !
La Terza Internazionale in Francia ha mosso una guerra tenace ed implacabile contro Longuet, cioè proprio contro uno dei socialisti che in Francia furono meno patriottardi e guerrafondai, ma perché? Perché il problema della Terza Internazionale non è di sapere se Longuet fu piú o meno chauvin di altri compagni, tra cui Cachin; il problema è un altro, e cioè la Terza Internazionale combatte Longuet, per-
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ché è caduto nell'illusione democratico-piccolo borghese di Wilson e della Lega delle Nazioni ! (Benissimo I).
Non è, dunque, caratteristico questo fatto, che la Terza Internazionale combatta Longuet con una asprezza incredibile, tanto che, aven- do avuto l'onore una volta di andare a Parigi per conto del Partito socialista, ed essendo stato invitato a colazione dal compagno Faure, che era amicissimo di Serrati, mi accorsi, e non lo sapevo, che Lenin proprio in quei giorni aveva scritto una lettera formidabile contra Longuet, amico politico e compagno del Populaire con Faure? Ma ne appresi le ragioni in seguito, quando mi misero fra le mani gli scritti ed i discorsi di Longuet sul problema della Lega delle Nazioni, e compresi allora quello che non avevo capito prima, e cioè che la lotta contro Longuet era condotta dalla Terza Internazionale, indipendentemente dal suo atteggiamento per la guerra, perché per la Terza Internazionale il problema della guerra passata è superato, e c'è il grande problema del come sfruttarne per la rivoluzione le conseguenze, ed evitare, per quanto è possibile, un'altra guerra borghese che avverrà fatalmente tra pochi anni, piú terribile, e piú sanguinosa della precedente. (O000h, 0000h! Commenti animatissimi).
Si dice: la Terza Internazionale ha per noi, in rapporto a noi, contro di noi, delle informazioni errate.
Posso essere obbiettivo, anche perché, sulla mia parola, non ho mai dato e non darò mai informazioni a nessuno di nessuno.
Ma, intendiamoci bene, data l'enorme distanza tra noi e Mosca, date le difficoltà delle comunicazioni, dati altri inconvenienti, che io lealmente sono disposto ad ammettere nella maniera piú larga, è naturale che qualche impressione errata, non completamente esatta, è naturale che qualche errore sopra singoli individui, possa essere capitato.
Ma, compagni, giudichiamo noi la rivoluzione russa attraverso i giornali borghesi ed attraverso le relazioni dei commendatori... (applausi vivissimi), o crediamo, perbacco !, qualche errore potranno farlo anche i compagni russi? (Commenti animatissimi).
Qualche errare di informazione, dunque, io non escludo che possa essere avvenuto; ma credete proprio che l'atteggiamento della Terza Internazionale, che è uguale in tutto il mondo, dipenda da particolari informazioni sopra questo o quell'uomo secondario del Partito socialista italiano?
Ma, amici miei, al di sopra di piccoli errori, la rivoluzione russa ha una fonte di informazioni che è formidabile, che purtroppo non sbaglia, e che noi non siamo ancora in condizioni di comprendere. La
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fonte fondamentale delle informazioni della Terza Internazionale, la fonte della sua linea di condotta, sono l'esperienza di quattro rivoluzioni ! La rivoluzione russa, la rivoluzione ungherese, la rivoluzione germanica e la rivoluzione austriaca. Ecco le fonti formidabili delle informazioni della Terza Internazionale ! E, attraverso quella tragica , esperienza che si è fatta là, essa può vedere completamente quali sono le conseguenze ultime di premesse che da noi sembrano ancora innocue e prettamente socialiste. (Bene !).
E poi, amici, che ci possano essere delle informazioni errate, non lo nego; ma gli scritti sono scritti. Ora, date ad un uomo come Lenin, come Trotzki, o come il compagno Levy, e quegli altri che parleranno, ben piú degni di me e di noi, da questa tribuna, date a quegli uomini che hanno una cultura di cui non abbiamo alcun concetto, che hanno una esperienza di cui non abbiamo idea, date a loro un articola di un omuncolo come il signor Graziadei, di un uomo di valore come Turati, ed essi vi vedranno ciò che noi non sappiamo ancora vederci ! (Benissimo! da parte dei comunisti). Perché essi hanno un'esperienza rivoluzionaria che permette loro di dire che si comincia in questo modo; ma si finisce in quell'altro, per necessità di cose ! (Applausi da parte-dei comunisti).
Si dice anche: ma la Terza Internazionale, in sostanza, è un agente indiretto del Governo russo, e il Governo russo ci vuol far fare la rivoluzione al piú presto possibile per metterci nell'acqua ed alleggerire il suo peso.
Amici, quando sopra un popolo intiero pesano i sacrifici e si impongono gli eroismi che pesano e si impongono ai lavoratori russi, quando tanta somma tragica di responsabilità grava sopra un periodo storico appena iniziato, coloro che ne sono i piú alti rappresentanti possono essere inconsciamente qualche volta trascinati a . pregare i compagni degli altri paesi ad affrettare i loro passi; ma non è questa una speranza giusta, non è questo un desiderio onesto, non è questa una necessità, quasi, se si vuole salvare un popolo che da tanto tempo soffre, e una necessità non per sé, ma per noi stessi? (Applausi vivissimi).
Ma amici miei, se qualche eccessiva speranza può essere stata concepita in qualche senso dalla Terza Internazionale, se qualche stimolo prematuro può essere giunto qua e là, ma guardate alle linee generali, e voi resterete ammirati nel riconoscere che nel concetto dei guidatori dello Stato russo non è lo Stato russo quello che si serve come suo strumento della Terza Internazionale; ma è lo Stato russo che da loro vie-
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ne considerato come strumento della rivoluzione, e, quindi, come agente della Terza Internazionale. (Benissimo !).
Per la loro coscienza rivoluzionaria non è vero il rapporto che alcuni hanno stabilito, perché è proprio vero il rapporto inverso.
E poi, guardate il fondo della tesi della Terza Internazionale; guardate alla sostanza ed alla lettera, bene interpretate, delle deliberazioni del Comitato esecutivo, e voi vedrete che l'accusa è, in massima parte, ingiusta.
Ho qui dinanzi le tesi della Terza Internazionale, ed in esse, relativamente ai compiti del Partito comunista, è detto: « Il momento attuale nello sviluppo del movimento internazionale comunista si distingue pel fatto che la preparazione del proletariato per l'attuazione della sua dittatura nella stragrande maggioranza dei paesi capitalistici non é ancora finita, e molto spesso anzi non è ancora sistematicamente nemmeno cominciata ». E poi: « Per i Partiti comunisti il compito del momenta non consiste nel provocare (amici romagnoli, voi che siete stati per tanto tempo dei romantici, non diventate oggi zitellone !) la rivoluzione con mezzi artificiali prima che si abbia una preparazione sufficiente, ma consiste nell'intensificare con l'azione la preparazione preventiva del proletariato ».
E i compagni Zinowieff, Lenin e Bukarin, nella lettera ai socialisti italiani del 27 agosto 1920 dicevano: « Noi siamo contro ogni provocazione artificiale di sommosse; noi siamo contro i moti impulsivi, impreparati ed incoerenti ». E la lettera aggiungeva altre cose di cui non mi posso occupare per non abusare della vostra pazienza, ma che non portano alla negazione di queste premesse, ma le integrano in quanto fanno vedere da una parte i pericoli di una rivoluzione affrettata, non preparata, artificialmente provocata, e dall'altra anche il pericolo — e noi anche di questo soffriamo — di parlare troppo maggiormente di rivoluzione, non solo, ma di accettare situazioni inizialmente rivoluzionarie per poi troppo rapidamente ritrarne il piede. (Commenti animatissimi).
Voci da parte dei comunisti: D'Aragona, D'Aragona !
GRAZIADEI: C'è poi la questione della Massoneria. (Commenti animatissimi).
Amici, permettetemi un'osservazione che non vuole essere cattiva, sul mio onore, ma che è proprio strappata dalla necessità polemica. Io non sono stato massone, mai, ma notoriamente fra i compagni che oggi attaccano di piú la Terza Internazionale vi sono moltissimi ex massoni. (Applausi da parte dei comunisti. Interruzioni. Commenti animatissimi).
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Vi potrei anche dire che abbiamo sorpreso alcune riunioni in Romagna. Non fatemi parlare di piú ! (Commenti animatissimi).
Ora, amici miei, intendiamoci bene. Un conto è il problema della Massoneria rispetto al Partito socialista francese, ed un conto è rispetto alla Terza Internazionale. E mi spiego.
Si dice che anche nel Partito socialista francese, oggi aderente nella parte sinistra alla Terza Internazionale, vi sono parecchi massoni.
Orbene, io temo fortemente che ci() sia vero. Credo che ci() sia un grande pericolo, e spero che i compagni italiani, restando liberi e disciplinati soldati della Terza Internazionale riaffacceranno nel prossimo Congresso la questione contro i francesi. (Applausi). Ma dobbiamo evitare di scendere al pettegolezzo... (Interruzioni dell'on. Baldini).
Caro Baldini, non farmi parlare sulla Massoneria !... (Commenti animati).
Ma, compagni, rispetto alla Terza Internazionale si è diffusa nel Partito questa leggenda offensiva, secondo me, ingiusta, del resto, e me ne appello agli altri compagni che erano con me a Mosca, perché nel giudizio dei fatti siamo tutti, anche qui, concordi, per() discordi, certamente contro il compagno Serrati, non come persona, ma per le sue affermazioni, secondo noi non esatte.
Dunque dicevo che rispetto alle condizioni dell'appartenenza alla Terza Internazionale, le cose al Congresso sono andate cosí. Parecchi di noi, specialmente italiani, e specialmente dell'estrema sinistra francese, anche Rosberg ed altri, abbiamo detto ai compagni del Comitato provvisorio del Congresso che a noi la questione della Massoneria premeva in particolare modo, ed essi ci hanno detto: <c È una questione che noi sentiamo, perché nei paesi slavi e tedeschi la Massoneria non è un ente politico, ma giacché ci dite, e lo crediamo certamente, che a voi preme, proponete al Congresso qualunque misura. Figuratevi ! La voteremo per i primi ! ».
Ma mentre si discutevano i 21 punti, che avevano una forma speciale ed una procedura speciale, Serrati ha presentato una mozione, cioè non ha presentato un criterio sotto forma di punto, cioè di tesi aggiunta, ma qualche cosa che, nella forma, proceduralmente non si inquadrava nello sviluppo della discussione.
Informato di questo, perché la cosa avvenne mentre ero via, mi avvicinai a Serrati e gli dissi: <c Hai presentato la questione sotto forma di una mozione, cosicché rischi di non vederla bene messa in luce, perché siamo in sede non di mozioni, ma di tesi ». Ed allora io, parzialmente d'accordo con lui, nel senso che non si oppose, presentai la
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questione della Massoneria sotto la forma di un punto aggiuntivo ai 21.
Che cosa avvenne? Si può sospettare di tutti, quanto si vuole, ma nel Congresso, appunto perché c'era la mozione Serrati e la mia nuova in forma di tesi, naturalmente non si poteva saltare la proposta presentata prima da un uomo che godeva la giusta autorità di Serrati, ed allora avvenne che il Congresso, dietro anche nostra preghiera, votò la cosidetta mozione, chiamiamola cosí, Serrati-Graziadei, e non la proposta aggiuntiva Graziadei. E il Congresso votò questa, diremo cosí, dichiarazione, in forma assai infelice dal punto di vista procedurale, all'unanimità. Ma, appunto perché non era redatta nella forma che sarebbe stata la migliore, e poiché né io né altri avemmo modo di guardare alle minuzie, ed io partii senza aver letto i processi verbali, non fu inclusa nelle tesi. Però risultano due cose: prima, che il Congresso l'ha votata, in quella forma proceduralmente infelice di mozione, all'unanimità, ed in secondo luogo che l'invito sarà seguito, perché Zi-nowieff a Berlino, ad alcuni compagni che andarono a parlargli colà, ha dichiarato sul suo onore che nei processi verbali del Congresso, che saranno ampiamente pubblicati, risulta che la risoluzione contro la Massoneria, proceduralmente cosí male impostata, è stata approvata alla unanimità. (Interruzioni. Commenti animati).
SERRATI: E allora perché vengono nell'Internazionale i francesi? (Scambio di apostrofi tra il gruppo dei comunisti e Serrati. Rumori vivissimi).
GRAZIADEI: Perché, ora come ora, la situazione è questa: che il Partito socialista francese ha deliberato di entrare nella Terza Internazionale; ma naturalmente non c'è ancora entrato, perché bisogna essere in due a deliberare: il Partito, e la Terza Internazionale, e la Terza Internazionale la sua ultima parola non l'ha ancora detta ! (Approvazioni da parte dei comunisti).
SERRATI: Sí, vi è il patto con Rénould ad Halle !
GRAZIADEI: Quello non riguarda la Massoneria !
SERRATI: Ma è un fatto reale ! (Commenti animatissimi).
MONDOLFI, presidente: Invito il compagno Serrati a non interrrom-pere. La polemica si fa dalla tribuna. Compagno Graziadei, prosegui senza raccogliere le interruzioni.
GRAZIADEI: La situazione rimane questa: che nei verbali del Congresso risulta che l'infelice, come forma, mozione Serrati, con modificazioni, non abbastanza accettate, dal punto di vista procedurale, Gra-ziadei, è stata votata all'unanimità: risulta che il Congresso dei socialisti francesi si è ben guardato dal discutere la questione della Masso-
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neria: ma risulta anche che quel Partito non è ancora entrato nella Terza Internazionale, perché non risulta nessuna deliberazione in proposito del Comitato esecutivo della Terza Internazionale.
E veniamo ad un altro punto che mi permetterà di rispondere a Serrati su un appunto dei piú singolari.
Il compagno Serrati — cito il tuo nome, ma non intendo fare una polemica contro la tua persona, cito le tue opinioni, perché hanno valore, perché vengono dal direttore dell'Avanti .! — nell'Avanti ! ha molte volte sostenuto che la Terza Internazionale fa ai Partiti degli altri paesi condizioni di eccezione e di favore in confronto di noi. Con noi, i migliori dei suoi amici, la Terza Internazionale é cattiva, con i reprobi é piena di larghezze, piena di concessioni.
Compagni, nulla, nulla é piú inesatto di questo, e ve lo provo. Voci: E falso ! (Interruzioni. Rumori).
GRAZIADEI: Anche nel suo articolo del 14 corrente, l'Avanti! dichiara (faccio un'osservazione obbiettiva) che in Francia, in Germania, in Inghilterra, si sono fatte condizioni di favore circa le tesi dei 21 punti, meglio, circa quella tesi che contiene i 21 punti, in confronto della neroniana severità che si vuole usare ingiustamente contro il nostro Partito.
Cominciamo dalla Francia. L'Avanti ! pubblica un discorso del compagno Frossard, ed in base al discorso di lui dice: « Guardate che cosa hanno deliberato i socialisti francesi ! ».
Ma, amici miei, questo è un modo di polemizzare che non porta all'esame della realtà ! Perché il discorso di un oratore, sia pure autorevole, ha la sua importanza, ma ogni oratore dice poi anche quello che pensa individualmente, e se voi leggete il discorso di Frossard, nel-l'Humanité, vedrete che con quella dichiarazione accetta nelle linee generali la mozione, ma come individuo la interpreta con quella larghezza e con quel particolare colore che è proprio del suo temperamento.
Ma l'Avanti! che cosa doveva fare? Doveva pubblicare, perché i compagni si rendessero conto di tutti gli aspetti del problema, doveva pubblicare la mozione votata al Congresso, perché i veri documenti sono in parte i discorsi, ma sono anche le mozioni, e l'Avanti! quella mozione finora non l'ha pubblicata.
E l'Avanti! comincia col dire che, per esempio, il Partito socialista francese non ha rinnegato nulla del proprio passato socialpatriotta.
Ora, amici, siamo tutti per la sincerità, e, poiché viviamo anche dell'amara realtà politica, non si può pretendere che i peccatori confessino i loro peccati ad alta voce. E mentre confesso che non ho sim-
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patia per i socialisti francesi, neppure per quelli che hanno domandato di entrare nella Terza Internazionale, devo far constatare il fatto che la mozione Cachin-Frossard comincia con una dichiarazione, in cui naturalmente essi non sconfessano il loro passato, ma esplicitamente è detto, da tutta quella parte dei socialisti francesi, che la guerra ha avuto questi risultati che coloro che l'hanno seguita sono stati ingannati dalla Seconda Internazionale, che oggi, ecc. ecc., quindi non c'è la condanna di se stessi, perché questo non è mai possibile volerlo dagli uomini, specialmente dagli uomini politici, ma c'è esplicita la condanna dell'atteggiamento della Seconda Internazionale, e quindi, indirettamente, di se stessi, nel problema della guerra.
Ma veniamo alle votazioni del Congresso. Nel Congresso ci sono state due votazioni: una votazione sopra due mozioni. C'era la mozione Loriot, Voisin, Cachin, Frossard, e molti altri, che proponeva l'adesione alla Terza Internazionale, con una serie di lunghissimi conside-randi, e c'era la mozione Longuet, la quale aderiva anche essa, ma con un cumulo enorme di riserve, di ambagi, di sottigliezze. Si va ai voti. La mozione Loriot, Voisin e compagni riporta 3.208 voti, piú altri 43 o 44 che vanno considerati come integranti; la mozione Longuet riportò soltanto 1.022 voti.
Ora, io dico: compagni, leggetela, la mozione; a suo tempo, nelle polemiche che verranno la leggerò io, e vedrete che la mozione, se a me, personalmente, non piace, nella sua lettera è estremista.
Voci: E nello spirito?...
GRAZIADEI: Io parlo anche dello spirito. Un conto è la stima delle persone e un conto è quello che dicono; come stima alle persone riservo il giudizio, ma sulla mozione dico che la mozione — e non dico che sia sincera, perché nessuno ha il termometro della sincerità — ha un'intonazione estremista.
Ma c'è di piú ! Viene una seconda votazione, di cui gli estremi non sono stati pubblicati sull'Avanti!
Zinowieff, quello famoso delle concessioni speciali ai francesi, agli
inglesi ed ai tedeschi, fino novembre 1920, quando l'Avanti! parlava di concessioni, aveva diretto, con quel linguaggio che, personalmente per il mio gusto, è un po' eccessivo, una lettera ai socialisti francesi in cui c'erano queste parole a proposito di Longuet non guerrafondaio: <c Col coltello alla gola, bisogna esigere una risposta da Longuet e dai suoi partigiani, e secondo questa risposta, secondo che essi accetteranno in buona fede e per principio le tesi e le condizioni della Internazionale comunista e consentiranno ad applicarle realmente in
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fatto e subito, solo allora si potrà parlare della loro definitiva ammissione o meno nella Terza Internazionale ».
Dice Serrati: Ma c'erano le concessioni, perché Rénaudel era stato ad Halle ed era tornato a casa con delle concessioni.
Anche questo non corrisponde al vero, in alcun modo. Perché Ré-naudel non è tornato a casa con delle concessioni, ma con un'interpretazione di 3 dei 21 punti, che non sono concessioni, ma che sono spiegazioni, che sono completamente nella linea e nello spirito dei 21 punti, perché in sostanza il concetto era questo: « Il 70 punto corne si interpretava? ». Ed allora Zinowieff ha detto: « Non lo interpretiamo contro le persone, intendiamo dire le opinioni, e se Longuet vi rinunzia e diventa comunista, vedremo se lo possiamo accettare, appunto perché quando le persone hanno un loro passato ci vuole una grande severità nel giudicare, ma quando in un'organizzazione c'entrano delle persone che dichiarano di accettarne i principi, non si può chiudere loro la porta ». (Commenti animatissimi).
Le cosiddette concessioni non erano che interpretazioni precise nella lettera e nello spirito delle condizioni 7, 20 e 21, dove si dice che i centristi, non quelli italiani, ma come li s'intendono nel resto dell'Europa, potranno essere minoranze anche in determinate cariche. Lo dice la tesi 20, e quanto alla tesi 21 dice che chi resta nella Terza Internazionale deve accettarne per principio, cioè per convinzione, le tesi e le condizioni, e chi le accetta, entro certi limiti, indipendentemente dal suo passato, avrà diritto di entrare.
Dunque, non concessioni, ma interpretazioni giuste, esatte, precise di quei punti.
Ma veniamo alla seconda votazione del Congresso di Tours. Zino-wieff e il Comitato esecutivo mandano un telegramma — cosí come li mandano a tutti i Congressi: non c'è differenza di trattamento — pubblicato nell'Humanité del 29 dicembre 1920 e letto al Congresso, in cui é detto: « Noi abbiamo visto un progetto di risoluzioni portante le firme dei compagni, ecc. Salvo qualche punto, per esempio, la denominazione del Partito, noi possiamo solidalizzare con quelle risoluzioni. Ma noi abbiamo qui anche un progetto di risoluzioni firmato da Longuet, ecc. Queste risoluzioni sono penetrate da uno spirito riformista e di democrazia meschina. L'Internazionale comunista non può avere niente di comune con gli autori di simile risoluzione, ed il piú cattivo servizio che si potrebbe rendere nelle presenti circostanze al proletariato francese sarebbe immaginare un compromesso elaborato tra questi e quegli altri. Noi siamo convinti che la Francia creerà un vero e proprio
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Partito comunista mettendo fuori di combattimento Longuet, ecc., ecc.». Come vedete, in materia di concessioni non c'è male
E sopra questo telegramma si fa una seconda votazione. In che modo? Il compagno Mistral propone, guardate che questo è caratteristico, che al telegramma di Zinowieff si debba rispondere con questa mozione: « Il Congresso, in presenza del telegramma del Comitato esecutivo della Terza Internazionale, dichiara che si rifiuta di procedere alle esclusioni domandate, e proclama la sua volontà di mantenere la unità attuale del Partito ».
Contro la mozione Mistral venne presentato da Rénaudel un'altra mozione, velante, nella forza correttissima e leale, un certo senso di rimpianto verso le amicizie di ieri, e sotto questo aspetto dico che è stata nobile, ma che finisce poi testualmente cosí: «...I1 Congresso, avendo preso conoscenza delle dichiarazioni del commissario Zinowieff nel suo telegramma, ecc., dichiara che la mozione di adesione accettata dal Comitato francese della Terza Internazionale non impone esclusioni per il passato (appunto perché non si fa la guerra alle persone) ma si intende che d'ora innanzi non si potrà restare nel Partito e nella Terza Internazionale che accettando per principio, cioè per convinzio- ne, le decisioni del presente Congresso e del Congresso della Terza Internazionale, ecc. ecc.».
Dunque, vedete, da una parte la proposta di mantenere intatta l'unità del Partito, dall'altra la proposta che tutti coloro che non accettano per convinzione, sinceramente, lealmente le tesi ed i 21 punti non possono restare nel Partito.
Votazione. La mozione Mistral ottiene 1.958 voti, la mozione Ré-naudel 2.347 voti.
Non basta. Sapete che cosa ha risposto il Comitato della Terza Internazionale al Congresso di Tours che metteva in condizione di estranei tutta la corrente da Rénaudel a Longuet, condannabile dal punto di vista comunista, ma composta certo di uomini di altissimo valore parlamentare e culturale? La Terza Internazionale ha dato questa risposta: « I lavoratori del mondo intiero hanno provato la piú grande soddisfazione udendo che i loro fratelli francesi si sono sbarazzati (ed ecco secondo me un'affermazione, nella forma, esagerata) dei borghesi e si sono messi all'opera per creare (mica ancora è creato) un Partita comunista veramente proletario. L'uscita di Rénaudel e di Longuet dalla sala del Congresso prova il loro completo passaggio nel campo della borghesia, ecc. ecc.». E finisce: « Il Comitato vi prega di mandargli
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un vostro rappresentante per regolare definitivamente le questioni pendenti, la questione della vostra adesione ».
Perché? Perché la Terza Internazionale non si è ancora fidata —e fa bene — vuol vedere ancora piú chiaro, e tra le altre cose non vuole che il nome non sia cambiato, come invece vorrebbero i socialisti francesi.
Spero che il Comitato esecutivo della Terza Internazionale, avvisato anche dai compagni italiani che resteranno nella Terza Internazionale, porrà a quel diplomatico anche la questione della Massoneria. (Applausi).
Ma sotto il velo della passione le informazioni dell'Avanti! sono cosí strane, che, a proposito della Francia debbo leggerne, con rincrescimento, anche un'altra.
L'Avanti! del 1° gennaio 1920 riproduceva un articolo del Comunista nel quale è detto che in Francia la maggioranza dei deputati socialisti era passata in blocco all'Internazionale comunista.
Nemmeno a farlo apposta è vero il contrario. La grande maggioranza dei deputati socialisti francesi ha votato contra la mozione Loriot e contro quella Rénaudel, ha votato per l'unità del Partito, e mi stupisce che la fonte da cui dobbiamo oggi apprendere i fatti della politica internazionale socialista sia l'Agenzia Stefani, perché è essa che ci fa sapere — lo sapevamo anche prima, ma il nostro pubblico non lo sapeva — che il Gruppo socialista francese della Camera si è diviso definitivamente in due, composti, da una parte di 12 deputati, aderenti al Partito socialista con tendenza Sembat, e l'altro di 16 deputati, piú ci sono altri 6 che sono in attesa di cosa diranno le rispettive federazioni locali.
E passiamo alle concessioni alla Germania. Serrati ha detto nel suo articolo che alla Germania si sono fatte delle concessioni, e ha detto perfino che in Germania lo sbloccamento degli Indipendenti è avvenuto piú per ragioni di carattere nazionale che per ragioni di dottrina e di carattere internazionalista.
Orbene, se una cosa non corrisponde ad esattezza, è questa.
Tutti sappiamo del grande dibattito di dottrina e di esperienza rivoluzionaria che c'è stato tra Zinowieff e Martoff, e il duello grandioso tra loro due non riguarda tanto la questione, del resto importantissima, della Germania, ma riguarda principalmente i grandi problemi della dottrina e della pratica marxista.
Si dice poi che ci sono delle speciali concessioni per l'Inghilterra, e si dice che è una speciale concessione quella per cui Lenin e la Terza
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Internazionale hanno consigliato i comunisti inglesi ad entrare nel « Labour Party ».
Non voglio discutere la questione del « Labour Party », perché l'ora è tarda, ma non si tratta di concessioni nel senso inteso dall'Avanti! ma di una tesi internazionale che riguarda non già la composizione del Partito comunista inglese, ma l'ambiente nel quale deve anche recarsi a lavorare quel Partito comunista, una volta che si sia composto, anche là, come vogliono che sia composto da per tutto.
Dunque i problemi sono diversi...
BORDIGA: È una tesi del Congresso non una decisione dell'Esecutivo.
GRAZIADEI: È una tesi, non è una concessione relativa alla composizione dei Partiti comunisti aderenti alla Terza Internazionale; ma è tutt'un altro problema se i comunisti veri, senza altre scuole nel proprio seno, possono recarsi a lavorare in quella federazione politica della classe operaia che è appunto il singolare Partito federativo del lavoro in Inghilterra.
Il problema è discutibile, ma è tutt'altra cosa che una concessione, nel senso inteso dall'Avanti!
E per concludere su questa grave questione della Terza Internazionale, è ben chiaro che intorno alla Terza Internazionale, alla quale aderimmo con tanta fede e con tanta convinzione, si è creata un'atmosfera di diffidenza e di sospetti, che non è degna della nostra tradizione, e che noi dobbiamo onestamente cancellare per sempre (Applausi).
La Terza Internazionale potrà sbagliare, e lo diranno apertamente quei compagni che apertamente dissentono da essa; ma tutto quello che si è detto intorno a questo o a quel dettaglio, a questa o a quella ingiustizia, a questa o quella concessione ecc. ecc. non corrisponde alla verità. La verità è che la Terza Internazionale ha posto a noi un dilemma tragico di dolore — specialmente per noi che non siamo giovani e che abbiamo vissuto e lottato per tanti anni con tanti compagni, ai quali non rinnegheremo mai, neppure domani, la passata amicizia — ci ha posto un dilemma, a noi come a tutto il mondo, e non è essa che ci impedisce di entrare, siamo noi che trascinati capziosamente in una concezione sbagliata da notizie errate, pretendiamo dalla Terza Internazionale quello che essa non ci poteva dare, non ci può dare, in nome della serietà della disciplina del movimento internazionale. (Applausi da parte dei comunisti).
Ma c'è l'altro problema: il problema interno. Abbiamo dimostrato che sul terreno internazionale, che è quello che piú dovrebbe premere ai socialisti, noi ci metteremmo, se seguissimo la via tracciata da alcuni
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compagni, ci metteremmo necessariamente contra la Terza Internazionale, cioè ci creeremmo secessionisti di fronte al , movimento interna- zionale.
Per me è il massimo peccato, per degli internazionalisti.
Non ci pub essere indisciplina nazionale, ma soprattutto non ci pub e non ci deve essere una indisciplina internazionale, se non vogliamo creare gli stessi mali dei quali fu vittima la Seconda Internazionale, e, peggio ancora, il proletariato del mondo. (Benissimo ! da parte dei comunisti).
Si dice: ma, sul terreno nazionale, chi ama l'unità del Partito non è secessionista, chi non ama l'unità del Partito è secessionista.
Bisogna intenderci. Non è mio compito, altri lo faranno, che, essendo piú valorosi e piú giovani, possono, con minor dolore e con minore strappo di tanti carissimi ricordi, distruggere la piaga rovente, non sta a me discutere se ci sono o non ci sono nel nostro Partito la concezione e la pratica socialdemocratica e socialpacifista. Io credo che ci siano e fin da Bologna mi permisi di scongiurare i compagni di destra a riflettere alla loro posizione, giacché dichiarare che essi restavano fedeli al programma di Genova, quando c'era già un nuovo programma del Partito, significava aprire fin d'allora la vera scissione nella nostra fede. (Bene ! da parte dei comunisti).
Io mi limito ad osservare che nella mozione dei nostri compagni di destra è detto esplicitamente che è necessaria per il nostro Partito la coesistenza di due scuole. Essi si riconoscono una scuola.
Ebbene, compagni, io dico che è impossibile esistano due scuole È impossibile !
LAZZARI: È stato possibile per venti anni ! (Oh ! Oh ! da parte dei comunisti).
GRAZIADEt: Ne parleremo.
Il compagno Turati — che ha sempre grandi meriti di molta sincerità — a Reggio Emilia, secondo quello che stampava la Giustizia
dell'11 ottobre, giustamente avrebbe detto e non per nulla Turati, in quel Convegno, dopo aver parlato, si ritirò quasi da un lato per fare intendere quale era il suo intimo pensiero — avrebbe detto che « come per fare il salmi di lepre occorre avere la lepre, cosí per avere l'unità del Partito bisogna che esista un Partita. Quando i Partiti sono piú di uno non si pub ottenere l'unità. Il dire che si consente la libertà di pensiero purché conciliata con la disciplina nell'azione significa coprire con una frase ingegnosa una realtà insopprimibile...».
Credo che Turati abbia avuto ragione.
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Io ho già accennato, parlando dei principi della Internazionale, all'abisso profondo che c'è tra le due diverse concezioni inconciliabili circa il modo come adoperare il dopo guerra per il trionfo del proletariato. Non voglio oltre indugiarmi in un compito per me troppo amaro, mi limito solo a dire che una delle cause, non l'unica, ma una delle cause della crisi, non di numero, non di apparente conquista, ma la crisi vera e profonda di impotenza rivoluzionaria del nostro Partito dopo Bologna, una delle cause è appunto la coesistenza di due scuole e di due concezioni, che si neutralizzano sempre l'una con l'altra.
Non è l'unica causa, ce ne sono tante altre, ci sono stati tanti che alla vigilia delle elezioni hanno adoperato a Bologna un vocabolario romanamente rivoluzionario (applausi da parte dei comunisti), e ci sono stati tanti altri che malgrado la diversità e la serietà del momento storico hanno ancora accarezzato la utopia delle piccole vittorie senza armi o con armi insufficienti ►.
Mi sia consentito, giacché io mai caddi in questo errore, ma sempre lo combattei a viso aperto, di dire che riconosco queste altre cause, ma una delle cause essenziali è quella che vi ho detto, ed è una causa che va studiata all'infuori dell'accrescimento apparente del numero dei deputati e delle Amministrazioni comunali, perché l'accrescimento in sé, è un fatto puramente aritmetico. Quando un Partito per due anni scherza in una situazione rivoluzionaria con la parola rivoluzione, quel Partito si dimostra impotente ai compiti della rivoluzione ! (Applausi vivissimi da parte dei comunisti). Ora la Terza Internazionale è la nemica piú acerba del verbalismo rivoluzionario ! (Applausi da parte dei comunisti).
Perché, amici, si compie nel Partita il piú grande degli errori dicendo: Conserviamo questa grande forza di numero, conserviamo questa grande forza di aderenti sul terreno sindacale, politico ed amministrativo, e cosí arriveremo piú presto alla conquista del potere.
O amici, io mi rendo conto delle difficoltà dell'organizzazione dei Partiti politici, io mi rendo conto delle conseguenze che determinate decisioni non potranno non avere sopra determinati organismi. Lascio ad altri piú competenti e piú volonterosi di trattare ancora questa parte, per me cosí aspra e dolorosa; ma, dico, amici, non caschiamo un'altra volta in un'altra illusione infantile, non crediamo che il nostro modesto paese si possa sottrarre alle leggi della storia con una nuova improvvisazione. Per andare al potere la storia non conosce che due vie: o la collaborazione con la parte piú avanzata della democrazia borghese, o
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la conquista con la forza armata e il mantenimento al potere con la forza armata ! (Applusi vivissimi).
Voci: C'è pure D'Annunzio ! (Rumori vivissimi).
GRAZIADET: Non è la prima volta che il nostro Partito scherza con la tragica realtà della storia; finiamola con gli scherzi, che porteranno ad altre tragedie ! (Applausi).
Tutti dicono, vittime di illusioni o di amore per l'unità del Partito, tutti dicono che non vogliono la collaborazione; ma, amici, se non volete la collaborazione non dovete avere che l'altra via, e perché al- lora combattete i mezzi di quella via? (Applausi). Perché creare la illusione che si possa andare al potere senza collaborazione e senza armi, che ci si possa andare pacificamente e senza instaurare la dittatura del proletariato?
Amici, voi baloccandovi con queste fatuità non farete mai né una cosa né l'altra !
I compagni di destra — in buona fede, ne sono sicuro, e per amore dell'unità del Partito, questo nobile ideale di un tempo — si castrano politicamente, perché non vogliono collaborare, ma d'altra parte tutti i giorni impediscono la preparazione della conquista del potere politico con l'altro mezzo, e cosí non avrete né i vantaggi della collaborazione né quelli della rivoluzione, sarete impotenti !
Compagni, occorre scegliere, perché avere due cose in contrapposto, o, peggio ancora, fra le due una terza impossibile, è la piú triste e la piú pericolosa delle utopie.
Io dico ai compagni, poiché l'ora è grave e dolorosa, specialmente per noi che siamo dei vecchi nel Partito, dico: lasciamo ai giovani che sono in attesa di manifestare come vogliono il loro diritto alla vita e di camminare sopra il nostro cadavere, ma, compagni, anche dividendoci, sarebbe forse per questo necessario che noi ci trattassimo come degli uomini moralmente miserabili? Dovremmo noi dire, noi che per venticinque anni credemmo Filippo Turati un uomo di grande ingegno e di grande onestà, che, poiché ci siamo divisi, egli è diventato senz'altro un ladro od un cretino? no ! (Commenti animatissimi).
Noi possiamo, nell'interesse del Partito, nell'interesse della storia,. nell'interesse del proletariato, eventualmente dividerci, ma dobbiamo dividerci con dignità e con serena consapevolezza, la consapevolezza di chi dice: finora abbiamo marciato insieme, oggi ci separiamo, perché alcuni vogliono far subito ciò che subito forse si può fare, gli altri si riserbano domani la fase successiva di portare piú a sinistra una rivoluzione politica ed economica già in atto. In questo modo voi potete
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fare, nella successione del tempo, prima una cosa e poi l'altra; nel modo vostro né oggi né domani farete mai né una cosa né l'altra.
Ed allora, se occorre scegliere, se tutti debbono compiere la loro funzione, se questa funzione non si deve considerare come una funzione di tradimento, ma di realizzazione, sia pure parziale per aprire i primi varchi, ebbene, se questo é, compagni, ognuno faccia la sua strada con coscienza, con rispetto, con dignità, e cosí noi serviremo, meglio che col culto dell'unità formale, gli interessi supremi del proletariato e della rivoluzione.
I compagni comunisti unitari hanno elevato il culto all'unità del Partito, ma questa unità oggi, pur troppo, non è piú che un cadavere, ed i Partiti che si galvanizzano nel culto dei cadaveri corrono il pericola di essere per sempre ammorbati e resi impotenti.
Consideriamo la realtà vera. Poiché l'adesione alla Terza Internazionale richiede una determinata linea di condotta, e poiché una parte dei compagni, e seconda me hanno ragione, non vogliono staccarsi dalla Seconda Internazionale, è evidente che l'unità del Partito non c'è piú, e perché allora il vostro nobile sforzo, il vostro fervore di polemica, talvolta troppo aspra, per salvare ciò che non c'è piú?
I compagni comunisti unitari, mentre credono di salvare ciò che piú non esiste, non è vero che creano l'unità del Partito. Contribuiscono alla sua divisione, ma nel modo piú illogico, il piú irrazionale, il piú contrario alla verità (applausi da parte dei comunisti), poiché essi si separano dai piú vicini per andare coi piú lontani. (Applausi da parte dei comunisti). Essi abbandonano la frazione comunista, che avrà i suoi piccoli eccessi giovanili, ma che nella parte dei suoi capi piú giovani è la nuova forza del nostro Partito, l'abbandonano per andare con coloro da cui dicono di essere piú lontani, e questa non è unità, è divisione, peggio ancora, è l'unità tra i piú lontani, contro la unità dei piú vicini ! (Vivissime approvazioni da parte dei comunisti).
Perché, amici, se al disopra delle nostre passioni personali, al di sopra del desiderio di vincere ci fosse in tutti noi — me compreso, ben si comprende — l'amore alla classe operaia, al proletariato, al comunismo rivoluzionario, allora potrei dire ai compagni comunisti unitari: voi potrete vincere al Congresso, ma che cosa creerete? Creerete un edificio sull'arena, creerete, senza volerlo, il Partito indipendente in Italia ! Sarà piú a sinistra del Partito indipendente tedesco, perché gli italiani, a parole, sono sempre piú a sinistra di tutti... (Ilarità. Applausi ironici. Commenti animatissimi).
No, amici, al di sopra della buona volontà o delle illusioni perso-
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nali, la storia si impone a tutti, e questo Partito nuovo, che in nome della unità avrà spezzato l'unità, che in nome della forma avrà ucciso la sostanza, che in nome della lettera avrà ucciso lo spirito, questo Partito messo domani tra la Terza Internazionale comunista da una parte e la destra dall'altra, questo Partito messo tra queste due correnti contrarie, necessariamente si sfalderà e a poco a poco la sinistra di questo Partito, attraverso un'inutile perdita di tempo, facendo perdere anche alla rivoluzione delle ore preziose, finirà con lo stringersi alla frazione comunista.
Ora se questo processo è nella storia, è nella esperienza di tutti i paesi, questo processo compitelo fino da adesso !
Io dico alla parte piú comunista, piú sinceramente comunista della frazione del centro, della frazione dei comunisti unitari, poiché questo sbloccamento avverrà domani, attraverso perdite di tempo, attraverso scosse violente, poiché questo passo è fatale, il vostro scopo dovrebbe essere quello di facilitare fino d'oggi questo evento.
Perché quale è la formula sulla quale si basano per la loro ricostruzione del Partito i comunisti unitari? E la formula per cui il nostro glorioso Lazzari ha detto poco fa: « Ma se le cose sono andate cosí per 20 anni ! ».
No, compagno Lazzari, tu che sei nella tua persona fisica uno dei piú tipici rappresentanti del nostro Partito, tu sei caduto in un errore. Perché quale è la formula che il nostro Partito ha adottato tante volte? La formula « Libertà di pensiero e disciplina nell'azione ». E questa formula è giusta, ma entro certi limiti è giusta: quando la differenza non è di scuola, non è profonda, ma riguarda questo o quel dettaglio, sia pure importante, dell'azione. Ed io stesso questa formula la difesi in un periodo storico in cui era applicabile, perché le divisioni non erano troppo forti, ma ci sono stati momenti in cui il nostro Partito quella formula non l'ha adottata, perché ha riconosciuto che le differenze nel pensiero tra gli uni e gli altri erano troppo gravi e diventavano il suicidio e la contraddizione nell'azione.
Ed il nostro Partito già una prima volta a Genova, quando Filippo Turati, piú giovane per le lotte della storia, era ancora piú di oggi utile al nostro Partito, si separò dagli anarchici, nel 1892, perché riconoscendo negli anarchici una concezione ed una pratica diversa, non poteva ammetterli nello stesso Partito, e disse: « Qui non c'è luogo a libertà di persone; due scuole che si cozzano tutti i giorni non sono un partito, sono due partiti ».
Ed un'altra volta il Partito ha ragionato cosí; quando ci fu la con-
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sezione sindacalista rivoluzionaria, il Partito ad un certo momento disse che quella concezione era aberrante dal Partito, ed aveva ragione, perché portandolo allo sciopero tutti i giorni, portava al culto dello sciopero generale, rendendo impossibile anche l'azione di conquista graduale, che, specialmente allora, prima della guerra, dava degli utili risultati, e rendendo imponente il movimenta politico.
Ebbene, questi due esempi vi dicono che il Partito ha applicato la formula quando era il caso, non l'ha applicata quando non era il caso. Orbene, come il Partito non ha applicato la formula di fronte agli anarchici, né di fronte ai sindacalisti rivoluzionari, allo stesso modo il Partita ha commesso un grave errore, quando a Bologna ha creduto di poter conservare la disciplina, lasciando la libertà del pensiero.
Lo dissi e lo ripeto: quando dei compagni ci vengono a dire: voi avete votato il programma di Bologna, ma noi restiamo fedeli al programma di Genova, perché quello di Bologna è errato, da quel giorno nel Partito ci sono due programmi, cioè c'è l'impotenza, la contraddizione, ci sono due scuole, due parti incompatibili.
E, amico Lazzari, ecco perché è parzialmente vero quello che tu dici, ma è anche vero quello che dico io, che il Partito, nei momenti piú gravi, in cui le differenze di idee e di pensiero erano profonde, non ha applicata la formula.
E mai la differenza è piú profonda di oggi; la differenza tra noi e gli anarchici e i sindacalisti è molto meno grande di quelle che sono le differenze, oggi, tra coloro che tacitamente od esplicitamente hanno simpatia per una Seconda e mezza Internazionale, e coloro che hanno simpatia solo per la Terza Internazionale; le differenze nel problema della democrazia e della conquista del potere, nella concezione del movimento sindacale sono tali che danno luogo veramente all'impossibilità di applicare la formula.
D'altra parte, gli unitari a questa formula non hanno rinunziato. Ho letto la mozione di Firenze, ed in essa non ho trovato affermato tassativamente che il programma del Partito comunista si è che le tesi e le condizioni vanno accettate per convinzioni e vanno applicate subito; questo non l'ho trovato, l'ho chiesto a molti compagni, ho cercat9 nei limiti modesti delle mie forze di persuadere loro di questa necessità, ma per quanti sforzi abbia fatto i miei sforzi sono riusciti vani.
È venuta adesso la relazione Baratono, ma la relazione Baratono è contraddittoria, perché, se da una parte sembra accettare la formula, dopo le polemiche, insufficiente, della disciplina anche nel pensiero,
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d'altra parte invoca l'autonomia a difesa della vecchia applicazione, e quindi il compagno Baratono si deve decidere, perché mi pare che finora nella sua relazione vi siano ancora due concetti contrastanti e tra loro incompatibili.
A coloro che diranno « voi volete perseguitare la libertà di pensiero », dico che sono troppo incrollabilmente professore per non amare la libertà di pensiero, ma dico anche che quando ci sono due scuole in uno stesso Partito, quando ci sono due concezioni diverse sul terreno politico, sul terreno filosofico, sul terreno sociale, non c'è che un modo solo di rispettare la libertà di pensiero: mettersi nella condizione che questo pensiero possa diventare azione. Fate voi la vostra opera in nome della vostra libertà di pensiero e di azione, noi la rispetteremo, ma lasciate al Partito che veramente si chiama comunista, di fare esso la sua volontà di esplicazione. (Applausi da parte dei comunisti).
Compagni, ho finito, ma io devo dire che noi dobbiamo una parola anche ai compagni della frazione comunista.
Noi accettiamo, perché siamo comunisti, senza entrare nei piccoli dettagli di forma, accettiamo lo spirito e la lettera del programma della frazione comunista e della mozione di Imola, ma in un solo punto dissentiamo dai nostri compagni e dissentiremo perché crediamo che il nostro dissenso possa essere utile. Vi dirò quando é che cesserà. Prima della fine del Congresso sarà cessato. (Commenti da parte dei socialisti).
Noi dissentiamo in una sola cosa dalla formula con la quale voi volete riorganizzare il Partito. Io mi rendo conto delle formalità, dirò cosí, giuridiche e disciplinari, mi rendo conto che il nostro Partito era già aderente alla Terza Internazionale, ed il Convegno di Reggio può essere accusato di indisciplina, ma al di sopra delle piccole, e non grandi questioni di forma e di disciplina, c'é una grande questione, una questione, oserei dire, di tatto politico che é nell'interesse del Partito, secondo noi, e della massa operaia.
Voi, con la vostra formula che avete fatto? Voi dite: « Sono esclusi tutti coloro che sono stati a Reggio Emilia ». E voi dite nella seconda parte: « Sono esclusi tutti coloro che non dichiarano, ecc., ecc. ».
Ora dico: la prima parte della vostra formula, si spiega. Avrà magari, non lo nego, esercitato una influenza, perché ha esasperato la situazione e l'ha in un certo senso precipitata piú verso sinistra, ma effettivamente in sostanza questa formula ha urtato il sentimento uni-
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tario di tanti nostri buoni compagni, e quindi sembra che nominare tassativamente un gruppo di compagni sia quasi dare una schiaffo personale che rompe sanguinosamente tutta un'era di amicizie e di ricordi.
D'altra parte non è necessario dare un'impronta personalistica, o che paia tale, perché la Terza Internazionale non la vuole e non la desidera, e l'interpretazione vera del punto 7° è che tutti coloro che accettano per convinzione le tesi e le condizioni, e vogliono applicarle subito, hanno pieno diritto di cittadinanza nel Partita. Perché dobbiamo chiudere un mese e mezzo prima le porte di ingresso?
Le porte siano aperte fino all'ultimo, la parola ultima sia pronunziata all'ultimo momento, e lasciamo ai piú vecchi la speranza che le perdite siano ridotte al minimo strettamente necessario. (Applausi).
E d'altronde, perché conservare quella prima parte, che si è prestata alla reazione sentimentale dei compagni unitari, quando, in sostanza, essa è diventata inutile, perché superata dagli eventi? Non voglio offendere alcuno, ma guai se entrassimo a discutere la buona fede di ciascheduno ! E dico che, sotto un certo punto di vista, quasi quasi preferisco alcuni compagni che rimangono fedeli a Filippo Turati ed a Reggio, che altri compagni che sono andati ad ingrossare, con soverchia rapidità, l'ala destra dei comunisti unitari. (Applausi da parte dei comunisti).
Non voglio lanciare sospetti, ma dico che i comunisti unitari sono forse troppo pochi come unitari ma sono troppi come comunisti !
E allora dico — almeno credo di poterlo dire, per quanto non abbia ancora avuto una intesa completa con i miei pochi amici — che, secondo noi, la vera formula di riorganizzazione del Partito, dovrebbe essere tale che dicesse, senza entrare nel passato, perché questo non è necessario assolutamente di fare, che, da ora innanzi, prima che il Congresso si chiuda, tutti coloro i quali non dichiareranno di accettare per libero consenso le tesi e le condizioni della Terza Internazionale e non si impegneranno di applicarle subito, finito il Congresso, costoro, con nostro dolore, si renderanno incompatibili con la loro permanenza nel Partito e nella Terza Internazionale. (Applausi da parte dei comunisti).
È una formula la quale può permettere a molti compagni di superare il sentimento che ci angoscia tutti e di meglio affrettare la dolorosa realtà della storia.
Ho finito. Io chiudo dicendo: compagni, noi abbiamo uno scopo solo: che se la divisione deve avvenire, è inevitabile avvenga a destra
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anziché a sinistra, avvenga separando i piú lontani, anziché i piú vicini, ma se malgrado la nostra buona volontà e l'onestà dei nostri fini ciò non dovesse avvenire, noi, disciplinati perché liberi, liberi perché disciplinati, di fronte alla Terza Internazionale, voteremo per la Terza Internazionale, voteremo per la frazione comunista. (Applausi da parte dei comunisti).
Viva la Terza Internazionale. Viva la Repubblica dei Soviety (Applausi vivissimi).
(La seduta termina alle ore 20)
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in: Catalogo ISBD(G); Id: 9090+++
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Livello Bibliografico Monografia+++
Tipologia testo a stampa
Area del titolo e responsabilità
Titolo della pubblicazione Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia
Titoli e responsabilità
    XVII Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano. Livorno 15-20 gennaio 1921. con l'aggiunta dei documenti sulla fondazione del Partito Comunista d'Italia     17° Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano (Livorno 15-20 gennaio 1921)+++
  • 17° Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano (Livorno 15-20 gennaio 1921)
 
        Congresso fondativo del Partito Comunista d'Italia+++
  • Congresso fondativo del Partito Comunista d'Italia ; I Congresso del Partito Comunista d'Italia (Livorno, gennaio 1921)
 
Area dell'edizione
Numero dell'edizione 2 | Prima edizione: novembre 1962, Seconda edizione: febbraio 1963
Area della pubblicazione/stampa/distribuzione
Pubblicazione Milano+++ | via Sansovino 13 | Edizioni Avanti!+++ | Anno: 1963 Mese: 1 Giorno: 1 - Anno: 1963 Mese: 12 Giorno: 31
Area delle relazioni generali
Container: Tipo di sequenza contenuto
Nota editoriale+++   lettura assistita per ipovedenti+++         

I brani, prevalentemente apparati critici da noi selezionati, assieme a sommari od altre brevi parti più significative, sono qui considerati estensione catalografica, descrittiva delle unità bibliografiche oggetto della schedatura. Kosmosdoc.org, progetto trentennale a cura di Elio Varriale per la già Biblioteca Giovanni Frediani (poi concessione d'uso esclusivo esteso anche all'Associazione Controtempo ed all'Istituto della Memoria in Scena ed indirettamente alle reti di beni culturali correlate), dal 1993, rifiutando ogni sviluppo commerciale, ha consentito sino ad oggi l'informazione catalografica estesa alla documentazione degli Istituti storici coinvolti. La presente funzione audio, prodotto estemporaneo come comunicazione individuale fra istruzione di operatore dei beni culturali ed utente, mediante macchina, riguarda la sperimentazione di nuove modalità per il miglioramento dell'accessibilità verso molteplici tipologie di disabilità, ivi compresa l'ipovisione, in ciò sperando di proporre strumento che ben si adatti alle esigenze di biblioteche ed istituzioni culturali come le nostre, che, indipendente dalla rispettiva volontà, non vivono in Arcadia, e dunque non sono esenti dalle problematiche dei moderni linguaggi diffusisi nella odierna società; questa è una sperimentazione innovativa, ma che cerca di concretizzare un ben più solido indirizzo di governo, quello delle grandi conquiste repubblicane, democratiche e sociali scaturite nelle più importanti rivoluzioni degli ultimi due secoli.


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