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tipologia: Analitici; Id: 1472842


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Giudizi di Antonio Gramsci su Benedetto Croce
Riferimento diretto ad opera
{}+++   [stroncatura di]+++   Benedetto Croce {Croce, Benedetto}+++  
Responsabilità
+++   antologia di+++    
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
LA RINASCITA 7
Giudizi di Antonio Gramsci su Benedetto Croce t
Casa Penale di Turi, 13 aprile 1932
Quando avrò letto il libro del Croce sarò molto contento di esserti utile, scrivendoti qualche nota critica in proposito, non una recensione compiuta; come tu desideri, perché sarebbe difficile da buttar giù così all' improvviso. Del resto ho già letto i capitoli introduttivi del libro, perché già apparsi in opuscolo indipendente qualche mese fa e posso già da oggi incominciare a fissarti alcuni punti che ti potranno essere utili per fare delle ricerche, e informarti meglio, se vuoi dare al tuo lavoro una certa organicità e qualche ampiezza. La prima qui-stione da porre potrebbc, a mio parere, essere questa : quali sono gli interessi culturali oggi predominanti nell'attività letteraria e filosofica del Croce, se essi sono di carattere immediato, o di portata più generale e rispondenti.a esigenze più profonde che non siano quelle nate dalle passioni del momento. La risposta non è dubbia; l'attività del Croce ha origini lontane e precisamente dal tempo della guerra. Per comprendere i suoi ultimi lavori occorre rivedere i suoi scritti sulla guerra, raccolti in due volumi (Pagine sulla guerra, 2" ediz. accresciuta). Non ho questi due volumi, ma ho letto questi scritti a mano a mano che furono pubblicati. Il loro contenuto essenziale può essere brevemente riassunto così : lotta contro l'impostazione data alla guerra sotto l'influenza della propaganda francese e massonica, per la quale la guerra divenne una guerra di civiltà, una guerra tipo c Crociate » con lo scatenamento di passioni popolari a carattere di fanatismo religioso. Dopo la guerra viene la pace, cioè al conflitto deve succedere una ricollaborazione dei popoli non solo, ma ai raggruppamenti bellici succederanno raggruppamenti di pace e non è detto che i due coincidano ; ma come sarebbe possibile questa ricollaborazione generale e particolare, se un criterio immediato dI politica utilitaria diventa principio universale e categorico ? Occorre quindi che gli intellettuali resistano a queste forme irrazionali di propaganda e, pur non indebolendo il loro paese in guerra, resistano alla demagogia e salvino il futuro. Il Croce vede sempre nel momento della pace il momento della guerra e nel momento della guerra quello della pace e rivolge la sua operosità a impedire che sia distrùtta ogni possibilità di mediazione e di compromesso tra i due momenti. Praticamente la posizione del Croce
i Dalla raccolta delle lettere di Antonio Gramsci dal carcere, di imminente pubblicazione a cura della nostra riviste, togliamo questi passi nei quali Gramsci, su richiesta della cognata (che corrispondeva con lui) esprime il suo giudizio sulla Storia d'Europa del Croce e su tutta la concezione crociana della storia. Le lettere passavano attraverso la censura carceraria, la quale, doro quella del 6 giugno circa la colla• borazione oggettiva tra il filosofo idealista e coloro che ufficialmente lo combattevano, impose a Gramsci di non più scrivere su questo argomento I La necessità di ottenere che le lettere superassero lo scoglio della censura spiega la par,. ticolare terminologia impiegata dal nostro compagno.
N. tr. R.
ha permesso agli intellettuali italiani di riannodare i rapporti con gli intellettuali tedeschi, cosa che non è stata e non é facile per i francesi e i tedeschi, quindi l' attività crociaua é stata utile allo Stato italiano nel dopoguerra quando i motivi più profondi della storia nazionale hanno portato alla cessazione dell'alleanza militare franco-italiana e a uno spostamento della politica contro la Francia per il riavvicinamento alla Germania. Così il Croce, che non si è mai occupato di politica militante nel senso dei partiti, è diventato ministro dell'istruzione pubblica nel governo Giolitti nel 1920-21. Ma é finita la guerra ? Ed è finito l' errore di innalzare indebitamente criteri particolari di politica immediata a principi generali, di dilatare le ideologie fino a filosofie e religioni ? No, certamente ; quindi la lotta intellettuale e morale'continua, gli interessi permangono ancora vivaci ed attuali e non bisogna abbandonare il campo. La seconda quistione è quella della posizione occupata dal Croce nel campo della cultura mondiale. Il Croce già prima della guerra occupava un posto molto alto nella stima dei gruppi intellettuali di tutti i paesi. Ciò che è interessante è cbe, nonostante l'opinione comune, la sua fama era maggiore nei paesi anglo-sassoni che in quelli tedeschi : le edizioni dei suoi libri, tradotti in inglese; sono numerosissime, più che in tedesco e più' che in italiano. Il Croce, come appare dai siioi scritti, ha un. alto concetto di questa sua posizione di leader della cultura mondiale e della responsabilità e dei doveri che essa porta con sè. E evidente che i suoi scritti presuppongono un pubblico mondiale, di élite. Occorre ricordare che negli ultimi anni del secolo scorso gli scritti crociani di teoria della storia hanno date le armi intellettuali ai due massimi movimenti di < revisionismo , del tempo, di Edoardo Bernstein in Germania e del Sorel in Francia. Il Bernstein ha scritto egli stesso essere stato indotto a rielaborare tutto il suo pensiero filosofico ed economico dopo aver letto i saggi del Croce. L' intimo legame del Sorel col Croce era noto, ma quanto fosse profondo e tenace è apparso specialmente dalla pubblicazione delle lettere del Sorel, il quale si mostra spesso intellettualmente subordinato al Croce in modo sorprendente. Ma il Croce ha portato ancora più oltre la sua attività revisionistica e ciò specialmente durante la guerra, soprattutto dopo il 9917. La nuova serie di saggi sulla teoria della storia incomincia dopo il 1910 con la memoria Cronache, storie e false storie e giunge fino agli ultimi capitoli della Storia della storiografia italiana nel secolo X.JX, ai saggi sulla scienza politica e alle.ultime manifestazioni letterarie, tra le quali la Storia d' Europa, come appare almeno dai capitoli che ho letto. Mi pare che il Croce tiene più di tutto a questa sua posizione di leader del revisionismo e che in ciò egli intenda essere il meglio della sua attuale attività. In una breve lettera scritta al prof. Corrado Barbagallo e pubblicata nella Nuova Rivista Sto' rica del 1928 o 29 (non ricordo con esattezza) egli esplicitamente dice che tutta l' elaborazione della sua teoria della storia come storia etico-politica (e cioè tutta o quasi la sua attività di pensatore di circa 29 anni) è rivolta ad approfondire il suo revisionismo di quaranta anni fa.
Carissima Tania, se cenni simili a questi ti possono essere utili per il ttto lavoro, scrivimelo e cercherò di fissarne qualche altro .. .
LA RINASCITA
Casa penale di Turi, 25 aprile 1932
. Non so ancora se le note che ti ho scritto sul Croce ti abbiano interessato e se sono conformi alle necessità del tuo lavoro : credo che me lo dirai e cosí potrò regolarmi meglio. Del resto tieni conto che si tratta di accenni e di spunti che andrebbero svolti e completati. Ti scrivo un paragrafo anche questa volta ; tu poi riordinerai secondo che ti parrà più opportuno. Una quistione molto interessante mi pare quella che si riferisce alle ragioni della grande fortuna che ha avuta l'opera del Croce, ciò che non avviene di solito ai filosofi durante la loro vita e specialmente non si verifica troppo spesso fuori della cerchia accademica. Una delle ragioni mi pare da ricercare nello stile. E stato detto che il Croce è il più grande prosatore italiano dopo il Manzoni. L'affermazione mi pare vera, con questo avvertimento, che la prosa di Croce non deriva da quella del Manzoni, quanto invece dai grandi scrittori di prosa scientifica e specialmente dal Galilei. La novità del Croce, come stile, è, nel campo della prosa scientifica, nella sua capacità di esprimere, con grande semplicità e con grande nerbo insieme, una materia che di solito, negli altri scrittori, si presenta in forma farraginosa, oscura, stiracchiata, prolissa. Lo stile letterario esprime uno stile adeguato nella vita morale, un atteggiamento che si può chiamare goethiano di serenità, compostezza, sicurezza imperturbabile. Mentre tanta gente perde la testa e brancola tra sentimenti apocalittici di panico intellettuale, Croce diventa un punto di riferimento per attingere forza interiore per la sua incrollabile certezza che il male metafisicamente non può prevalere e che la storia è razionalità. Bisogna tener conto inoltre che a molti il pensiero di Croce non si presenta come un sistema filosofico massiccio e di difficile assimilazione come tale. Mi pare che la più grande qualità di Croce sia sempre stata questa : di -far circolare non pedantescamente la sua concezione del mondo in tutta una serie di brevi scritti nei quali la filosofia si presenta immediatamente e-viene assorbita come buon senso e senso comune. Così le soluzioni di tante quistioni finiscono col circolare divenute anonime., penetrano nei. giornali, nella vita di ogni giorno e si ha una grande quantità di c crociani > che non sanno di esserlo e che magari non sanno neppure che Croce esiste. 'Così negli scrittori cattolici è penetrata una certa somma di elementi idealistici da cui essi oggi cercano di liberarsi senza però riuscirvi, nel tentativo di presentare il tomismo come una concezione sufficiente a sè stessa e sufficiente alle esigenze intellettuali del mondo moderno .. .
Cosa penale di Turi, 2 maggio 1932
... Ti posso ancora fissare qualche punto di orientamento per un lavoro sul libro del Croce (che non ho ancora letto nel volume): anche se queste note sono un po' scucite, perìso che ti potranno essere utili lo stesso. Penserai poi tu a organizzarle per conto tuo, ai fini del tuo lavoro. Ho già accennato alla grande importanza che il Croce .assegna alla sua attività teorica di revisionista e come, per sua stessa ammissione esplicita, tutto il suo lavorio di pensatore in questi ultimi venti anni sia stato guidato dal fine di completare la revisione fino a farla diventare liquidazione. Come revisionista egli ha contribuito a suscitare la corrente della storia economico-giuridica (che, in forma attenuata, è ancora oggi rappresentata, specialmente dall' accademico Gioacchino Volpe); oggi ha dato forma letteraria a quella storia che egli chiama etico-politica, di cui la Storia d'Europa dovrebbe essere e diventare il paradigma. in che consiste l' innovazione portata dal Croce, ha essa quel significato che egli le attribuisce e specialmente quel valore c liquidatore > che egli pretende ? Si può dire concretamente che il Croce, nell'attività storico-politica, fa battere l'accento unicamente su quel momento che in politica si chiama c egemonia it del consenso, della direzione culturale, per distinguerlo dal .momento della forza, della costrizione, dell'intervento legislativo e statale e poliziesco. In verità non si capisce perchè il Croce creda alla capacità di questa sua impostazione della teoria della storia di liquidare definitivamente ogni filosofia della praxis . E avvenuto proprio che nello stesso periodo in cui il Croce elaborava questa sua sedicente clava, la filosofia della praxis, nei suoi più grandi teorici moderni, veniva elaborata nello stesso senso e il momento dell' c egemonia > o della direzione culturale era appunto sistematicamente rivalutato in opposizione alle concezioni meccanicistiche e fatalistiche dell' economi-smo. E stato anzi possibile affermare che il tratto essenziale della più moderna filosofia della praxis consiste appunto nel concetto storico - politico di c egemonia >: Mi pare perciò che il Croce non sia up to date con le ricerche e con la bibliografia dei suoi studi preferiti o abbia perduto la sua capacità di orientamento critico. A quanto pare le sue informazioni si basano specialmente su un famigerato libro di un giornalista viennese, il Fúlop-Miller. Questo punto dovrebbe essere svolto estesamente e analiticamente, ma allora sarebbe necessario un saggio molto lungo. Per ciò che ti può interessare, mi pare che bastano questi accenni che non mi sarebbe agevole svolgere diffusamente .. .
Casa Penale di Turi, 9 maggio 1932
Poichè non ho ancora letto la Storia d' Eu, ropa non posso darti nessuno spunto sul suo reale contenuto. Posso però ancora scriverti qualche osservazione che non è esteriore che in apparenza, come vedrai. Ti ho già scritto che tutto il lavoro storiografico del Croce negli ultimi venti anni è stato rivolto a elaborare una teoria della storia come storia etico-politica in contrapposizione alla storia -economico-giuridica che rappresentava la teoria derivata dal materialismo storico dopo il processo revisionistico che esso aveva subìto per opera del Croce stesso. Ma la storia del Croce è poi etico-politica? Mi pare che la storia del Croce non possa essere chiamata che storia c speculativa > o c filosofica > e non etico-politica, e irrquesto suo carattere e non nell'essere etico-politica èla sua opposizione al materialismo storico. Una storia etico-politica non è esclusa dal materialismo storico, in quanto essa è la storia del smo mento s egemonico >, mentre è esclusa la storia c pe-culativa > come ogni filosofia c speculativa ). Nella sua elaborazione filosofica il Croce dice di aver voluto li-
t Il termine e,filnsofia della praxis s viene impiegato in tutte le lettere di Gramsci dal carcere per quello di c marxismo s, allo scopo di sfuggire alla censura carceraria. N.d.R. In realtà Gramsci aveva già letto, quando scrisse questa lettera, i capitoli della Storia d' Europa pubblicati dal Croce come studi separati. N. d. R.
LA RINASCITA 9
berare il pensiero moderno da ogni traccia di trascendenza, di teologia, e quindi di rnetafisica in senso tradizionale; seguendo questa linea egli è giunto fino a negare la filosofia come sistema, appunto per-chè nell'idea di sistema è un residuo teologale. Ma la sua filosofia è una filosofia c speculativa > e in quanto tale continua in pieno la trascendenza e la teologia con un liazguaggio storieistico. fl Croce è cosi immerso nel suo metodo e nei sun linguaggio speculativo, che non puö giudicare che secondo essi; quando egli scrive che nella filosofia della praxis la struttura è come un Dio ascoso, ciò sarebbe vero se la filosofia della praxis fosse una filosofia speculativa e non uno storicismo assoluto, liberato davvero e non solo a parole da ogni residuo trascendentale e teologico. Legata a questo punto è un'altra osservazione che più da vicino riguarda la concezione e la composizione della Storia d' Europa. Può pensarsi una storia unitaria dell' Europa che si inizi dal 1815, cioè dalla Restaurazione? Se una storia d'Europa può essere scritta come formazione di un blocco storico, essa non può escludere la Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, che del blocco storico europeo sono la premessa c economico-giuridica r,, il memento della forza e della lotta. Il Croce assume il momento seguente, quello in cui le forze scatenate precedentemente si sono equilibrate, c catartizzate > per cosi dire, fa di questo momento un fatto a sè e costruisce il suo paradigma storico. Lo stesso aveva fatto con la Storia d' Italia : incominciando dal 1870 essa trascurava il momento della lotta, il momento economico, per essere apologetica del momento puro etico-politico, come se questo fosse caduto dal cielo. Il Croce, naturalmente con tutte le accortezze e le scaltrezze del linguaggio critico moderno, ha fatto nascere una nuova forma di storia retorica ; la forma attuale di essa è appunto la storia speculativa. Ciò si vede meglio ancora se si esamina il concetto c storico che è al centro del libro di Croce, cioè il concetto di c libertà ,. Il Croce, in contraddizione con sè stesso, confonde c libertà , come principio filosofico o concetto speculativo e libertà come ideologia ossia strumento pratico di governo, elemento di unità morale egemonica. Se tutta la storia è storia della libertà, ossia dello spirito che crea sè stesso (e in questo linguaggio libcrtàrè uguale a spirito, spirito è uguale a storia, e storia è uguale a lïbertä) per-chè la storia europea del secolo XIX sarebbe essa sola storia della libertà ? Non sarà dunque storia della libertà in senso filosofico, ma dell'autocoscienza di questa libertà e della diffusione di questa autocoscienza sotto forma di una religione negli strati intellettuali e di una superstizione negli strati popolari clie si sentono uniti a quegli intellettuali, che sentono di-partecipare a un blocco politico di cui quegli intellettuali sono i portabandiera e i sacerdoti. Si tratta dunque di una ideologia, cioè di uno strumento pratico di governo e occorrerà studiare il nesso pratico su cui si fonda. La c libertà , come concetto -storico è la dialettica stessa della storia e non ha c rappresentanti >, pratici distinti e individuati. La storia era libertà anche nelle satrapie orientali, tanto vero che eliche allora c' era c movimento ) storico e quelle satrapie sono crollate. Insomma mi pare che le parole mutano, le parole sono magari dette bene, ma le cose non sono neanche scalfite. Mi pare che la Critica fascista in un articolo, seppure non esplicitamente, abbia scritto la critica giusta, osservando che tra vent' anni il Croce, vedendo il presente in prospettiva, potrà trovare la sua giustificazione storica come processo di libertà. Del resto, se ricordi il primo punte che ti ho scritto, cioè le osservazioni sull'—atteggiamento del Croce durante la guerra, comprenderai meglio il suo punto di vista: come c sacerdote x, della moderna religione storicistica, il Croce vive la tesi e l' antitesi del processo storico e insiste nell' una e nell' altra per c ragioni pratiche a perchè nel presente vede l'ávvenire e di esso si preoccupa quanto del presente. A -ognuno la sua parte : ai c sacerdoti , quella di salvaguardare il domani. In fondo c' è un bella dose di cinismo morale in questa concezione c etico-politica >': è la forma attuale del machiavellismo...
Casa Penale di Turi, 6 giugno 1932
Cercherò di rispondere alle altre quistioni che mi poni a proposito del Croce, quantunque non ne capisca bene l' importanze e forse credo di avere già risposto ad esse nei cenni precedenti. Rileggi il punto in cui ho accennato all'atteggiamento mantenuto dal Croce durante la guerra e vedi se implicitamente non vi si contenga la risposta a una parte delle tue domande attuali. La rottura col Gentile
avvenuta nel 1912, ed è il Gentile che si è staccato dal Croce, che ha cercato di rendersene filosoficamente indipendente. Non credo che il Croce abbia mutato orientamento da quel tempo in poi, sebbene abbia definito meglio le sue dottrine ; un mutamento più notevole è quello avvenuto dal 900 al '910. La cosiddetta c religione della libertà >' non è una trovata di questi anni, è il riassunto in una formula drastica del suo pensiero di tutti i tempi, dal momento in cui abbandonò il cattolicismo, come egli stesso scrive nella .sua autobiografia intellettuale. (Contributo alla critica di me stesso).
Nè in questo il Gentile mi pare in disaccordo col Croce. Credo che tu dia una interpretazione inesatta della formula c religione della libertà poichè le presti un contenuto mistico (così potrebbe credersi dal fatto che tu accenni a un crifugiarsi ) in- questa religione e quindi a una specie di c fuga r, dal mondo ecc.). Niente di questo. Religione della libertà significa semplicemente fede nella civiltà moderna, che non ha bisogno di trascendenza e rivelazioni ma Contiene in sè stessa la propria razionalità e la propria origine. È quindi una formula antimistica e, se vuoi, antireligiosa. Per il Croce ogni concezione del mondo, ogni filosofia, in quanto diventa una norma di vita, una morale, è c religione ). Le religioni nel senso confessionale sono anche esse a religioni ar ma < mitologiche ', quindi, in un certo senso c inferiori o, a primitive», quasi corrispondenti a una fanciullezza storica.del genere umano. Le origini di tale dottrina sono già in Hegel e nel Vico e sono patrimonio comune di tutta la filosofia idealistica italiana, sia del Croce che del Gentile. Su quests dottrina è fondata la riforma scolastica gentiliana per ciò che riguarda l'insegnamento nelle scuole, che anche il Gentile voleva limitato alle sole elementari (fanciullezza vera e propria) e che, in ogni caso, neanche ii governo ha voluto chg fosse introdotto nell'insegnamento superiore. Così io credo che tu forse esageri la posizione del Croce nel momento presente, ritenendolo più isolato di quanto sia. Non bisogna
lasciarsi ingannare dall' effervescenza polemica di scrittori più o meno dilettanti e irresponsabili. Una bella parte delle site attuali concezioni il Croce l'ha esposta nella rivista Politica diretta dal Coppola e dal ministro Rocco e non solo il Coppola, io credo, ma molti altri sono persuasi dell' utilità della posizione presa dal Croce, che crea la situazione in cui è possibile l'educazione reale alla vita statale dei nuovi gruppi dirigenti adorati nel dopoguerra. Se studi tutta la storia italiana dal 1815 in poi, vedi .che un piccolo gruppo dirigente è riuscito metodicamente ad assorbire nel suo circolo tutto il personale politico che i movimenti di massa, di origine sovversiva, esprimevano. Dal '60 al '76 il Partito d' azione, mazziniano e garibaldino, fu as-sorbito'dalla Monarchia, lasciando un residuo insignificante che' continuò a vivere come Partito repubblicano ma aveva più un significato folcloristico che storico-politico. Il fenomeno fu detto del c trasformismo > ma non si trattava di un fenomeno isolato ; era un processo organico che sostituiva, nella formazione della classe dirigente, ciò che in Francia era avvenuto nella Rivoluzione e con Napoleone e in Inghilterra con Cromwell. Infatti, anche dopa il 1876 il processo continua, moleco-larmente, e assume una portata imponente nel dopoguerra, quando pare che il gruppo dirigente tradizionale non sia in grado di assimilare e digerire le nuove forze espresse dagli avvenimenti. Ma questo gruppo dirigente è più r malin .> e capace di quanto si poteva pensare; l'assorbimento è difficile e gravoso, ma avviene nonostante tutto, per molte vie
e con metodi diversi. L' attività del Croce è una di queste vie e di questi metodi ; il suo insegnamento produce forse la maggior quantità di c succhi gastrici > atti all'opera di digestione. Collocato in una prospettiva storica, della storia italiana, naturalmente, l'operosità del Croce appare come la più potente macchina per c conformare > le forze nuove ai suoi• interessi vitali (non solo immediati, ma anche futuri) che il gruppo dominante oggi possiede
e che io credo apprezzi giustamente, nonostante qualche superficiale apparenza. Quando si gettano in fusione corpi diversi da cui si vuole ottenere una lega, l'effervescenza superficiale indica appunto che la lega si sta formando e non viceversa. Del resto, in questi fatti umani la concordia si presenta sempre come discors, come una lotta e una zuffa
e non come un abbracciamento da palcoscenico. Ma è sempre concordia e della più intima e fattiva...
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 30832+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Rinascita | mensile ('44/'62) | ed. unica
Riferimento ISBD Rinascita : rassegna di politica e cultura italiana [rivista, 1944-1991]+++
Data pubblicazione Anno: 1944 Mese: 6
Numero 1
Titolo KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno


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