Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: Cuba 1963 . Comincia il «piano» con l'agricoltura al primo posto DI RITORNO DA CUBA gennaio La franchezza con cui i cubani parlano dei loro errori è disarmante. Poi ti accorgi che al fondo di questa franchezza c'è un elemento molto positivo: è che adesso sono coscienti dei problemi, in tutta la loro dimensione. Definendo il '63 l'anno dell'organizzazione, esprimono il proposito di far funzionare gli strumenti adatti per mettere a frutto questa presa di coscienza. Il presidente Dorticos ha scritto all'inizio di quest'anno che finora sono state rigettate le basi per costruire il socialismo: adesso comincia la fase della costruzione. Comincia dando priorità all'agricoltura e a certi settori dell'industria leggera. L'industrializzazione vera e propria dovrebbe avvenire tra il '65 e il '70. Per adesso, il problema principale è fare in modo che l'agricoltura dia al paese gli approvvigionamenti necessari e i mezzi per aumentare l'esportazione. Bisogna che lo zucchero torni ad essere prodotto in quantità sufficiente per accumulare una certa quantità di valuta estera e per importare altri prodotti indispensabili. La pianificazione dell'economia riparte da queste basi: agricoltura e commercio estero. Le ragioni che hanno introdotto il razionamento Siccome l'anno scorso a Cuba è stato introdotto il razionamento, in Europa si è convinti che laggiù la agricoltura e l'allevamento del bestiame siano in crisi. In realtà, a parte la canna da zucchero, la produzione agricola e il patrimonio zootecnico non hanno fatto che crescere dal '59 in poi. Il razionamento è stato introdotto per due ragioni: primo perchè funzionava male la distribuzione, secondo perchè attraverso i provvedimenti sociali dei primi anni della rivoluzione il potere di acquisto delle masse lavoratrici era talmente aumentato che l'aumento della produzione non era riuscito a stargli dietro e si verificava un grosso squilibrio fra la domanda e la offerta. Nelle campagne, dove i contadini non avevano mai consumato latte, uova o carne, ora c'è quasi dappertutto un reddito sufficiente per nutrirsi anche di questi cibi. La città scarseggia di alimenti. Quando sono cominciate le code davanti ai negozi di generi alimentari, il governo è intervenuto. C'è stato un avvicendamento alla direzione dell'INRA (l'Istituto nazionale della riforma agraria) e il nuovo direttore, Carlos Rafael Rodriguez, ha preso saldamente in mano l'organizzazione, che prima era stata trascurata a profitto di una sorta di sperimentalismo audace, ma dispersivo. Uno dei primi provvedimenti organizzativi è stato il razionamento dei generi alimentari. Il risultato è che, se frutta e verdura sono ancora mal distribuite nelle città, l'essenziale arriva e non occorre più fare la coda davanti ai negozi per avere il proprio pollo o la quantità di riso necessaria. Vengono distribuiti tre chili di riso al mese per persona, una libbra di olio e una di strutto, un pollo, un chilo e mezzo di fagioli, un chilo di pesce, sci scatole di latte condensato: carne, 400 grammi alla settimana; uova, due alla settimana. A parte queste quantità fisse, di tanto in tanto arrivano scatole di sardine, formaggi, prosciutti d'importazione. La distribuzione viene fatta in base alle tessere. Sono in vendita liberamente il pane, i dolci, cioccolata e caramelle, marmellate, tutto quello che si può fare con un po' di farina, olio e zucchero. Nelle «cafeterie» ci sono gelati di frutta locale. Agli angoli delle strade c'è il venditore di ostriche, che non sempre è aperto; ma tre o quattro giorni alla settimana — quando arriva il rifornimento — si possono ingoiare dieci ostriche per venti centesimi di «peso»: sono già sgusciate e ' vengono servite in un bicchierino, con sugo di limone e di pomodoro. Si potranno fare i conti e si vedrà che non c'è da scialare. Ma io sono andato nelle campagne e ho potuto constatare che con un'organizzazione migliore il razionamento può certamente diventare più abbondante. Ci sono zone dove il latte si beve a secchi e dove non manca mai la carne o il pollo. Finora lo sforzo maggiore è stato concentrato nell'organizzare la distribuzione del latte ai bambini. E Cuba ha ragione di vantarsi del fatto di essere l'unico paese dell'America latina dove ai bambini non manca il latte: un litro a testa al giorno fino a sette anni di età, mentre in generale nel continente sudamericano la mortalità infantile per denutrizione raggiunge medie paurose (in undici paesi latino-americani, il 125 per mille dei bambini muore prima di aver compiuto un anno). L'aumento della produzione agricola è costante, anche se nel '62 è stato più basso soprattutto a causa del calo nel raccolto della canna da zucchero. Ma è molto aumentata la produzione di riso (questo anno è raddoppiata), di patate, di caffè, di polli, maiali e bovini. Nei tre anni dopo la riforma agraria sono stati messi a coltivazione 540 mila ettari di terra incolta. Il limite è dato dalla mancanza di mano d'opera e il problema principale, per il '63, è di intensificare la produzione rispetto alla stessa estensione di terre: problema di migliorie tecniche, soprattutto che sono relativamente facili da introdurre nelle fattorie del popolo e in quelle della canna da zucchero (per la prima volta quest'anno s'impiegano per il raccolto le tagliatrici meccaniche), mentre incontrano serie difficoltà presso i piccoli contadini privati, ostili alle innovazioni. Il cinquantanove per cento della terra, a Cuba, è ancora in mano a piccoli, medi e anche relativamente grandi proprietari (300 ettari di terra fertilissima sono tanti!). L'importante è correggere presto gli errori Il raccolto della canna da zucchero sarà ancora quest'anno assai scarso. L'anno scorso fu di 4,8 milioni di tonnellate contro 6 milioni nel '61. Quest'anno si prevede che non supererà i 4,5 milioni. A parte la siccità, è stato commesso l'errore di combattere contro la monocultura rinunciando alla semina in molte zone dove questa (che è settennale) veniva a scadenza tra il '59 e il '60. Nei primi anni disordinati della rivoluzione, la consegna (che era dì rompere col sistema coloniale per cui Cuba produceva solo essenzialmente canna da zucchero) è stata male interpretata. Laddove bisognava soprattutto mettere a coltivazione terre vergini e migliorare la tecnica agricola, si è scelta la via più semplice di non seminare la canna quando occorreva. Ora si è rimediato, ma bisognerà attendere il '64 prima di tornare a raccolti che diano tutte le possibilità d'esportazione di cui abbisogna Cuba. Si può sbagliare. L'importante è correggere presto gli errori. Anche un tecnico come René Dumont (l'esperto di questioni agricole francese che prodiga i suoi consigli in tutte le parti del mondo dove si affronta riforma agraria), a Cuba si era sbagliato considerando che ci fosse un problema di eccedenza di mano d'opera, nelle campagne. In realtà, per esempio, quest'anno nonostante l'impiego di mille macchine, mancheranno 65 mila lavoratori per il taglio della canna da zucchero. Per i raccolti del caffè e del cotone si è dovuto ricorrere al lavoro volontario dei giovani di città, studenti e impiegati. L'anno prossimo, se ci sarà piena pace, anche i soldati andranno a dar man forte nelle campagne. In realtà, sotto la scarsità di mano d'opera si nasconde una certa dose di sottoimpiego. Prima della rivoluzione, centinaia di migliaia di braccianti lavoravano solo durante i raccolti. Adesso che i latifondi destinati unicamente al pascolo sono stati messi a coltivazione con l'organizzazione delle fattorie del popolo, tutti lavorano tutto l'anno e ricevono un salario. Ma molti non hanno ancora preso l'abitudine di lavorare tutti i giorni. L'assenteismo fa perdere migliaia di giornate di lavoro. Bisognerà migliorare i trasporti, incoraggiare il lavoro femminile, stabilire orari più convenienti. Ci sono ancora molti problemi Ci sono ancora molti problemi. Uno legato all'altro formano il tessuto dell'enorme complessità dello sforzo che la rivoluzione cubana sta affrontando per impostare un'economia socialista. Le macchine mancano di pezzi di ricambio: scarseggiano i tecnici e quelli che ci sono spesso vengono male impiegati; bisogna ancora creare ex novo una struttura amministrativa orizzontale (province, distretti, «cellule» o comuni); decentralizzare la pianificazione (ma qui ci sono disparità di opinioni: Che Guevara è per la centralizzazione, mentre all'INRA si propende per il contrario); si devono stabilire le norme di lavoro nell'industria e nell'agricoltura per aumentare il rendimento ed eliminare le dispersioni e gli sprechi. Tutto questo per produrre di più e meglio, che è la condizione essenziale perché Cuba possa sopravvivere nonostante l'assedio imperialista, sfruttando al massimo il generoso aiuto in tecnici e materiali che viene dal mondo socialista. Per avere un'idea dello sforzo che compie l'URSS per aiutare Cuba – a parte l'istruzione di tremila tecnici cubani e l'invio di migliaia di tecnici sovietici a Cuba – guardate queste medie: nel '61, rispetto al totale dell'esportazione sovietica nel mondo sono andati a Cuba il 13 per cento del petrolio, il 18 per cento dei concimi chimici, il 6 per cento di macchine e impianti, il 38 per cento di camion, il 45 per cento di autobus, il 45 per cento di motori Diesel, il 40 per cento della farina, il 60 per cento del latte condensato, l'85 per cento della carne in scatola. Saverio Tutino | | Trascrizione secondaria non visualizzabile dall'utente | | Trascrizione secondaria non visualizzabile dall'utente | |
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