Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - manuale o riveduta: Il primo cablo dall'Avana del nostro inviato. L'arrivo di U Thant – I dirigenti cubani discuteranno con lui le garanzie per l'indipendenza. Dal nostro inviato L'AVANA, 30. La situazione sembra schiarirsi. Preceduto da due annunci «distensivi» — quello che il presidente Kennedy ha consentito, dietro esplicita richiesta, a sospendere il blocco navale e quello che anchele missioni di «sorveglianza» aerea nei cieli dell'isola sono state revocate per tutta la durata della visita — U Thant è giunto oggi pomeriggio alla Avana, dove si adopererà per «un rapido quanto pacifico regolamento del problema». Insieme con il segretario ad interim dell'ONU sono due sottosegretari — Omar Lufti, della RAU, e il brasiliano Hernan Tavares de Sa — e il generale indiano Rikhye. Un'indicazione sull'esito dello consultazioni che U Thant condurrà in questi giorni potrà aversi probabilmente giovedì sera, quando Fidel Castro si rivolgerà alla nazione con un discorso completamente dedicato agli ultimi sviluppi della crisi. In ogni caso, notava stamane Revoluciòn, U Thant è venuto a Cuba «per negoziare. non per ispezionare». Nei circoli dirigenti dell'Avana non si nasconde una certa impazienza per il fatto che il governo rivoluzionario cubano non ha avuto finora la possibilità di partecipare direttamente al negoziato.L'atteggiamento verso le promesse di pace americane è quello riassunto nella frase di Raul Castro: «Kennedy garantisce che non invaderà Cuba, ma noi ricordiamo bene Playa Girón: aveva promesso la stessa cosa. Stiamo dunque più all'erta che mai». La radio e i giornali riferiscono che gli impegni presi da Krusciov costituiscono un gesto sereno, mosso dal senso di umanità dell'URSS; ma sottolineano soprattutto con molta forza le cinque condizioni poste da Castro perché Cuba sia garantita contro un'aggressione americana: fine del blocco economico, delle attività sovversive. degli attacchi mercenari dalla Florida e da Portorico, delle violazioni dello spazio aereo e delle acque territoriali cubane, evacuazione, sulla base di un accordo pacifico, della base di Guantànamo. Anche la visita di U Thant è considerata dunque come una occasione per far conoscere il punto di vista cubano, che non prevede un semplice ritorno allo status quo precedente l'ultima crisi. Si fa notare, tra l'altro, che Cuba non è disposta ad accettare osservatori dell'ONU inquirenti sul suo territorio e si sottolinea che lo stesso U Thant, accettando l'invito di Castro, ha riconosciuto che la sovranità di Cuba è la pregiudiziale fondamentale. Poche ore prima dell'arrivo del segretario dell'ONU ho visitato un gruppo di batterie antiaeree mimetizzato nell'interno dell'isola. Nessun nuovo ordine à venuto a modificare lo stato d'allarme. I soldati (tutti giovanissimi. una media di diciassette anni, un massimo di venti) hanno compiuto esercitazioni di allarme aereo e terrestre, con armamento molto moderno. I commissari politici si preparavano a spiegare il significato dello scambio dì note tra Kennedy e Krusciov. Ma non si prevedeva nessun allentamento della vigilanza. Lo stesso Fidel Castro ha passato ieri molte ore con unità di combattimento in diversi punti dell'isola. Per arrivare a Cuba ho dovuto attraversare il blocco del traffico aereo tra Praga e l'Avana, effettuato dai canadesi per conto degli Stati Uniti. A Gander (Terranova) la ricerca di eventuali armi è durata ben cinque ore. Sono state aperte tutte le casse, comprese quelle di medicinali, tutte le valigie e le borse, e l'apparecchio è stato perquisito da cima a fondo. Durante il volo da Gader all'Avana, sul Mar dei Caraibi, l'aereo è stato scortato a lungo da caccia americani. Il senso di impotenza che tali misure riflettono eccita il bellicismo dei soldati americani. Dietro i reticolati della base di Guantanamo si vedono i marines gesticolare verso i cubani che sorvegliano le loro mosse. Aerei ed elicotteri continuano a sbarcare armi nella base, divenuta negli ultimi mesi una vera e propria centrale di sovversione e di provocazione contro il regime rivoluzionario. In tutta Cuba, lo stato di allarme permane. Giorno e notte, tutti i cittadini – uomini e donne – sono mobilitati. Ma non bisogna immaginare un'atmosfera di angoscia. Anzi, la nota dominante sono la serenità e il buonumore. Da una settimana il cielo è coperto, piove, tira un vento del nord e il mare è tempestoso. «Io non so se è il furore di Kennedy che porta la pioggia, o viceversa» mi ha detto un cubano «ma il tempo si guasta sempre quando gli jankee diventano aggressivi. In definitiva, una sola cosa è certa: quando Kennedy fa il duro, noi prendiamo le armi». Un esercito di civili armati, privo di iattanza ma animato da sincera fede patriottica. sorveglia Cuba da cima a fondo. I cubani sanno che gli attuali dirigenti americani possono rallentare momentaneamente la pressione sotto il peso del movimento mondiale di opinione pubblica sorto a difesa della pace, ma possono anche, da un momento all'altro, commettere qualunque follia. Il relativo ottimismo che si avverte qui dipende dal fatto che tutto ciò era previsto. Il 26 luglio scorso, Fidel Castro dichiarò che lo unico pericolo per Cuba è ormai l'aggressione diretta da parte degli Stati Uniti e aggiunse che il popolo cubano avrebbe preso le misure necessarie per fronteggiarlo. Questa valutazione si basava su due fatti: primo, che l'aiuto fornito dai paesi socialisti si rivelava ormai sufficiente per sconfiggere il blocco economico; secondo, che la controrivoluzione interna, bloccata dai comitati di vigilanza rivoluzionaria, era assolutamente incapace di agire. Lo prova il fatto che, in questi giorni, non è scoppiata neppure una bomba. Dunque, per abbattere il fastidioso regime dell'Avana a Kennedy non restava altra via che l'aggressione aperta e diretta. Infatti, i preparativi dei mercenari furono intensificati in quei giorni a Portorico e furono tentate le prime aggressioni costiere. E' stato a questo punto che il governo rivoluzionario ha sollecitato le armi. Castro aveva promesso di adottare le misure necessarie. I cubani sanno oggi che tali misure sono state prese. E non si tratta, come si era supposto in un primo tempo, di un'adesione di Cuba al patto di Varsavia, ma di qualcosa di più diretto e immediatamente efficace. Così si è arrivati alla crisi attuale. L'impressione che da questa crisi si possa uscire con negoziati politici prevale a Cuba, nonostante che i provocatori messaggi indirizzati da Kennedy al popolo cubano lascino dubbi sulla sua buona fede attuale. Le cinque condizioni poste da Fidel per le trattative indicano un ordine di priorità, nelle garanzie richieste, che pare accettabile a chiunque voglia in buona fede imboccare davvero la via della coesistenza. Ciò che Castro chiede, in pratica, è la rimozione delle uniche cause dirette della crisi attuale. Notevole interesse ha destato all'Avana la presenza del generale Albino da Silva, aiutante militare del presidente del Brasile, Joao Goulart, incaricato di una missione presso il governo dell'Avana. Il generale, a quanto hanno riferito fonti brasiliane, ha già avuto incontri con Fidel Castro e ne avrà anche con U Thant. Il Brasile, come è noto ha tenuto a dissociarsi dall'azione aggressiva di Kennedy, e ha preso l'iniziativa di un piano di «disatomizzazione» in America latina, attraverso la liquidazione, oltre che delle basi cubane, di quelle americane a Puerto Rico. | | Trascrizione secondaria non visualizzabile dall'utente | | Trascrizione secondaria non visualizzabile dall'utente | |
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