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tipologia: Analitici; Id: 1472665


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Roberto Magni, Dalla civiltà precolombiana alle lotte attuali. La Colombia
Responsabilità
Magni, Roberto+++
  autore+++    
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
Dalla civiltà precolombiana
alle lotte attuali
LA COLOMBIA
Scoperta da Alonso de Ojeda, la Colombia venne sottoposta al consueto sfruttamento coloniale che provocó alla fine del 18° secolo un conflitto tra i residenti creoli e la corona spagnola. La rivoluzione vittoriosa di Simone Bolivar e Santander
di ROBERTO MAGNI
La popolazione primitiva della Colombia era formata dai popoli Chibcha, Quechua, Caribes, Arancos e Quimbayas, fra i quali i Chibcha raggiunsero un certo grado di civiltà. La Colombia, così chiamata in onore di Cristoforo Colombo, non fu scoperta dal genovese, ma da Alonso de Ojeda, che l'accompagnava nel suo secondo viaggio verso il Nuovo Mondo.
Dalla fondazione di Cartagena, nel 1522, ad opera di Rodrigo di Bastida all'esplorazione del territorio dell'interno passarono vari anni.
Solo nel 1538, Gonzalo de Quesada, soldato e uomo di lettere, si avventurò alla testa di 800 uomini lungo il rio Magdalena fino ad arrivare otto mesi dopo sulle colline di Condinamarca. Quesada fu il fondatore di Santa Fè de Bogotà, capitale del vicereame della Nuova Granada che comprendeva, oltre alla Colombia, il Venezuela e l'Ecuador. La Corona di Spagna divise quelle terre fra i commercianti, i nobili, i militari e gli ordini religiosi, creando così a spese degli indios, immensi latifondi.
Lo sviluppo economico della Colombia era notevole e, in Colombia come nel resto dell'America questo provocò sempre maggiori contrasti d'interessi fra i residenti creoli e la corona. La scintilla che originò la sommossa fu l'arrivo del Visitador Gutierrez de Pineres, giunto dalla Spagna, allora (1779) impelagata nella guerra con l'Inghilterra, per aumentare le imposte. Fra l'altro, il Visitador impose una pesante tassa sul cotone di cui la Colombia era forte produttrice. Queste tassazioni provocarono la rivolta che scoppiò nella città di Socorrò, dove aveva molta influenza il movimento populista detto dei « comuneros », e si estese quindi fino a infliggere una dura sconfitta all'esercito spagnolo e a costringere alla fuga il visitatore reale. I « comuneros », dopo aver ottenuto una serie di concessioni, per mediazione dell'arcivescovo di Bogotà, tornarono ai loro campi. Ma il vicerè, Manuel Antonio Flores, non tenne fede ai patti e rafforzò l'esercito. La ribellione dei « criollos » questa volta fu domata e il loro capo, Juan Antonio Galàn, fu squartato sulla piazza di Bogotà (1781).
Nel 1813, si rifugiò nella Nuova Granada Simone Bolivar che a Cartagena, dopo aver preso contatto con i patrioti colombiani, lanciò il famoso proclama, conosciuto come il « Manifesto di Cartagena », nel quale per la prima volta la lotta per l'indipendenza dagli spagnoli veniva vista come una guerra d'indipendenza continentale. Quello stesso anno i patrioti colombiani, dopo aver lanciato un appello all'indipendenza (20 luglio 1810) avevano liberato la regio-
217 ne di Cundinamarca dove si trova la capitale. Tuttavia il vicerè si mantenne al potere, grazie alla feroce repressione dell'ammiraglio Pablo de Morillo.
Dal 1816 al 1817 i patiboli funzionarono in continuazione e decine di patrioti, soprattutto intellettuali e proprietari terrieri, vennero giustiziati.
Quando già la rivoluzione pareva morta, Bolivar, « El Libertador », si univa nelle vittoriose campagne vene-zolane, all'eroe colombiano Francisco de Paula Santander. L'esercito di Bolivar superò con una rapidissima marcia le Ande e piombò sulla città di Tu-nja conquistandola di sorpresa quasi senza combattere; quindi inflisse un'altra dura sconfitta agli spagnoli nel Pan-
IL VOLTO DEL PAESE
La Columbia è situata nella zona equatoriale a nord-ovest dell'America del Sud e possiede due fronti marittimi sugli oceani Atlantico e Pacifico. Sul litorale atlantico si trovano le isole di San Andrés e Providencia, del Rosario e di Gomez, mentre su quello pacifico vi sono le isole di Malpelo e l'arcipelago di Tu-maco.
La Columbia confina a nord-ovest con il Panamà, a nord-est e a Sud-est con il Brasile, a est con il Venezuela, a sud col Perù e a sud-ovest con l'Ecuador. Il paese si divide in due grandi regioni: la Orientale, o la pianura (Llanos ), calda e con grandi foreste, che rappresenta più della metà del territorio; e la Occidentale, dove sono situate le catene montagnose, quasi tutte appartenenti al sistema andino e orientate nord-sud. La Sierra Nevada di Santa Marta (5.893
m.) corre lungo il mare dei Caraibi e non fa parte della Cordigliera delle Ande. I fiumi principali sono: il rio Magdalena (1.550 Km.) che attraversa il paese dal nord al sud, il Caqueta (2.200 Km. dei quali 2.000 navigabili), il Putumayo (1.900 Km.) il Canca, che attraversa la valle omonima, ed altri.
Come estensione, la Colombia è il quarto paese dell'America Latina, dopo il Brasile, l'Argentina e il Perù; vi si possono trovare, secondo l'altitudine, alte e basse temperature. Amministrativamente la Colombia è divisa in 21 distretti, alla testa dei quali vi è un governatore di nomina presidenziale. Il potere legislativo è esercitato da una Camera di 184 membri e da un Senato di 184 membri. Il presidente è eletto ogni quattro anni e nomina i componenti del Gabinetto.
tano di Vargas. Il grosso dell'esercito coloniale venne battuto a Boyaca e tre giorni dopo il 10 agosto 1819 Bolivar entrò a Bogotà, da dove l'ultimo vicerè Sàmano era precipitosamente fuggito.
Ma, nonostante le belle tradizioni rivoluzionarie, la Colombia visse -assai tormentati i primi anni della Repubblica. Il congresso di Cucuta (1821), prendendo a modello le tesi di Montesquieu, divise il potere in: esecutivo, legislativo e giudiziario; fissò la capitale della. Repubblica a Bogotà; confermò Bolivar Presidente della Gran Colombia, ossia della Confederazione dei territori liberati, e come Vicepresidente elesse Santander.
La politica
di Santander
Santander tentò di stabilire ordine, ma anziché creare nuove strutture economiche emanò una serie di leggi severissime e ne pretese, nel fervore della recente rivoluzione, la ferrea applicazione. Ciò provocò malcontento e più di una volta Bolivar dovette intervenire con il suo prestigio per scongiurare la guerra civile. Ma non sempre gli interventi del Libertador erano graditi a Santander e ai colombiani, tanto che un gruppo di congiurati tentò di metterlo agli arresti per toglierlo di mezzo. Ma Bolivar era troppo popolare e potente per restare vittima di una congiura di Palazzo: chi pagò fu Santander che venne arrestato, condannato a morte e quindi esiliato. Questo episodio non restò isolato: una guerra di frontiera, una ribellione militare ad Antiochia che si concluse con la fucilazione del suo capo, il generale Cordoba, eroe dell'indipendenza, furono gli episodi principali degli antagonismi esistenti. Bolivar tentò ancora nel 1826 di riunire a Panama i patrioti della Gran Colombia: ma il congresso si risolse in un disastro. Nel 1829 il Venezuela proclamava la sua autonomia e nel 1830 la proclamava l'Ecuador. Alla fine di questo stesso anno (17 dicembre) moriva, ospi-, te di un amico, in una fattoria di Santa Maria, Bolivar.
In questi anni, la Colombia vide una serie di interregni che si conclusero con il richiamo in patria di Francisco de Paula Santander che venne eletto presidente del nuovo Stato: la Colombia (1832). Ma « l'uomo dell'ordine » non riuscì a placare il malcontento nel paese, né a risolvere problemi di frontiera che si erano creati con lo smembramento della Gran Colombia. Quando morì, nel 1840, a soli 48 anni, due tendenze politiche dividevano il paese: il « centralismo » che cercava la costituzione di un governo forte, e il « federalismo » che voleva l'autonomia delle provincie. Questa divisione è all'origine dei due partiti tradizionali della Colombia: il conservatore e il liberale. La guerra fra queste due tendenze provocò in tre anni (1898-1900) oltre 30 mila morti e più di 200 combattimenti in quella.` che fu chiamata « La revolución de los Mil Dias ».
Fino all'inizio del secolo ebbe grande influenza in Colombia l'impero britannico, che appoggiò i conservatori e dominò il mercato del caffè colombiano, uno dei più ricchi del mondo. Nel 1903 sorsero fra la Colombia e gli Stati Uniti, che cominciavano a essere una potenza imperialista, le prime difficoltà per il Canale di Panama.
La vittoria del candidato liberale Enrique Olaya Herrera alla presidenza della Repubblica, nel 1930, significò per
ECONOMIA E POPOLAZIONE
La Colombia conta 15.434.000 milioni di abitanti, con una densità di 13,5 abitanti per Kmq. Il tasso di accrescimento annuo della popolazione è del 2,2%, ma la popolazione indigena si sta lentamente estinguendo. Degli 850.000 indios che vivevano nel territorio colombiano ne sopravvivono meno di un terzo. All'inizio dell'anno sono stati arrestati numerosi proprietari terrieri della zona di san Fernando di Arupe sotto l'accusa di aver organizzato - in conseguenze di alcuni furti di bestiame - vere e proprie cacce all'indio che si erano concluse con decine di vittime indigene, in generale ragazzi, i cui corpi venivano bruciati nella « pampa ».
La popolazione attiva rappresenta il 33% della popolazione totale (poco più di 5 milioni di unità nel 1963). 2.760.000 lavoratori sono impiegati nell'agricoltura; 504.000 nell'industria e 65.000 nelle miniere.
Il 32% della popolazione è analfabeta e il governo da anni non dedica più del 12% del suo bilancio all'educazione.
L'economia colombiana si basa essenzialmente sull'agricoltura e, in particolare sul caffè, del quale è la seconda produttrice del mondo, dopo il Brasile (circa 7.000.000 di sacchi
nel 1965). La caduta del prezzo del caffè nel 1963, costò alla Columbia 60 milioni di dollari. La produzione bananiera, cui spetta il secondo posto, è dominata dalla « United Fruit Co. ». Altri prodotti dell'agricoltura sono il cotone, il tabacco e il mais. Vale la pena menzionare anche l'allevamento del bestiame quasi tutto però nelle mani delle industrie alimentari nord-americane che conta su 20 milioni di bovini e 3 di suini.
I più importanti prodotti dell'industria estrattiva sono il petrolio (60 milioni di barili l'anno), il ferro e l'oro. Gli U.S.A. hanno investito, nel solo 1963, nell'industria petrolifera colombiana 246 milioni di dollari. Nell'industria di trasformazione (cemento, acciaio grezzo e l'elettricità ma soprattutto chimica e petrolchimica) i monopoli nord-americani hanno investito, sempre nel 1963, 120 milioni di dollari.
Cionostante la Colombia resta un paese essenzialmente agricolo. La partecipazione dei vari settori di produzione alla formazione del prodotto nazionale lordo è così ripartita: 30 per cento all'agricoltura; 21% all'industria; 15% al commercio e 6% ai trasporti.
Sebbene il prodotto nazionale lordo sia aumentato nel 1965 rispetto
all'anno precedente del 3,2% l'indebitamento verso l'estero è aumentato di oltre 15 milioni di dollari. D'altro canto, l'indice del costo della vita è passato dai 100 del 1954-55 a 282,2 per gli impiegati e 291,3 per i lavoratori dell'industria. Per quanto si riferisce ai prezzi, questi sono aumentati nel 1965, anno preso in esame dall'ICE, del 7,3%.
Nell'ambito del commercio con l'estero gli U.S.A. assorbono ií'57% delle esportazioni e importano per il 52,4%. Seguono la Germania Federale e l'Inghilterra'.
L'Italia è al nono posto: importa bovini, caffè e frutta tropicale; esporta soprattutto macchine da scrivere, macchine utensili, motocicli e tràttori. Capitali italiani sono investiti nella industria leggera (Olivetti colombiana S.A., S.A.F.E., Ave L.T. D.A., CEAT, Necchi), nella siderurgia (Siderurgica del Pacifico S.A., dalla quale dipende la « Aceros Tu-berias de Bogota S.A.), nella industria enologica (Cinzano e Martini & Rossi), nella farmaceutica («Carlo Erba de Colombia »). Forti capitali sono pure investiti nelle banche e nelle assicurazioni.
La Colombia ha ristabilito nel 1968 relazioni diplomatiche con l'Unione Sovietica.
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II prete colombiano Camilo Torres (a destra) caduto nella guerriglia
gli Stati Uniti la « soluzione del problema di Panama ». Herrera, che era stato per lungo tempo ambasciatore a Washington, ricevette per questa « soluzione » una somma che, secondo l'accordo, doveva « sviluppare l'economia del paese ». E questa la vera fine della Gran Colombia, sognata da Bolivar per opporsi •a quella che stava per diventare la più grande potenza imperialista del mondo. In questo stesso anno venne fondato in Colombia il Partito Comunista; nato attorno alle prime fabbriche di Bogotà, il P.C.C. si è sempre caratterizzato, da allora, come un partito essenzialmente operaio.
Sotto la presidenza di Eduardo Santos (1938-1942) la Colombia si alleò agli U.S.A. durante la seconda guerra mondiale. Terminata la guerra, cominciò in Colombia un periodo di indicibile violenza che provocò le dimissioni del presidente liberale Alfonso López e l'ascesa al potere del conservatore Mariano Ospina Pérez. Era l'anno 1946: al presidente e alla sua fazione si opposero non solo i liberali, ma tutti i settori popolari fino ai comunisti. Nel 1948, la violenza raggiunse il suo culmine con l'assassinio del leader liberal-rivoluzionario Jorge Eliacer Gaitán. In seguito a questo delitto, i contadini cominciarono ad armarsi ed a creare quelle « zone di auto-difesa » che avranno gran peso nella storia del movimento popolare colombiano. Queste forze si opposero alle bande armate organizzate dai latifondisti conservatori e protette dal presidente, generale Gustavo Rojas Pinilla. Quando il mandato di questo presidente decadde, nel 1957, l'esercito tentò con la forza di farlo rieleggere. Alla pressione dei contadini armati si aggiunsero gli scioperi e le manifestazioni nelle città, dirette dalla borghesia liberale. In quest'epoca il P.C.C. fu zionalista, affermando che le zone di auto-difesa di Rio Chiquito, Marqueta-lia, Sumapaz e Pato Guaybero erano vere e proprie « Repubbliche indipendenti » che danneggiavano l'unità e l'economia del paese. Dopo una serie di combattimenti che videro sempre la vittoria dei contadini armati, nel 1964 il presidente conservatore Guillermo Leon Valencia, inviò una colonna di 16.000 soldati, un terzo delle FF.AA. colombiane, all'attacco delle zone di auto-difesa. L'aviazione bombardò i villaggi con bombe incendiarie e gas tossici. Le unità contadine si ritirarono sulle montagne e iniziarono la guerriglia sotto la direzione del leggendario leader contadino Manuel Marulanda, detto « Tiro Fijo ». Nel 1965 si formò pure un Esercito di Liberazione Nazionale formato in maggioranza da studenti seguaci di Gaitán. A queste unità — che operano soprattutto nella zona di Santander al comando di Fabio Vasquez, si unì il famoso Camillo Torres, sacerdote rivoluzionario, professore di sociologia e popolarissimo leader della gioventù cattolica. Purtroppo, solo dopo alcuni mesi che padre Torres si era unito ai guerriglieri, venne ucciso in combattimento.
E attualmente presidente della Colombia il liberale Carlos Neras Restre-po, mentre i suoi diretti concorrenti sono i conservatori Laurenzano Gomez e Mariano Ospina Pérez, che fu già nel 1946 il « Presidente della Violenza ». Il generale Rojas Pinilla, sostenuto, a quanto si dice, dal capitale inglese e francese, è il leader dell'Alleanza Nazionale e Popolare.
Roberto Magni
fortemente perseguitato e messo fuori legge. Alla fine, liberali e conservatori arrivarono ad un compromesso che avrebbe dovuto porre fine alla violenza: si giunse ad un accordo per una « Repubblica paritaria » nella quale conservatori e liberali si sarebbero alternati al potere. Ma questo accordo aggiustò le cose sólo in superficie: i latifondisti continuarono a mantenere le loro bande armate e i contadini le loro organizzazioni di « auto-difesa » nelle quali il Partito comunista trovava sempre più fiducia.
Nel 1961, in piena crisi economica derivata dalla caduta del prezzo del caffè, la destra scatenò una campagna na-
Guerriglieri uccisi in uno scontro con le forze regolari
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 31181+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Calendario del Popolo | Serie unica | ed unica
Riferimento ISBD Il calendario del popolo. - A. 1, n. 1 (27 mar. 1945)-. - Roma : Partito Comunista Italiano, 1945-. - v. : ill. ; 27 cm (( Quindicinale, mensile dal 1946. Il complemento del titolo varia: rivista di cultura, dal 1958. Dal 1973: Milano : Teti. )) {Il calendario del popolo [almanacco, 1945-]}+++
Data pubblicazione Anno: 1968 Mese: 12
Numero 290
Titolo KBD-Periodici: Calendario del Popolo 1968 - numero 290 - dicembre


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