Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA Cari direttori, mandandovi questo « saggio per un'antologia» ritengo necessario accludere un biglietto accompagnatorio. Per spiegare alcune cose: anzitutto: stavolta antologia è difficilmente traducibile con florilegio, scelta di fiori. Si tratta infatti non delle migliori poesie del gruppetto di autori qui presentato, ma delle ultime, semplicemente: prodotti ancora freschi, forse addirittura crudi. Prodotti freschi, crudi, ma non irriconoscibili. Non c'è conversione rispetto al lavoro precedente. I caratteri principali restano tutti, in tutti e quattro gli autori qui presenti. E giusto che sia così? Ho seguito, con sufficiente attenzione, queste ultime due o tre annate di poesia. La generale tendenza è verso una riscoperta della poesia dell'« anima bella» traumatizzata da esperienze sociali molto ristrette, familiari, direi: da cui far nascere, non senza compiacimento, una visione del mondo che sia tutta tipica della poesia: ossia deformata, spiritualizzata, esasperata, linguisticamente o eletta fino al classicismo o negletta fino agli espressionismi più arditi (e innocui). Prodotti particolarmente notevoli non se ne sono visti, di nuovi. La media (le edizioni Rebellato, le edizioni Schwarz, ecc., è questa): per una statistica, non si potrebbe non concludere che si tratta di un processo di regresso e di imborghesimento, che ai deboli, giovani poeti ripropone come modello una sorta di provinciale neo-ermetismo. A un livello più alto, lavorano con molta vitalità, gli sperimentali della rivista «V erri »: sotto il segno di Pound. Ma la loro espressività, sebbene assai più selezionata, cosciente, diabolica, resta anch'essa — a mio parere — sostanzialmente innocua. La loro specializzazione linguistica, le loro scelte verbali, la loro meditata introversione scandalistica e respingente dei mezzi di comunicazione, restano un fenomeno marginale: ben riconoscibile, sotto le sue forme clamorosamente nuove. È come la pittura astratta dei giovani, rispetto a Braque, a Klee, a Mondrian... Evidentemente tutti i torti non ce li hanno: col neo-capitalismo, dovrà per forza coincidere un neo-sperimentalismo, o neo-decadentismo, chiamatelo come volete... E inutile rimproverare loro di essere quello 38 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA che sono e di operare in un mondo che è quello che è: un mondo, a mio parere, senza alcuna prospettiva, se non metafisica... Ma non tutti, ripeto, sono obbligati a sentire la necessità di una prospettiva, il bisogno di una modifica... I quattro poeti qui presenti, invece, pur operando manifestamente dentro un ambito linguistico e stilistico analogo, cercano di sfondare il limite deterministicamente storico, verso una visione storica che includa una modifica di quel mondo. Una posizione scomoda e dolorosa: e ci si arrabbiano, si angosciano, si mordono le dita, qualche volta, battono la testa contro il muro, gli vien voglia di tornare indietro, di starsene pacificamente a fare dello stilismo puro... Ma non possono più ormai: la loro ideologia è irreversibile. Tutto intorno a loro tende a normalizzarsi, a riassestarsi sulle fondamenta del vecchio mondo borghese e clericale, a diventare totale: e quindi a espungerli come corpi estranei (si legga l'« Osservatore della Domenica»...). Ed è quindi umano che essi in qualche momento tremino. O rimpiangano gli ozi del poeta italiano. Ed è quindi anche naturale che essi rischino di restare indietro, superati da una vile realtà nuova, ma non ignorabile, sul punto di soverchiarli. PIER PAOLO PASOLINI FRANCESCO LEONETTI « L'ESTRO INTELLETT UALE » QUERELA MONDIALE O venti di primavera, influssi leggeri sui prati, non così, non così; invece aridi, crudi, urlanti, venite, come d'inverno che si calca il berretto SAGGIO PER. UNA, ANTOLOGIA 39 sugli orecchi gelati. Scagliatevi oh venti di primavera nelle strade, non fate finta di niente, aiutateci con dure apparenze, non si può correre là, e stiamo più male che ai banchi di scuola, anche quella ci manca che allora sembrava la libertà. E' la natura infinta, coperta, é circuire l'amore, è la vittoria professionale una cancelleresca sapienza... per il mondo diverso (se ancora non sorridiamo del sogno) solo un'utopia ci resta. Ma le più esatte previsioni conoscono che nei tempi varrà, soffiatrice di pochi potenti dell'industria moderna, in ogni prato la pubblicità: la convenienza persuasa, la generale condotta, la critica simulata; essa piuttosto varrà, d'influssi immani, passatempi misti, e imponendo il più ponzio sapone per lavarsi le mani, alle ragioni dei cristi. 40 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA NELLA BOTTEGA DELL'ANTIQUARIO Come mi piace questo oriuolo vecchio... che è nato nel secolo dove si passa dal cembalo al pianoforte profondo. Non solo, non solo é un orologio: il che sarebbe infine, poco. Ma teneramente parla a ogni cuor... Io fanciullino allora me ne stavo sui ginocchi del nonno, mi stupiva col suono più regolare e più solido d'ogni cuor... e più solido d'ogni cuor... Alla sua morte, e mori di vecchiezza, anch'io vivessi come il mio nonno! sul comodino mio padre lo tenne, oh da fanciulli misterioso male, oh morte che si fa un saluto nel caos: un troncamento, dell'opera il finale, che s'impara che tutto il senso dell'opera sarà. Come mi piace l'antico oriuolo, vorrei solenne averlo con onore al mio panciotto se il panciotto ancora fosse di moda, senza eccentricità; vi giuocherà mia figlia... ovvero, un giorno, che cosa dico? ormai vi giuocherà suo figlio. Che darà SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA 41 dopo autentici amori, al suo bisnonno il conforto del ritmo di una famiglia vera... e più piú regolare e piú solida d'ogni cuor... Eh no, non va, perché all'orecchio lo porta, ma lei sogna, signore, cosa crede? E che pretende? non si cammina sempre. (Il solito cliente: o petulante o strambo). Ognuno creperà. Oh, certamente; crepi l'astrologo. E costa quanta? Evviva l'astronauta. La vita che sarà. Come è poi già. Come sarà. E chi lo sa? Io non lo so, però... restituendo le istituzioni in noi... permette ? io sono... io, della scienza a fianco, lavoro ad un congegno, il cuore umano, piú giusto e meno stanco... Non si spaventi, oh via; e se lo tenga, il pendolo, lei si accontenta... per forza! è come il suo. Ah, ah. Buonasera. 42 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA LE VACCHE DEL CIELO In una musichetta, ta- ta-ta, zum-bum, la Povertà e la Ricchezza fanno la passerella, i beni dondolando che dicono di prenderli, o provarci. Io di solitudine ubriaco, con il mio nuovo spleen, di tempo andato, perso, mancato, sognavo. Dunque. La diva gonfia e circe, il fiore spampanato, la cornucopia, lei che rappresenta la ricchezza tenga con parole corpose il prologo che ho scritto, che in visibilio si fa sublime. L'altra che é nuda poi l'aggredisce, strappa ogni velame, in terra si trascinano... come in feste pagane, in cui Catone il palco abbandonava, agli assenti sia lode, e per il prologo d'aspro sapore a due donne d'amore sia data la scrittura. (Poi messa in scena sia da tutta la compagnia con storiche persone e la pura Ragione la commedia rivoluzionaria). — Amici, ministri e compari dei più importanti consigli, belle signore, che con occhi vivi SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA 43 ed attenzione solamente strappate i sopraccigli; miserabile pubblico dello stipato loggione e del giornale illustrato, contratto, rattrappito nelle voglie che nei piaceri. non riescono a dissolversi... riflesso il mondo é qui. Vi spiego, ecco, più o meno, siamo nel cielo greco di Platone; ed io sono l'idea... che c'è da ridere? io sono la ricchezza: e forse questa per voi, laggiù, non é una pura idea? Ma non pensate l'altra, la compagna, sia quella sul serio di cui si narra: così virtuosa donna che uno sposo la insegui per tre notti per la camera, tirandosi i cuscini... ah! mi diverte questa pudica favola. Un tempo aveva, forse, nome e lagrime; e silenzio, onesti, fiele, preghiere; e il gas. Ora mi segue a denudarmi pronta se un attimo mi astraggo. Ed approfitta della mia smania, che m'impaccia tanto, di comparire come fussi uguale a un'intellettuale. Crede la proprietà, che mi è intestata, e fino dal Decalogo è la madre della cultura, della civiltà, sia cosa sua. Povera e nuda vai... È meglio, é meglio, chè usare per la pelle non occorrono 44 sAGGIO PER UNA ANTOLOGIA le cure d'ogni dama: obbligo della beltá che attornia, con inviti, la mia cara caverna. Dio me l'ha data, e io me la conservo. Ora, a voler ridire ciò che disse un poeta, é presto detto: questa, o signori, che é una vecchia pelle, é stabilito o prima o poi per un tamburo serve. -- PARTITA A SCOPONE — Beh, ti decidi, o che fai? — Toh. — E allora io metto la scopa. — La donna ce l'hai? La vedo adesso. Se c'era prima, fesso, e ti si offriva, allora perché non l'hai presa? tu, con gli errori... — E se indugiavo perché si disponesse per me? E così, asso. Amare vuole così, e veramente bene é da maiale allora che a lei non pare tale. Cosa dice il compare, che ha il mazzo? si sa come l'ho sano SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA 45 io, quando voglio, il pazzo. — Bravo, ti dico; basta. — Incassa, piglia tacitamente. Silenzio si sente. — E credo siam fuori, o colle carte o gli ori. — Lo vuoi stuzzicare? non vedi che stizza? a casa sta zitto... — Ma in faccia agli imbrogli, mi arrendo, andate, andate all'inferno, il giuoco scompiglio! — Che imbrogli? che cosa... — Che cosa farfugli? — È isterico, oh dio... boia di un papa. Scocciatore. — Eh già, con tutti i suoi; la casa bianca avrà; che vada là. Almeno, ad Avignone. Non pare a voi? — Io ci vedo! — Io ti meno! — Carogne! — Coglione! — I segni vi fate; perché dondolate? — Avanti, lasciatelo. E poi gli passerà. Lo dice anche il medico... — Un pugno é la cura, se io glielo dessi, buffone. 46 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA Così lo curerei; ma non mi metto con un malato, è per questo. — T'ho detto, una scena invece che a casa, la fa... — Ma si dispiace dello scatto, io ci scommetto... e tu finisci il bicchiere. Pere. non devi bere. E il fatto é... la verità, mi pare... indovinando, appunto, oh che bel rutto infine m'è venuto, quelle del tuo compare... ma m'addoloro sulla, sulla nostra sconfitta... La storia é finita... e la rabbia? arrabbiamoci; magari; tenere, tenere, è da cani; arrabbiamoci, domani; oh boia d'un — Ti accompagniamo noi — dove tu vuoi — e poi ja, poi ci accompagni tu; a uno a uno. E ciao. LA GRANDE IDEA Una città grandiosa come Roma e come Londra e lurida e gioconda e con la noia... inafferrabile, 47 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA vuota, rimescolandosi... ebbene, c'è una strada come un'altra e nella strada c'è una semplice casa, ove é disposta la tromba delle scale, che si trova a mezza via che a una scaletta porta: essa spalanca discosta appena una veranda, che nel mondo mira. In questa, in questa un tavolo soltanto, e col tavolo sta un uomo meditando. Fuori del male, del labirinto vitale, fuori del puro esistere, ma in esso é aderente, é ostinato, e non assiste, fa. L'uomo pensante. E come tale, ognuno. Lo chiameremo Peirce, lo chiameremo Schlick ? il nome come squillo, ancora, Marx s'impone al nostro simbolo. Egli si leva a un tratto con tale convinzione che nello scatto dei soliti principi la tavola rovescia. La tavola che é invasa dalla ragione stessa travolge la veranda, 48 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA che spinge la scaletta... é questa ecco la bomba (la vita vita intera, la cosa intesa vera) che scoppia nella tromba delle pulite scale, dell'ordine che sale fino al divino inteso mistero tutelare... Divino invece vale fra le cose e il pensiero un profondo legame. È questa ecco la pietra che lo studente afferra, che l'operaio prende: dopo che sta al banco o al tornio fuori del vero se, ed analizza il mondo fra sensazioni e idee nell'ora che fumando solo la via rifà... non é per niente esatto che egli non pensi: va accanto a quello che giusto ascolta, in quanto poi pensa meglio. E nel tumulto adempie al razionale moto con sacro fuoco, contro al Potere che s'insedia forte; restituisce e forma, progetta e prefigura quello che il mondo é in fondo, natura e norma. SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA 49 PIER PAOLO PASOLINI LA REAZIONE STILISTICA Tutti si giurano puri: puri nella lingua... naturalmente: segno che l'anima è sporca. E stato sempre così. Per mentire non bisogna essere oscuri. Si illudono, mostri, che la morte uguagli! Non sanno che è proprio la morte (loro alibi di cattolici servi) che disgrega, corrode, torce, distingue: anche la lingua. La morte non è ordine, superbi monopolisti della morte, il suo silenzio è una lingua troppo diversa perché voi possiate farvene forti: proprio intorno ad essa vortica la vita! E voi avete paura della vostra santa morte, del caos che implica: il vostro unilinguismo è una difesa. La Lingua è oscura non limpida e la Ragione é limpida, non oscura! Il vostro Stato, la vostra Chiesa, vogliono il contrario, con la vostra intesa. Sono infiniti i linguaggi, i gerghi, le pronunce, perché è infinita la forma della vita: non bisogna tacerli, bisogna possederli: ma voi non li volete perché non volete la storia, superbi monopolisti della morte: i poeti parlano come preti e profetiche 50 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA urlano vittoria, intorno, le Cassandre: è passato il tempo delle speranze! Avevano ragione loro, nascoste dentro le parrocchie. Adesso riescono alla luce del giorno, cornacchie delle privilegiate angosce, delle libere speranze imposte dalla forza del capitale che non si estingue. Gadda! Tu che sei lingua oscura e ragione oscura, rifiuta le loro interessate lusinghe, nel tuo limpido raziocinio! Moravia, tu che sei limpida lingua e limpida ragione, respingi il maligno loro adoprarti, nell'oscuro puntiglio dei tuoi nervi... Sono solo, siete soli. In questa lotta che è la lotta suprema, perché riassume ogni altra, nessuno ci ascolta. Vorrebbero ridurre l'uomo alla purezza, loro che sono il caos! Ah, si apra sotto i loro piedi la terra, e parlino il loro esperanto all'inferno. Eppure, anche chi stimo e amo, con cui ho comune l'anima per tanta parte, sa, della lingua, l'esterno valore di storia, come_ se la storia portasse all'uno: a un superno punto che livelli ogni passione, e il suo fine fosse l'omologazione delle anime! No, la storia che sarà non è come quella che è stata. Non consente giudizi, non consente ordini, è realtà irrealizzata. 5] SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA E la lingua, s'è frutto dei secoli contraddittori, contraddittoria — s'è frutto dei primordi tenebrosi — s'integra, nessuno lo scordi, con quello che sarà, e che ancora non è. E questo suo essere libero mistero, ricchezza infinita, ne spezza, ora, ogni raggiunto limite, ogni forma lecita. Bruciare le istituzioni, — stupenda speranza per chi ora geme — è una speranza che le reali passioni che nasceranno non può prevedere, né i suoni nuovi delle loro parole. Non gridino i cattolici alla grandezza del passato, ricattatori: alla Disperazione. Ma i comunisti non avvezzino alla rinuncia e alla riduzione i cuori, con la Speranza: con la grandezza della rivoluzione. Nella lingua si rispecchia la reazione. E la lingua delle loro parole é la lingua dei padroni e delle loro folle di servi. Sia pur vivace e fervida nel giudicare, nell'accusare, arringa, saggio: ma se è il frutto dell'uomo borghese — che si spinge alle nuove conquiste, vecchio e brutto nel cuore — non può esprimere che tutto l'uomo, nella sua storica miseria. Non c'è via di scampo, anche chi si oppone è quell'uomo: miserabile, empio, stupido, freddo, ironico, che rende faziosa ogni sua più seria passione, che non crede all'altrui passione... E in questo accomunano i giorni della distensione nemici e amici: ricomincia la guerra vile 52 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA del discredito, della malizia, della cecità di cellula o sacrestia: e ritorna lo stile di un tempo, nei cuori come nei versi: ed é meglio morire. (Aprile 1960) LA RABBIA Vado sulla porta del giardino, un piccolo infossato cunicolo di pietra al piano terra, contro il suburbano orto, rimasto li dai giorni di Mameli, coi suoi pini, le sue rose, i suoi radicchi. Intorno, dietro questo paradiso di paesana tranquillità, compaiono le facciate gialle dei grattacieli fascisti, degli ultimi cantieri: e sotto, oltre spessi lastroni di vetro, c'é una rimessa, sepolcrale. Sonnecchia al bel sole, un po' freddo, il grande orto con la casetta, in mezzo, ottocentesca, candida, dove Mameli é morto, e un merlo cantando, trama la sua tresca. Questo mio povero giardino, tutto di pietra... Ma ho comprato un oleandro — nuovo orgoglio di mia madre — e molti vasi di ogni specie di fiori, e anche un fraticello di legno, un putto obbediente e roseo, un po' malandro, trovato a Porta Portese, andando a cercare mobili per la nuova casa. Colori, 53 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA pochi, la stagione é così acerba: ori leggeri di luce, e verdi, tutti i verdi... Solo un po' di rosso, torvo e splendido, seminascosto, amaro, senza gioia: una rosa. Pende umile sul ramo adolescente, come a una feritoia, timido avanzo d'un paradiso in frantumi... Da vicino, é ancora più dimessa, pare una povera cosa indifesa e nuda, una pura attitudine della natura, che si trova all'aria, al sole, viva, ma di una vita che la illude, e la umilia, che la fa quasi vergognare d'essere così rude nella sua estrema tenerezza di fiore. Mi avvicino più ancora, ne sento l'odore... Ah, gridare é poco, ed é poco tacere: niente può esprimere una esistenza intera! Rinuncio a ogni atto... So soltanto che in questa rosa resto a respirare, in un solo misero istante, l'odore della mia vita: l'odore di mia madre... Perché non reagisco, perché non tremo di gioia, o godo di qualche pura angoscia? Perché non riesco a riconoscere questo antico nodo della mia esistenza? Lo so: perché in me è ormai chiuso il demone della rabbia. Un piccolo, sordo, fosco sentimento che m'intossica: esaurimento, dicono, febbrile impazienza dei nervi: ma non ne è libera più la coscienza. Il dolore che da me a poco a poco mi aliena, se io mi abbandono appena, si stacca da me, vortica per conto suo, 54 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA mi pulsa disordinato alle tempie, mi riempie il cuore di pus, non sono piú padrone del mio tempo... Niente avrebbe potuto, una volta, vincermi. Ero chiuso nella mia vita come nel ventre materno, in quest'ardente odore di umile rosa bagnata. Ma lottavo per uscirne, là nella provincia campestre, ventenne poeta, sempre a soffrire disperatamente, disperatamente a gioire... La lotta è terminata con la vittoria. La mia esistenza privata non è più racchiusa tra i petali d'una rosa, — una casa, una madre, una passione affannosa. È pubblica. Ma anche il mondo che m'era ignoto mi si è accostato, familiare, si è fatto conoscere, e, a poco a poco, mi si è imposto, necessario, brutale. Non posso ora fingere di non saperlo: o di non sapere come esso. mi vuole. Che specie di amore conti in questo rapporto, che intese infami. Non brucia una fiamma in questo inferno di aridità, e questo arido furore che impedisce al mio cuore di reagire a un profumo, è un rottame della passione... A quasi quarant'anni, io mi trovo alla rabbia, come un giovane che di sé non sa altro che è nuovo, e si accanisce contro i.l vecchio mondo; E, come un giovane, senza pietà o pudore, io non nascondo questo mio stato: non avrò pace, mai. Dolce, per te, è restare inespressa, SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA 55 rosa che sei la stessa ormai riapparsa tante primavere! È arsa in te tanta mia vita, nata ogni volta con te. Ora, tu rinasci, e io, che per capirti ti ho straziata, non so che cosa aspetto, non so che cosa lascio. (Aprile 1960) ELIO PAGLIARANI CONFERENZA DIBATTITO SULLA QUESTIONE MERIDIONALE (*) a Guido Mazzali — Primo: non hanno voglia di lavorare — Ma tu tua figlia a un cafone calabrese (Dov'è Shylock, mercante di Venezia, una libbra di sangue se valse un'arancia — morte per acqua — a Mussomeli?) La civiltà si è trasferita al Nord al seguito dell'industria industria alle origini volle dire ferro e carbone delle miniere del passo di Calais, Belgio, Ruhr, Slesia, Svezia, Galles ferro e carbone. Industria pesante per molti, e ai fini del nostro discorso in termini economici va detto che per ferro e carbone i costi di trasporto (*) Gli interventi che appaiono in questa conferenza-dibattito sono di un compare, cioè previamente concordati in modo da far bella figura. Di altri eventuali interventi si terrà conto in una successiva conferenza-dibattito. 56 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA incidono in maniera decisiva: costa più a Torino o a Enna il ferro di Francia? — Fatalità, destino, siamo senza materie prime: vedremo col petrolio. Sorta nel Nord l'industria per le leggi economiche, per le leggi economiche si accentua la concentrazione industriale. La divisione del lavoro la produzione in serie, i cicli e le catene di lavorazione comportano strutture monopolistiche, vale a dire il prodotto industriale ha minor costo di quello artigianale: Ha ragione il monopolio! se non facciamo confusione fra costi e prezzi — ma di ciò altra volta. Nasce la FIAT coi suoi settantamila operai, può chiudere la FIAT? Si può buttare sul lastrico operai settantamila? Non si può piú. Teniamocela la FIAT. E se c'é la Volkswagen che fa concorrenza mettiamo le dogane alte. (Il MEC condurrà l'acciaio all'allineamento mille lire il prezzochilo?) — Sei fuori strada, resta nel tema, il Sud che cosa c'entra? C'entra perché chi compra un'auto al Nord o al Sud paga di più trecentomila lire, trecentomila lire gli son rubati. Con questa differenza: al Nord quei soldi in parte tornano sotto la voce - SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA 57 salari operai che i bravi operai fan circolare. Al Sud invece niente ritorna perdita secca ecco perché é legittimo dire che il Sud al Nord si sfrutta. (E non c'é colpa o abilità, se non nelle strutture per legge irresponsabili) (1). Un accenno ai prezzo politico del grano: nei nostri porti cost insurance freight senza dogane il grano costerebbe la metà, se costa il doppio il guadagno è di chi ha grano da vendere, la rimessa è di chi ha pane da comprare. È la Valle Padana, il Nord ancora sono gli agrari di Bologna che fanno la parte del leone: in Sicilia non c'é grano da vendere a prezzo doppio a doppio prezzo in Sicilia c'è solo pane da comprare (2). I terroni sono invadenti, ipocriti, ruffiani. La sogliola ha il colore della sabbia per sfuggire ai pescicani. Amo le lodi, specie quelle false indice di potenza. (1) E' implicito nel componimento, ma qui aggiungiamo esplicitamente che la FIAT — nell'attuale situazione della nostra società uno degli organismi meno parassitari — è citata come un esempio tra i più evidenti, e facili, di un processo economico che ha voluto dire: necessaria tendenza al monopolio, iaccentuazione dello squilibrio fra Nord e Sud d'Italia. (2) La distribuzione geografica delle coltivazioni di frumento in Italia è in questi ultimi anni in parte mutata (e non c'è Stato, si dice, che non rabbia agricoltura protetta): ma anche qui è bene ripetere che per giudicare abbiamo fatto riferimento al dato eminente, al risultato globale, e non soltanto all'ultimo, di cento anni di storia, tanti cioè quanti ne hanno sia l'unità d'Italia che la questione meridionale. 58 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA ROBERTO ROVERSI LE LUPE DORATE [I. Le campane esplodono - II. Paga di soldato - III. Un sodoma geniale - IV. Ragazzine in rosso - V. Tuona oscure sibille - VI. Le belle - VII. Camera d'albergo - VIII. Inventario - IX. Foglia di calendario - X. Week-end a Vignola - XI. Thé alle cinque - XII. Il predicatore in salotto]. Le campane del nostro mezzogiorno così rosse nel cielo bolognese, fresche, caute, lievi, renitenti, esplodono nella piazza dov'è l'ombra di calde penitenti. I maestri dell'arte, dalle vetrate, accecano in fulgore i piccioni decrepiti. Oltre, c'è tutto un verde verso il bosco sacro e la chiesa: quando declina il sole, e in mar sprofonda e muore, sull'erba di quella distesa è stupendo fare all'amore; mentre la città respira le luci del cielo hanno le ali socchiuse, odora la terra d'antica pace e di scorza sui capelli della ragazza che baci. Taci, ascoltando i giovani anni tornare e Orfeo con la lira abbandoni l'inferno per sempre. Nota. « Le lupe dorate » è la prima parte di un'opera: La provincia italiana, che ne comprenderà intanto, e almeno, altre due: Lo Stato della Chiesa e La morte. 59 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA Pellegrino che vieni da Roma questa città di provincia non si consuma di noia ma invecchia ogni giorno insieme alla bionda donna di vita dalla cera gioconda e dalle crepe (con la sottana a scacchi, sfiorita) sul viso, in attesa dei serali contadini: al sabato, anche se c'è tramontana, approdano dai pelaghi deserti a mille luci; con ingiurie feroci, e ridono piangendo, baciano stringendo, a volte uccidono. Sono ricchi e disperati come le rane di un pantano. Dicono che bellissime signore giovani e donzelle quindicenni, dal fiore ancora in boccio e dal sorriso leggero, in luride pensioni si vendono ai mercanti della fiera e ai tristi pellegrini della festa. Gemono di furore non d'amore le belle donne nude sotto il peso di questa terra fradicia e la lingua affonda come una lama fredda che le svena. Il sodoma geniale, a mezzogiorno, trascina un'ombra di festa con sé e indugia con la voce, sulla spalla degli amici, quasi una croce di rose lo stancasse. Ha l'occhio appassito di una viola ma le dita magrissime arrossate dalla gazzella fulva, la Ferrari, 60 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA che, criniera di cavallo, stola di visone, volo di rapida beccaccia in brughiera, fugge, rompe, sguilla con un tuono oltre le arcate, dove nei tramonti clandestini bruciano le altane di cotto sulle beate strade della città e gli sposi impotenti aspettano agili fianchi adolescenti. Costa sei milioni una Ferrari... Steso nel canapè, coi piedi sulla spalliera, a casa, il padre, il vecchio padre aspetta che la cameriera passi e felicemente dimentichi di gridare. Tre ragazzine tutte vestite di rosso, gambe lunghe, enormi piedi magri, il corpo verde presto fiorirà. Perfida, astuta, bella gioventù gioca col tempo sparpagliando la sabbia della vita fra le dita sottili, le ilari, vane, tristissime voglie sciupano in parole, smuovono i capelli dalla fronte guardandosi nei vetri del negozio e dentro una scaglia di sole s'aggiustano le maglie mentre il tempo si spezza negli ambulacri dei vicoli. (In anni a venire si perderanno rauche e taceranno queste vergini voci fatte adulte 61 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA dalla rabbia, dal fuoco, dai pericoli che il tempo accresce; allora, insieme, potranno anche affondare le nostre barche: relegati in una lama di sole contra un intonaco bianco, screpolato, vecchi pietosi, inutili solchi di lava, ci sovrasta un tramonto spietato). Adesso, se le sfioro camminando, adoro la novità dei capelli, foglia d'orto, fragole di vita, mentre coi denti mordono la luce e una felicità infinita di andare, di restare. Poi un sussurro amico conduce, fra le agili ombre, il loro cuore. Il monaco sapiente predica nella chiesa fragorosa e sembra il nume indigeno d'una religione arcaica, sacra. Tuona oscure sibille, le scintille dell'ira si disperdono fra le luci delle candele mentre la chiesa delira in un brusio di penombre e suoni dell'organo straziante. Giovani stupendamente stolti si stringono le mani. Alto nella persona, fu maestro di venti e al suo bel tempo navigò con le vele verso il Congo sui liguri vascelli. All'improvviso declinò la sorte, fu invaso dalla bufera della morte, 62 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA buttò la pipa ai venti, perso alla vita, nero frate al mondo. Rovescia i peccati sui capelli degli adolescenti milionari freddi pozzi intaccati dall'arsura; dura la voce fiumana di fuoco, infine tutto si quieta e le farfalle sciamano dorate per la piazza, inebriate dal sole di primavera, profumate, con una fresca cera che la brina piovuta dall'occhio di dio ha sfiorato appena, e hanno del vento sulle spalle. Una pace tragica, da urlare, quando con le nuvole arrampanti si rovescia il tramonto su Bologna. Bruciano le ahane mentre sui fianchi delle vecchie case scende la lava; soavemente oscure, per le piazze, le adultere felici (nell'età delle foglie appese ai rami) s'allontanano lente, appena incerte se riguardare il cielo e offrirgli un collo senza rughe, pieno, da braciere o fingere indifferenza ai richiami dei satiri che frugano e deridono. Poiché fra qualche anno ancora sarà solo un'ombra la bellezza che oggi le sfiora, voglio lodarle calme, mature, tenere, fragranti, fremito vivo che riscalda il sangue. 63 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA Fasciate in tweed che palpita soave- mente, piove per la nuca il balenio dei riccioli castani; festa di cuori, e voglie, caldi furori esprimono le forme di queste dee deliziosamente perfide mentre la notte ormai le copre e bagna. Sopra i palazzi c'è una luna grande e calma, respira intorno la campagna. Per Bologna, gobba maliziosa città, è una fola la lucida omertà — solo ha un civile governo, oneste pietre e tombe dure che coprono il sonno dei glossatori, ma al tempo degli amori uscir fuori bisogna, volare sopra i dossi magri d'Appennino, sulla riva dei fiumi, fuggire a Ravenna, a Ferrara, a Parma coperta di tigli, celarsi furtivi nel lume di una stanza giovani e paurosi come poveri sposi (tra il fieno, nelle sere emiliane, col sereno che divaga sui monti, dalla finestra aperta ascolti cicale cantare e il legno del piancito scricchiolare al passo scalzo della donna). Trova un'ora di pesca fortunata anche lo straziato carrettiere, il deluso usignolo, al fine della giornata. L'albergo gelato, disadorno, perfido di tristezza, ha le insegne che battono sui vetri in una nebbia 64 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA d'acqua marcia; rotola nei muri la strada di collina fra il verde che dirada. Poi giunge beata ilare nel vento, non turbata da alcun trasalimento, lei tutta bagnata di umori; ha le scaglie iridate, un dirompente riso giovane, perverso, getta la veste, sottoveste, e ogni pena si scioglie sul cuscino di dura canapa, fino al mattino quando si sveglia (é appena l'alba) bruciata da un raggio che la sfiora e ancora sorride con parole che l'acqua discioglie. Riscattata da una dolce moneta raduna le sue foglie e lieta s'invola, ancor più giovane nell'età che ha poche ansie, smemorata, lieve, con il corso del fiume avanti a sé, tutto nuovo il cammino non nn breve momento non un frammento spento, roso dai topi come il mio. Azure gloom of an Italian night é povero il suo inglese: pomeriggi vissuti ad ascoltare i dischi, le voci alterne dell'uomo e della donna B. B. C., il fruscio che debilita, la punta " sottile nel grammofono, un progredire monotono d'anima spenta in acque salse e nere, immaginare cosa sarà la vita (la propria vita) nei prossimi trent'anni. Pensa: oramai sono alle corde, 65 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA resta poca al mio osso (palpitare d'animale ferito), tra noi l'amore sarà presto finito, come é finito presto ogni altro mio amore. Una saponetta nel lavabo tagliata grossa col coltello, le porte dell'albergo son6 bianche, sporche, sottili; contra i muri duri segni di mani forestiere, conficcate nel legno le specchiere, l'impronta di labili presenze sui tappeti con rose di Venezia, la desolazione dei cassetti, dentro i letti un freddo da frontiera; una luce fioca, prigioniera gocciola insieme a un russare lento. Arida catena di giorni la vita si consuma, scura e deserta, sul selciato che svolta per il vicolo e s'inerpica alla radura. Torri, avanzi di gloria, bandiere, tutto s'aggruma e mescola, brutal- mente ingiusto, falso, inutile, in sere interminabili. Patisce il pomeriggio di domenica la donna protesa alla finestra mentre le ore cadono dal cuore e gli anni in arco sopra oscuri abissi travolgono la festa... Notte di san Silvestro nel '40, diciassettenne, i parenti (un fiore) seduti alla tavola scolpita da Toniutti, il soff•'itto profondo 66 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA rosso e oro pioveva luce antica appena tocca da un'ala di fulgore. Morti tutti, falciati come il fieno, ormai perduti al mondo... Un viaggio in Toscana con il treno, nel '50, San Gemignano lurida, spazzata dal vento fra gli ulivi smorti e in un tanfo straziante, indescrivibile, la luce del giorno appena incisa da un diamante di pena... Un'ora di grande calma e dolcezza si ferma sulla strada vuota, a fatica qualche uomo nero s'affaccia e subito scompare, non c'é ebbrezza di voci né ruota di bicicletta né pensiero che la vicenda muti per l'ardente immobile reclusa. Solo uno sprofondare nella notte e la sorte conclusa. Negli alberghi di Vignola dalle ciliegie rosse e polpe accese calano a far l'amore — sulle sprint di corallo — le belle milanesi dall'accento francese. Esultanti nel cuore, per l'autostrada, adesso, in lunga fila di migratori nella bufera, s'avventano le donne ch'hanno il bistro negli occhi e unghie d'oro a spegnere i furori dentro stanzucce quiete, fino a sera. S'abbandonano a un giovane toro 67 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA dimenticando la melma che affatica la loro carne, l'inutile ricchezza, la noia cattiva, dolorosa più d'una ferita, una impazienza disperata. Nuotatrici sfinite, fatte bianche dall'onda, si stringono fradicie, impaurite a questi ragazzi di paese che vivono e aspettano sulla sponda del fiume Panaro, vicino ai canneti, dentro i casolari di legno e argilla in un silenzio ancora sconsolato e in cruda miseria da triste animale sconsacrato. Altrove, fra le mura della città su cui piove la tenerezza d'aprile, nei palazzi bruciati, fiera delle più dolorose vanità, fra torri storte, merli, aride pietre e muffe, per i viali scossi da un acuto frastuono disperato — nei salotti, sedute, con occhi inquieti le sedicenni mostrano i ginocchi e un'ombria deliziosa che sale ancora. Bianche magre morte cameriere - nell'ora in cui il sole, alto, contrasta la sua trama a un cielo congelato — divagano per le stanze e i vassoi ardono nel vetro con un suono gentile da campana. Nascosto in un angolo, un braciere, infuocato papavero, dibatte nell'intimità scontrosa 68 SAGGIO PER UNA ANTOLOGIA arcobaleni d'ombre su una sposa che gioca con un compagno e s'abbandona alle mani che la cercano come un fiore. L'ossessione d'amore si fa torpida, cala sugli sguardi e nelle gole; mentre gli uomini s'avvicinano la luce s'attenua in un rumore cauto entro cui la fiamma reclina, e si spegne inutile e meschina, in un soffio, ogni vampata di pudore. « Tre parole: occorre avere fede... », nella sala settecentesca s'accende il volo di rosati cherubini e le patrizie impeccabili guardano fisso negli occhi il francescano possente che conversando anela. Sedute, le più giovani madame offrono alle labbra del monaco, così perverse, una fredda umiltà. Piegano i morbidi ginocchi, assorte promettono castità, si turbano come colombe, poi dileguano come colombe, in branco, col peccato prossimo che splende.
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