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tipologia: Analitici; Id: 1472494


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Tipologia Periodico
Titolo (9 Domande sul romanzo) Elémire Zolla
Responsabilità
Zolla, Elémire+++
  • ente ; ente
  autore+++    
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
ELÉMIRE ZOLLA
« Allora il Signore mandò contro al popolo dei serpenti .ardenti, i quali mordevano il popolo; onde molta gente d'Israele mori.
« E il popolo venne a Mosé e disse: Noi abbiamo peccato; con-ciossiaché abbiamo parlato contro al Signore e contro a te; prega il Signore che rimuova d'addosso a noi i serpenti. E Mosé pregò per il popolo.
«Il Signore disse a Mosé: Fatti un serpente ardente e mettilo sopra un'antenna; e avverrà che chiunque sarà morso, riguardando quello scamperà ».
La esatta rappresentazione del male, la critica fine a se stessa che delinea i confini del male e gli dà forma, reca salute.
Anche il romanziere é chiamato a issare un serpente di bronzo sopra un'antenna, la sua missione é intimamente sacerdotale.
Ma il male ha per essenza la mutabilità poiché è del tempo oltre che nel tempo. Perciò nel deserto era il morso del serpe ar- dente e voleva il serpe di bronzo, ma già al tempo di Ezechia questo non aveva piú senso e fu distrutto; nella Gerusalemme romana il male era il giogo della legge che chiedeva come serpe da contemplare uno strumento di tortura. Chi avesse mostrato serpi ardenti ai cittadini dei Cesari non avrebbe recato salute. Chi oggi
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mostri uno strumento di tortura in forma di assi compenetrate non reca salute, poiché le camere a gas sono state banalità quotidiana. In una situazione in cui la combustione universale dipende dall'umore di pochi semianalfabeti non è forse più acconcia l'immagine di K. del Castello, segnito a ogni passo dagli assistenti idioti ?
Oggi è al romanziere che spetta di individuare con nitore il male. Infatti dal mondo sono spariti i riti iniziatici, non si sa più morire per rinascere, attraversare gl'inferi e risalire, subire le prove e disporsi alla luce, ed il romanzo nasce per rimediare alla mancanza: le peripezie dell'eroe sono il mistero per chi non ha istituzioni sociali che glielo forniscano. Non a caso il segreto che spinse Petronio a scrivere il Satyricon è nel passo del discorso di. Trimalcione che Eliot premise al Waste Land: « Poichè io stesso vidi la Sibilla coi miei occhi, a Cuma, appesa in una bottiglia: e quando i fanciulli le domandarono: Sibilla, che cosa vuoi ? ella rispose: Voglio morire ».
I mali che si debbono contemplare e assimilare, le morti che si debbono subire per vivere rinascendo sono delineati nel corso dell'iniziazione dell'eroe. Ma quale sia il rituale giusto tocca al romanziere di volta in volta riscoprire; egli deve soltanto sapere che, a differenza di altri artisti, gli compete di costruire un labirinto dove l'eroe subisca delle traversie, questo è il suo modo di offrire un serpente o un crocifisso.
In qual senso oggi il romanzo sia critica è stato detto in modo sufficiente da Adorno nel saggio Conciliazione forzata (1). Il ro-
manzo è critica del reale, ma proprio perciò non ha da dirigersi in convoglio da nessuna parte, reincarnandosi di volta in volta
proprio in quanto non risponde ad un dover essere socialmente
consacrato o comunque prevedibile. Sciagurata quanto l'idea che si possa sapere ciò che si deve scrivere é l'altra che non si debba
sapere. Il culto della fabbricazione consapevole e quello dell'ispirazione sono due facce opposte d'una stessa maledizione, cui soccombono i candidi per furbizia, i deboli per bisogno di rassicurazione:
(I) T. W. ADORNO, La conciliazione forzata. « Tempo Presente », marzo 1959.
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coloro che vorrebbero sapere come è fatto il male prima di averne creata l'immagine e coloro che s'aspettano di vederne nascere l'immagine senza averla cercata nella notte oscura tendendo le loro facoltà d'amore e conoscenza.
Le norme rettoriche nascono dai romanzi passati come le norme civili nascono dalla comunità dei padri. Le segue chi teme i mani, chi è ancora malvivo, non perfettamente pubere ed emancipato. Ai padri si obbedisce davvero e ai loro mani si presta riverenza autentica soltanto involontariamente, per una loro rinascita dentro di noi quando non ce ne difendiamo e non procuriamo di riverirli, quando verso di loro nutriamo rispetto soltanto nel senso etimologico, di guardare attentamente, respicere. Gli osservanti di proposito sono spenti ipocriti, superflui imitatori. Peggio ancora sono gl'inventori di nuove norme, che a queste procurano di adeguarsi, sottomettendosi al gratuito arbitrio, fanatici senza felicità, non irrigati dal passato.
Un romanzo come un'opera buona non nasce per ossequio a, leggi ma per fede. Per ottenere fede (che faccia sperare di sgominare il male foggiando un serpente, cacciando se stessi come protagonisti in un labirinto sacro di prove iniziatiche) non c'è ricetta o norma. Fede é lo stato in cui non si ha bisogno di norme.
«La lampada del corpo é l'occhio; se dunque l'occhio tuo é puro, tutto il tuo corpo sarà illuminato ».
Come purificare l'occhio e quindi ottenere fede ? Si dà soltanto una raccomandazione negativa: non cercare il bene che ti consoli, ma contempla il male che ti dispera e esploralo fino agli estremi confini. Se la critica sarà costante l'occhio vedrà in purezza non ciò che vuole che sia ma ciò che è, e la mano traccerà il romanzo che lo rappresenta perfettamente. Chi lo leggerà con pari purezza sarà salvo dai morsi.
Il trattato sulla pittura di Ch'ing Tsai T'ang (2) dice:
« Fra coloro che studiano pittura alcuni si sforzano di ottenere un effetto elaborato, altri preferiscono il semplice. Né la complessità in sé né la semplicità in sé sono sufficienti.
(2) The Tao of Painting, Bollingen Series. 1958.
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Alcuni badano a essere sciolti, altri a essere laboriosamente guardinghi.
Alcuni pongono gran pregio nel metodo, mentre altri si pregiano di fare a meno del metodo. Dipendere dai metodo è male, esserne privi é peggio.
Il fine d'ogni metodo è sembrar privi di metodo ».
II peccato comincia quando si vuol sapere che cosa è bene, che cosa si farà, a quale legge si ottempererà: «il dardo della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge ».
Si sa che cosa il romanzo fu. Come sarà e da quale segno potremo riconoscerlo (salvo il sentirci trasformati dalla lettura) non dobbiamo sapere. Si sapesse tanto varrebbe uccidersi, se si è romanzieri.
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« A traveller, who has lost his way, should not ask, 'where am I?'. What he really wants to know is, where are the other places? He has got his own body, but he has lost them ». A. H. Whitehead. Process and Reality..
Nelle iniziazioni dei Maya descritte 'dal loro testo sacro, il Popol Vuh l'iniziando veniva invitato a sedere a cospetto degli anziani; se accettava, mostrando di non sapere che era suo dovere restare in piedi in segno di ossequio, si sentiva bruciare, poiché la sedia era ardente. Così chi risponderà alla domanda « Quali romanzieri preferisci, tu » (Sed tu quis es, quid dicis de te ipso) mostrerà la sua infermità.
La risposta giusta è e Preferisco non sapere che cosa preferisco io in quanto io ». Chi dice io entra nel sogno. Provate a dire « quel marrone sfuma nell'azzurro secondo me », provate a dire « uccidere per diletto è ingiusto a mio avviso », provate a dire « ascoltare Mozart è meglio che ascoltare Mein lieber Augustin a mio gusto ». Perché vi sentireste meno ridicoli dicendo « quell'edificio è bello a mio avviso », o « io ti amo » (invece di « l'amore è fra noi »)? A mano a mano che si estende come una piaga la gamma delle cose nelle quali si crede che conti ciò che io penso o sento in quanto sono io (peggio se questo si trasforma in
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argumentum auctoritatis) si riduce la realtà, il sogno prevale sulla veglia.
È in crisi il romanzo?
Primo romanziere tutto versato nelle cose fu il viaggiatore che raccontò ai suoi ciò che aveva visto oltremare. Primo romanziere saggista fu il patriarca che dal letto di morte volle confidare ai figli un'immagine della sua vita e le massime che ne aveva tratto.
Che cosa c'é oggi da raccontare al ritorno da un viaggio? Lo sanno i giornalisti o gli operatori cinematografici: cessi di saperlo dunque il romanziere.
Che cosa si può dire dal letto di morte d'un ospedale? Solo un moribondo di pessimo gusto potrebbe fingersi nel raccoglimento di un intérieur quando in realtà si trova in un immondezzaio o in una macchina per selezionare i rifiuti della società disinfettata. A chi prova piacere nel vedere le cose riprodotte dalla fotografia, nel riceverne gli stereotipi dal giornale, che cosa vorrà mai offrire un romanziere?
Una plebe che voglia essere consolata o rassicurata volete che non preferisca un fabbricante di lenitivi ad un accusatore?
Il romanzo é miracoloso che possa vivere, e proprio perciò occorre scriverlo come se dovesse vivere.
Come ogni miracolo il romanzo oggi é ironico. Si dice infatti, malamente, che oggi la rappresentazione dev'essere mediata dall'ironia. Che lo debba essere sarebbe come dire che l'ironia si deve seppellire. Piuttosto il romanziere sarà simile ad un uomo che voglia costruirsi una sedia.
Chi costruisca a mano una sedia obbedendo a una visione di curve e angoli quando le sedie fabbricate in serie sono calcolate- o per evitare ogni sforzo muscolare, se destinate al tempo libero, o per agevolare solo certi movimenti, se destinate al lavoro, o per accarezzare l'occhio se destinate all'ostentazione della conformità alle voghe, cade nell'ironia. Chi su una tal sedia voglia sedersi in un mondo dove le sedie non servono più a conferire
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dignità e compostezza è ridicolo o ironico. O a mano si costruiscono sedie che stoltamente fanno concorrenza a quelle fatte in serie o a mano si costruisce uno strumento che rendendosi ridicolo getta ironia sulla mancanza di dignità.
I romanzieri italiani hanno offerto i simboli del male al loro popolo ? Assai di rado. Chi ha detto come furono sradicati i contadini italiani anche quando restarono sulla loro terra ? Chi ha detto come furono distrutte le comunità dall'unificazione ? Chi ha detto l'orrore dell'emigrazione nelle Americhe, la tassa sul macinato, la coscrizione obbligatoria come furono di fatto: piaghe d'Egitto, sterminio di primogeniti e distruzioni di raccolti e riduzioni in servaggio ? Chi ha detto che cosa fu la crudeltà della borghesia italiana lacrimosa edificatrice di obbrobri di marmo, invasione di Unni?
La prima guerra mondiale fu vista da Hemingway, ma da quali italiani?
Non il romanzo si è avuto ma il bozzetto, non la condanna ma l'assoluzione fraudolenta, salvo rarissimi casi.
La bonarietà ed il sentimentalismo sono state le spugne date al torturato perché vi mordesse coi denti e smettesse di lanciare urla scomode.
E chi ha detto come il Regno unificato ha infierito non solo sul corpo del popolo, ma sul linguaggio stesso? Sicché ora soltanto miseri dialetti imbastarditi e un centone comune combinato da burocrazia e industria restano per dire di che cosa si soffra. Accettare un tal linguaggio è avallare il male, rifiutarlo è fingere che il male non esista.
Gli schizofrenici quando si sentono minacciati della loro belle indiférence hanno una loro risorsa. Nella sala d'aspetto dello psichiatra che tenterà di rianimarli, di provocarli fissano uno spicchio di carta da parati, un lembo della stoffa del loro abito e
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se ne fanno l'universo. Un universo astratto, al riparo dalla vita. Se il medico afferra la loro testa fra le mani e tenta di scambiare uno sguardo, essi fisseranno la sua pupilla, ne scopriranno minuziosamente il partito di colori e forme, le macchie e le strie, e si saranno ancora una volta messi in salvo dal contatto con l'uomo e con la realtà. Sovente sanno assai bene che il mondo e l'uomo sono da schivare, ma non sanno che anche il loro caos é da schivare.
Quando Robbe Grillet guarda una persiana, vi si concentra con l'insistenza dello schizofrenico. La persiana dovrebbe rappresentare tutto in quel momento, quindi finisce col non rappresentare nulla.
« ...le dodici serie sono identiche: sedici stecche di legno manovrabili insieme per mezzo di un'asta laterale, disposta verticalmente contro lo stipite. Le sedici lame di ciascuna serie restano costantemente parallele. Quando il sistema é chiuso, sono appli-sate l'una contro l'altra sui bordi, sovrapponendosi su una lunghezza di circa un centimetro. Premendo l'asta verso il basso l'inclinazione delle stecche diminuisce, creando così una serie di fessure la cui larghezza aumenta progressivamente ».
Parrebbe una caricatura, un gioco come quello dei mimi che si fingono giocattoli meccanici. Con scricchi secchi l'autore volta la testa in questa o quella direzione e a ogni intervallo recita l'inventario di ciò che gli cade nella visuale. Ma la serietà da ufficiale giudiziario, l'indifferenza da schizofrenico non sono giocosi, anzi, Robbe Grillet si sente simile ad una macchina da presa, quindi più dignitoso d'un occhio; simile ad un manichino dal meccanismo brusco, quindi più regale d'un uomo.
Dall'insieme di tessere, dal complesso inventariale si può alla fine dedurre una trama. Chi gode a trovarcela é perfino capace di chiamare piacere estetico l'ebete compiacimento da risolutore di parole incrociate. Del resto perché stupirne, ben venga questa testimonianza. Lo scambio del piacere con la futilità masochistica é ormai di regola; basta uscir di casa e si proverà il voltastomaco a vedere uomini non sforniti di educazione e forse neanche omosessuali che si recano allo stadio o portano il giornale
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sportivo sottobraccio. E lo sguardo catatonico non è della maggioranza dei francesi dinanzi al 13 maggio? Dove manca l'attenzione c'è il controllo maniaco, e la scuola dello sguardo é almeno più coerente di chi insinua smancerie nella pura registrazione di comportamenti oggettivi, disinfettati di pensiero.
Il realismo socialista è morto, le sue esequie celebrate da rivoluzioni proletarie; ma la sua morte civile risale al tempo in cui cessò di essere realistico il socialismo.
Una poesia di Pasternak fra le recenti dice perché non si può più stare dalla parte degli oppressi quando questi siano ottimisti.
ELÉMIRE ZOLLA
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32293+++
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Testata/Serie/Edizione Nuovi Argomenti | Prima serie diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci | Edizione unica
Riferimento ISBD Nuovi argomenti : Rivista bimestrale. - N.1 (1953)-. - Roma [distribuzione Torino] : [s.n., distribuzione Einaudi], 1953-. - v. ; 23 cm (( La periodicità è variata più volte: la prima serie esce con periodicità irregolare, dal 1976 trimestrale. La prima serie si conclude con il n.69/71 (Luglio-Dicembre 1964 ma pubblicato nel marzo 1965), nel 1966 inizia la nuova serie che termina con il n.67 68 (1980), nel 1982 la terza serie che termina con il n.50 (apr. giu. 1994) ed inizia la quarta serie con il n.1 ... {Nuovi argomenti [rivista, 1953-]}+++
Data pubblicazione Anno: 1959 Mese: 5 Giorno: 1
Numero 38
Titolo KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38


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