→ modalità contesto
modalità contenuto
INVENTARICATALOGHIMULTIMEDIALIANALITICITHESAURIMULTI
guida generale
CERCA

Modal. in atto: CORPUS OGGETTOdisattiva filtro SMOG

Legenda
Nodo superiore Corpus autorizzato

Nodo relativo all'oggetto istanziato

NB: le impostazioni di visualizzazione modificabili nel pannello di preferenze utente hanno determinato un albero che comprende, limitatamente alle prime 100 relazioni, esclusivamente i nodi direttamente ascendenti ed eventuali nodi discendenti più prossimi. Click su + per l'intero contenuto di un nodo.

ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

tipologia: Analitici; Id: 1472487


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo (9 Domande sul romanzo) Carlo Cassola
Responsabilità
Cassola, Carlo+++
  • ente ; ente
  autore+++    
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
CARLO CASSOLA
1) Non ho alcun dubbio in proposito: il romanzo come tale non é affatto in crisi; esso partecipa soltanto della crisi della letteratura e dell'arte in genere. So che alcuni vanno dicendo che il romanzo é morto; ma si sa il conto che bisogna fare di questi intelligenti paradossi, buoni per far colpo nei salotti, ma privi di qualsiasi serietà. Da due secoli e mezzo la narrativa tiene vittoriosamente il campo, e non si riesce nemmeno a intravedere come potrebbe essere il nuovo genere letterario destinato a prenderne il posto. Giacché é indubitabile che una sostituzione dovrebbe pur esserci. Sempre infatti, a fianco della lirica, si é avuto almeno un altro genere letterario, fosse la tragedia o la commedia o la storiografia condotta con intendimenti d'arte o la novellistica d'intreccio o il poema epico o il poema cavalleresco o il poema religioso. Insomma (e mi scuso di dire cose elementari, ma quando si sentono dire schiocchezze come quelle di cui sopra é giocoforza rifarsi all'abbiccì) sentimenti e pensieri sono espressi direttamente, attraverso la lirica, rimasta suppergiù immutata durante i millenni; oppure indirettamente, attraverso la rappresentazione e il racconto, e di qui l'avvicendarsi di generi letterari, di cui l'ultimo è appunto il romanzo psicologico: il solo genere letterario che soddisfi noi moderni e che pertanto é vivissimo e vitalissimo.
2) Dall'esempio che viene portato (Musil contro Hemingway) mi si chiarisce meglio il significato della domanda. Hemingway è infatti uno scrittore che, nei suoi romanzi e racconti, ha sempre mirato a dare un'emozione poetica: qualche volta c'è riuscito, più spesso no, ma questo non ha importanza. Musil invece, per quan-
9 DOMANDE SUL ROMANZO 13
to ne so, perché per la verità non l'ho letto, è un tipico rappresentante di quella narrativa saggistica che ha sempre abbondato in Occidente, dai contes philosophiques del Settecento a oggi. Si tratta di un genere ibrido che riscuote molto favore, specialmente all'estero, ma che per conto mio è semplicemente insopportabile. Nella narrativa saggistica il travestimento fantastico si rivela infatti, a chiunque abbia un minimo di orecchio, assolutamente inconsistente: è un semplice pretesto ideologico e nient'altro. Più che di narrativa saggistica si dovrebbe quindi parlare di saggi romanzati.
I veri contes philosophiques in realtà li hanno scritti i russi; perché in loro l'ideologia é incorporata nell'intuizione fantastica e non viceversa. Per fare un esempio: Raskolnikov è un uomo in carne e ossa, il suo delitto e il suo castigo formano una vicenda reale; perciò noi solidarizziamo con lui e viviamo la sua storia. Poi, naturalmente, ci rendiamo anche conto del significato ideologico della storia e del carattere emblematico del personaggio. Nel Doctor Faustus, invece, la sorte di Adrian Leverkhün non ci addolora minimamente, perché sentiamo benissimo che non è un personaggio, ma un manichino, un pretesto ideologico, un dato culturale, e che la vicenda non é scaturita dalla fantasia dell'autore ma è stata costruita dalla sua intelligenza.
Chi non ama la poesia, è dunque padronissimo di auspicare l'avvento della saggistica romanzata; noi che l'amiamo, continueremo a coltivarla, accontentandoci dei pochi frutti che essa dà ancora, e sperando che siano maggiori in avvenire.
3) Il mio parere è che sono scempiaggini, e aggiungo che sarebbe ora di finirla col prendere sul serio ogni trovata dello sperimentalismo avanguardistico che ci venga d'Oltralpe. La Francia, non producendo più nulla di vitale già da parecchi anni, si è specializzata nel lanciare ogni momento un nuovo « ismo », e con ciò continua a esercitare, o s'illude di continuare a esercitare il suo leadership letterario. Ma certo non è facile far capire questa evidente verità ai nostri provinciali i quali credono che Malraux, Sartre, Camus, la Beauvoir eccetera siano dei grandi scrittori. O anche magari dei cattivi scrittori, però « importanti ». Perché anche questa sciocchezza ci tocca frequentissimamente di sentir dire:
14 CARLO CASSOLA
che certi romanzi sono brutti, ma importanti, mentre altri sono magari belli, ma non importanti. Ma più in generale vorrei dire che é veramente fastidioso l'infantilismo di certa gente, che magari ha passato la sessantina, la quale é eternamente alla ricerca del « nuovo » (quando il nuovo é, semplicemente, la poesia), eternamente pronta a prendere sul serio le più futili mode letterarie, artistiche e culturali, eternamente preoccupata di rimaner « tagliata fuori » dalle correnti « vive » della letteratura, dell'arte e della cultura. Costoro si muniscano di telefono, di telegrafo, di radio, di telescrivente, in modo da essere sempre i primi a conoscere le importanti « novità » di Parigi, Londra o New York; e credano pure, se fa loro piacere, che la cultura consista nell'arrivar primi a sapere certe cose. Per conto nostro crediamo invece che lo star dietro a queste effimere mode sia niente altro che una distrazione e una perdita di tempo (il guaio della vita di oggi é che si conosce troppa gente, si legge troppo, ci si occupa di troppe cose: invece di coltivare con serietà i pochi veri interessi che abbiamo). E come esempio di serietà citiamo Pasternak, che solo di recente ha letto Proust, che non ha ancora letto Kafka, e che certo non si curerà mai di leggere Robbe-Grillet. Nella storia e nella cultura del suo tempo uno ci deve vivere naturalmente, senza farsene un problema: e nulla é più paralizzante, per uno scrittore, che stare ogni momento a chiedersi cosa bisogna scrivere oggi, che cos'è « valido » e « importante » oggi. Uno scrittore dovrebbe scrivere ciò che gli sta a cuore, e non curarsi d'altro.
4) Non capisco la domanda. Il romanzo è sempre « oggettivo », nel senso che tende a risolversi in rappresentazione e racconto, anziché in effusione lirica; sia che si usi la prima o la terza persona. I due massimi scrittori dell'Ottocento, Tolstoi e Dostoievskij, hanno usato direi indifferentemente sia la prima che la terza persona.
5) Il realismo socialista in teoria è un pasticcio, e in pratica ha dato i frutti che sappiamo. Laddove, che so io, il verismo era una formula infelice, ma all'insegna del verismo Verga ha scritto i suoi capolavori.
6) Io sono persuaso che il linguaggio debba essere trasparente, che lo stile debba essere « inavvertito », come dice Pasternak; ma
9 DOMANDE SUL ROMANZO 15
questo non significa affatto «lasciar parlare le cose ». Lo scrittore, é bene lui che parla; ma la differenza tra uno scrittore e un letterato (il « vistoso » scrittore di cui parla la domanda) sta appunto in ciò, che allo scrittore preme esprimere certe cose, mentre al letterato sta a cuore il risultato stilistico.
Mi sarebbe sembrata più interessante un'altra domanda: se sia miglior scrittore chi dice o chi si limita invece ad alludere, a suggerire. Perché una caratteristica di molti scrittori contemporanei, e addirittura la poetica dichiarata di alcuni anche tra i maggiori, é che l'alludere e il suggerire sia più suggestivo ed efficace che il dire e l'esprimere. Un tipico rappresentante di questa poetica è Hemingway. Vi ricordate il finale di Un addio alle armi? La donna amata é morta; ma delle reazioni del protagonista a questo sconvolgente avvenimento Hemingway non ci dice nulla in modo diretto: si limita a suggerircele in modo quanto mai vago: « Me ne tornai all'albergo sotto la pioggia ». Ora quel « Me ne tornai all'albergo sotto la pioggia » potrà mandare in sollucchero le anime sensibili e raffinate, che in uno scrittore apprezzano soprattutto il tratto, il garbo, la discrezione. Disgraziatamente però queste sono doti da apprezzare in un salotto, non in un romanzo : il compito del romanziere essendo appunto quello di dire, di esprimere, di entrare brutalmente nel vivo dei sentimenti, e non già di girarci intorno con delicate allusioni.
7) Il dialetto ha indubbiamente dei limiti molto grandi. E sono troppo note le ragioni di questa verità perché debba stare a ripeterle. Mi limiterò a dire che l'uso del dialetto é oggi connesso o allo sperimentalismo linguistico (Gadda) o al neorealismo (Pasolini). Ora si potranno apprezzare in certa misura i risultati ottenuti da Gadda nel Pasticciaccio e anche quelli ottenuti da Pasolini nei Ragazzi di vita; ma rimane ferma la nostra avversione di principio così al pastiche linguistico come al pregiudizio neorealista che la letteratura consista in una trascrizione immediata e passiva dei dati della realtà.
8) Io credo che la storia debba essere soltanto la cornice, lo sfondo delle vicende e dei destini individuali. La storia romanzata non mi persuade più di quanto mi persuada l'ideologia romanzata.
9) Più che dei romanzieri, preferirei esprimere le mie preferenze a proposito dei singoli romanzi. E questo perché la caratteri-ristica di quasi tutti i maggiori scrittori del nostro secolo è di aver prodotto le loro opere migliori all'inizio della carriera, essendosi poi precocemente esauriti. È il caso di Hemingway o di Moravia, che non sono riusciti a rinnovarsi, e così pure di Joyce e di Lawrence, che sono finiti nelle secche dell'intellettualismo sperimentale o ideologico. Non c'è insomma un solo scrittore di rilievo la cui arte presenti uno sviluppo, in cui l'opera della maturità presenti qualcosa di nuovo rispetto all'opera della giovinezza: con l'eccezione del solo Pasternak.
Il più bel romanzo italiano di questo secolo è a mio parere Gli indifferenti di Moravia. Il romanziere che personalmente amo di più è Tozzi. Mi è piaciuto molto Signora Ava di Jovine, che ho avuto il torto di leggere solo di recente.
In tutto il mondo darei la palma a Figli e amanti di Lawrence e al Dottor Zivago di Pasternak. Poi indicherei Fiesta di Hemingway, Le grand Meaulnes di Alain-Fournier, il Dedalus di Joyce, forse anche qualcuno dei romanzi di Mauriac, Therèse Desqueiroux o Noeud de vipères, che per() non ho riletto da molti anni. Tra le raccolte di racconti metto in primo piano Dublinesi di Joyce e Winesburg, Ohio di Anderson.
CARLO CASSOLA
 
Trascrizione secondaria non visualizzabile dall'utente 


(0)
(0)






in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32293+++
+MAP IN RIQUADRO ANTEPRIMA


Area unica
Testata/Serie/Edizione Nuovi Argomenti | Prima serie diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci | Edizione unica
Riferimento ISBD Nuovi argomenti : Rivista bimestrale. - N.1 (1953)-. - Roma [distribuzione Torino] : [s.n., distribuzione Einaudi], 1953-. - v. ; 23 cm (( La periodicità è variata più volte: la prima serie esce con periodicità irregolare, dal 1976 trimestrale. La prima serie si conclude con il n.69/71 (Luglio-Dicembre 1964 ma pubblicato nel marzo 1965), nel 1966 inizia la nuova serie che termina con il n.67 68 (1980), nel 1982 la terza serie che termina con il n.50 (apr. giu. 1994) ed inizia la quarta serie con il n.1 ... {Nuovi argomenti [rivista, 1953-]}+++
Data pubblicazione Anno: 1959 Mese: 5 Giorno: 1
Numero 38
Titolo KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38


(1)
(0)










MODULO MEDIAPLAYER: ENTITA' MULTIMEDIALI ED ANALITICI





Modalità in atto filtro S.M.O.G+: CORPUS OGGETTO

visualizza mappa Entità, Analitici e Records di catalogo del corpus selezionato/autorizzato (+MAP)




Interfaccia kSQL

passa a modalità Interfaccia kSQL