Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: IGNAZIO SILONE 1. La condanna di alcuni aspetti della politica di Stalin, e più particolarmente del suo metodo di direzione politica, da parte degli attuali dirigenti sovietici, rappresenta, a mio parere, solo una concessione al crescente malcontento delle grandi masse operaie e contadine e dei popoli federati dell'Unione. Nell'Unione Sovietica é indubbiamente in atto una profonda crisi politica, che esprime il contrasto sempre più aspro tra lo sviluppo grandioso delle forze produttive e le forme arretrate dello Stato dittatoriale, del tutto insufficiente ad esprimere i bisogni della società. E insomma una crisi del regime totalitario nelle sue strutture fondamentali. 2. Di fronte a questa crisi, i dirigenti sovietici si sono serviti di Stalin come di un grosso capro espiatorio. Ma, né la condanna del culto della personalità, né la riabilitazione di migliaia di innocenti, «liquidati» come traditori e nemici del popolo, né l'abbandono delle forme più grossolane dell'oppressione politica e culturale in auge nell'epoca staliniana, possono naturalmente risolvere il problema politico di fondo che sta all'origine della crisi dello Stato russo. Si tratta di palliativi di scarsa portata reale, anche se annunziati con grande arte demagogica. Che la dittatura russa abbia una direzione politica personale o collegiale, non sarà certo questo che ne modificherà il suo carattere anacronistico. Assisteremo dunque, presto o tardi, a nuovi clamorosi episodi della crisi rimasta sostanzialmente insoluta. 3. Non penso che la sola forma politica da considerarsi legittima, dal punto di vista democratico, sia quella parlamentare di tipo occidentale. Non penso nemmeno che questa sia la migliore o la più adeguata alternativa politica all'attuale dittatura russa. Ma IGNAZIO SILONE 107 sono anche persuaso che nessun regime meriterà di essere qualifi- cato democratico finché escluderà la pluralità delle correnti politiche, il loro diritto di esprimersi liberamente per mezzo della stampa e in riunioni pubbliche, il loro diritto di designare i propri uomini di fiducia per le cariche elettive. L'affermazione pseudo-marxista che non possa esservi diversità d'opinione e scelta politica ove non sussistano contrasti di classi sociali, é un ridicolo sofisma di cui tutti i termini sono falsi. È appunto la forzata mancanza di giornali d'opposizione nel paese, di correnti d'opposizione nel seno del PCUS e di liste avverse nelle consultazioni elettorali, che dà un carattere fittizio a tutte le formulazioni « democratiche » che si leggono nella Costituzione staliniana del 1936. 4. Esiste una diversità di linguaggio politico non solo tra Occidente e Oriente, ma anche tra cittadini della stessa città, secondo il loro diverso concetto della politica, o della vita associata in genere. Così, com'è noto, anche per i fascisti nostrani e i nazisti, benché occidentali, l'opposizione era tradimento e la discussione, deviazione; come per la Chiesa cattolica questa si chiama eresia. La diversità di linguaggio politico, dunque, non ha origini razziali, o etnografiche, o climatiche, ma é la diversità tra società chiuse e società aperte. Ci si può naturalmente chiedere perché, in determinate contrade e in determinate epoche, prevalgono le società chiuse. 5. Anche la civiltà russa é di tipo europeo e cristiano, ma assai meno differenziata dell'occidentale. È mancata in Russia la separazione della Chiesa e dello Stato. Già Ivan il Terribile sapeva di dovere « non soltanto tenere le redini del potere, ma anche sal- vare le anime ». La Russia non ha avuto una filosofia Scolastica, né la Riforma, né un pensiero laico indipendente (non ha avuto un San Tommaso, un Machiavelli, un Galileo). Sono mancati in Russia i Comuni e Città libere, salvo nella limitata zona del Baltico. La Russia non ha mai avuto un parlamento eletto liberamente e un governo parlamentare (la Duma aveva solo carattere consultivo), né liberi sindacati di lavoratori, né cooperative amministrate dai propri soci. Il movimento socialista vi fu quasi sempre clan- 108 9 DOMANDE SULLO STALINISMO destino. Una simile tradizione, senza dubbio, rende particolarmente difficile il germoglio e la fioritura di forma democratiche; ma quello che non si capisce é perché, un esponente tipico di una situazione culturale così arretrata, come lo Zdanov, fosse accettato quale guida e censore anche da scrittori e artisti occidentali. 6. Non credo, malgrado tutto, al Fato, ancor meno alla fatalità del terrore. Non credo che vi siano situazioni con una sola via d'uscita. Non credo alla santità dei fatti compiuti. Se posso anche ammettere che, in date circostanze, il terrore sia indispensabile al piano politico del tiranno, escludo che esso sia necessario alle sue vittime. 7. Il fatto che i comunisti di tutto il mondo abbiano creduto, a suo tempo, alla versione staliniana sui processi e le cospirazioni, allo stesso modo come oggi essi credono alla condanna ufficiale, da parte dei successori di Stalin, di quei fatti mostruosi, é una delle tante irrefutabili prove che i comunisti di tutto il mondo, nei riguardi dei dirigenti di Mosca, sono tenuti alla più cieca obbedienza. La cosidetta u via italiana del comunismo », praticata dal PCI dopo la Liberazione, e di cui si attribuisce il merito a Pal-miro Togliatti, sembra contraddire quest'asserzione così cruda, ma solo in apparenza. Basta ricordare che il destino dei singoli paesi europei dopo la Liberazione, fu sancito a Yalta e a Potsdam, negli incontri dei Quattro Grandi. L'Italia, assieme agli altri paesi d'Occidente, fu allora abbandonata da Stalin all'influenza occidentale, in cambio del disinteresse di Churchill e di Roosevelt per la sorte dei paesi dell'Europa orientale. Il PCI e il PCF dovettero fare di necessità virtù; ogni velleità in senso contrario (la cosidetta prospettiva greca) vi fu tempestivamente repressa per ordine di Mosca così come lo stesso Stalin relegò in Siberia il ribelle Markos. La « via italiana del comunismo » era dunque anch'essa una via staliniana. 8. Che in Russia vi sia attualmente una distensione interna, molte notizie lo lasciano suppore; ma è forse prematuro affer- IGNAZIO SILONE 109 mare che si sia aperta una fase politica nuova. Una svolta decisiva potrà aversi soltanto allorché un dissenso politico importante, sorto nel seno della direzione collegiale, verrà reso pubblicamente noto e sarà posto in discussione sulla stampa comunista, prima di essere risolto in un'assemblea del partito e dello Stato, senza che sulla minoranza incomba la minaccia dello sterminio. 9. Il vasto spazio che nei mappamondi geopolitici della propaganda elettorale, per qualificarlo socialista, viene colorato di rosa, col suo miliardo e passa di abitanti, é un'immagine infantile, una tipica sopravvivenza dell'epoca staliniana. Tra i paesi europei di democrazia popolare, e tra essi e i popoli confratelli situati più in là, verso Est, dall'Ucraina alla Corea del Nord, le differenze e le contraddizioni non sono meno profonde che tra i paesi dell'emisfero occidentale. Non è ancora possibile prevedere fino a che punto il disgelo sovietico e la distensione internazionale consentiranno ai singoli paesi dei due blocchi mondiali di ricuperare la propria indipendenza. Ma si può sentire il dovere di affermare che questo è molto desiderabile nell'interesse della pace e della democrazia. IGNAZIO SILONE 27 aprile 1956
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