Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: CARLO CASSOLA Risposta alla prima domanda — L'espressione (( condanna del culto della personalità », contenuta nella domanda, mi sembra inadeguata. Io parlerei piuttosto di « condanna dello stalinismo »: il culto della personalità é infatti solo uno degli aspetti dello stalinismo, che sono stati tutti più o meno esplicitamente condannati (teoria dello stato guida, teoria del partito guida, direzione personale, soffocamento della democrazia interna di partito, regime poliziesco, violazioni della legalità, asservimento della cultura ecc.). Quali dunque le cause della clamorosa condanna dello stalinismo avvenuta nel ventesimo congresso del PCUS, ma già preparata da tutta una serie di atti, quali la riabilitazione dei medici, l'incriminazione di Beria, il disgelo culturale, letterario e artistico, la volontà distensiva in campo internazionale, la riabilitazione di Tito ? Sarà bene distinguere le cause di ordine interno da quelle di ordine internazionale. Cominciamo dalle cause di ordine interno. Una tirannide, quanto maggiore è, tanto più é probabile che sia spenta da una congiura di palazzo. Difatti essa finisce col minacciare gli stessi collaboratori del tiranno, e quindi li spinge a sbarazzarsene. I termidoriani furono spinti ad agire prima di tutto dalla paura di una nuova purga. Ora é molto probabile che Stalin negli ultimi mesi della sua vita preparasse una nuova purga (l'arresto dei medici « avvelenatori » sembra fosse la prima mossa dell'operazione). Krusciov e compagni sono stati spinti ad agire innanzi tutto dalla preoccupazione di salvare le proprie teste. Se Stalin sia morto di morte naturale o meno, é cosa che per il momento non é dato di sapere con sicurezza. Ma anche ammesso che Stalin sia morto di morte naturale, resta il fatto che Krusciov e compagni ne hanno prontamente approfittato per evitare che Stalin avesse un successore. CARLO CASSOLA 11 Questa spiegazione semplicistica può far sorridere gli storicisti. Accontentiamoli dunque, con una spiegazione che peraltro non esclude la precedente, ma solo la integra e approfondisce sul piano storico. Dopo la paralisi di Lenin (1922), la lotta per il potere si svolse esclusivamente nell'ambito del Partito. E non poteva essere diversamente, perché lo Stato sovietico era ancora da costruire. Stalin si rese padrone del Partito in parte grazie alla propria abilità manovriera e in parte perché patrocinava in modo coerente la sola politica giusta: quella della costruzione del socialismo in un paese solo. Egli ebbe buon gioco nel dimostrare l'incoerenza degli avversari, che volevano l'edificazione socialista senza rinunciare alle avventure internazionali (Trotskij) o senza procedere alla collettivizzazione dell'agricoltura (Bukarin). Divenuto padrone del Partito a partire dal 1928,- Stalin poteva considerare il proprio potere come ormai saldo; e forse fu più che altro la sua natura diffidente a spingerlo alle purghe del '34-38 (che lo stesso Krusciov avrebbe definito in gran parte inutili, e quindi dannose, nel 'suo famoso rapporto segreto). Tuttavia, gli stessi successi dello stalinismo nell'edificazione del socialismo dovevano finire per mettere in crisi il regime. Accanto al Partito veniva infatti a prender forma lo Stato, con suoi organi, la sua burocrazia, i suoi corpi sociali (pianificatori, tecnici, ufficiali ecc.) permeati, com'è naturale, da uno spirito di corpo analogo a quello.che legava tra loro i funzionari di partita. Tra organi del Partito e organi dello Stàto non potevano non verificarsi attriti: è evidente, per esempio, che ai pianificatori e ai tecnici non poteva far piacere che i politici si attribuissero tutto il merito dell'indu-stralizzazione, così come ai generali non poteva far piacere che Stalin si attribuisse tutto il merito della vittoria contra i nazisti. Attriti destinati a pervenire a un punto critico nei periodi in cui il Partito esercitava il potere in modo terroristico (come nel periodo '34-38 e in quello successivo al 1948). E chiaro che pianificatori, tecnici, generali ecc. dovevano aspirare a porre fine al terrorismo stalinista, che prima della guerra aveva falciato largamente le loro file e dopo la guerra accennava a riprendere in modo sempre più preoccupante. Questa loro aspirazione venne a un certo punto a coincidere con quella di una parte dei dirigenti del Partito, e tosi poté realizzarsi quello che é stato chiamato « il 25 luglio sovietico »: espressione ingiuriosa, ma in certa misura illu- minante. Non vi é dubbio comunque che il concorso dell'esercito sia stato decisivo per neutralizzare le velleità staliniste della potentissima polizia. Anche nel campo internazionale, sono stati gli stessi successi a mettere in crisi lo stalinismo (come la vittoria di Fleurus mise in crisi il robespierrismo). L'instaurazione dei regimi di democrazia popolare e la vittoria dei comunisti cinsi (cioè l'allargamento del sistema a buona parte dell'Europa e dell'Asia) rendevano sempre più problematica la funzione di Stato-guida e di Partito-guida che l'Urss e il Pcus si erano fino ad allora arrogata. Nel '48, la ribellione jugoslava fu un chiarissimo campanello di allarme. La corda troppo tesa si spezzava. L'alleato di ieri minacciava di diventare il nemico irriducibile di domani. Krusciov e i compagni hanno valutato il pericolo in tutta la sua gravità: e si sono decisi con coraggio e prontezza a liquidare il sistema dello Stato-guida e del Partito-guida, cioè a liquidare l'aspetto più caratteristico dello stalinismo nel campo dei rapporti tra l'Urss e i paesi e i partiti comunisti. Anche la politica estera staliniana nei confronti dei paesi capitalistici, pur essendo improntata a un sincero desiderio di pace, si era dimostrata troppo rigida. Atti come il blocco di Berlino o come le rappresaglie economiche contro la Jugoslavia non potevano non contribuire all'aggravamento della tensione internazionale. Anche qui, si rendeva necessario un buon colpo di timone. Anche qui, bisognava farla finita con lo stalinismo. Risposta alla Seconda e all'Ottava domanda — Lego insieme le risposte alla Seconda e all'Ottava domanda, anzi comincerò proprio a rispondere a quest'ultima. Non vi è dubbio che la condanna e la liquidazione dello stalinismo siano avvenute in gran parte con metodi staliniani. Basta pensare all'incriminazione di Beria, accusato di essere un agente del capitalismo fin dal 1919 ecc. Basta porre mente al fatto che le critiche sono state formulate dall'alto CARLO CASSOLA 13 e imposte d'autorità. Ma poteva avvenire diversamente ? Per cominciare, le strutture dello Stato sovietico e del Partito comunista sovietico non avrebbero permesso l'adozione di un metodo diverso. Inoltre è evidente che una mentalità consolidata attraverso un trentennio non si muta in un giorno. Ma a Krusciov e compagni va attribuito l'enorme merito di aver inferto un colpo mortale al totalitarismo, anche se metodi usati sono stati totalitari, anche se alla morte del totalitarismo non ha fatto seguito la nascita della democrazia. Almeno sul piano psicologico, un ritorno allo stalinismo è impossibile. Certo, strutture e metodi sono rimasti in gran parte quelli di prima. Rimarranno probabilmente a lungo quelli di prima. Ma nell'Urss e in tutto il mondo comunista si è iniziato un processo di democratizzazione che porterà alla fine tutti i suoi frutti (checché ne pensino gli avversari del socialismo). Risposta alla Terza domanda — Mi pare che gli avvenimenti sovietici confermino in modo luminoso che la democrazia é legata alla pluralità delle formazioni politiche e alla pluralità delle liste elettorali. In teoria si potrà anche sostenere che la democrazia possa esprimersi in forme diverse; ma queste forme nuove per il momento non sono state trovate. Risposta alla Settima domanda — Distinguo tra intellettuali comunisti e base operaia. Gl'intellettuali comunisti hanno creduto alla versione ufficiale staliniana sui processi e le cospirazioni a causa della loro forma mentis storicistica, cioè totalitaria (quanto meno è totalitario lo storicismo assoluto). La condanna dello stalinismo ha avuto anche questo ineguagliabile merito, di mettere in crisi lo storicismo assoluto. Si é toccato con mano, finalmente, che razza di balordaggine fosse quella di considerare un processo storico tutto inevitabile e necessario, e quindi di giustificarlo da cima a fondo, e di imporne l'accettazione o il rifiuto in blocco. Grazie a Dib, é ora dimostrato che la storia si fa coi « se »; cioè si ricomincia a esercitare lo spirito critico. Quanto alla base operaia, essa ha creduto alla versione ufficiale per una ragione d'ordine essenzialmente psicologico. La psicologia 14 9 DOMANDE SULLO STALINISMO operaia (che naturalmente è il frutto dell'esperienza storica del proletariato) è difatti diffidente nei confronti dei capi, che possono essere comprati dal nemico di classe e passare dall'altra parte (la storia del movimento operaio italiano, per fare un solo esempio, è piena di tradimenti: il caso di Mussolini è soltanto il più clamoroso). La versione staliniana sui processi e le cospirazioni ha trovato quindi facilmente credito tra gli operai, perché veniva a confermare quella che era una loro convinzione psicologica, nata da una precisa esperienza storica. Se Mussolini e Bombacci, Bonomi e Saragat hanno tradito, perché non dovrebbero aver tradito anche i Trotskij e i Kamenev, i Tito e i Rajk ? Ciò che gli operai non hanno invece digerito sono state le versioni ufficiali sulle riabilitazioni; mentre gl'intellettuali hanno bevuto anche quelle. Risposta alla Nona domanda. — Ho già risposto implicitamente a questa domanda. La liquidazione dello Stato-guida e del Partito-guida non possono non avere enormi ripercussioni nei rapnorti tra l'Urss e i paesi e i partiti comunisi. Sempre per fare il coito parallf'o storico, siamo alla fine del periodo «'iarobino» e al-l'apr`,ii di una fase completamente nuova. In Italia, ouesta face nuc a si chiama «via italiana del socialismo », cioè schieramento della classe operaia italiana sotto una bandiera inconfutabilmente democratica (che non è, evidentemente. oue'la della soyiaidernnrra_ zia: il giudizio che gli operai danno di Saragat e compagni è anche il nostro). 22 aprile CARLO CASSOLA
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