Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: VITA DI ORLANDO P. SCRITTA DA LUI STESSO (continuazione del numero precedente) Ritorna a lavorare da imbianchino. Ma un lunedì il padrone manca, e Orlando altri due operai, avendo venduto dei rottami, decidono di andare a bere. Si chiude e ci rechiamo all'angolo di piazza Castello in via G. B. Trotti vi é un'osteria bassa un fumo che non si può nemmeno respirare si beve• un litro di vino e si sparte il nostro ricavato e a certo punto io dico ma non vedete che fumo vi è qua dentro andiamo li in via Paderna a levare un pò il gomito qui si soffoca andiamo a prendere da fumare e poi entriamo nell'osteria si beve un litro e si fa un pò di chiacchere e si racconta un pò di barzelette e comandiamo un'altro litro sempre noi tre là ve ne sono degI'altri ma a noi non interessano anzi sono io che con la coda de-gl'occhi guardo uno ad un tavolo che scrive sempre ogni termine delle nostre barzelette e noi si ride perché sono parole scerzevoli e dette al vento tanto per ingannare il tempo e fra queste chiacchere il mio amico fabro mi dice: te che ai fatto la guerra mondiale perché non vai in Spagna a corn-batere ti pagano bene sai — e ride a queste parole cambio i colori della faccia e gli dico : lo so che tu scherzi non potresti andarci te che ai la camicia nera in dosso? E poi a me i spagnoli non mi anno fatto niente anzi lottano per una causa giusta ai letto tu qualche cosa della Spagna? — io no — e allora perché parli così non vedi quello Ià che continua a scrivere e a me mi da ai nervi perché io lo conosco e lui finge da non conoscermi e continua a scrivere é meglio piantarla con queste parole beviamo un altro litro e andiamo via di qui prima che succeda qualche baruffa ed infatti tronchiamo le chiacchere e guardiamo quel cliente là — si chiamo l'oste si paga e le domando: viene sempre quell'uomo là a bere? — Io non lb mai visto — grazie, avete visto che io non mi sbaglio andiamo in fondo alla via vi è un'altra osteria forse là staremo in pace — e se ne andiamo e mentre s'incammina gli racconto di quella persona io lo conosco perché una volta faceva il barbiere al Maris e la vi é un'osteria dove io ó lavorato diverso tempo dove feci diversi paesaggi e la ero come di casa perché il padrone, dell'osteria era un vero socialista e consigliere dell'Ospizio Soldi alla sera si parlava sempre di politica e metteva sul tavolo un secchio di vino e si beveva col mestolo e più di una volta a bevuto anche quell'individuo che ora non mi conosce ecco perché mi da ai nervi si entra nell'osteria là vi è delle donne del marciapiede qualcuna mi saluta e mi chiede una siga- 180 ORLANDO P. retta questo vuol dire voler bere insieme nel gergo della malavita e si comanda un litro. Tl vino incomincia ad impadronirsi di me e siamo in allegria si incomincia a cantare eccoti di nuovo questo brutto essere che non mi garba terminato il canto mi alzo e vado vicino a questo e le dico perché non mi saluti non mi conosci più io sono sempre il pittore e te ai cambiato mestiere una volta facevi il barbiere ora cosa fai la spia? continui a scrivere e non sei da queste parti dai dei sospetti d'essere tale noi siamo dei lavoratori e non vogliamo essere pedinati da spie e la baruffa incomincia si mettono fra mezzo anche le donne l'oste i miei compagni e vola qualche schiaffo senza recar danni alla moda di S. Bassano e così termina la nostra giornata. Al giorno dopo siamo sul lavoro e se ne parla ancora fra di noi della baruffa della sera prima io gli dico ai miei compagni sono le solite baruffe qui a S. Bassano è alordine del giorno io poi ci trovo gusto quando mi capitano ma sempre se ò ragione perché io non vado a cercarle le baruffe quello là imparerà a comportarsi meglio — di questo che é capitato non si dice niente a Bernabè perché altrimenti viene a sapere che abbiamo fatto il lunedì vi pare compagni? — Ai ragione — e passa il martedì il mercoledì e non se ne parla più ma al venerdì sera vado al solito posto a mangiare la minestra e un mio compagno mi dice: é venuto un signore oggi a cercarti è ben vestito avrà forse del lavoro da farti fare — ascolto e dico: ò sarà qualche sbirro — e questo mi dice: no non é una guardia anzi a parlato con la Elsa — allora parlo con lei, chi è venuto a chiedere di me oggi?' — Un giovanotto e a detto d'andare li in via Ruggero Manna al gruppo avranno del lavoro — io non ? mai avuto a che fare con il gruppo e come uno stupido dopo aver mangiato mi reco la domando permesso entro vi è uno seduto appena mi vede sorride e dice: siete venuto avete fatto bene ditemi un po vostro padre è insieme a voi o vive solo — ora vive solo è nel bosco a pescare e io vado a lavorare mangio all'osteria — va bene accomodatevi — e mi segna un'altra porta io prendo la maniglia si apre entro in un'altra stanza là ve ne sono diversi tutti in silenzio solo una voce squilla ecco una vecchia conoscenza — gl'altri mi guardano ma non parlano io saluto questo che parla perché da giovane si giocava al fotbal e comprendo che lui é il capo di questi manigoldi ed dico : ma mi ai mandato a chiamare te? Cosa vuoi di me? Io non ó niente da fare con voialtri — dovresti fare solo una firma - cosa mi vuoi mandare militare? Io lb già fatto dillo a questo che era con me — e segno Cometti che era il suo Segretario e lui sorride perché mi conosce di vecchia data e di quello che feci a Pesaro. Allora estrae un foglio e si mette a leggere e filo per filo é descritto il famoso discorso della Spagna della camicia nera dell'insulto e della baruffa e poi mi fa: è vero tutto questo? — Sarà ma io non mi ricordo e poi si tratta di una bevuta e parole per iscerzo — non conosci nessuno di questi? — Te ti conosco Cometti — guardili bene tutti quello là nell'angolo é quello di lunedì •"— ascoltami Lombardi quello lo conosco per un barbiere ma che DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 181 fosse aI tuo servizio non sapevo — all'ora si avanza quella brutta faccia e mi sferra un pugno che io lo paro allora all'altro fianco ve ne è un altro anche questo cerca da colpirmi nel viso ma io avendo un pò di scuola della Boos mi salvo la faccia e loro picchiano sulla testa a un certo punto il Co-metti fa cessare la grandine dei pugni. Questa volta è ancora il signor Lombardi che prende la parola: ora firmerai il verbale — mi oppongo e dico : nemmeno se mi uccidete voi non siete della giustizia — allora mi danno un bichiere d'oglio che io lo bevo senza nessun schifo perché mi piace e loro rimangono stupefatti mi fanno uscire e il Signor Lombardi uno col braccio corto e un'altro mi fanno salire sopra una auto e mi portano in questura lá vi è un solo agente chiamato lo sfregiato mi guarda e poi dice io quel signore non lo• voglio sono solo non mi fido a tenerlo portatelo a S. Lucia. Si esce di nuovo sulla macchina e via a S. Lucia lá vi è un tenente dei Carabinieri presentano un biglietto dicendo questo è politico deve essere trattenuto e passato alla comissione per sovversivo e mi lasciano lá a S. Lucia mi portano in una cameretta col solito tavolaccio per letto usanza italiana e dopo mezzanotte sento ad aprire l'uscio entra un carabiniere con un piatto colmo di pasta asciutta e mi dice mangia sono i tuoi compagni che te la mandano — la mangio se mi fate un favore a prendermi un pó d'acqua e aceto per farmi cessare il male che ó nella testa — e uno dei carabinieri va a prendere quello che ó chiesto portandomi della bambagia e un catino d'acqua e aceto e m'anno fatto loro i primi bagni alla testa mi sentivo a stare molto meglio allora mi misi a mangiare e la mangiai tutta consegnai il piatto la forchetta e mi lasciarono un pacchetto di sigarette nazionali e scomparvero e io continuai tutta la notte a fare i bagni alla testa. Dopo 4 giorni di detenzione a S. Lucia vengo trasportato in via Stefano Iacini per essere giudicato dalla comissione e verso la fine d'agosto del 1937 sono presente alla comissione dove mi sottopongono ad un confine politico per la durata di 3 anni. In questo periodo di tempo che aspetto la partenza il medico dello stabilimento mi fa verniciare i locali dell'infermeria con la superba paga di una lira al giorno e ritarda molto la mia partenza perché íl medico del locale giudiziario scrive a Roma che io mi trovo ammalato così ó modo di ultimare il lavoro avendo eseguito per bene il lavoro mi regala un fiasco di vino e al 15 settembre devo far partenza ma due giorni prima della partenza viene a trovarmi un appuntato della benemerita a chiedere di me vengo portato in sua presenza e mi dice: Tu saresti quello diretto in siciglia ovvero a l'isola di Ustica, bada che il viaggio è lungo e per il vitto è una cosa da pensare per tre o quattro giorni minestra non ne vedi e prendere i cestini di viaggio vengono a costare molto accetti a mangiare in nostra compagnia tanto siamo• sempre in compagnia lostesso perché sono io ed un'altro che abbiamo l'ordine di accompagnarti — io rispondo per me è uguale e non sono un ricco fate voialtri basta che non manchi il vino la minestra la mangerò quando sarò giunto a destinazione 182 ORLANDO P. — senti noi faremo così si prende 10 scatole di carne conservata metà di bue e l'altra meta di suino un chilo di formaggio da pasteggiare il pane a te lo danno alle città dove si fermiamo e durante il viaggio il vino si prenderà bada che noi abbiamo un bottiglione che tiene 2 litri e un quinto così se ne beve di più e poi fai il viaggio con noi che siamo dei paesani il mio amico é di Olmeneta e io sono di Casalmaggiore e ti tratteremo bene vedrai basta che non tenti da fuggire — per questo potete stare tranquilli perché vado a stare meglio di qui così m'anno detto quelli che vi sono già stati ecco perché parto tranquillo mi anno detto che là sono libero tutto il giorno perciò non si deve andare a star male sarà un pò il viaggio ma arrivato è un'altra vita — senti è arrivato il fonogramma e la tua partenza é lunedì mattina e si parte col Fidenza. In questo periodo di tempo che sono a Cremona ò potuto accumolare qualche soldo che mi occorono per il lungo viaggio passo la voce fra i detenuti che rimangono e vi sono diversi che mi danno delle incombense e diversi saluti da contracambiare perché dove vado è il posto dei Cremonesi confinati comuni. Io• a quel tempo portavo un pizzetto nero al mento avevo veramente la stoffa d'un politico e alla mattina del lunedì eccoti i fratelli branca vestiti bene ma portano con loro i famosi braccialetti io per ischerzo domando al capo scorta : non avreste potuto fare a meno di portare con noi questi adornamenti non si fa bella figura sul treno con questi gingilli — ma noi si viaggia sempre in seconda e posto riservato così non ti vedono nessuno — meno male — e fuori del portone vi è la carrozza che ci aspetta credo di veder nessuno perché è mattina presto invece sei o sette curiosi sono là fermi a guardarmi e sono gente di porta Pb e fra di essi ne vedo uno che fa bocca da ridere io lo so che non devo parlare ma il momento è adatto e poi so che i carabinieri sono Cremonesi e buoni ragazzi me ne approfitto ed esclamo: di sei contento è ma per te vi sarà un'altro castigo — e monto sulla carrozzella siamo in due e andiamo alla stazione e durante la strada il capo scorta mi dice: lo conosci quello che rideva? — Abita vicino a me lo conosco bene la carni-cia che porta là anche nel sangue perché se fosse educato non si sarebbe messo a ridere vedendo due persone ammanettate per scopi politici non siamo dei delinquenti noi cosa ciè da ridere vi pare voi fate il vostro mestiere e noi il nostro io non sono mai andato a vedere simili spettacoli anzi quando vedevo questa carrozzella traforata mi dava sempre un pò di compassione perché ve ne possono essere anche degl'innocenti e non sta bene a ridere — si arriva alla stazione là ve ne sono ancora di piu di questi curiosi e dico al mio compagno se non si fosse a Cremona poco me ne importa del loro sguardo ma qui mi conoscono tutti ò un pò vergogna i carabinieri che ascoltano fanno un segno col capo come affermazione infine non siamo vestiti da galeotti vi sono solo questi braccialetti che ci distinguono dalle altre persone e mentre ci conducono al treno si passa in mezzo a questi ve ne è uno più curioso dell'altro mi guarda con uno sguardo fisso allora gli DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 183 dico sulla faccia: mi a detto tuo fratello che vai a trovarlo — in questo momento tutti gl'altri rivolgono lo sguardo verso di hit e noi si morta sul treno abbiamo il nostro compartimento riservato e più nessuno ci disturba ora i carabinieri mi dicono: glie lai fatta bella a quello — e si ride — così imparerà per un'altra volta essere meno curioso dite rapo questi ferri sono un pò troppo stretti non si può slacciarli un pò li devo tenere fino a Bologna e prima di smontare li stringerete un'altra volta e così faremo il viaggio un pò più comodo vi pare? — Si ordina al carabiniere di lentare un pò i ferri. Fatta questa operazione si incomincia a parlare e si arriva a Fidenza si smonta per aspettare il diretto Milano Bologna dopo una mezzora arriva e noi di nuovo si prende il nostro scompartimento e via si diverte a vedere i paesi che si passa si arriva a Parma e l'appetito incomincia a farsi sentire noi abbiamo il pane aprono una scatoletta di carne ci levano i braccialetti e si mangia il vino l'abbiamo e si consuma una spece di colazione si arriva a Modena e infine siamo a Bologna là vi è un baccano indiavolato ci mettono in camera di transito che non è troppo igenica le nostre pareti sono di sbarre di ferro e là ve ne sono degl'altri tutti diretti ai confini per sovversismo qui è lo smistamento perché ci dividono per poi proseguire ognuno al suo destino e fra di noi si fa le conoscenze si domanda tu dove sei diretto diversi sono diretti a Ventottenne parte a Ponza parte invece, vanno a Terra ferma sarebbe la Calabria a secondo le pene inflitte. Là incomincio a sentire l'odore dei rivoluzzionari benché messi in questi luoghi che mi da l'impressione d'essere diventati tutti leoni perché solo le sbarre di ferro ci adornano il camminare in su e giù con delle discussioni più o meno vivaci che si spegnano ogni qual volta vengono a prenderne 10 o 12, per metterli sulla traduzione li chiamano nome e cognome e nell'altra stanza di fronte mettono ferri e catene e questi ci salutano si sente la voce d'un Maresciallo dei Carabinieri gridare come un diavolo state attenti chi cerca da fuggire sparate carabinieri, al 7° binario questa colonna, e via di seguito afinché viene il mio turno ma io non vado colla colonna perché b la mia scorta che mi devono consegnare al luogo destinato e verso le ore 4 del pomeriggio eccoti i miei sbirri saluto chi rimane e si fa corraggio uno con l'altro il mio compagno rimane perché lui è destinato a Ponza io invece devo andare oltre la Sicilia a sentire il sole d'Africa siamo pronti andiamo a dormire a Firenze mi dice il capo scorta e la solita storia dei braccialetti una mano all'altra sono sempre un affiliato della Società Vittorio Emanuele. Il capo scorta ride — cosa vuoi fare — mi dice e così si va sul treno e sempre il nostro compartimento è pronto appena siamo seduti domando b sete e mi danno un bicchiere di vino dopo circa una mezz'ora s'affaccia al nostro compartimento un frate entra e il capo scorta le fa noto che è riservato lui invece si siede e offre una sigaretta ai Carabinieri e ne porge una anche a me che io lo ringrazio ma non l'accetto al'ora il frate dice: si vede che ,questo signore è politica e cerca ogni modo per farmi parlare, io vedendo la 184 ORLANDO P. sua insistenza scoppio con due parole e le dico: padre da bambino in cinema ó visto la rivoluzione spagnola di adulto ò letto l'inquisizione di Spagna scritta da Pietro Arbues credo che un uomo come lei m'abbia compreso — invece il frate insiste da prendere da fumare e io ribatto : vi piace vedermi alle torture voi a fumare liberamente colle vostre mani e giestico lando e me con questi gingilli vi pare che sia una bella cosa infine io non ò ammazzato nessuno e nemmeno rubato — a queste parole dice al capo scorta perché non gli levate i ferri durante il viaggio quando dovrete scendere a 10 chilometri prima della vostra fermata glie li mettete di nuovo, dove è diretto questo signore? — A Palermo col treno e la responsabilità — suggiunge il capo ed il frate gli fa vedere una spece di medaglia e subito in presenza sua mi tolgono i ferri io lo ringrazio e se ne va allora i Carabinieri mi dicono : vedi che ti a portato fortuna quel frate ora viaggi libero sei contento di lui — ora si che si viaggia bene e poi non avete disturbo nemmeno voialtri si può sapere chi è quel frate per piacere lo scriverò nelle mie memorie — a queste parole si guardano uno con l'altro e poi mi dicono : è una autorità che noi dobbiamo ciecamente obbedire e va fino a Palermo — così mi dicono i reali ma dopo la visita di quel frate che portava una tonaca bianca venne a guardarmi una 108 d'altri ma quelli non sono venuti nello scompartimento e poi erano molto più giovani del primo ora dico ai reali ma non si termina più questa visita cosa m'amo preso per una bestia feroce questi scalzi sarebbe meglio che andassero a lavorare invece di studiare a ingannare il popolo perché questa gente secondo me non sono utili al progresso questi studiano per tenerci ignoranti noi e voialtri ne siete i suoi servi non vi pare avete visto il primo vi a fatto vedere una medaglia e voi dovete obbedire sarebbe meglio mangiare ora si finirà questa commedia e pensiamo al nostro viaggio che é molto lungo e si apre una scatoletta di carne di suino si fa un po ciascuno e si mangia si innaffia il pasto con un paio di bicchieri di vino e si tira avanti ogni tanto si guarda dal finestrino e il discorso cade alla vista di cose presenti come una bella villa un campo di fiori molte ragazze che cogliono fiori le stazioncine che si passa afinché viene la sera. Io domando quando arriveremo a Firenze il capo risponde verso le nove abbiamo ancora qualche ora e poi ci siamo allora é meglio vuotare il bottiglione perché se si avanza può andare a male si ride e piano piano il bottiglione si vuota. Si incomincia a vedere da lontano molti chiari un gran bagliore e domando cosa sono tutti quei lumi dev'essere la città di Firenze all'ora bisogna mettere i bracialetti e di nuovo infilo le mani alla Vittorio Emanuele e gli danno 4 o 5 giri di vite il suo rispettivo luchetto e sono già a posto dopo questa operazione eccoti arrivare nella stazione di Firenze si smonta e mi conducono nella sala d'aspetto alla vista dei curiosi ma è di sera e tanti non mi guardano e vedo passare i fraticelli molto silenziosi nessuno mi rivolge la parola ed il Frate più vecchio parla col mio capo scorta per due minuti e i frati se ne vanno e piano DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 185 piano anche la gente va per i fatti suoi mi portano in fondo alla Stazione e la vi é la carozella si monta e via alle Murate che sarebbe il mio aloggio per la notte entro in questo stabilimento tutto é silenzio solo i tiracatenacci sono in servizio con le ciabatte di gomma per non disturbare gl'altri il capo mi consegna a loro dicendogli: questo domani mattina prosegue per Roma è politico — me ne accorgo che dopo aver detto quella parola politico il tiracatenacci cambia linguaggio si accomodi attendo circa un quarto d'ora e poi viene lo scopino con lenzuola e due coperte e cuscino eccovi signore e mi segna il numero della mia camera é il 13P una celletta piccola che serve come isolamento solo sono stanco mi faccio la branda e mi metto a dormire. Alla mattina sento ad aprire e io sono ancora a letto e una voce mi dice vestitevi adagio non fate rumore perché la sveglia non é ancora suonata ma voi dovete partire — grazie e gib dalla branda mi vesto in dieci minuti sono pronto mi accompagna in matricola metto la mia firma su quel libro dei passeggieri notturni e questo mi consegna una pagnotta e mezza perché io non mangio la minestra essendo di viaggio eccoti squilla il campanello andiamo sono i vostri reali entrano e sempre la solita storia dei braccialetti si monta in carrozza e via alla stazione e mentre andiamo dico al capo scorta mi sento da bere un bicchierino di grappa non si potrebbe la al bufet si, guarda se vi é l'aria libera si beve e in fatti vi è pochissima gente graduati non ve ne sono e si beve la grappa io naturalmente sempre con i gingilli. Poi andiamo sul treno e i ferri non me li leva mi accende la sigaretta e io le dico — e questi ora siamo sul treno non potete levarli? — ancora no — risponde — perché il treno è fermo appena si mette in moto si levano — o capito questi sono gl'ordini di quel frate ora si cambia discorso e si parla come abbiamo passata la notte io lb passata benissimo e voialtri — noi siamo andati in caserma ma là ve ne sono sempre chi monta e chi smonta di servizio non abbiamo potuto dormire ora alla prima stazione che si arriva mando a prendere da bere in queste parti vi é il vino buono è chianti sentirai che vino — meno male mi pare già d'assagiarlo e infatti alla prima stazione ;tende e va a prendere il vino così siamo a posto il pane l'abbiamo la pietanza lostesso speriamo che oggi ci lasciano in pace cosí ci goderemo il viaggio di piacere vedendo di passaggio l'agro romano e per quel giorno non abbiamo avuto nessuna visita siamo stati in pace e fra una chiaccherata a l'altra abbiamo passata la giornata si arriva puntuali alla Stazione di Roma prima dél cadere della sera il capo scorta è pratico e con disinvoltura compie il suo servizio così lesto che quasi non abbiamo dato nell'occhio ai viaggiatori che erano sul treno con noi e andiamo verso l'uscita ma per noi ve ne è un'altra è quella di servizio. La troviamo la solita carrozella si monta e via al mio destino. I due carabinieri mi consegnano ai signori tiracatenacci colla solita frase domani mattina questo è diretto per Napoli e mi soggiungono arrivederci noi ora andiamo a dare un'occhiata alla città eterna — auguri io invece la guardarti da qui 186 ORLANDO P. — e se ne vanno. Io tengo solo una piccola valiggetta dove ogni qual volta arrivo in questi alberghi la vogliono guardare cosa contiene e poi si deposita e alla mattina ti viene restituita fatta questa operazione mi consegnano ad altri suoi compagni Tiracatenacci aprono un cancello poi un'altro ed arrivo alla rotonda la vi è come un chiosco con telefono e una tastiera di numeri che da stare in quel chiosco sbriga tutto il servizio perché da quel posto si vedono tutte le celle con le sue guardie di servizio e a me segnano una cella a pian terreno col numero 25 e una targhetta con la scritta camera transito un via vai di coelli vestiti da tigre con giornali e una voce calma si sente: giornali — ne passa un'altro ad ogni cella dice straordinario io comando una pasta asciutta e un quarto di vino che dopo un'ora mi viene portata. Qui non mi pare d'essere in carcere ma bensì in albergo la vi è una grande pulizia con pavimenti lucidi infine manca solo le donne e la liberta poi non manca più niente ci vuol soldi e coi soldi si sta bene d'appertutto e i soldi è la base principale del reato così passa la notte fra numerosi sogni. Alla mattina suona la sveglia sono ancora la e penso fra di me che oggi non si parta non sono mai venuti a prendermi così tardi e dopo un paio d'ore eccoti sento ad aprire — fuori dovete partire — e mi portano di nuovo in matricola metto la mia firma e m'accompagnano a l'ultimo cancello la vi sono i miei soliti è sempre la solita storia d'una mano a l'altra si esce e via alla stazione. Dobbiamo recarci al 5° binario e la si aspetta l'arriva del treno che è diretto per Napoli in questo fratempo che si aspetta si guarda il movimento che vi è nella stazione è un continuo d'arrivi e partenze poi arriva il nostro si sale sopra prendiamo una scompartimento anzi si stenta a trovarlo perché il treno è tutto occupato all'ora ne fanno vuotare uno e ci installiamo noi — meno male — esclamo — credevo da dovere star in piedi fino a Napoli ma il capo scorta sorride e dice — b dovuto parlare col capo treno altrimenti era difficile potersi accomodare questo treno è sempre zeppo di viaggiatori è una linea troppo frequentata è una fortuna potersi accomodare e poi chissa quando arriveremo a Napoli — per l'ostia non ci sarà il caso da dormire in treno per me è lostesso facciamo senza fare la solita passeggiata al carcere ve ne pare — e di nuovo ci si racconta come abbiamo passata la notte io dico che b trovato tutto diverso degl'altri carceri più pulizia e manca poco ad essere un'albergo perché b potuto avere anche da mangiare ieri sera e poi anche da fumare sempre pagando ma lb trovata un carcere tutto diverso degl'altri anche come guardie sono più eduèate forse perché è Roma e il capo scorta risponde: ti puoi immaginare è la scuola dei custodi di tutti carceri d'Italia prima d'essere destinati in varie città d'Italia devono fare 6 mesi a Roma e la marciano col vero regolamento invece noi ieri sera siamo andati a trovare una delle nostre donne dove da tempo ci aspettano e abbiamo fatto un giro per la citta e verso mezzanotte siamo andati a coricarsi si sapeva che oggi si partiva tardi abbiamo approfittato dell'occasione e abbiamo anche preso il vino è dei ca- DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 187 stelli romani sentirai come é buono. E il viaggio é sempre la solita si accontenta solo gl'occhi del guardare perché proprio merita vi sono delle vedute meravigliose e il vino é molto buono e il caldo si fa sentire verso mezzogiorno si mangia poi un po' di dormisveglia mentre si viaggia la solita sigaretta e verso le ore 4 pomeridiane il bottiglione é vuoto. Alla prima stazione vi è un po' di fermata allora scende per dargli la piena poi si continua il nostro viaggio e si entra in Napoli verso le undici di notte con meraviglia vedo passare la prima stazione sotteranea e se ne conta ben 5. All'ultima ci fermiamo si smonta del treno e per l'uscita vi è una scalinata da salire per andare fuori quando siamo giunti al'esterno si da un'occhiata in giro ma non si vede la solita carozzella che mi deve portare al mio destino allora di nuovo andiamo nella camera di transito governativa che sarebbe una come quella di Bologna con le sbarre di ferro e i sedili di marmo e si attende il vetturino. Passa un'ora passa due e nessuno si vede a comparire io sono un po' stanco e mi sdraio sopra una di queste panche levo le scarpe la mia valigetta la metto sotto la testa e poi rivolgo la parola ai miei accompagnatori cari miei ragazzi credo che questa notte la dobbiamo passare sul duro letto fate anche voi come me vi sdraiate e quando verranno a chiamarci andremo tanto non si può prendere il sonno queste molle sono troppo dure e casi fanno anche loro si coricano senza levarsi le scarpe perché loro sono in servizio e dopo circa due ore che siamo sdraiati eccoti venire un uomo dell'apparenza un pò brillo vero tipa napoletano con la sua parlata chiama ad alta voce « non ci sta polli per me? carabinieri! » — il capo scorta gli dice — ma noi siamo arrivati prima di mezzanotte e voi venite ora — risponde — ma quel pollaio é sempre aperto andiamo e alla moda di Napoli canta una sua preferita « a Napoli cie né chi dorme e chi veglia e chi fa infamità Napoli é sempre Napoli » — da qui si comprende che é brillo e mentre si trotta colla carozzella dico ai due reali — qui si conosce che è un'altra Italia — e si ride. Arriviamo al mio albergo Stringi é la solita mi consegnano a quei signori: questo parte per la Sicilia domani mattina alle ore 8 è la partenza — e la risposta ai reali: potete andare a fare un sonno intanto se volete accomodarvi anche voialtri ciè posto anche per voi fate a meno d'andare a S. Lucia invece loro devono fare firmare il loro registro e anche per la trasferta recarsi in caserma anche per il controllo e se ne vanno e per me la solita celletta pulita e alla sveglia mi aprono e sono di nuovo con loro vi è il solito vitturino e andiamo alla stazione Sud. Là vi sono tanti soldati io mi stupisco di tutti quei militari e dico al capo scorta : cosa fanno un'altra guerra li vedo equippaggiati con zaino` affardelati - mi risponde che aspettano per imbarcarsi quelli sono diretti per la Spagna in aiuto al Generale Franco perché là cié la guerra ma noi invece andiamo giù col treno e loro si arrangeranno io non ne voglio sapere di guerra preferisco questi braccialetti e si monta sul treno e dico ai reali questo viaggio lo faccio quasi per colpa sua se io non avessi detto 188 ORLANDO P. che fanno bene a ribellarsi gli Spagnoli forsi questo viaggio non l'avrei fatto ecco perché voi mi accompagnate fino a Ustica questo è il motivo della mia condanna ora lo sapete il perché perciò non abbiate paura che scappa e alla seconda stazione cioè a Salerno uno va a prendere il vino e poi si incomincia a fare uno spuntino per ingannare il tempo. In questo momento il treno costeggia sempre il mare da l'impressione di viaggiare sul mare io non sono mai stato sul mare a fare dei viaggi ma ora mi pare di esserci sopra e si viaggia tutto il giorno e verso le 6 si arriva a Villa S. Giovanni si aspetta iI Ferrabot che è una nave con il binario caricano il treno e siamo in mare cioè nello stretto di Messina. Ora è come essere sulla nave si sente l'altalena delle acque andando in alto e basso e molti stanno male a me invece non mi fa nessun efetto forsi perché fino da bambino andavo in barca e questa passaggio è di circa mezzora poi siamo in Sicilia la Conca d'oro chiamata in Italia e si va a Messina bisogna aspettare che formano il treno per viaggiare la Siciglia. Ora mi portano alla caserma dei carabinieri per mettermi in transito ma con mio gran stupore vedo il locale pieno di porcheria un odore nauseante io sono vestito mediocre a questa vista mi rifiuto di entrare in quel loridume e chiedo del maresciallo guardando in faccia i miei carabinieri come per dire per chi mi avete preso per un maiale da mettermi li dentro? Viene il maresciallo cosa ciè di nuovo — vi è qui un locale che fa schifo il mio decoro non è tale d'abbassarmi a tale se non vi è altro locale preferisco tenermi i ferri e aspettare il treno piuttosto che andare ad insudiciarmi in quel luogo i miei carabinieri anno l'ordine da portarmi fino al mio destino e l'ordine viene dato da Roma perciò bisogna rispettarlo se vi fosse un locale pulito meno male ma dato che non ciè faccia lei Signor Maresciallo — allora chiama il capo scorta nel suo studio e dopo un quarto d'ora l'incidente si è concluso. Io rimango coi reali andiamo a mangiare in una Trattoria, dei ferri non se ne parla più e verso le undici si rechiamo alla stazione il treno parte a mezzanotte si beve il caffè e attendiamo in sala d'aspetto che formano il treno incomincio a sentire l'aria della conca d'oro ed essere libero mi pare già un'altra vita ed esclamo ai reali è bella la Sicilia si vede il mare vi sono le sue piccole montagne è un paese dei sogni qui vi starebbe bene un pittore a fare dei paesaggi copiando il vero. Tanto che si fa queste chiacchere passa il tempo ecco il fischio del treno il segnale di potere salire sopra ora si vede tutti i viaggiatori.salire ed accomodarsi e noi si fa uguale però per noi vi è sempre uno scompartimento per non avere contatto con le altre persone e poi vedendo i reali della benemerita le altre persone non s'accostano perché non sono troppo desiderati e anno ragione dico fra di me. Ecco la parteza si viaggia tutta la notte e alla mattina verso le ore 9 si entra nella stazione di Palermo che è formata come un gran salone un baccano che non si capisce più niente tra i venditori di giornali e gl'altri venditori ambulanti si smonta come siamo fuori della stazione si presenta una veduta incantevole un bel piazzale col monumento della ïegina DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 189 Vittoria rappresenta un gruppo che studiandolo bene è scandalo pubblico ma il popolo é cieco e poi il 50 per cento non sanno leggere specie nel meridione. Tutto va bene si da un'occhiata intorno e poi si prende una carrozzella perché la strada é lunga per arrivare al mio destino dové la solita storia visto arrivare visto partire e quando siamo in carrozzella dico non farete conto da portarmi subito la dentro lasciatemi vedere un po la città e prendiamo la via Roma che é lunga 5 chilometri. La vedo questa gente vestita al suo costume con dei colori molto vivaci mi fa l'effetto d'essere in teatro é meraviglioso anche il clima è adatto e verso mezzogiorno mi portano al Lucerdone cosi é chiamato il mio albergo Tiracatenacci. Anche la rimango incantato mi pare di entrare in un paradiso terrestre un continuo di aiuole di fiori un profumo delirante e fra mezzo queste aiuole vi sono le sezioni che sarebbero i fabbricati dove rinchiudono gli esseri di questa terra dove regna il dolore dove mi assegnano me è la segregazione la non si sente una moscha a volare la mia solita celletta ora sono già abituato non ci fb più caso perché sento in me la prossima libertà. A mezzanotte vengono ad aprire e mi portano in direzione e poi messi tutti in camerone la ve ne sono un centinaio dei quali una decina sono dei politici diretti a Ustica e la rimanenza sono dei comuni. Alle 4 del mattino partenza si monta sul piroscafo la vi é la solita storia delle catene e ferri e dieci per dieci ci mettono come le sardine però solo i politici vengono separati e si monta in coperta mentre gl'altri sono giù nelle stive. Il percorso fra Palermo e Ustica è di 4 ore se il mare è calmo se invece vi é burrasca s'impiega molto di più cosi spiegano i marinai oggi pare calmo dicono per mezzogiorno se tutto va bene siamo la. Arrivati a Ustica il piroscafo non può entrare in porto perché è piccolo e le onde invece sono alte e per non sfasciare il piroscafo contro le rocce buttano giù l'ancora e con le barchette gli a•detti vengono a prenderci per fare questo sbarco si impiega quasi due ore perché bisogna montare su queste barchette aprofitandone quando l'onda é alta giunto sopra pare che vada a fondo invece no loro sono abituati 4 colpi di remo siamo sull'isola e cosi continua lo sbarco. Finito lo sbarco ci mettono in colonna e si va sulla piazza dove vi é la direzione mentre si fa questo cammino si passa in mezzo ai confinati e si scambia una infinità di saluti giunti in direzione il direttore ci assegna i cameroni dove siamo destinati e ci consegnano un libretto rosso ai confinati politici che contiene 37 articoli da studiare e metterli in pratica. Il primo articolo è di non avvicinare i confinati comuni per non subire subito una condanna trasgredendo l'obbligo del confinato e via di seguito per tutti gl'altri dunque guardando questo libretto non si dovrebbe muoversi dal camerone assegnato e invece il ritrovo fra questi disgraziati la vita è molto diversa. Guardando bene questi esseri mi da l'impressione di essere sempre festa o almeno essere ad un mercato si vede questa gente riunita a gruppi qua e la per la piazza che contrattano chi ride chi grida la sua mece da vendere alla moda siciliana prima di vendere una 190 ORLANDO P. mela o un'arando cantano. Guardando tutto questo mi pare un sogno non una vita da tribulati politici infine dopo scambiato i saluti coi miei compagni di camera che con un colpo d'occhio b potuto farmene un concetto che sono molto diversi .degl'altri confinati comuni metto la mia valigetta al mio posto assegnato e vado a fare un giro per l'isola. Appena uscito dal camerone eccoti trovare subito dei Cremonesi e mi dicono eravamo qui ad aspettarti andiamo a bere e io gli faccio presente che sono politico e non potrei venire insieme a voialtri per?) facciamo così voi andate avanti ed io da solo vi seguo cosí se trovo qualche sbirro che avrebbe delle brutte intenzioni sono a posto col libretto e non vado in contravvenzione agli articoli invece questi si mettono a ridere e mi rispondono se guardi il libretto non esci più della camera e poi potresti andare contro l'obbligo tutti minuti qui la vita invece è molto diversa da quella che ci giudicano e si beve ma i miei compagni di sventura anno intenzione di farmi un presente chiamato nel suo gergo la tavoletta che sarebbe il primo vincolo del confinato quello di essere sottoposto ad un primo prestito che poi in seguito devi sboTsare il 10 per 14 il giorno dopo ma io essendo già avvisato di questo pericolo sto in guardia e gli dico non fate spese per me io di soldi ne b per affrontare questa mia venuta si paga alla romana e siamo a posto voi sapete che sono politico perciò prendo lire 10 al giorno e per me posso sbarcare il lunario meglio di voi senza incontrare debiti e mi rivolgo a Granello un mezzo gobbo ma non stupido tu che sei il più vecchio dell'isola e conosci tanti borghesi non potresti incaricartene per trovarmi del lavoro del mio mestiere? Non faresti brutta figura e poi vi è anche l'interesse io ogni lavora che mi fai prendete ti regalo il 10 per cento per te ogni lavoro ultimato —e mentre si fa queste parole eccoti venire una squadra di dieci confinati anche loro per consumare qualche bicchiere di vino fra questi ve ne è uno tutto vestito bene senza cappello e dai modi molto corretto il gobbo l'avvicina e le fa buon giorno don Antonio avrei bisogno da parlarle se mi permette e fanno quattro passi avanti dalla compagnia e poi mi chiamano me questo signore mi allunga la mano piacere fare la vostra conoscenza il gobbo mi a detto che siete suo paesano e chiedete lavoro per ora vi sarebbe da scrivere sopra le mie barache di vendita queste parole « Pesce Fritto e Frutta Fresca » in seguito poi vi farò fare dell'altro e se vi occorre qualche appoggio venite da me qui il piroscafo viene ogni due giorni fate la vostra nota di quello che vi occorre che a Palermo vi è tutta — io lo ringrazio e saluto e resto coi Cremonesi domando a Granello : ma chi è quel signore che lo vedo differente dagli altri e poi è anche educato e molto di cuore come mai anche lui qui in mezzo a questa ciurma di cavaglieri della luna? — e lui si mette a ridere e mi dice: quello è veramente un signore tutte le baracche di vendita del pesce e della frutta sono sue lui è qui in carta bianca non si sa quando andrà a Palermo perché lui è ritenuto come uno dei capi della maffia ed à molta influenza anche in DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 191 direzione con l'aiuto di quello puoi star certo che le porte si aprono e poi vedrai in seguito che del lavoro non te ne mancherà io conosco tutti qui perché é Ia terza volta che ci vengo a visitarla percib b già fatto 15 anni su questo scoglio del dolore dove non tramonta mai il sole — e fra un bicchiere e l'altro passo tutta la giornata e sono contento e anche un po brillo — suona la tromba é la chiusura dei confinati e a gruppi si va ai nostri cameroni assegnati fanno la chiamata e ci chiudono ma io nel dire presente il brigadiere se ne accorge che sono brillo e alza la voce dicendo: si vede che é un lombardo se lo pesco un'altra volta lo mando al fosso — chiude e se ne va, I miei compagni di camera cercano di farmi parlare ma io mi sento cadere dal sonno dico parlerò domani mattina oggi parla il vino di Ustica e mi butto sulla mia branda e fb compagnia a Orfeo ma la reazione dell'alcol e un po il caldo rimango quasi nudo pero alla mattina la balla non cié più il primo a darmi il buongiorno é un romagnolo un fascista dessidente che al servizio di Mussolini formò 400 fasci all'estero cosi mi spiegava lui ed io per risposta : e Mussolini ti à mandato qui per ringraziamento fortuna che è un tuo paesano — la questione è che tutti anno un periodo di tempo da scontare ma io non so quando mi manderà a casa quel senza capelli — e poi cambia discorso e mi avverte che il brigadiere ieri sera voleva mandarmi al fosso — e cose questo fosso? — non lo sai? — io no - é la prigione — e io con grande sorpresa esclamo: ma se qui alla sera sono quasi tutti ubriachi proprio a me mandarmi al fosso? — allora questo romagnolo mi spiega: ora apri le orecchie e ascoltami devi pensare che noi siamo dei confinati politici non sta bene farti vedere ubriachi perché altrimenti si perde quella degnitá che noi abbiamo verso la società — e io per risposta le fb : e tu la chiami società questi esseri dell'isola a me mi da l'impressione invece molto diversa cioè da essere stato confinato in mezzo a dei fiori della malavita almeno che fra di noi ve ne sia dei più sinceri ma stando col lupo si impara ad urlare perché non anno fatto un'isola per i soli politici? non è una cosa giusta questa a framischiarmi in mezzo a questa gente qui quelli che non sono delinquenti ne diventano perché avere il contatto con loro é cosi — poi cambia e la si chiacchera se ne agruppa degl'altri ed io con la coda dell'occhio scruto il pensiero ovvero intravedo la curiosità di sentirmi a parlare per poi giudicarmi e vedendo questi nuovi compagni mi sento anche la voglia di parlare e dico a loro : perché non si fa un reclamo al ministero degl'interni delineando minutamente la nostra posizione fra questa ciurma questo non é il nostro trattamento che ci aspetta la firma di tutti e il Ministero deciderà le sorti infine fra di noi non vi é che abbia titoli di studio? — si io ero tenente dei bersaglieri ed b titoli di studio — e all'ora cosa aspetti bisognava proprio che venessi io per aizarvi — poi si cambia di nuovo discorso e mi domandano se conosco un certo Boccasavia un cremonese che fu qui per pochi giorni e poi lo mandarono a casa io 192 ORLANDO P. rispondo che Boccasavia non è di Cremona ma poco lontano ed è un uomo che io le) potuto conoscere tanti anni fa e secondo il mio punto di vista non ciè troppo d'affidarsi e loro per risposta vogliono sapere il perche io prima li guardo bene negl'occhi e poi domando se posso parlare e loro tutti d'accordo: si desidera sapere chi é — io con una calma che nessuno s'aspettava dico : il Boccasavia l'b conosciuto dove vi é il sole a scacchi e da la b potuto sapere che durante la guerra mondiale fece dei favori al nostro governo a danno del governo austriaco e si vantava dicendo che per portare le notizie in Italia bisognava farsi scrivere sul corpo con un inchiostro speciale per poi dopo la frontiera riportare le notizie di oltre i nostri confini se in questo momento fosse stato presente non avrei mancato a destarci questo glorioso fatto io perb cari ascoltatori non ero presente e gl'abitanti di Cremona troppo dormono su queste cose — e tutto a un tratto tutti in coro fu come una parola d'ordine : anche a noi ci a fatto quell'impressione ecco perché abbiamo voluto domandarvi — ora siete contenti vi b detto il vero e colpire le spie é una grande bella cosa perché noi siamo su questo scoglio del dolore per coloro che non anno mai potuto tenere la lingua al suo posto con questo io termino il mio primo discorso da voi tanto desiderato — all'ora mi dice andiamo a bere il vino bianco sb che ti piace e poi tu sei povero io invece mio padre a dei terreni e mi manda tutti mesi il vaglia e così mi posso prendere il lusso di pagarti da bere e poi ti insegnerò come si fa a non andare al fosso — io lo guardo e poi gli dico : mi ai appena detto che se mi trovano ancora ubriaco mi mandano in prigione e lui si mette a ridere e poi mi spiega come si deve fare ad imbrogliare i poliziotti di servizio: tu non sei ancora pratico dell'isola e poi non sei abituato a questo vino e con solo due bicchieri ti gira la testa devi capire che qui il vino è molto più forte del nostro perché come minimo fa 20 gradi ed il nostro non arriva ai dieci percib chi non è abituato si ubriaca subito ma quando si sente che la testa è pesante bisogna andare subito a coricarsi e dopo un'ora la sbornia è passata pronto per la seconda io ne prendo perfino 3 o 4 al giorno e non se ne accorgono perché fi'.o subito in branda e chi mi domanda dico sempre mi fa male la testa invece è l'alcool che bolle nella mia pancia e in questo modo non sono mai stato al fosso ti pare che sia una bella trovata? — ai ragione è l'unica per imbrogliare questi sbirri perché loro non ci risparmiano — e così incominciai a bere e quando mi sentivo allegro non pensavo più di essere sottoposto ad una disciplina così rigida da dover rispettare la bellezza di 37 articoli ma pensavo solo che il letto era l'unico mio conforto salvatore perché descrivere la vita su quel scoglio tanti si sono messi ma senza poterci riuscirci perché a un certo punto o che andava carcerato o il vino aveva ragione di chi cercava svelare il segreto ordine contro l'utna-nità mandati per i voleri della società in veste d'inquisitori. Come si alzava alla mattina pareva un mercato quasi tutti si riunivano sulla piazza chi DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 193 incominciava col vino bianco chi vendeva abiti chi andava in giro con una cesta di fritelle alla siciliana chi complottava per ingannare il prossimo come la famosa causa sconcia che sarebbe tosi: il giorno prima anno bevuto alle spalle di qualche suo amico ed ora essendo al verde si appostano al camerone e aspettano il loro amico, quello dopo avere smaltito una potente sbornia non si ricorda più niente del giorno prima all'ora tutti d'accordo si salutano e poi uno incomincia a rammentare una storia come se avesse offeso una persona tu ieri ai offeso Gigi o Antonio bisogna chiedergli scusa altrimenti vi é una rissa e tutti insieme vanno alla ricerca di questi immaginati offesi e sulla piazza si trovano e la giornata incomincia fra gli amici vi sono chi fa da pacere e la rissa viene sventata ma quel povero che ci capita sono dolori perché non avendo più soldi da spendere é costretto di andar in prestito al sistema dell'isola cioè il 10 per 14 il giorno dopo da consegnarsi. Alle ore 8 suona la tromba l'adunata alla torretta e tutti si riuniscono per prendere la sua giornata che é di lire 4. Senza minestra con le 4 lire devono vivere tutta la giornata ecco perché la vita é molto triste su quello scoglio e da questo trattamento si ricava le più brutte cose che possa commettere un disgraziato di quello scoglio e la maggior parte vengono nei cameroni dei politici a vendere roba perché sanno che i confinati politici sono dei benestanti e la sua giornata è di lire 10 e sono tenuti come i loro signori. A pensarci invece che questi anno più dispiacere di codesti disgraziati perché pensano alle loro famiglie e qualche volta fanno carità a questi esseri e loro se ne approffitano come fosse un obligo vi sono fra questi chi se ne interessa di politica chi se la prende più degl'altri ma infine ascoltandoli bene é tutta una commedia sono chiacchere buttate al vento solo per avere una sigaretta perché chi non conosce la malavita non pub farsene un concetto come sia bugiarda la messa insieme della società. La é il vero vivaio degli imbroglioni d'Italia che terminato il suo periodo di tempo vengono a casa ed imbrogliano il prossimo con una eleganza straordinaria per seminarla fra gli onesti cittadini o creduloni come é il popolo italiano che tutto vede e pur ci crede anche se le cose sono al rovescio mentre la nell'isola rimane sempre il ricordo del « lustro » trascorso dove si sono visti degl'uomini a cambiare sesso per poter vivere e questo è una vergogna per il governo italiano perché è segnato con l'indice come il paese dei fiori si ma anche il fiore dei disonesti del mondo intero perché più crudeli di così non si può essere. La colpa è tutta di chi ci governa e mai più potranno sradicare questa odiosa vergogna che non é altro che una imposta volontà contro l'umanità di tutto il mondo. Io in quel periodo trascorso sull'isola che è la durata di giorni 70 ó potuto vedere queste cose ma dato che avevo un'arte come decoratore e mi arrangiavo anche come pittore a me la vita era mediocre benché mi piacesse molto il vino. E infatti dopo 70 giorni di permanenza su quello scoglio ebbi il mio castigo fui carcerato sotto accusa di ubriac- 194 ORLANDO P. chezza e mandato a Palermo a risponderne io domando a voi come si può mettere un'ubriachezza ad una persona perché ò cantato le recondite armonie della Tosca avevo appena aperto bocca quando dai vicoli della piazza spuntavano i sbirri e subito afferrandomi me e uno di Roma un'altro politico e accompagnati al fosso per ubriacchezza io protesto e chiedo di essere visitato dal medico perché lui può acertare l'ubriachezza il medico viene dopo due giorni e mi visita e poi dice: voi due l'altro giorno eravate ubriachi perché ai cantato vicino al monumento dei caduti — parlando con me mi sono sentito il bisogno di aprire la bocca dicendo queste frasi « recondite armonie » poi tutto in un momento mi sono sentito preso e portato qui ma io non ero ubriaco e appena giunto ò protestato chiamando l'intervento dei medico perché solo lei poteva giudicare la verità — va bene te la sbrigherai a Palermo — e se ne va. Dopo due giorni eccoti si parte per Palermo con i lussuosi brillanti braccialetti di ferro si passa in mezzo alla piazza alla vista di tutti chi rimane sullo scoglio i compagni ci salutano facendomi corraggio io rispondo mi sento d'andar a star più bene di questo scoglio e diversi Cremonesi mi dicono vai avanti noi verremo presto a trovarti io sono pieno di debiti e per pagarli bisogna venire a Palermo noi confinati ci mettono subito al lavoro perché siamo dell'alta Italia noi siamo i servi dei meridionali e là si sta più bene che qui, da mangiare cie né mentre qui si salta più di una volta. Queste sono le ultime parole fatte su quel disgraziato scoglio del dolore dove non tramonta mai il sole. Si monta sulla barchetta al piroscafo e via verso mezzogiorno si arriva a Palermo e incomincia un'altra vita ognuno nella sua celletta segregati dagl'altri perché siatho dei cani politici oppure in 3 per cella. Per un paio di giorni sto solo ma poi trovandosi nel cortile fra- di noi ve ne sono degl'altri politici tutti soli uno per cella e parlando fra di noi ci mettiamo d'accordo di stare in tre per cella perché il regolamento dice uno o 3 possono stare e non abbiamo difficoltà ad accontentarti questi nuovi miei compagni erano già a scontare la segregazione e sono stati loro a convincermi di andare in compagnia di loro per aiutarmi perché io ero il più povero di loro e poi essendo in tre la giornata passava meglio avendo loro ancora poco da scontare e così accettai il più vecchio di circa 70 anni un certo Spano Sardagnolo e uno di Reggio Calabria rispondeva al nome di Buongiorno questo aveva ucciso un fascista invece Spano vi era per Propaganda mi é piaciuto a stare con loro perché da loro ò imparato molto perché i suoi discorsi cadevano sempre sulla primitiva della vita e l'economia partendo sempre dal nulla mi spiegavano come si può ingrandire qualsiasi spece di commercio oppure di idee con una calma filosofica da restare veramente incantati con loro rimasi quasi un mese e poi sono rimasto solo disponevo la giornata con tre cose ginnastica lettura e riposo e alla mattina quando andavo a prendere l'ora del passeggio mi trovavo in compagnia di marinai che si trovavano là per essere processati DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 195 e fra questi ne trovai uno che aveva commesso diversi furti di oreficieria al sistema di Roccambole io ascoltavo per poter dargli qualche consiglio infine dopo aver sentito tutto — questa notte ci penso bene e domani mattina ti saprò dire come ti devi comportare a proposito della tua famiglia non ciè stato nessuno in carcere? no e mio padre è maresciallo della musica militare e gode ottima stima — va bene domani ti saprò dirti quaI-che cosa — e alla notte pensavo la situazione dove si trovava questo ragazzo aveva solo 17 anni figlio d'una famiglia molto onorata e lui con 7 imputazioni di furto agravato come minimo ogni furto poriava 4 anni anche facendo il cumolo delle pene veniva a prendere un 20 anni all'ora mi balenò per la testa una cosa che questo ragazzo sia molto appasionato a leggere dei libri gialli perché per commettere questi furti ci vuole sempre un maestro e in questo caso il maestro è il libro e i ragazzi inesperti della vita commettono questi fatti non tenendo conto che per loro la vita è molto lunga mentre il codice in questi casi è meno severo e alla mattina ci troviamo ancora nel cortile e mi viene vicino mi saluta e poi mi dice: avete pensato papa a quello che vi dissi ieri? — si . purtroppo b dovuto macchinare quasi tutta notte ma credo di esserci riuscito però sentiremo il tuo avvocato cosa ti dice, dimmi un po a te ti piace leggere? — si — e cosa leggi di più? — leggo avventure e libri gialli ecco perché sono andato a far il marinaio — ecco: quando ti chiama l'avvocato devi dire così io sono colpevole di tutto quello che devo rispondere solo perché a me mi piace le avventure e i libri gialli sentirai cosa ti dice l'avvocato io credo di averti messo sopra una buona via sei di famiglia buona vedrai che con poco te la cavi ma non ci cadere più perché quello che ai commesso tu se non la capiscono così 20 anni sono sicuri e se il tuo avvocato è di fama pub fargliela capire a quei signori allora la pena é molto meno — grazie prendete da fumare — e mi da un pacchetto di sigarette coi fiammiferi — oggi credo che venga l'avvocato e domani vi dire, cosa mi a detto l'avvocato se va bene o no la vostra idea. Infatti alla mattina dopa vedo questo ragazzo con una bocca molto sorridente me ne immagino subito che è stata una buona trovata mi viene vicino e con tutta la sua contentezza mi dice — sono stato dall'avvocato e le ò detto il vostro consiglio e lui vuole sapere chi siete per ringraziarvi anche lui perché solo con quel sistema si pub accomodare un processo così complicato io le b detto che siete un confinato politico perché non sapevo il vostro nome lui a pensato un po e poi mi è detto se è povero cerca di aiutarlo e vedrai che ti troverai contento un giorno — e infatti questo ragazzo mi disse -se avete fame io posso darvi qualche cosa da mangiare se non vi offendete — cosa vuoi che mi offenda devi capire che io sono più disgraziato di te perché sono vecchio e trovandomi nel cimitero dei sepolti vivi lontana dalla mia povera famiglia senza aiuto di nessuno la fame è sempre alla porta con quello che ci passa il nostro governo è solo per poter dar fiato 196 ORLANDO P. ma non di alimentarsi perché mangiando il cibo del carcere in cella di segregazione per la durata di due anni è come dire vado a finire in qualche sanatorio — ora quando andremo sopra vi manderò dallo scopino da mangiare — e mantenne la parola in seguito fu sempre pontuale anche perché l'avvocato confidò ai suoi genitori il mio consiglio e allora nel mandargli il pranzo caricavano un pó di più così ve ne era anche per me. Così passai 4 mesi poi un bel giorno mi sento a chiamare è la guardia della spesa viveri che mi vuole la prima parola mi dice: da che parte sei? — io rispondo lombardo — all'ora andiamo bene voi avete fatto una domanda al direttore per avere qualche occupazione domani va via un portaspesa sapete leggere? — si — all'ora prenderai il suo posto e confidenza a nessuno perché sulla nostra barella vi è del, capitale e se sbagliate a dare le razioni è danno vostro per prendere la pratica è questione di un paio di giorni e poi non ciè più pericolo. Quando si lascia la cella per andare a fare qualche servigio pare di essere in libertà tutti giardini pieni di fiori il carcere contiene 7000 detenuti è come un paese si prende aria tutto il giorno alle ore 11 si va a prendere la minestra per la sesione, ogni due persone si deve portare una pentola di 50 Kg che poi le guardie distribuiscono e alla cucina si trovano tutti gl'inservienti delle sesioni è da questi che viaggia le colombe che sarebbero i saluti e qualche bigliettino per poterci bere qualche bicchiere di vino e infatti la trovo dei Cremonesi trovo il gobbo e Carlo come mi vedono mi dice il gobbo: te lb detto che venivo a trovarti dove sei tu? — io sono alla 7.ma — invece noi due siamo alla 4a quando avrai qualche ambasciata dimmelo così si beve un goccio di vino — restiamo d'accordo così e fra un mese a l'altro ne passano 7 quello che mi a regalato il pretore di Palermo per ubriachezza dopo avere fatto inviare il processo due volte e la terza volta fu concluso con il massimo della pena cioè a sei mesi e b dovuto farne 7 perché al tempo che avevo terminato il mio periodo vi era in Italia quel famoso Fuher e per un mese erano sospese le traduzioni così ò dovuto scontarne 7 per poi andare a trovare i miei vecchi amici che erano già trasferiti da Ustica a l'isola di Ponza e proprio quella sera che mi imbarcano sul piroscafo per l'isola di Ponza trovo un'altro confinato che è diretto a Ven-tottene il piroscafo parte da Palermo alle ore 8 di sera e si arriva a Napoli alle 8 della . mattina e durante la notte si fa conoscenza con questo nuovo amico perché anche lui a il mio medesimo trattamento cioè viaggiare sotto coperta con un braccio libero e l'altro legato alla branda e durante il viaggio si parla questo mi domanda dove sono diretto — io sono diretto a l'isola di Ponza — allora sei un politico perché a Ponza è l'isola politica io invece mi fermo un po prima a Ventottenne anche la vi sono i politici -- e come fai te ad essere un politico italiano che sei un mulatto — studiavo a Roma e per avere detto in atto di rabbia porca Italia mi anno passato alla comissione e assegnato al confine per 5 anni così si cammina DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 197 in Italia — é meglio abassare la voce perché se si continua a parlare delle malefatte che continuano commettere il nostro governo ci é di andare incontro ad un'altro processo su questi piroscafi parlano anche le catene che ci tengono per compagnia almeno la dove siamo destinati siamo liberi e senza ferri, vedi che trattamento si deve dormire con una mano legata alla branda al secolo del progresso e pensa che il padre di. Mussolini era un'anarchico e fu uno dei più accaniti nella lotta per fare togliere le catene ai poveri disgraziati come noi invece il figlio a seguito i voleri della monarchia e così é diventato il padrone assoluto di questa Italia tormentata — ai ragione mi dice il mio ascoltatore ma dalle mie parti vi é più libertà per il popolo perché il comando é suddiviso fra diversi Raia — perché mi dici Raia — perché sono come qui in Italia i vostri Onorevoli mandati dal popolo a Roma per decidere la situazione interna della nazione mio zio é Ras Imerú e dato che il governo Italiano a conquistato la capitale della mia terra natia mio padre a voluto farmi imparare l'italiano e anche per avere un diploma d'ingegneria perché nelle mie parti non cié ne sono era già due anni che mi trovavo a Roma e un bel giorno sono caduto in trappola senza saperlo seguirò la sorte dei politici — e invece di dormire abbiamo parlato tutta notte fra una sigaretta a l'altra e alla mattina alle ore 8 si arriva a Napoli vi é due ore di sosta perché si aspetta il carico dei passeggeri e fra questi passeggieri ne arrivano degl'altri coi galanti braccialetti ma sono più malvestiti di noi loro invece portano la divisa del carcere e sono diretti a S. Stefano ci guardano e si scambia il saluto. Uno di questi mi dice: ma voi siete dei politici si vede nel portamento, dove siete diretti? — io sono diretto a Ponza e questo mio amico a Ventottene — ma a voi non vi aspetta a viaggiare coi detenuti comuni a voi vi aspetta viaggiare in coperta e vedere il sole, mentre noi no perché io sono condannato a 30 anni per omicidio non commesso ma data che il mio avvocato fu mandato al confine per politica mi anno dato questa pena anzi tu che vai a Ponza là troverai l'avvocato Pertini digli che per l'omicidio di Savona mi anno confermato se può fare qualche cosa od aspettare quando si scioglierà questi confini che non durano molto perché la pentola bolle e quando la pentola bolle il brodo scappa, invece qui il mio compagno non cié più via di scampo gli anno confermato l'ergastolo la nostra speranza é in voi da ricordarci quando avrete ragione della nazione pensate che in carcere non sono tutti colpevoli e vendicateci perché anche voi provate cosa vuol dire galera, ora vedrete come si fa a mandarvi a prendere il sole e senza catene a voi vi aspetta a viaggiare liberi e solo agli arrivi i ferri ma i nostri carabinieri per essere liberi loro ci incatenano noi ma non é così — e si mette a picchiare la porta con tanto fracasso da farci rimanere stupefatti, dopo circa 10 minuti si sente ad aprire — cosa succede — domandano due sbirri — succede che se non sapete il regolamento ci é posto anche per voi in questa cella questi due ¿Yö ORLAN1)O non vedete che sono dei politici e a loro non gli aspetta viaggiare con noi non sapete la propaganda è un veleno terribile fra i carcerati — e noi due si esce e messi in coperta senza ferri pareva un'altra vita e in questo parapiglia noi due lasciamo nella cella la nostra valigetta contenente roba da mangiare e cedri limoni pane formaggio e prima di andare in coperta io mi sono rivolto a quello che mi aveva dato la comissione dell'avvocato : se avete sete vi sono dei cedri prendete e anche se volete un po di pane ciè e noi abbiamo da fumare siamo a posto accomodatevi S. Stefano é molto prima di Ventottenne e a poca distanza di un'ora vediamo scendere sulla barchetta questi due ci salutano e noi altrettanto fra gli sguardi della folla e poi la prossima fermata è Ventottenne andiamo a prendere le nostre valigette per vedere se quei due sono veramente dei ladroni e invece con nostra sorpresa vediamo che se ne sono approfittati solo che di due cedri e la roba da mangiare non l'anno toccata. Ora questo mio amico deve scendere e mi dice: se non ti offendi questa roba te la regalo a te io sono ricco posso farne a meno prendi - e mi dà tutto il cibo e pane e diversa roba e mi ringrazia per avergli tenuta compagnia tutta la notte e tenutolo alegro io accetto e sono molto contento perché almeno per un po di giorni tanto che mi ambiento dell'isola b da mangiare e poi vedremo in seguito. lo sono uno che non mi perdo mai di corraggio in nessun caso e in tutti miei destini dico fra me peggio della morte non sarà paese vai usanza trovi e verso le ore 14 il piroscafo da i famosi tre fischi è il segnale di arrivo e da lontano si vede l'isola da l'impressione di vedere Napoli in piccolo qualche piccola collina nello sfondo il lungomare rialzato lo stabilimento che devo ospitare una torre e una semplice catena di case che costeggiano il lungomare. All'arrivo di questo quasi tutti vengono vicino allo scalo si scambia i saluti fra i conoscenti e si va in direzione la assegnato vi è il posto chi è di servizio ti porta fino alla branda e poi sei libero solo la tromba è la chiamata e fortunati chi è colla lettera dell'alfabeto quasi ultimo perché anche se si trova in fondo a l'isola pub benissimo rispondere all'apello ma i primi della lettera A devono correre perché chi manca alla chiamata viene passato alla prigione il pericolo è solo questo perché la chiamata d'improviso non si sa quando la fanno invece la chiusura si sa e allora i primi fanno a tempo a prepararsi ma vi sono anche quelli che dormono in case appartate quelli sono i più pericolosi del governo e fra questi vi è anche questo Pertini che gli devo parlare e fra i miei vecchi conoscenti domando : chi è questo Pertini perché b da parlare — e vedo che fra questi anno stupore: come te devi parlare con l'avvocato? non sai che è molto sorvegliato a sempre dietro di lui 4 o 5 poliziotti e nessuno gli pub parlare liberamente - e come si pub parlare con questo? — Non ciè altro che farglielo sapere dal suo cuoco perché lui ci porta da mangiare lui ti spiegherà come lo puoi avvicinare — e infatti m'insegnano il suo cuoco è uno di Trieste uno che DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 199 facr_va lo scaricatore al porto un giovanotto alto più di due metri e qui a imparato a far da mangiare e ora è il suo cuoco solo lui ti insegna come puoi avvicinarlo e trovo questo giovanotto — senti io sono arrivato ieri e avrei bisogno di parlare breve con l'avvocato per un messaggio puoi insegnarmi il modo? —• non vi è altro che alla sera quando fa la passeggiata lungo mare lui si ferma a spandere acqua al tal punto gli andrai mentre le guardie stanno a una certa distanza in poche parole gli spieghi io lo avverto e cosí compi la tua missione ora andiamo a prendere un bicchiere di vino — e si beve mezzo litro sempre in piedi perché noi non si pub sedere in chiesa non si pub andare al cinema lo stesso a trovare qualche d'una di quelle signore nemmeno chi si fa pescare sono tre mesi di carcere per il confinato e sei mesi per la signora ma a questi sbirri se la pub fargliela l'ostesso riunendosi in 4 o 5 di noi non sorvegliati troppo dalle guardie ci portiamo poco lontano da dove abitano queste e vicino vi è alloggio e osteria per i borghesi e noi si fa guardia fra di noi e uno alla volta si va rimanendo sempre nei dintorni dell'osteria terminato si cammina sul lungomare come niente fosse. L'avvocato fu avvertito dal suo cuoco e alla sera dopo lo vidi passeggiare e al punto indicato si ferma a spandere acqua io lo seguo e mentre fingo di spandere acqua gli spiego la mia missione, mi ringrazia e sorride, si vede che è contento ora sono più contento anchio perché b mantenuto la mia parola a quel povero detenuto che à 30 anni da scontare e forse innocente. Chi non a provato ad essere in carcere per un'altro non pub parlare e nemmeno descrivere di quello che è la libertà anche se siamo malgovernati e ritorno sui miei passi trovo di nuovo quel giovanottone e lo chiamo e parlo con lui: b fatto il mio dovere se vieni andiamo a bere che ti devo parlare tu m'ai detto che fai da mangiare per la mensa privata a diversi dei nostri compagni non potresti far saltar fuori qualche piatto di minestra anche per me? io ti ricompenso alla sera bevendo qualche litro b visto la in cucina che vi sono tanti fornelli ma io non b i recipienti per farmene e sono nuovo dell'ambiente e qui non b nessun paesano che mi possa aiutare tu ai visto che b portato a fine la mia missione non sono un falso politico sono stato sempre stato così fin da bambino e non mi sono mai venduto a nessuno mi anno fatte delle proposte ma io le b sempre rifiutate perché il mio partito è il mondo intiero e la mia legge è la libertà altre leggi non le conosco — e questo mi mette una mano sulla spalla e mi dice : bravo all'ora mi aiuterai e così sbarcherai il lunario anche te sei contento? i primi giorni verrai in compagnia di me a fare le spese così impari e in seguito gli andrai solo mentre io preparo la cucina per qui devi sapere che tutti dobbiamo lavorare dal più povero al più ricco questo è l'ordine solo i poliziotti mangiano con la testa nel sacco e non sanno che è tanto veleno per noi perché un giorno pagheranno il fio delle loro malefatte verso l'umanità e non sarà troppo lontano la resa dei conti — 200 ORLANDO P. e così per me incominciò un'altra vita quella di aiutante cuciniere. Per due mesi continuai ma poi vedendo altri confinati che facevano il mio mestiere di verniciatore e guadagnavano bene feci conoscenza con uno scultore di Roma che mi mise sopra una buona via : senti fra un mese in questa isola cié la festa del patriarca dell'isola e si dovrebbe fare tante statuine somiglianti al santo dell'isola tu sei capace di accompagnare i colori che à questo santo? = Figurati é il mio mestiere anche a casa non trovo difficoltà — all'ora siamo a posto io qui ò il mio laboratorio io le faccio queste statue e te le pitturi vedrai quanti soldi che prenderemo i borghesi vengono a prenderle con le ceste e poi si arrangiano loro a venderle qui sono quasi tutti creduloni e ci tengono molto alla chiesa e in quel giorno della festa in tutte le case espongono tappeti con la statua del santo dell'isola e non badano. a spese in quel giorno, dopo tutto l'anno vanno alla pesca per accumolare i soldi — e così ci siamo messi al lavoro lui fece dapprima la statua in terra poi fondendola nello stampo ne ricavò due mezze e in seguito venivano attaccate e io avevo il mio lavoro di pitturarle e una settimana prima della festa erano pronte infatti abbiamo realizzato un buon guadagno e fui molto contento e mentre passavano i giorni mi sentivo molto attaccato a quell'isola stavo bene ero in mezzo a della gente educata e rispettosa spece verso di noi ed infine ebbi anche lavoro d'imbiancatore e decoratore per la direzione e poi l'imbiancatura dei cameroni nostri e fra questi lavoravano anche dei borghesi dell'isola. Per me a quei tempi era una vera fortuna perché avevo 10 lire al giorno del governo più 15 lire giornagliere dell'impresario e alla sera prima di andare a letto avevo sempre nel ventre come minimo 2 litri di vino costava una spiciorla solo 1 lira al litro, chi non avrebbe bevuto? Là però filavo più in gamba che a Ustica perché là vi era una ciurma da fare schifo preferivo la prigione che trovarmi fra quei disgraziati non cié penna che possa descrivere la vita di quel scoglio del dolore tanto é vero che alla venuta degli americani anno fatto piazza pulita dei dirigenti mettendoli al muro. Figuratevi cosa succedeva su quello scoglio. Per me fu una vera fortuna andare a Palermo sotto l'imputazione di ubriachezza ma se avrebbero fatto il loro dovere quei dirigenti dovevano tutti giorni mandare a Palermo metà dei confinati sotto la mia imputazione allora mancando i confinati mancava la camorra e il pane per loro e mandavano in carcere chi gli pareva a loro mentre a Ponza la vita era molto diversa si comprendeva che anche i sbirri ci temevano perché il più ignorante d'un politico valeva 10 sbirri per farli tacere ecco perché vi erano 2000 poliziotti a fare guardia a 500 detenuti politici. Infine il 23 dicembre 1938 da Roma venne il telegramma di liberazione per me senza aver fatto domanda di sottomissione solo perché mi credevano pazzo e alcoolizzato fui mandato a casa. In tutta itaglia furono graziati in 500 dalle varie isole e il giorno dopo partenza da Ponza per DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 201 Napoli passando col piroscafo da Ventottenne altri montano tutti anno una grande gioia negl'occhi per la sospirata libertá e fra questi vi erano due Cremonesi e diversi milanesi e arrivati a Napoli dobbiamo andare alla stazione per vedere a che ora è la partenza per Roma eravamo in tutti una ventina si prende il tram elettrico e si fa il corso Roma che é quasi due chilometri e alla penultima via gl'occhi vogliono la sua parte e vedo passando una targa con la scritta Taverna Rossa alora dico ai miei compagni — ragazzi quando abbiamo depositato le nostre valigie se abbiamo il tempo andiamo a mangiare in quella Taverna Rossa che ne dite — e noi tre cremonesi e altri milanesi ci seguono cié tempo 3 ore possiamo benissimo andare a mangiare e poi fare un giretto e infatti ci rechiamo alla Taverna Rossa un locale un pi) piccolo con diversi tavolini e tre o quattro per tavolo si occupa l'esercizio. Io sono il più spiritoso degli altri dico alla padrona : Signora siamo venuti a farvi compagnia guardate quanti bei giovanotti e anno fame ci potete accontentare sarete pagata datemi il menum cosí ognuno mangia quello che vuole siamo stanchi della naglia — e cié chi la mangia in brodo chi asciutta e per secondo quello che si vuole per me vado alla buona da vero cremonese un bel piatto di maccheroni alla napoli un pezzo di bollito di manzo con patate fritte e mezzo litro con due pezzi di pane ed io sono a posto mentre gli altri prendono il suo fa bisogno. Terminato il pasto chiamo di nuovo la padrona: dica signora volete portare il conto ma vi raccomando se volete che ve ne porta ancora dei clienti non alzate troppo la voce colla matita — e i miei compagni si mettono a ridere e lei va a fare il conto che poi lo porta ad ogni tavolino e mentre i miei compagni si prestano a pagare il conto la signora mi fa cenno con la mano d'avvicinarla mi alzo e le vado incontro — sentite per voi é giA pagato il conto portatene ancora dei clienti — e io per risposta dico : al prossimo piroscafo grazie — e vado di nuovo al mio posto fra la meraviglia dei cremonesi che mi dicono : sei fortunato ai mangiato a uffa anche qui a Napoli tu non muori più di fame — e si esce dal locale. Per le ore 8 alla stazione si fa un giro per Napoli e poi ci portiamo verso la stazione in attesa della partenza e molti giovani dell'aria di studenti con giornale in tasca molto visibile mi danno l'aria d'essere tutti sbirri. Parlando coi miei compagni voglio fare la prova a sicurarmi e ne avvicino due e con fare un pò scherzevole gli parlo cremonese scambiandoli per lombardi: vieni anche te a vedere Milano? — loro mi guardano e mi dicono : proseguite la vostra destinazione che avete precedenza assoluta — grazie all'ora nessuno ci ferma — e da queste parole capisco che sono poliziotti ma io ho voluto sincerarmi per non correre in qualche sbaglio perché loro stanno sempre con tanto d'orecchi e vado di nuovo tra i compagni e le dico : vedi che non mi sono sbagliato sono tutti sbirri quei giovanotti e si danno l'aria da studenti se fossero andati al cantiere 202 ORLANDO P. avrebbero prodotto qualche cosa invece anche quei giovanotti li _ dobbiamo mantenere noi col lavoro e invece loro studiano per fare niente come è qui a Napoli la base principale il dolce far niente e più eleganza delle altre città d'Itaglia ecco l'ora esatta per montare sul treno stiamo attenti vedrai che quei giovanotti non montano sul treno loro anno solo il dovere da guardarci ed ora vedrai a tutte le stazioni di fermata vi saranno sempre dei studenti simili — si fa un pb di parole della contentezza perché si va a casa e poi si cade in piccolo dormiveglia ognuno in quel momento fa i suoi castelli pensando sul da fare in seguito e anchio benché sia il più vecchio sono il più allegro dei miei compagni essendo anche più pratico di loro per i viaggi cerco sempre di tenerli alegri con delle barzelette per ingannare il tempo. A Parma i Milanesi prendono il treno diretto per Milano e noi tre di Cremona si prosegue. Cade la sera e cade anche la neve abondante afinché si arriva a Poggio di Berceto la linea è bloccata dalla neve sulla vettura siamo in pochi il freddo si fa sentire io sono senza cappotto e senza mantello perché sono partito d'estate e non avevo indumenti invernali incomincio a battere i piedi ed anche i denti e in me incomincia a prendermi una tristezza pensando che tutti anno una casa e io così allegro non so dove andare a dormire perché quando sono partito non avevo casa vivevo di lavoro e di spensierità in quei tempi il vino aveva preso il sopravento di me e fui mandato alle spese del popolo a visitare le più belle città d'Italia afinché trovai un'isola circondata d'acqua della salute forse quel'acqua salata mi mise un po di sale nella testa. Alle ore 2 di notte si arriva a Cremona si va a bere una bottiglia alle Tre Stazioni in via Dante da Nesio la vi era il covo dei vecchi fascisti i miei compagni mi salutano e io rimango per passarvi la notte. In terra vi é 40 cent. di neve l'ora è tarda mia sorella a tanti bambini e non cié posto per me mio padre é in mezzo al fiume Po unica idea é passare la notte qui chiamo l'oste e chiedo allogio questo vuole la carta d'entità io non lb e presento il mio libretto con foglio di precedenza assoluta Ordine del Duce questo invece prende il libretto e lo porta al tavolo dei suoi clienti che sono fascisti e io da stare al mio tavolo sento che se ne ridono e danno qualche frase come: é un bolseschifo chiamate le guardie — io ascolto e sono anche stanco del viaggio mi metto una mano alla testa come scacciare certi pensieri e mentre penso come posso pagare quei stupidi e vili fascisti eccoti venire due poliziotti mi guardanò e senza dirmi una parola si recano dall'oste che é a poca distanza esaminano il libretto e il foglio di precedenza assoluta poi dicono a l'oste: se vi preme di tenere aperto l'esercizio dateci subito allogio altrimenti vi portiamo via subito la licenza in questo DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 203 momento voi stavate trasgredendo gl'ordini del capo del governo non solo portarvi via la licenza ma anche voi perché siete contro la legge -- e se ne vanno. Noto che il baccano che facevano prima quei fascisti é terminato e l'oste mi viene vicino dicendomi : se volete accomodarvi la camera é pronta — allora comando una mezza bottiglia bianca me la vuoto e poi prendo la scala — é il n° 5 primo piano signore — grazie — apro la porta do un'occhiata in giro per la stanza vedo che trucchi non cie né mi svesto e mi metto a letto il sonno a subito ragione di me e m'addormento. Alla mattina verso le ore 11 scendo nel locale pago l'oste lire 5 della stanza più la mezza bottiglia e mi rivolgo verso l'oste dicendo : buon giorno e arrivederci un giorno — mi saluta e vado a finire da mia sorella. Nessuno mi aspettava a casa perché nemmeno io sapevo di venirci fu il ministero che mi grazio con l'articolo 45 cioè un pb sbalestrato e ò il tempo 3 giorni per portare il mio libretto e foglio alla questura locale dal comis-sario politico. Vi potete immaginare la contentezza di mia sorella appena mi a visto é l'unica che b al mondo e avendogli fatto da padre gli voglio bene come i miei nipoti ma non mi faccio mai comprendere perché questa é la mia abitudine. Vi é in casa anche mio cognato che diventò mio cognato con un atto di mia generosità per metterlo sulla buona via perché anche-lui aveva un conto da saldare con la questura e trovandosi disoccupato per tramite del mio fedele amico M. G. ai tempi del 1925 avevo i lavori a Pizzighettone feci una dichiarazione per iscritto che l'operaio tale era alle mie dipendenze in qualità di verniciatore così passò il tempo della sorveglianza che doveva fare e in questo tempo divenne prima amante di mia sorella e poi marito dove la sua unione formò una famiglia ed io contento perché se non altro salvai un pericolante molto assiduo alla casa scacchi e invece dopo il matrimonio si comportò per un periodo di tempo a posto ma poi il lupo perde il pelo e non i] vizio si diede di nuovo al vino fece molto inquietare mia sorella che giunse al punto da dividersi ed ora mia sorellla sta bene ormai i bambini piccoli non cie né più mio cognato é già nonno e le arie dell'amore sono passate. La prima parola che mi disse fu di andare a bere il vino bianco nell'osteria trovo dei conoscenti e mi salutano. Verso l'una si mangia in casa di mia sorella circondato dai miei nipoti che loro credono che sia stato via al lavoro perché ai bambini non si deve mai dire le cose della sventura ma abituarli verso il fiore della vita cioè la vita del trionfo nel campo del lavoro. Terminato il pasto racconto un pò il viaggio a mia sorella poi do la paghetta ai miei nipoti che voglio bene a tutti ma vi è il preferito che sarebbe la mia piccola ribelle che é la terza nascita mentre la mia Pierina che é come una mammina tiene a bada i più piccoli eccoti entrare in casa l'uomo del bosco che é mio padre mi guarda con il suo sguardo da pescatore che intravede fino in fondo all'anima ride e piange dalla gioia nel vedermi ben messo molto ingrassato vestito bene e anche ,pP 204 ORLANDO P. sono ben fornito di soldi per svernare non mancano, la prima parola che dice è questa: qui non è la tua casa tu sei mio figlio e la tua casa è presso di me là in mezzo al bosco lontano dalla schifosa società ai visto cosa ai avuto in premio ti anno esiliato torna a l'ovile che non sarò più solo io invecchio e ò bisogno della tua compagnia — io rispondo : ma vi è il posto anche per me? — se non ciè lo faremo — e a queste parole saluto tutti e vado con mio padre e dico fra me questa è veramente la voce del sangue è inverno la neve è- caduta abbondante e devo pensare anche a mio padre e strada facendo in via Ruggero Manna di fronte alle derelitte trovo lire 5 in mezzo alla neve è un caso perché bianca è la neve e bianche sono le 5 lire le raccoglio e gli dico a mio padre: guarda ho trovato 5 lire — è buon segnale, risponde, le cose andranno bene — allora si va a bere mezzo litro e poi andiamo al fiume e con mio stupore vedo che non abita più in mezzo al bosco la barraccha è sulla sponda cremonese esclamo: come mai non sei più là? — il fiume mi a dato lo sfratto ma b il permesso qui — entro in questa baraccha vi è solo una branda e una piccola stufa che subito mio padre si mette ad acenderla un fumo che mi sento a soffocare -- e io dove dormo in terra questa notte? — ora si fa il posto anche per te e prende del legname e in meno di due ore la branda è fatta ci stava appena e dice siamo già al riparo poi prende un po d'erba secca un po di stracci mi da due coperte e un cappotto e la camera da letto è pronta. Il giorno dopo è Natale e aveva un po di carne e così abbiamo passato le feste di Natale 1938. Dopo un paio di mesi la neve se ne va ia incomincio ad avere del lavoro e così sbarco il lunario alla primavera eccoti da verniciare una ventina di barche adette alla navigazione fluviale con due motoscafi il lavoro . è di tre mesi più le diciture sopra codeste barche al fine lavoro prendo la baraccha che avevano come deposito codeste barche in riparazione e finalmente sono un vigliacco proprietario. La faccio trasportare vicino a quella di mio padre e piano piano me la costruisco a mio gusto tutta diversa dalle altre. Con suo tempo me la pitturo con diversi soggietti sempre a sfondo politico quello più che attira la folla è un quadro grande tutta la parete della baraccha dove in sfondo rosso si trovano tutti i più conosciuti pesci del mare con nel mezzo un marinaio vestito in blu con berretto bianco e una Stella rossa quello è il più bello del quadro, dà noia un pò ai fascisti ma non mi chiamano all'ordine forse sanno che la mia testa è cocciuta e che anno niente da fare perché o uccidermi o lasciarmi perdere io non avvicino nessuno sono altro che amici che vengono a trovarmi e per loro b sempre una parola di conforto o un piacere da fare che adempio sempre con piacere e così passano gli anni e nell'avicinarsi alla rivoluzione la clientela aumenta le brigate nere che abitano a 20 metri della mia baraccha vedo che incominciano a diventare piccoli e imbarazzenti. Diversi capi che lavorano con le squadre agli ordini dei tedeschi vanno a gara a venirmi a trovare e si scambia DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 205 qualche parola segreta per quei tempi perché si trattava da liberarsi dei tedeschi nostri padroni di casa ma a me non mi dispiacevano perché se non altro erano anche loro contro i boia capitalisti ii odiavo solo perché erano severi e guerrafondai finalmente venne il 1945 il 25 aprile ero anche un pò stanco perché il mio lavoro che esercitavo a quei tempi era molto pericoloso perché di giorno ero sempre pieno di sonno e di notte dovevo vegliare o per fare fuggire dei militari che si recavano a casa per poi proseguire sulle montagne o per tenere di notte qualche amico cercato dai fascisti per poi passarlo dall'altra sponda onde potesse essere salvo e tutto questo facevo senza guadagni e senza essere nella «Sap» e il giorno desiderato venne. Appena vidi qualcuno armato andai in via Colletta di fronte al distretto militare e la mi armai di moschetto e cartucce nella giberna e mi recai senza ordini da nessuno in via del Sale sul ponte la vi erañó altri miei vecchi amici e anche un po gazzaglia io vedo che non sanno prendere una decisione pronuncio queste parole : ragazzi a fare la rivoluzione non ci vuole chiacchere ma bensì i fatti —e mi rivolgo a Rizzi che é un tribulato politico : tu faccio a meno di avere diffidenza ma questi non li conosco ai in magazzino da poterli armare? — figurati — stai atento come si fa : sentite chi vuole armarsi a fare la rivoluzione avanti e chi a paura via — e sparo due colpi di moschetto verso il fiume e in questo modo ne recluto una decina e gl'altri scappano nelle loro case si fa una spece di caserma nel magazzino di Gagliani che é una vecchia polverriera e da la si prendono gl'uomini da mettere di guardia e per le patuglie il grosso è nel magazzino in caso di qualche sparatoria come dopo due giorni avvenne. Una macchina e rimorchio carica di tedeschi si vede non anno avuto avviso di proseguire per la circonvalazione à seguito via del Sale e fermata prima del ponte gli fu imposto di consegnare le armi e loro anno rifiutato allora escheg-giarono colpi di moschetto da tutte le parti meno che dietro. Vistosi presi da tre parti rispondevano mentre facevano marcia indietro e così si ebbe un solo ferito e tanta fiffa e null'altro. In seguito poi sbarazzati i tedeschi dalle colonnie siamo andati a farne una caserma che durb per 50 giorni poi fu sciolto il corpo dei volontari patriotti e ognuno tornarono ai suoi lavori. Io di nuovo nella mia baraccha per le mie faccende e dopo parecchi mesi mi premiarono con lire 1000 senza rilasciarmi nessun diploma o congedo un semplice cartellino dove vi é scritto: Comitato di Liberazione Nazionale Corpo Volontari della Libertà Raggruppamento Brigata S.A.P. N.° 6605 tutto questo è quello che b avuto per fare il mio dovere forse è perché le mie carte erano sporche e loro come fiori dell'onestà si sono messi a posto e me m'anno abbandonato di nuovo sulle sponde del Po perché 206 ORLANDO P. forse sono indegno della società ma con questo io non b mai cambiato linea anzi mi sento sempre piú superiore anche da chi oggi finge da non conoscermi e un bel giorno mentre mi trovavo a Po venne un ciclista mio conoscente e con fare un po misterioso mi dice: vi sarebbe un'affare molto importante per te se vuoi acettare è il momento giusto — dimmi di che cosa si tratta — senti ciè una signora che cercha marito e non vuole vedovi e nemmeno chi abbia dei figli per il mondo desidera uno libero come te se vuoi mia sorella ti accompagna e là se gli piaci ciè d'andare a stare bene e poi è una signora se ci vai quest'oggi alle ore 5 ti aspetta mia sorella che abita vicino a lei e con mia sorella ti rechi dalla signora là ciè anche da bere e del vino buono vai che non ti troverai pentito vestiti bene così farai conquista. E infatti verso le 4 e mezza vado quando sono in fondo a via del Sale mi si buca la bicicletta all'ora vado da questo mio amico e le dico : sono a piedi e devo andare fino a S. Imerio ne ai una da prestarmi? — si prendi questa — e infilo la bicicletta e via arrivo in tempo sua sorella é là che mi aspetta — siete arrivato — si — andiamo — e mentre ci rechiamo dalla signora le domando qualche informazione di questa signora e lei mi dice che è un'anno che è vedova e che é molto riccha e si va in via Aporti N° 11 al II° piano là si trova codesta signora e con molta cortesia mi riceve mi fa accomodare al mio tavolo e si incomincia ad avere un piccolo simposio offre subito da bere prende una bottiglia con tre bicchieri e una stupida conversazione si inizia domando a voi lettori dove si trova l'amore dopo il mezzo secolo di vita trascorsa nella burasca della società io ci sono andato per bere e guardare se vi erano dei soldi da prendere e mentre la discussione si accende da una bottiglia a l'altra se ne beve N° 6 poi mentre siamo quasi in cimbali eccoti arrivare il ciclista il fratello della mia accompagnatrice con il proprietario della bicicletta affidatami. Anche loro li fa accomodare e per loro in questo momento divento il cugino della signora e si beve ancora N° 2 fiaschi di Chianti e dopo verso le ore 9 di sera si termina il nostro colloquio e tutta la brigata parte e ci accompagna fino di sotto delle scale per dirmi : domani sera ti aspetto al solito orario sempre a111e ore 5 ma vieni solo — e mentre è al mio braccio sento che é pesante immagino questa a bevuto perché anchio mi sentivo brillo si da la buonasera e grazie della compagnia e tutti ci salutiamo. Vado alla mia Baita e un po ci penso che questa donna la faccia sul serio à voluto sapere il mio nome infine le mie generalità mi a detto che à conoscenze in questura forse non avrà intenzione da farmi arrestare questa donna cannone figuratevi pesa 115 chili mi disse io da buon conoscitore delle donne b fatto un piccolo calcolo pressapoco à come minimo 20 chili di petto sporgente 30 chili di pancia altri 20 di sedere la rimanenza pelle e ossa e così si raggiunge il peso esatto di 115 chili di donna io di fronte a lei sono un mezzo uomo perché il mio peso è nor- DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 207 male dai 65 ai 70 chili come sono ora se questo matrimonio si fa non ò più bisogno della stufa e alla sera dopo vado di nuovo da questa signora che è sempre in mia attesa. Questa sera mi pare più bella di ieri sera e noto che à un ricciolo nero sulla fronte: cara signora questo è il mio saluto — e lei ride dicendomi: quando ero più giovane ò sempre avuto tanti corteggiatori mori mio marito un'anno fa e non posso stare senza marito ma desidero uno libero come lei perché sa molto disimpegnarsi nella parlantina e mangiando l'erre mi da l'impressione che sia un francese — e stappa una bottiglia di Bracchetto — questo è un po abbocato á del dolce agro gli piace — è molto squisito signora è come una panna —e ride e dice : io 6 sempre avuto esercizio e di :vino e liquori me ne intendo e poi sono anche una buon gustaia nell'arte culinaria sentirà la mia specialità per il stocafisso alla Genovese e poi quando saremo sposati andrò di gara per fare una cosa più buona dell'altra — poi mi dice — questa mattina sono stata in comune per iniziare le pratiche del nostro prossimo matrimonio e ò trovato esatto le sue generalità — ma cara signora qui vi è un guaio io sono veramente libero di moglie e figli ma vi è un vincolo colla questura che non posso lontanarmi da Cremona senza il suo permesso —'per quale motivo? — perché sono ritenuto come sovversivo e sono sottoposto ad una libertà vigilata in bianco non so quando sarò libero — se è per questo ci penso io conosco il questore e diversi altri vedrà che tutto si accomoda — grazie signora — e si beve un'altra bottiglia tanto per farmi animo poi mi fa vedere nel salotto vi é un bufè pieno di chincaglieria di valore per una 30a di mila lire poi si passa in camera da letto che è messa per bene e à perfino una comoda se per caso di notte dovesse capitare qualche cosa fa a meno di andar al gabinetto un bellissimo letto matrimoniale arredato di tutto infine una casa da signori. Io esprimo la mia contentezza e le faccio molti elogi e un presto matrimonio a queste parole è tutta giuliva e si torna di nuovo a sedere in saletta dove ero prima si continua di nuovo la nostra poesia d'amore atempato a me pare che incomincia una nuova vita mi sento un'altro uomo e penso forse é l'amore che mi circonda o che diventa un'altro tanto passano i giorni e si beve, la vita per me é come una bolla di sapone irridata dai vari colori tosi è il mondo terrestre che unito agli animali questo ammasso di: carne mi rappresenta una balena e forse in un domani sarà mia moglie e così termino il secondo giorno del mio fidanzamento mi congedo e vado nella mia baita dove al giorno se- guente racconto a mio padre la mia conquista fatta caro padre ò una cosa da raccontarti ma non ridere mi sono fidanzato e presto mi sposo ma non intacco il tuo capitale perché sposo una signora più vecchia di me ma m'anno detto che à molti soldi così almeno ti farò stare bene anche te almeno ora che sei nella vecchiaia passerai gl'ultimi anni felici senza tanto tribulare come ai sempre fatto anche per te sarà un'altra 20S ORLANDO P. vita vedrai — e mio padre mi guarda con uno sguardo che m'intravede perfino il cuore e mi risponde: sarebbe ora che metti la testa a posto me ne ai commesse tante vedrò anche questa —. E così passano 10 giorni di questo sviscerato amore e infatti una sera la mia signora mi dice: caro mio amore siamo alla frutta le carte sono pronte ó già parlato anche al prete che ci deve sposare che è questo della mia parocchia don Cugini occorre solo il tuo atto di battesimo cioè il certificato da dove sei stato battezzato — io questo non mi ricordo ma sò che mia madre e mio padre m'armo detto che sono nato 3 giorni prima di S. Pietro del 1897 e dopo pochi giorni mia madre mi portò nella chiesa di S. Ilario per rinfrescarmi il cervello e forse quel prete me la bagnato troppo perché ò sempre male di testa — ó capito bene devi andare a S. Ilario a farti rilasciare questo certificato — va bene domani mattina andrò — e infatti al giorno dopo mi reco della chiesa di S. Ilario. 'In chiesa non ciè nessuno vedo un'altare la in fondo un tabernacolo dei banchi delle sedie ma di preti non vedo nemmeno l'ombra e rimango come uno stupido guardo in alto vedo dei dipinti questi mi interessano è arte e il resto non mi interessa io non sono venuto qui a pregare perché non so nemmeno l'avemaria e non so pregare non so come si fa e parlo fra di me cosa ci vengono a fare tanta gente qui tutte le mattine per vedere questi dipinti o forse per sentire il prete o per vederlo perché la maggior parte che vengono qui sono donne allora questo prete deve essere un bell'uomo e mentre sto per venire fuori della chiesa eccoti questo prete che è don Paolo : buon giorno signor prevosto sono venuto da voi, perché mi occorre il certificato di battesimo perché mi devo sposare - andiamo in studio e quando sono là mi dice sorridendo con quella filosofia sacerdotale studiata per incretinire gl'esseri umani: tu ti sposi — e certo se mi rilascia questo certificato lo devo portare a don Cugini di S. Imerio — allora fa passare un grosso libro e trova il mio nome mi rilascia il certificato dicendomi offri niente agli infermi oppure a quelli che sono in sanatorio? — sono povero ma per questi 10 lire le ó da darvi eccovi — e mentre si trova nella sua poltrona mi dice : non mi conosci più me — si che lo conosco anzi lo ringrazio — ora senti io come prete ó fatto il mio dovere a rilasciarti questo certificato ma te non ti sposi io ti conosco molto bene perché quando eri piccolo qui non ciera nessuno che poteva tenerti fermo me ne ai combinate tante che lo so solo io e poi te non sei tale da portare il tuo vero nome — perché sono un'altro? — si ti anno cambiato nome per colpa di tuo nonno che disonorò il casato dei Parisi la tua razza erano i più signori di S. Bassano e colla condanna di tuo nonno cambiarono il nome — si me lo disse una volta mio padre parlandomi di suo padre che mori a 27 anni nel carcere di Cremona dove mio padre a quel tempo aveva solo 10 anni e è sempre rimasto povero mentre era nato benestante e quasi tutti i suoi parenti sono andati via di Cremona per il disonore DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 209 lasciando nella pia squallida miseria mia nonna e mio padre solo uno si ricordava e mandava qualche somma a questi infelici che era il fratello di mia nonna andò a Vienna coi tedeschi ed era pittore di fama e primo architetto alla corte d'Austria — vedi che lo sai chi sei — e con questo perché non mi devo sposare cosa cientra la mia tazza se loro erano signori io vivrò da povero basta sbarcare il lunario e poi ora sposo una signora che à 56 anni figli al mondo non ne verrà e morto me finisce la mia razza come tutto à fine — e saluto il prete e vado dalla mia promessa Sposa e strada facendo penso sempre alle parole di quel prete io come prete faccio iI mio dovere ma te non ti sposi e prima d'arrivare alla destinazione vado dai miei clienti che mi danno sempre lavoro sono in cinque fratelli gli Azzolini. Proprio quella mattina sono tutti riuniti per i suoi affari entro in saletta dò il buon giorno e loro esclamano: cosa ti è capitato sei così pallido stai male — io no — ma non -l'abbiamo mai visto cosi pallido —a una cosa da dirvi — e stanno a tutt'orecchio a sentirmi: mi devo sposare e sposo una signora — e allora mi fanno gli auguri e figli maschi e poi mi dicono : ma tu lo sai se è una signora o se è una signora di quelle che volano — in casa sua vedo che vi è del lusso e poi à delle bottiglie molto buone m'anno detto che à una cascina e terre — allora il piú vecchio dice: bisogna sapere se questo è libero o vincolato — sono venuto apunto da voi perché voialtri siete nel commercio siete pratici di questo, le carte sono già pronte ne mancava una sono andato dal prete e me la fatta ora la porto dalla signora e poi dopo le pubblicazioni mi sposo —ora vorresti sapere di sicuro se è vera capitalista o no — ecco questo desidero -- facciamo presto — schiacciano un bottone e parlano con l'uf- ficio del registro. Mi dice: come si chiama di nome Zanella Margherita vedova — e dopo dieci minuti mi dicono: era signora ma è stato venduto tutto l'anno scorso ed ora non è pia nell'elenco dei possidenti ora è nulla tenente avrà i soldi fatti vedere il libretto della banca e se non à soldi fa a meno di sposarti tu mangi sempre lostesso vai là e bevi ancora qualche bottiglia e poi salutala. Esco da questi signori con la testa che mi gira e mi reco dalla signora : ò portato iI certificato di battesimo — bravo ora sta bene siamo a posto con tutte le carte perciò si stappa una bottiglia — io in quel momento mi trovo un pa confuso non sà da che parte intavolare il discorso con la testa ancora che mi suonano le parole di quel prete e quelle dei miei padroni che m'anno spinto a chiedergli se è in possesso del libretto della banca lei se ne accorge della mia titubanza e mi domanda : che cosa ai che ti vedo mogio non sei contento di sposarmi? — non sono al contrario ma penso di non restare imbrogliato e senza quattrini quando saremo sposati saremo in due a mangiare e il mio guadagno non basta a soddisfare le nostre due bocche perché non è solo il mangiare vi è anche il bere che vedo che ti piace e come si fa se non abbiamo fondi — perché mi dici questo vuoi forse vedere i miei libretti di banca — io 210 ORLANDO P. questo non te lo impongo ma se un domani siamo marito e moglie bisogna bene che sappia anchio qualé il nostro capitale anche per bilanciarmi coi miei lavori occorre avere dei fondi per affrontare questi lavori senza essere troppo di disturbo verso i signori perché chiedendo sempre soldi si stancano percib, bisogna se si pub lasciarli in pace — vado subito a prendere i libretti — e dopo 5 minuti eccoti con i due libretti e mentre sto esaminando questi libretti eccoti il campanello strilla. Lei si alza e va ad aprire arriva la modista con due capelli per donna li guarda e poi va in camera a prendere i soldi per pagare il conto e mentre si resta soli noi due lei mi dice: é vero che é suo cugino lei oppure io credo sia il suo fidanzato perché ne parlano tutti di un prossimo matrimonio io mi metto a ridere e le dico: — mi piacerebbe molto di più lei che questa signora — e lei sorride in quel momento si apre l'uscio e entra la signora ci sorprende a ridere entrambi e appena congedata la modista incomincia a fare la gelosa : cosa avevi da ridere con quella — perché é una cosa da ridere m'a detto che tutti ne parlano di un prossimo matrimonio e io mi sono messo a ridere così fece anche lei in quel momento sei entrata il resto lo sai — alora ai guardato i libretti? — si ma soro poco soddisfatto perché sopra uno vi é 700 lire e l'altro un piccolo gruzzolo di 7000 questo danaro ti basta solo per te forse per un'anno e mi vuoi imbrogliare me per tutta la vita se tutta la tua ricchezza é questa io sono dieci volte più signore di te rimanendo libero cittadino — ora la signora si mette in singhiozzi fa la tragica piange urla non sa più cosa fare per convincermi si mette perfino in ginocchi ed io nell'alzarla in atto di compassione metto le mani sotto le ascelle lei sentendo il contatto delle mie mani si agita di più allora le do un bacio fra collo e testa affondando la mano nei suoi capelli neri lei si muove convulsamente e faccio una scoperta mi rimane in mano la sua capigliatura nera e della sua testa non vedo altro che luce mi pare un cocomero giallastro io rimango immobile mi cade per terra la sua finta chioma ed io infilo l'uscio e giù dalle scale i gradini non li contavo tanto che scendevo e non feci mai più ritorno dalla grande signora. Così svanì il mio ultimo amore e non volli più sapere di donne tanto che sono rimasto contento e vado in riva al Po dove la mia piccola baraccha mi aspetta e lá trovo mio padre e gli racconto l'accaduto lui mi ascolta bene e poi mi dice: tu ai guadagnato un terno al lotto a non sposarla se me l'avresti detto prima che aveva la parruccha t'avrei consigliato da non andarci perché quella donna quando era giovane faceva la servetta al caffè « Pitighi » che si trovava in fondo alla via Ospedale Militare ora Via Carnevale Piccio ed era un caffè dove frequentavano, gli amori del marciapiedi e la compagnia che aveva da spendere io a quei tempi se non sbaglio una 40.tina d'anni fa vado in questo caffè e fra una bottiglia a l'altra prendo quasi la sbornia e mi metto d'accordo con questa servetta di accomodarmi sopra nella sua camera che poi sarebbe venuta DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 211 a trovarmi appena finito il suo servizio di cameria e io pratico del locale che conoscevo bene la padrona Olga e ci teneva molto a questi truccchi mi corico sul letto e non so quanto tempo sia trascorso m'addormento e infine mi sento a svegliarmi è lei ora ci divertiremo si sveste spegna la candela e si leva la parruccha io tutto vedo in quel momento mi passa la balla e infilo i calzoni e via a casa e te volevi sposare un avanzo di tuo padre ai fatto bene a venire via la bellezza della donna è la chioma tutto il resto è normale bella o brutta — ma ascoltami padre tu m'ai detto bella o brutta io nel 1940 mi trovavo a lavorare nella romagna in un paese detto Lugo di romagna e terminato il nostro lavoro si va a fare quattro passi per il paese e sulla piazza vedo un cartellone con le parole alte « Cinema Roi Solei » e il film intitolato «belle e brutte si sposano tutte » sono con altri miei compagni andiamo a vedere questo dramma ci sarà da ridere e si entra nel cinema di paese potete immaginarvi che cinema sia stato vi erano delle panche per sedie era solo per ridere un pò infatti la sostanza del dramma era di poco si trattava di un reduce di guerra che dopo tornato dal fronte rimase senza una gamba e fa l'amore con una e se la sposa. Ora ne viene un'altro di matrimonio con uno senza un'occhio poi un'altro che é gobbo e infine si ride e così si svolge il dramma. Io vado a letto e penso io ò 43 anni e non mi sono sposato perché non fare una dichiarazione chissà che mi sposo anchio e prima da mettermi a dormire scrivo ad una mia conoscenza dove abita mia sorella che ancora oggi è zitella. Egregia signorina prendo l'occasione di inviarle i miei saluti affettuosi per merito di un dramma veduto questa sera stessa in cui scrivo dove belle o brutte si sposano tutte perché anche fra di noi due signorina non si raggiunge la vetta preferita dell'amore? io le do tempo 15 giorni perché si decida questa sarebbe una pro dichiarazione desideroso che accolga questa mia con soddisfazione al mio ritorno faremo le pratiche per un prossimo matrimonio. P. Orlando E dopo il mio lavoro sono venuto a casa ma il matrimonio svanì. Io non avevo pensato a l'infamante dicieria che pesa sopra le mie spalle, ai sentito caro padre cosa mi è capitato anche a me quando ero giovane —lui ascolta e poi mi dice : tu faresti bene a non sposarti con la testa matta che ai questo è il mio consiglio che posso darti però non sei un bambino — e così passarono gl'anni afinché mio padre chiuse gli occhi ma quando morì non eravamo più al fiume eravamo diventati cittadini e si abitava in via Porta Po Vecchia dove sono rimasto solo ma per avere questa camera mio padre giuocò d'astuzia avendo un'altro figlio ereditato dalle sue seconde nozze non figlio legittimo di sangue ma era bambino quando mio padre si sposò per la seconda volta in data del 1914. Anche • 212 ORLANDO P. questa volta mio padre gioco d'astuzia per combinare questo bel matrimonio dandogli intendere a quella che divenne sua moglie che io mi trovavo a Venezia in carriera nella regia Marina invece io mi trovavo a Venezia in qualità di verniciatore e le inviavo qualche cartolina illustrata di Venezia e lui facendogli vedere dette cartoline sua moglie a creduto nelle parole di mio padre e la sposò. Quando venni a casa andai di nuovo dalla mamma Miglia che aveva l'osteria presso S. Lucia di Cremona mangiavo e dormivo là e là venne a prendermi perché dopo sposato gli mandarono a casa anche mia sorella che si trovava in collegio e per l'amore di mia sorella che é proprio del mio sangue b accettato d'andare di nuovo alla casa paterna ma a me questo matrimonio non andava a gienio mia sorella era di malocchio da parte della nuova mamma ma quando gl'uomini perdono la testa vedono sempre luciole per lanterne. Dopo due anni io vado militare mentre i bimbi crescono lei continua le solite sbornie a quei tempi mio padre deve mantenere 4 persone e a Cremona non vi é sufficienza il guadagno per sfamarle allora si trasferisce a Spinadesco là un po colla legna un po la pesca così sbarca il lunario e sua moglie si da sempre in braccio a bacco lui sa di avere sbagliato a sposare ma sopporta. Vengo io a casa dopo 18 mesi in licenza e la sacra famiglia si trova in un paese io ci sto solo una notte e il giorno dopo via vengo a passare la mia licenza a Cremona là vi sono andato a trovare la famiglia e per portarle un vestitino a mia sorella perché immaginavo che ne aveva molto di bisogno come fu verità. Poverina era tanto contenta che si mise fino a piangere della gioia vedendo ancora suo fratello che tanto gli vuole bene ma io non gli posso stare vicino penso ai miei 20 anni e divertirmi perché là al fronte o un giorno o l'altro ci posso restare c'ra sono in licenza e vado a Cremona non mi posso vedere in un paese io sono nato cittadino e non paesano come il detto del trentino « donne e buoi ai paesi tuoi toi toi n. Questo mio fratellastro abitava in codesta camera assieme ad un certo Bertulli compagno di lavoro di mio fratello Bruno che questo Bertulli era fratello della padrona di questa casa e quando la vendette lasciò un vincolo da lasciare suo fratello nella sua cameretta dove era anche mio fratello perché dopo la morte di sua madre non sapeva piú dove andare a dormire dormiva in una stalla a Porta Po ed il Bertulli si mise compassione e gli diede ricovero e così all'inverno era più riparato. Venne l'occupazione dei tedeschi il famoso 8 settembre 43 questo Ber-tulli non pratico di guerra fa per andare in macello a lavorare ignaro di quello che sta succedendo va sulla porta e una scarica di mitra lo stendono al suolo e rimane sulla porta a terra tutto il giorno e tutta la notte il giorno dopo torna la calma e mio fratello diventa proprietario della camera pagando una piccola quota mensile al comune ma questo stupido non pagava niente e dopo 7 mesi il comune vuole libero la camera gli prendono la sua poca roba e glie la mettono in lavanderia di questo ne viene a sapere mio padre che si affretta a venire in città per vedere di che cosa si tratta e vede che stanno a pulire la camera vede il letto che a dato a mio fratello che é suo : ma cosa avete fatto perché avete messo tutto qui — e certo vostro figlio non paga la pigione e lo anno mandato fuori — ora fermatevi e lasciate l'uscio aperto vado io in comune — e si reca dall'economo : lei è al corrente di quello che sta succedendo in via Porta Po N° 6 — a si è forse quello dello sfratto quello non paga metteremo degl'altri — ma deve sapere che la camera era in donazione nell'atto di vendita a Bertulli e io con Bertulli b fatto il contratto da metterci mio figlio perché lavorava insieme al Bertulli in macello pubblico Comunale io in caso di innondazione dove vado gli ó messo mio figlio dandogli un letto per tenermi la camera ma se lui è un idiota che non paga ne b colpa io? non dovrò io pagare l'affitto per lui, quando le chiavi le ò io pago sempre io almeno per mettere la mia roba al sicuro non si sa cosa possa capitare gli pare se è così pagate voi e ci rimanete pagate subito questo mese a nome sempre di Bertulli poi con nostro comodo faremo il trapasso del vostro nome siamo a posto ora potete andare — e così venne a Po e mi raccontò l'accaduto : fortuna che ci sono andato io altrimenti lo buttavano in strada quell'asino cosa vuoi à la mentalità di sua madre è fortunato che non prende la sbornia ma non arriva dove dovrebbe arrivare —. Venne il 1945 me lo tirai vicino a me nella rivoluzione facendogli ramazzare le camere tanto mangiava anche lui come si dava da mangiare ad altri poveracci senza lavoro e con la fiffa adosso. Io in quei tempi godevo essere come un'autorità perché avevo in con- segna il magazzino vestiario avevo la funzione di maresciallo anche perché ero il più vecchio ma dico la verità non me ne approfittavo di quello che avevo in consegna mentre ve ne erano diversi che si spacciavano per comandanti facevano man bassa e me sbrigavo le mie mansioni di controllo sempre sotto la diffidenza di qualcuno che per il mio passato godevano poca fiducia ma non potendo mai trovarmi infragante in nessun reato dovevano inghiottire certe paroline come queste — Io per la causa della rivoluzione mi sono dato giorno e notte e senza casa per nascondere quello che voi fate io perché sono stato a vedere il sole a scacchi mi credete tale mentre voi entrate alla notte sempre ubriachi ed io ò la colpa vi compatisco perché potete essere i miei figli ma non abusatevene perché quando sarà terminata questa baraonda le cose prenderanno un'altra piega non vi saranno più i fascisti ma dei nemici più terribili che non perdonano quando avrete fatto il militare vi ricorderete delle mie parole Orlando aveva ragione direte in voi stessi lui è venuto con niente fra di noi non à più lasciato il servizio giorno e notte — e terminata la baraonda per ordine di Gianni Ghidetti ebbi in premio una branda di ferro pagliericcio coperte e due lenzuoli perché sapeva che io non avevo niente l'unico che abbia avuto stima di me e mi aiutò anche dopo la rivo- 214 ORLANDO P. luzione prendendomi in caserma alla Pagliari come manuale dove passai quasi due anni la paga era poca perché mi pagavano come loro con la paga di lire 6 mila al mese ma poi veniva fuori un po di pane e qualche scatoletta di carne a secondo dei servigi che prestavo. In quei tempi era di molto aiuto perché il vitto era scarso poi venne la catastrofe di mio padre che nell'inverno del 1946 per disgrazia bruciò la sua baraccha con tutto quello che aveva, per mio padre fu un bel colpo duro da sopportare io in quei tempi ero come guardiano notturno alla società trasporti Padana e venne da me dicendomi: ò bruciato la baraccha con tutto quello che avevo sono rimasto così come mi vedi — ai fatto male mi dicevi sempre che prima di morire volevi bruciare tutto piuttosto che lasciarmi qualche cosa a me ora l'ai già fatto per questa sera puoi andare al dormitorio e domani ti presterò la mia branda e un po di stracci e coi rottami dell'incendio ti riscalderai là nella camera del Bruno glie la ai lasciato là per impegno perciò non sei senza casa eccoti prendi queste sono 300 lire le adoperi per mangiare e andare a dormire e ricordati che quando va troppo bene vi è in agguato il nemico del bene come vedi per te vi era il fuoco e per me vi sarà un'altro — e così venne ad abitare in questa camera che per me ora é come- una reggia. Mio fratello gli fece poca compagnia perché alla primavera del 1946 andò a lavorare nelle miniere del Belgio dove fino ora non a mai scritto va bene che non é capace ma vi è sempre qualcuno che un piacere lo pub fare e mandare qualche saluto invece niente bisogna però notare 4te gli inalfabeti sono gente cocciuta e ostinati. Sua madre lo accontent troppo il suo idolo lei era al mondo solo per il suo Bruno gli altri Ft..lei non esistevano in casa forsi è stato un male per lui e poi dicendolo fra noi quando non si è veri fratelli di sangue il cuore te lo fa capire è inutile scrivere vi sono in noi stessi un linguaggio muto che è frenato dalla signora vendetta e presto o tardi si fa sentire e questo è da attribuire al suo mutismo come una vendetta perché non solo non scrive a noi ma almeno a suo fratello fare sapere qualche cosa invece niente bisogna dire o che si è troppo ignoranti oppure una vendetta. Io in questo anno del 46 termino di fare il guardiano notturno della Padana Trasporti è estate -e vado a fare qualche cosa del mio mestiere smonto la baracca che ò al fiume e mi metto con mio padre non nella sua camera ma vicino alla sua vi è una stanza buia e con il materiale della mia baracca improvviso un'altra stanza per me e non ò più di recarmi fino a Po per dormire e co51 fò compagnia a mio padre spece durante la stagione invernale quando di buona luna mi racconta la vita passata che 'kirk per lui fu un continuo tvrmento incominciando fino da bambino vivere senza padre, a 14 anni andava da Cremona a Vercelli sul Piemonte a piedi per lavorare nelle risaie poi quando fu più adulto le continue lotte per andare nei facchini dove a quei tempi era una categoria molto invidiata perché prendevano bene e poi erano dei lavoratori liberi, raggiunto lo 215 DESCRIZIONE DELLA MIA VITA scopo di entrare nella scuadra venne la volta dove si sposò a l'età di 27 anni: il primogenito sei te poi tua sorella dopo 7 anni poi altra la Emma poi un'altra che mori subito della menengite ed in ultimo un maschio che fu la morte di tua madre mentre salvarono il bambino, io a •quei tempi avevo perso il controllo di me stesso vedendomi senza moglie circondato dai bambini che avevano fame e senza parenti da potere affidare i miei bambini mi sono dato al vino e alle donne di malafare e così non b potuto allevare una famiglia per bene — e si metteva una mano alla fronte come per scacciare un Iontano ricordo ed io ascoltavo in silenzio e terminato il suo racconto io le dicevo: in questo momento mi sembri un peccatore che fai la confessione davanti ad un prete cosa vuoi fare quello che è stato è stato un giorno si deve chiudere gl'occhi a questo mondo ciè chi vive bene e vi è chi vive male — ma vedevo in Iui un turbamento forsi una cosa che non mi voleva dire ma io lo intravedevo era il rimorso anche per aver comesso quello che non si deve commettere perché la gente cessano da soli senza anticipare il suo crollo d'esistenza allora mi guardava con i suoi occhi scrutatori: tu intendi cosa voglio dirti — purtroppo a me non m'interessa sapere e poi anche se me lo dovessi raccontare sta pur certo che io non vado a dirlo alla signora « Onesta n polizia quando te lo voglio dire non mi fido nemmeno di loro perché abbiamo visto cosa anno fatto qui a Cremona ai tuoi tempi i signori della questura uccisero il Dottore Fieschi quello almeno cercava di salvare le anime facendole guarire ma questi idioti invece per un ordine abusivo anno estratto la baionetta e lo anno ucciso una cara persona che faceva del bene all'umanità a quei tempi, invece ai miei tempi vi fu la fonte dell'onestà ti ricordi quando eri a fare il facchino alla stazione cosa succedeva era un ladrocinio unico facevano parte perfino i poliziotti a queste imprese senza parlare dei delitti commessi per inalzare il partito fascista e cosa vuoi pentirti te di quello che ai commesso basta tacere tutto é a posto non andrai a raccontarlo a un prete non sarai così incretinito, va bene che loro fanno il suo mestiere ma per la società non producono io li considero come dei parassiti o borghesi oppure degl'eleganti imbroglia popoli. Venne la primavera che tanto l'aspettavo perché ero stanco desideravo vedere gl'alberi a fiorire sentire il gorgheggio dei pennuti la vita del bosco che è così poetica del suo silenzio l'acqua in abbondanza correre verso il mare penso che il mare copre una immensità di tesori inestimabili di valore che un giorno col progresso questi tesori verranno estratti dagl'abissi del mare e portarli di nuovo alla luce del sole per fare aumentare l'egoismo personale e guardo mio padre lui incontra il mio sguardo e mi dice : sai che non ne posso più è già diverse notti che non vado a letto sono sempre qui vicino al fuoco su due sedie b le gambe tutte due piene di bruciature 216 ORLANDO P. sono proprio costretto a recarmi all'ospedale vai a farmi fare le carte così verranno a prendermi — io le rispondo un po seccamente non ci vado più perché quando ci vuoi andare il tuo libro è pronto 1a in ufficio perché quando stai bene dopo te ne ridi di me e del mio amico Stefanini che è capo ufficio cosa ti è saltato in testa quel giorno trovando per la strada Stefanini gli ai detto che le carte fatte servono prima per me e poi per lui andare all'ospizio e non per te e io non ci vado più a stancarlo questo è il ringraziamento che ai dato a me e a lui che si è preso premura ad accontentarti subito ora se ci vuoi andare io ti do un consiglio e fai senza carte oggi ciè il dottor Nolli che è il nostro medico condotto ti visita e subito ti manda all'ospedale con l'autolettiga perché sei impossibilitato fare tutta quella strada ma devi agire col sistema napoletano si dice al dottore «non mi fido più » camminare vedrai che in un'ora sei a posto — e mio padre quella volta mi ascoltb. Piano piano si portò all'ambulatorio e di là lo mandarono all'ospizio Soldi. Questo fu di venerdì e alla festa sono andato a trovarlo era tutto contento : m'anno fatto fare il bagno e poi mi anno medicato per bene le piaghe che b sulle gambe guarda — e infatti gli avevano fatto un servigio a posto : e poi ti trovo bene -anche coi colori ora sei contento — sì sono contento e se la scappo questa volta si va fino al cento — e mi racconta di un suo vicino di letto che gli cam-bib il pane mentre dormiva mettendomi quello duro e lui a i soldi vedi tutti quelli che anno la casettina di legno anno i soldi ed è chiusa col lucchetto — e dovè questo — è andato in giro può camminare — se te lo fa ancora quando domenica vengo glinsegno io — e gli dò un pò di paste e un pb di caramelle e lo saluto e dopo una settimana vado a trovarlo e lo trovo in delirio con due occhi fissi e non parla lo chiamo non mi guarda allora mi rivolgo ad un suo amico e gli domando cosa è capitato a mio padre — sai cosa a fatto questa notte a continuato a chiamarti e infine si è alzato e preso il vaso da notte glielo diede sulla testa ad fin suo vicino di letto e poi andava in cerca dell'infermiere per volerlo colpire ma questi più giovane di lui la reso all'impotenza e fu legato nel letto — grazie — e mi porto da mio padre lo guardo e poi esclamo : vedi ai voluto fare il monello così t'anno legato cosa ai fatto — lui mi guarda e poi grida : non lo sò — allora levo di tasca dei confetti al cioccolato e glie li dò ne man- 'a uno è buor un'altro ciè dentro il liquore dolce è buono ne t igia un'altr e poi mi fa cenno di smettere a dargliene e in quel momento gk _ ..comincia la respirazione faticosa io vedo che è agl'ultimi estremi della vita in quel momento passa una suora colla cesta del pane lo distribuisce a tutti meno che a mio padre io sono presente a questo fatto e chiamo questa suora : sorella — lei si volta e mi dice — cosa volete — desidero sapere da lei se questo uomo non è un'anima come gl'altri — perché siete qualche parente di quest'uomo? — guardatemi negl'occhi e ve ne accorgerete chi sono — e con due occhi come quelli di mio padre guardo nel profondo DESCRIZIONE DELLA MIA VITA 217 dei suoi occhi — avete compreso ora chi sono non guardate se sono vestito di nero sono suo figlio ditemi lo sò cosa a fatto mio padre quante punture gli fate per notte? — due — risponde — non si poteva dargliene una di morfina così gli calmava i nervi e non me lo avrei visto legato nel letto in questo momento siete al contrasto della veste che portate perché la veste è bianca e la vostra coscienza è più nera del mio vestito nero perché da voi aspetto l'ultima puntura di grazia quella da fare chiudere questi occhi che per 83 anni anno veduto le ingiustizie di questo mondo e proprio ora tasto con mano la pura verità mio padre è morto in questo momenta io non piango perché non credo alla vostra commedia che da quasi duemila anni avete incretinito mezza umanità vergognatevi signora protetta dai vostri seguaci che vi ordinano questi delitti la gente muore quando cessano da respirare ma non ucciderli come fate voi — e senza più voltarmi parto per non più fare ritorno. Questo fu una domenica alle ore 6 porn. al lunedì sera vennero ad avvertirmi che mio padre era morto ed io con tutta calma gli risposi a tono — l'avete ucciso portatevelo anche via per me è morto ieri sera e non intendo ne di vederlo ne fare dei funerali perché al mondo ci si deve voler bene da vivi e non da morti e anche per non seguire le orme di chi con tanta spudoratezza anno saputo seminare ed inculcare nelle giovani teste una dottrina falsa che anche loro che la professano non ci credono e per pagliaccio. anno preso un'uomo che fu ucciso nella più bella età della vita per poi metterlo come emblema del sacrificio umano per ingrandire una setta di veri imbroglia popoli perché anche mio padre senza saperlo à servito a loro per modello per inalzare una grossa statua a Roma intitolata il fabbro del convento dove si vede nella statua la figura del Papa Leone XIII vestito da fabbro con un cristo nella mano sinistra e nella mano destra un martello sopra l'incudine che rappresenta il forgitore dei conventi e seminari che sarebbero questa stirpe che io non posso inghiottirla. — Allora questo infermiere si rivolse ai vicini di casa dicendo — ma quello è un pazzo — e loro gl'insegnarono dove abita mia sorella e siccome le donne sono di nascita tutte madalene che piangono sopra il sepolcro di questa immaginaria rissurezione di cristo figlio di dio impostata così bene che migliaia e miglioni di esseri ci crede e lei andò a vedere suo padre era già nella camera mortuaria nella casse alle ore 7 del mattino con un semplice carro funebre fu messo sopra e indi al cimitero senza nessuno al seguito solo che mia sorella forse quel viaggio è il più felice dei viaggi perché si parte e non si ritorna. Questa fu la fine di mio padre. Descrive la vita disgraziata del nonno materno. E segue un lungo atto d'accusa contro « La Piovra Incarnata ». In questa parte è contenuta anche la giustificazione di questa testimonianza: « forse si raggiungerà la meta sempre che gli alunni raggiungeranno di scrivere l'albero genereologico della sua stirpe e della sua vita passata e lasciarla in eredità ai futuri cavaglieri della luna quando poi si arriverà ad avvicinare la luna cadrà come un incanto la potente borghesia... ». In questo mondo che « sta danzando il valzer della morte » non vi è più salvezza. Essa risiede ormai nella luna. 218 ORLANDO P. Questo è il lamento di un uomo che grida vendetta alla society perché verso di me fu ingiusta c anche verso mio nonno e mio padre loro non avevano la capacita di descriverla la sua lunga odissea della vita pensai io a metterla in luce e lasciarla in eredita alle nuove generazioni perché se ne facciano un concetto di quello che avviene nella society è solo l'oro che fa commettere gli errori verso quella parola che si chiama legge. Ma il progresso continua e giunto alla meta via preti via frati via guardie cosa sono le guardie sono figli del popolo ed una lunga catena di magnacci per dissanguare il popolo e far divertire i borghesi i baroni i conti si servirono ancora dei figli del popolo per farne di suo scudo chiamandoli bravi e dai bravi nacquero i cavaglieri d'avventura dai cavaglieri d'avventura nacquero le guardie ed infine i soldati coi soldati imposero le leggi per soffocare gli scandali fecero fare le guerre dopo le guerre fu la nascita dei partiti e dai partiti vi fu il fiore dei traditori che non termina mai da rifiorire. Io vi b parlato della mia generazione e della nascita del veleno nero non vi ò detto del paganesimo perché a quei tempi la gente era ancora più ignorante perché non passava un'anno senza fare guerre e insozzare questa terra di sangue ma venne la volta di terminare questo massacro ed anche a quei tempi vi erano dei traditori ma erano più compatti e infatti terminate le guerre e anche la luna di miele di Augusto Cesare con la bella di Alessandria d'Egitto che durò un'anno fino alla nascita di un figlio che nacque nel fiume Nilo solo dopo la nascita di questo il grande Cesare tornò a Roma al palazzo dei moribondi per convocare i doveri dello stato e fu ricevuto con molto disprezzo notate che mentre si recava a Montecitorio un cittadino di Roma l'avverti non andare Cesare la vi è la morte per te lui alzò le spalle e tranquillamente entrò ma non arrive' al suo seggio di capo per aprire la seduta perché prima di giungervi fu accolto da vari colpi di stile al quinto colpo si chiuse nel suo manto rosso e ben 27 pugnalate ringraziarono il vincitore di cento guerre. Ma in agguato vi era gia le uova della piovra nascoste nelle ecata-combe di Roma e alla morte di Cesare si ruppero i gusci e nacque la piovra che sputò il veleno nero a quasi tutto il mondo. "R Auguro ai novelli marinai di fare cessare questo veleno nero della piovra incarnata ORLANDO 6 - Luglio - 1955
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