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tipologia: Analitici; Id: 1472356


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Pier Paolo Pasolini, Le ceneri di Gramsci
Responsabilità
Pasolini, Pier Paolo+++
  • ente ; ente
  autore+++    
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
LE CENERI DI GRAMSCI
I
Non é di maggio questa impura aria
che il buio giardino gaelico
fa ancora più buio, o l'abbaglia
di cieche schiarite, questo cielo
di bave sopra gli attici giallini
che in semicerchi immensi fanno velo
alle curve del Tevere, ai turchini monti del Lazio... Spande una mortale pace, disamorata come i nostri destini,
tra le vecchie muraglie l'autunnale maggio. In esso c'é il grigiore del mondo, la fine del decennio in cui ci appare
tra le macerie finito il giocondo e ingenuo sforzo di rifare la vita; il silenzio, fradicio e infecondo...
Tu giovane, in quel maggio in cui l'errore era ancora vita, in quel maggio italiano che alla vita aggiungeva almeno ardore,
quanto meno sventato e impuramente sano dei nostri padri — non padre, ma umile fratello — già con la tua magra mano
delineavi l'ideale che illumina
(ma non per noi: tu, morto, e noi
morti ugualmente, con te, nell'umido
LE CENERI DI GRAMSCI 73
giardino) questo silenzio. Non puoi,
lo vedi ?, che riposare in questo sito
estraneo, ancora confinato. Noia
patrizia ti é intorno. E, sbiadito,
solo ti giunge qualche colpo d'incudine
dalle officine di Testaccio, sopito
nel vespro: tra misere tettoie, nudi
mucchi di latta, ferrivecchi, dove
cantando vizioso un garzone già chiude
la sua giornata, mentre intorno spiove.
Tra i due mondi, la tregua, in cui non siamo. Scelte, dedizioni... altro suono non hanno, ormai, che questo del giardino gramo
e nobile, in cui caparbio l'inganno
che attutiva la vita resta nella morte:
nei cerchi dei sarcofaghi non fanno
che mostrare la superstite sorte
di gente laica le laiche iscrizioni
— in queste grigie pietre — corte
e imponenti. Ancora di passioni
sfrenate senza scandalo son arse
le ossa dei miliardari di nazioni
più grandi; ronzano, quasi mai scomparse,
le ironie dei principi, dei pederasti,
i cui corpi sono nell'urne sparse
inceneriti e non ancora casti.
Qui il silenzio della morte procede
da un civile silenzio di uomini rimasti
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PIER PAOLO PASOLINI
uomini, da un tedio che nel tedio del Parco inavvertito muti: e la città che, indifferente, lo confina in mezzo
a tuguri e a chiese, empia nella pietà, vi perde il suo splendore. La sua terra grassa di ortiche e di legumi dà
questi magri cipressi, questa nera
umidità che chiazza i muri intorno
a smorti ghirigori di bosso, che la sera
rasserenando spegne in disadorni sentori d'alga... quest'erbetta stenta e inodora, dove violetta si sprofonda
l'atmosfera, con un brivido di menta, o fieno marcio, e quieta vi prelude con diurna malinconia, la spenta
trepidazione della notte; rude
di clima, dolcissimo di storia,
tra questi muri il suolo in cui trasuda
altro suolo; questo umido che
ricorda altro umido; e risuonano
— familiari da latitudini e
orizzonti dove inglesi selve coronano laghi spersi nel cielo, tra praterie verdi come fosforici biliardi o come
smeraldi: o And O ye Fountains...» — le pie invocazioni...
III
Uno straccetto rosso, come quello
arrotolato al collo ai partigiani,
e, presso l'urna, sul terreno cereo,
i5
LE CENERI DI GRAMSCI
diversamente rossi, due gerani.
Li tu stai, bandito e con dura eleganza
non cattolica, elencato tra estranei
morti: Le ceneri di Gramsci... Tra speranza
e vecchia sfiducia, ti accosto, capitato
per caso in questa magra serra, innanzi
alla tua tomba, al tuo spirito restato quaggiù, tra questi liberi. (O é qualcosa di diverso, forse, di più estasiato
e anche di più umile, ebbra simbiosi
d'adolescente di sesso con morte...).
E, da questo paese in cui non ebbe posa
la tua tensione, sento quanto torto
— qui nella quiete delle tombe — e insieme
quanta ragione — nell'inquieta sorte
nostra — tu avessi stilando le supreme pagine dei giorni del tuo assassinio. Ecco qui, ad attestare il seme
non ancora disperso dell'antico dominio,
questi morti attaccati a un possesso
che affonda nei secoli il suo delirio
e la' sua grandezza: e insieme, ossesso, quel vibrare d'incudini, in sordina, soffocato e accorante — dal dimesso
rione — ad attestarne la fine.
Ed ecco qui me stesso... povero, vestito
dei panni che i poveri adocchiano in vetrine
dal plebeo splendore, e che ora ha smarrito
la sporcizia delle più sperdute strade,
delle panche dei tram, da cui stranito
76 PIER PAOLO PASOLINI
é il mio giorno: mentre sempre più rade
ho di queste vacanze, nel tormento
del mantenermi in vita; e se mi accade
di amare il mondo non é che per violento
e ingenuo amore sensuale
cosí come, confuso adolescente, un tempo
l'odiai, se in esso mi feriva il male
borghese di me borghese: ed ora, scisso
— con te — il mondo, oggetto non appare
di risentimento, e quasi mistico
disprezzo, la parte che ne ha il potere ?
Eppure, senza il tuo rigore, sussisto
perché non scelgo. Vivo nel non volere
del tramontato dopoguerra: amando
il mondo che odio — nella sua miseria
sprezzante e perso — per un oscuro scandalo della coscienza...
IV
Lo scandalo del contraddirmi, dell'essere
con te e contro te; con te nel cuore,
in luce, contro te nelle buie viscere;
del mio paterno stato traditore
-- nel pensiero, in un'ombra di azione
mi so ad esso attaccato nel calore
degli istinti, dell'estetica passione;
attratto da una vita proletaria
a te anteriore, é per me religione
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LE CENERI DI GRAMSCI
la sua allegria, non la millenaria sua lotta: la sua natura, non la sua coscienza; é la forza originaria
dell'uomo, che nell'atto s'è perduta, a darle l'ebbrezza della nostalgia, una luce poetica: ed altro più
io non so dirne, che non sia giusto ma non sincero, astratto amore, non accorante simpatia...
Come i poveri povero, mi attacco come loro a umilianti speranze, come loro per vivere mi batto
ogni giorno: ma nella desolante mia condizione di diseredato, io possiedo: ed é il più esaltante
dei borghesi possessi lo stato
più assoluto. Ma come io possiedo la storia,
essa mi possiede; ne sono illuminato:
ma a che serve la luce ?
V
Sia salvo l'individuo, il fenomeno dell'ardore sensuale e sentimentale... Altri vizi esso ha, altro é il nome
e la fatalità del suo peccare...
Ma in esso impastati quali comuni,
prenatali vizi, e quale
oggettivo peccato! Non sono immuni gli interni e esterni atti, che lo fanno incarnato alla vita, da nessuna
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PIER PAOLO PASOLINI
delle religioni che nella vita stanno,
ipoteca di morte, istituite
a ingannare la luce, a dar luce all'inganno.
Destinate a esser seppellite
le sue spoglie al Verano, é cattolica
la sua lotta con esse: gesuitiche
le manie con cui dispone il cuore;
e ancor più in dentro: ha bibliche astuzie
la sua coscienza... e ironico ardore
liberale... e rozza luce, tra i disgusti di dandy provinciale, di provinciale salute... Fino alle infime minuzie
in cui sfumano, nel fondo animale, Autorità e Anarchia... Ben protetto dall'impura virtù e dall'ebbro peccare,
difendendo una ingenuità di ossesso, e con quale coscienza!, vive l'io: io, vivo, eludendo la vita, con nel petto
il senso di una vita che sia oblio accorante, violento... Ah come capisco, muto nel fradicio brusio
del vento, qui dov'è muta Roma,
tra i cipressi stancamente sconvolti,
presso a te, l'anima il cui graffito suona
Shelley... Come capisco il vortice dei sentimenti, il capriccio (greco nel cuore del patrizio, nordico
villeggiante) che lo inghiotti nel cieco
celeste del Tirreno; la carnale
gioia dell'avventura, estetica
79
LE CENERI DI GRAMSCI
e puerile: mentre prostrata l'Italia come dentro il ventre di un'enorme cicala, spalanca bianchi litorali,
sparsi nel Lazio di velate torme
di pini, barocchi, di giallognole
radure di ruchetta, dove dorme
col membro gonfio tra gli stracci un sogno
goethiano, il giovincello ciociaro...
Nella Maremma, scuri, di stupende fogne
d'erbasaetta in cui si stampa chiaro il nocciòlo, pei viottoli che il buttero della sua gioventù riempie ignaro.
Ciecamente fragranti nelle asciutte curve della Versilia, che sul mare aggrovigliato, cieco, i tersi stucchi,
le tarsie lievi della sua pasquale
campagna interamente umana,
espone, incupita sul Cinquale,
dipanata sotto le torride Apuane,
i blu vitrei sul rosa... Di scogli,
frane, sconvolti, come per un panico
di fragranza, nella Riviera, molle, erta, dove il sole lotta con la brezza a dar suprema soavità agli olii
del mare... E intorno ronza di lietezza lo sterminato strumento a percussione del sesso e della luce: così avvezza
n'è l'Italia che non ne trema, come morta nella sua vita: gridano caldi da centinaia di porti il nome
80 PIER PAOLO PASOLINI
dei compagno i giovinetti madidi nel bruno della faccia, tra la gente rivierasca, presso orti di cardi,
in luride spiaggette...
Mi chiederai tu, morto disadorno, d'abbandonare questa disperata passione di essere nel mondo ?
VI
Me ne vado, ti lascio nella sera che, benché triste, così dolce scende
per noi viventi, con la luce cerea
che al quartiere in penombra si rapprende. E lo sommuove. Lo fa più grande, vuoto, intorno, e, più lontano, lo riaccende
di una vita smaniosa che del roco rotolio dei tram, dei gridi umani, dialettali, fa un concerto fioco
e assoluto. E senti come in quei lontani
esseri che, in vita, gridano, ridono,
in quei loro veicoli, in quei grami
caseggiati dove si consuma l'infido ed espansivo dono dell'esistenza —
quella vita non è che un brivido;
corporea, collettiva presenza;
senti il mancare di ogni religione vera; non vita, ma sopravvivenza
— forse più lieta della vita — come d'un popolo di animali, nel cui arcano
orgasmo non ci sia altra passione
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LE CENERI DI CRAMSCI
che per l'operare quotidiano:
umile fervore cui dà un senso di festa
l'umile corruzione. Quanto più é vano
— in questo vuoto della storia, in questa ronzante pausa in cui la vita tace — ogni ideale, meglio é manifesta
la stupenda, adusta sensualità
quasi alessandrina, che tutto minia
e impuramente accende, quando qua
nel mondo, qualcosa crolla, e si trascina il mondo, nella penombra, rientrando in vuote piazze, in scorate officine...
Già si accendono i lumi, costellando Via Zabaglia, Via Franklin, l'intero Testaccio, disadorno tra il suo grande
lurido monte, i lungoteveri, il nero fondale, oltre il fiume, che Monteverde ammassa o sfuma invisibile sul cielo.
Diademi di lumi che si perdono, smaglianti, e freddi di tristezza
quasi marina... Manca poco alla cena;
brillano i rari autobus del quartiere,
con grappoli d'operai agli sportelli,
e gruppi di militari vanno, senza fretta,
verso il monte che cela in mezzo a sterri fradici e mucchi secchi d'immondizia, nell'ombra, rintanate zoccolette
che aspettano irose sopra la sporcizia afrodisiaca: e, non lontano, tra casette abusive ai margini del monte, o in mezzo
82 PIER PAOLO PASOLINI
a palazzi, quasi a mondi, dei ragazzi
leggeri come stracci giocano alla brezza non piú fredda, primaverile; ardenti
di sventatezza giovanile la romanesca loro sera di maggio scuri adolescenti fischiano pei marciapiedi, nella festa
vespertina; e scrosciano le saracinesche dei garages di schianto, gioiosamente, se il buio ha resa serena la sera,
e in mezzo ai platani di Piazza Testaccio
il vento che cade in tremiti di bufera,
é ben dolce, benché radendo i capellacci
e i tufi del Macello, vi si imbeva
di sangue marcio, e per ogni dove
agiti rifiuti e odore di miseria.
È un brusio la vita, e questi persi
in essa, la perdono serenamente,
se il cuore ne hanno pieno: a godersi
eccoli, miseri, la sera: e potente
in essi, inermi, per essi, il mito
rinasce... Ma io, con il cuore cosciente
di chi soltanto nella storia ha vita,
potrò mai pii con pura passione operare,
se so che la nostra storia é finita ?
(1954)
PIER PAOLO PASOLINI
 
Trascrizione secondaria non visualizzabile dall'utente 


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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32278+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Nuovi Argomenti | Prima serie diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci | Edizione unica
Riferimento ISBD Nuovi argomenti : Rivista bimestrale. - N.1 (1953)-. - Roma [distribuzione Torino] : [s.n., distribuzione Einaudi], 1953-. - v. ; 23 cm (( La periodicità è variata più volte: la prima serie esce con periodicità irregolare, dal 1976 trimestrale. La prima serie si conclude con il n.69/71 (Luglio-Dicembre 1964 ma pubblicato nel marzo 1965), nel 1966 inizia la nuova serie che termina con il n.67 68 (1980), nel 1982 la terza serie che termina con il n.50 (apr. giu. 1994) ed inizia la quarta serie con il n.1 ... {Nuovi argomenti [rivista, 1953-]}+++
Data pubblicazione Anno: 1955 Mese: 11 Giorno: 1
Numero 17
Titolo KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17


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