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tipologia: Analitici; Id: 1472308


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Tipologia Periodico
Titolo Augusto Frassineti, Il tubo
Responsabilità
Frassineti, Augusto+++
  • ente ; ente
  autore+++    
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Trascrizione Non markup - automatica:
IL TUBO
Per quanto il dottor Fase, nel darmi le disposizioni, me ne parlasse come di una ricorrenza normale, dovetti fare un certo sforzo per simulare la mia sorpresa. Mio padre mi ha sempre raccomandato, nei rapporti con i miei superiori, di non mostrarmi meravigliato di nulla, soprattutto quando mi accada di ricevere ordini strani. Ma sulle prime, oltre che insolito, mi pareva persino poco credibile che, u con il progredire della stagione calda », per usare le stesse parole del dottor Fase, nelle mura dei ministeri e di tutti gli edifici pubblici che eccedono una certa cubatura, si aprissero delle « fenditure larghe da quindici a venti centimetri, con precedenza di qualche giorno per le pareti esposte a Sud ».
Il nostro laboratorio, mi assicurò il dottor Fase, era in grado, mediante dispositivi assai delicati, di prevedere al millimetro e con approssimazione di secondi il prodursi delle crepe, cosicché, recandomi al luogo assegnato, non avrei dovuto perdere tempo a cercare.
Il mio compito era di raccogliere un campionario di teste di pubblici impiegati da sottoporre ad analisi; a quale ultimo fine, non sapevo.
« In che modo? », dissi.
« Ha mai osservato una melagrana matura? »
Per le solite ragioni di opportunità, non mi azzardai a chiedere di più, pur dubitando che il dottor Fase volesse prendersi gioco di me. E feci bene, perché più tardi dovetti convenire che la risposta, benché succinta e forse volutamente oscura, era del tutto pertinente. Le teste calve dei funzionari premevano alle labbra del crepaccio, stipate e rilucenti, anche se un pò gialle, come i chicchi di quel frutto pittoresco.
L'indifferenza dei passanti e dei conduttori d'esercizi nelle vicinanze mi fece del tutto convinto che doveva trattarsi di un avvenimento niente affatto straordinario. Solo un turista scozzese vidi ag-
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grondare la fronte e scattare una fotografia. Tuttavia, la rapidità con la quale le teste dei funzionari in letargo si corrompono in presenza della luce e al contatto dell'aria mi lasciò perplesso ed anche un po' triste.
Sebbene fossi giunto in anticipo sul posto e mi trovassi li pronto con i mezzi occorrenti per portarmi all'altezza della spaccatura e saggiare subito, con un martellino di gomma simile a quello usato dai medici per controllare i riflessi nervosi, la consistenza delle teste, al primo tocco dello strumento quelle andavano in niente : una lieve esalazione solforosa e qualche grammo di polvere gialla, lucrabile a gran stento a causa della sua impalpabilità e leggerezza. Mi venne persino il dubbio che fossero li morti e accatastati da tempo immemorabile.
Per fortuna, le istruzioni del dottor Fase erano state molto minuziose, e così mi trovavo ad avere con me un pacco di bustine di cellophan, dove raccogliere appunto le polveri da sottoporre in seguito ad esame.
Che 'ciascun capo fosse contrassegnato dalle indicazioni di grado e di categoria, impresse a fuoco nelle cartilagini delle orecchie, o per piccole etichette di stagno sostenute da uno stuzzicadenti, era un fatto anch'esso previsto e che facilitava grandemente il lavoro.
Sebbene fosse d'agosto, il caldo non era insopportabile, ed io mi sentivo pieno di energia e di buon volere. Il crepaccio correva obliquo con una inclinazione media di quaranta gradi e misurava non più di cinquanta metri, che, diviso per quindici centimetri, dava un quoziente di circa- trecento crani da rompere, o forse trecen-toventi, tenuto conto di un certo appiattimento delle teste, già intervenuto e riscontrabile a occhio.
Evidentemente, la Direzione del laboratorio non aveva fatto bene i suoi conti assegnandomi un'intiera giornata per condurre a termine il lavoro. Oppure si era inteso, con quel trattamento benevolo, premiare i miei meriti in modo tacito e indiretto? Ciò rappresentava una novità nei miei rapporti con la Direzione e mentre, durante una breve sosta, mi rifocillavo nel vicino bar, dopo aver fissato per telefono un appuntamento con Angela in piscina per le
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quattro del pomeriggio (del che la ragazza, conoscendo il mio orario abituale, si era mostrata sorpresa e anche un po' allarmata), mi trovai a riflettere ancora sulle possibili ragioni dell'agio concessomi dai miei superiori. Pensai persino, a un certo punto, di essere caduto in discredito e che, proprio per questo, mi fosse stato assegnato un compito facilissimo, quasi da apprendista.
Ma, rimessomi al lavoro, la mia disposizione nativa all'ottimismo subito prevalse e, via via che le teste crollavano senza rumore, una dopo l'altra, sotto il martellino, mi sorpresi a cantare. Ciò mi costò, purtroppo, la perdita di alcuni esemplari di Gruppo A, caduti sotto un medesimo colpo che vibrai con troppa energia, distratto com'ero dall'onda melodica.
Tutto sommato, ero dell'avviso che le teste dei funzionari fossero collocate in modo ideale, non potendosi immaginare una disposizione più razionale, quanto a utilizzazione dello spazio, e più favorevole alla raccolta delle polveri che mi erano state richieste : circostanza, questa, che la Direzione, forse, non aveva considerato. Più volte, infatti, nell'ambiente, avevo udito denigrare le amministrazioni pubbliche, nelle quali, a detta di certuni, regnerebbe il più completo disordine. Debbo, per ciò che mi riguarda, smentire questa diceria.
Alle quindici e minuti il lavoro era terminato. Avrei potuto precedere Angela in piscina e avvertii il bisogno di celebrare quel pomeriggio di vacanza inattesa con un regaluccio che da tempo sapevo desiderato da lei. Mi sentivo in forma per il nuoto e anche per quelle altre felicità che ad Angela fosse piaciuto di concedermi; né il mio perfetto buon umore era turbato minimamente dal dubbio di aver potuto recare qualche danno a quei trecento funzionari, privandoli, come avevo fatto, di tutta la parte del corpo situata al disopra del colletto.
Del resto, anche a non voler considerare che io mi ero limitato ad eseguire un ordine con diligenza e quindi ogni eventuale danneggiamento avrebbe dovuto imputarsi alla Direzione del laboratorio, avevo ben ragione di essere tranquillo. L'anno seguente, infatti, esattamente il 13 di aprile, il dottor Fase mi affidò il delicato
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incarico di intervistare uno di quei trecento e di effettuare una registrazione dell'intervista a mezzo Transistor, un apparechio le cui minuscole proporzioni consentono di registrare una conversazione di dieci minuti, senza che il paziente si accorga di nulla.
L'incontro con il commendatore avvenne al bar dell'Audito-rium. Attraverso il tubo di plexiglas ch'egli portava in luogo della testa, le parole giungevano un po' soffocate a causa del cappello di feltro. Ma mi bastò di togliere il Transistor dalla tasca dei pantaloni e metterlo nel taschino della giacca per ricevere tutto alla perfezione.
L'ultima crisi ministeriale, mi disse, aveva sconvolto i suoi piani. Un promemoria riservato, da lui fatto pervenire al precedente ministro per il tramite di un personaggio influentissimo, e nel quale si rivedevano le bucce di tutti i papaveri del ministero, era stato fatto scomparire nel trambusto e non si sapeva dove fosse andato a finire. Un usciere, con il quale lui non aveva mai intrattenuto rapporti se non strettamente d'ufficio, l'altra mattina, nel salutarlo, gli aveva sorriso con disinvoltura, quasi con condiscendenza. Poco dopo, il medesimo usciere era stato sorpreso, da un suo informatore fidato, a transitare, con le mani in tasca e un'aria da padreterno, fumando, per un corridoio del 1° piano contiguo a quello dal quale si dirama un altro corridoio che termina ad una scala a chiocciola che conduce direttamente al 3° piano, dove ha sede l'ufficio del capo del personale. Verso le undici, la dattilografa di fiducia del capo del personale, moglie di quell'usciere e amante del vice economo, era uscita dall'ufficio di quest'ultimo recando in mano un plico in busta gialla, formato protocollo, la stessa busta, manco a dirlo, e lo stesso f or-mato del famoso promemoria. Dopo un giro tortuosissimo, del quale purtroppo non era stato possibile seguire le diverse fasi, la signora, che non aveva più il plico con sé, si era incontrata con il marito. L'informatore non era riuscito a capire cosa si fossero detti. Apparentemente non si erano detti nulla e ognuno aveva proseguito ostentatamente per la propria strada. Ma l'uomo aveva estratto il fazzoletto dalla tasca sinistra dei pantaloni e, dopo essersi soffiato il naso in due tempi, aveva riposto il fazzoletto nella tasca di destra,
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il che andava interpretato senza dubbio come un segno convenzionale. Infatti, l'usciere, dopo aver camminato ancora un poco con la stessa andatura, aveva accelerato il passo d'improvviso, aveva fatto dietro-front e si era precipitato nell'ufficio del capo cassiere ragionier Biscazzi, creatura del capo del personale e socio di una cooperativa edilizia presieduta dal cognato del segretario particolare di S. E. il nuovo ministro. Così mi assicurava il commendatore, si chiudeva il cerchio della losca congiura ordita contro di lui dal vice economo, suo pari-grado meno anziano, intrigante, senza scrupoli, specializzato nel fare lo sgambetto. Ed ecco, dopo una vita intie-ramente spesa al servizio dello stato, senza immischiarsi negli affari degli altri, e nel rispetto di tutte le opinioni, ecco il bel risultato!
« Me lo saluta lei il grado VII° , È inutile : in questo spor-
co paese, a essere schietti, a fidarsi, uno lo prende sempre dove lei sa. Ma... Non mi faccia parlare! ... Guardi : io sarò l'ultimo fesso, ma cosa crede che il mio direttore generale, per esempio, sia meno fesso di me? Perché lui è grado IV°? Ma mi faccia il piacere! Io, dei gradi, me ne sbatto i sacramenti. A parte, sa, che se le raccomandazioni venissero valutate obbiettivamente, secondo un punteggio prestabilito, e non secondo le sporche convenienze dei signori del consiglio d'amministrazione, io gli sarei passato avanti, ma di anni!... La questione, creda a me, é soltanto ed esclusivamente di mo-ra-li-tà! Ma se, Dio ne guardi, torna su chi dico io... allora si che mi devo cavare qualche soddisfazione!... Vedranno, quei miserabili, chi è il commendator Placental... Me li voglio ripassare uno per uno. Li voglio veder salire in ginocchio le scale del ministero per venirmelo a leccare. E non é detto, sa! ».
Era sinceramente indignato e sentivo di non dovergli lesinare la mia simpatia, tanto che volli offrirgli un caffè. Ormai mi pareva
di aver raccolto elementi bastanti per le verifiche del dottor Fase,
e quando si tolse il cappello per versare nel tubo il caffè che gli avevo offerto, colsi l'occasione per salutarlo, fingendo di aver frain-
teso il suo gesto. D'altronde, la carica del Transistor era esaurita. Il dottor Fase fu contentissimo del mio lavoro : non solo la registrazione era ben riuscita, ma confermava in pieno la sua tesi.
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Fra il risultato dell'analisi chimica della o polvere », quale poteva leggersi nell'apposita scheda al nome a Placenta », e l'auto-referto del commendatore si rilevava una rispondenza assoluta. Il signor Placenta, con il tubo di plexiglas, manifestava istinti e formulava concetti identici a quelli che gli erano familiari quando aveva ancora la testa sopra le spalle. In una parola, era normale.
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Trascrizione secondaria non visualizzabile dall'utente 


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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 32272+++
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Testata/Serie/Edizione Nuovi Argomenti | Prima serie diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci | Edizione unica
Riferimento ISBD Nuovi argomenti : Rivista bimestrale. - N.1 (1953)-. - Roma [distribuzione Torino] : [s.n., distribuzione Einaudi], 1953-. - v. ; 23 cm (( La periodicità è variata più volte: la prima serie esce con periodicità irregolare, dal 1976 trimestrale. La prima serie si conclude con il n.69/71 (Luglio-Dicembre 1964 ma pubblicato nel marzo 1965), nel 1966 inizia la nuova serie che termina con il n.67 68 (1980), nel 1982 la terza serie che termina con il n.50 (apr. giu. 1994) ed inizia la quarta serie con il n.1 ... {Nuovi argomenti [rivista, 1953-]}+++
Data pubblicazione Anno: 1954 Mese: 5 Giorno: 1
Numero 8
Titolo KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8


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