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tipologia: Analitici; Id: 1471810


Area del titolo e responsabilità
Tipologia Periodico
Titolo Angus Wilson, Totentanz
Responsabilità
Wilson, Angus+++
  • ente ; ente
  autore+++    
Area della trascrizione e della traduzione metatestuale
Trascrizioni
Trascrizione Non markup - automatica:
TOTENTANZ
La notizia della fortuna toccata ai Capper cominciò a diffondersi al ricevimento offerto dal Preside. Fu accolta con favore straordinario, se si tien conto del numero di nemici che essi avevano nell'ambiente universitario, e ciò si deve in gran parte al fatto che il tempo era insolitamente bello. In quell'isolamento sub polare, tagliati fuori com'erano dalle correnti vitali della cultura anglosassone e dalle sue conquiste, intorpiditi da nebbie continue, sferzati da tramontate perpetue, tenuti sempre un poco a distanza dalla gente del luogo, soddisfatta della propria esistenza alla buona, tradizionalmente ospitale con larghezza, i professori e le loro signore formavano una falange abbastanza nemica del buonumore spontaneo da far contento John Knox in persona. Ma, benché tanto rare, le giornate di sole trasformavano completamente la città, quasi fosse stata una di quelle figure che si vedono negli album dei bambini, sulle quali basta spruzzare un po' d'acqua per farne risaltare più vivaci i colori. I praticelli del giardino del Preside, satolli di pioggia e di nebbia, sfoggiavano un verde insolente sotto l'azzurro uniforme del cielo di luglio. I qua- drati nitidi delle case borghesi settecentesche e le forme contorte delle grige, massicce ravine sulla sponda del lago ricuperavano i contorni che le nebbie rendevano indistinti. I ciuffi di violaL.cioc-che oro e rame, che riempivano i crepacci dei muri, sembravano schernire la solennità delle cornacchie assembrate, che gracchiavano aspre rampogne sopra le loro teste. Le toghe degli studiosi, di quella famosa seta cilestrina, brillavano come aerostati argentei contro l'azzurro più fondo del cielo. In una giornata come quella, persino il più arrugginito, il più deluso dei docenti, la più nevrastenica e opprimente delle loro consorti, era capace di un impulso generoso, o per lo meno si spogliava di amarezza, si da rallegrarsi se uno dei compagni di prigionia veniva messo in libertà. Solo i
più giovani ed i più ingenui studenti potevano venir indotti dal sole a toglier la muffa dalle proprie speranze e ideali, ché se qualcun altro aveva ritrovato la strada verso le sue mete, bè, buona fortuna! Comunque i Capper, la signora in special modo, non avevano apportato che turbamento nelle acque della palude con le loro futili lotte, e quasi tutti erano ben lieti di vederli andar via. La moglie del Preside, sempre eccentrica nel suo ampio mantello adorno di frange, disse con la sua voce fonda:
((Proprio al momenta buono! voglio dire, per Isabella ».
u Il momenta buono davvero! » squittì la piccola miss Thur-kill, lettrice di letteratura francese. «Io direi che per una grossa eredità come questa, tutti i momenti sono buoni! » e sogghignò. Effettivamente, quella vecchia diceva case così buffe, personali.
« Si, proprio il momento buono» ripeté la moglie del Preside, la quale si piccava di comprendere gli esseri umani e non si lasciava sfuggire un'occasione per interpretarli. «Ancora pochi mesi e sarebbe finita male ».
Nell'ampia apertura tra le punte del colletto alto e antiquato, alla Gladstone, il pomo d'Adamo del Preside si spostava continuamente, su e giù. Ad Oxford e a Cambridge, l'eccentricità della moglie avrebbe anche potuto essere un contributo prezioso, mentre lassù, se non avesse saputo esattamente come isolarla, poteva diventare un motivo d'imbarazzo.
«Tipicamente femminile!» commentò, con quella sua voce blanda ma incisiva che convinceva tanti uomini d'affari e garanti d'aver a che fare con uno studioso con la testa sulle spalle.
«Tipicamente femminile, il prendere in considerazione soltanto l'eredità! E piacevole, s'intende, e sarà un valido aiuto nel loro
nuovo ambiente ». C'era un'ombra d'amarezza in queste parole, perché la fortuna di sua moglie, considerevole agli inizi della car-
riera, era sfumata a furia di investimenti disgraziati. « Ma la cat-
tedra di Capper a Londra, questa è la cosa importante! Una cattedra nuova, per di più, alla Facoltà di Storia della Tecnica e del-
l'Arte. Qui, naturalmente, noi siamo arrivati ad ammettere tante delle idee di Capper tra i nostri concetti abituali, in conseguenza del suo immenso potere di persuasione e... del suo fervido entu-
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siasmo» fece una pausa, l'occhio fisso di sotto le folte sopracciglia bianche, lo sguardo d'aquila dello studioso che conosce gli
uomini cc tanto che ci siamo scordati quanto rivoluzionarie sieri alcune di esse D. Per la verità, la sua nozione di ciò che pensavano i suoi subordinati era estremamente vaga, un dirigente deve tenersi al di sopra di certi particolari.itSenza dubbio, saranno fuochi d'artificio, ma non escludo che l'età giovanile di Capper, la sua energia, gli assicureranno il successo. Non trova anche lei, Todhurst? »
La bianca faccia lustra e paffuta di Todhurst, cosparsa di peli rossicci, rimase impassibile. Era molto più giovane di Capper, e ancora deciso a non dimenticare che si trovava in una morta gara. Con pronuncia ostentamente Yorkshire, rispose: o Capper non é poi tanto giovane; può darsi che abbian sentito altre volte tutto quello che lui dirà, e non é escluso che glielo facciano capire ».
Il Preside riuscì abilmente ad ignorare questa risposta perché si avvicinava il viso rosso di Sir George, l'uomo d'affari più ricco e influente del Consiglio Universitario. Quell'omaccione rozzo e tutto cuore, dall'accento Glaswegian e l'alita fortemente impregnato di whisky, era colpito dall'entità del legato:
«Cinquecento mila sterline!» e dette un fischio. «Però! Non é una bazzecola! Benché, badi bene, questo Governo di ladri gliene porterà via una buona parte con le tasse. Però, sono proprio contento per la signora ». Chissà, pensava, che la signora Capper non darà una mano per far presentare Margaret a Corte. Come conosceva poco Isabella Capper; sua moglie non sarebbe caduta in un simile errore.
« E quella magnifica nomina che gli é piovuta addosso contemporaneamente! » osservò il Preside.
« Già » fece Sir George. Non aveva capito bene di che si trattava. «Non c'è dubbio, Cappel é proprio un giovane di valore ». Forse, pensò, il Consiglio era stato un po' lento, il Preside si fa- ceva vecchio, avrebbero potuto aver bisogno d'un giovane intelligente, con la testa sulle spalle.
ct Eccoli qua! » gridò la signorina Thurkill, tutta eccitata.
«Devo dire che Isabella sembra proprio...» ma non riuscì
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a trovar parole atte a descrivere l'aspetto di Isabella, tanto essa appariva sgargiante.
Il suo vestito raffinatissimo ultima moda, tipo vestaglia, il frivolo cappellino fiorito librato sulla testa, si addicevano come nessun altro a quel miscuglio di finezza e di ricercatezza Liberty che era Isabella Capper. Avanzava a passi ancora più lunghi per l'eccitazione, dal viso bianco e affilato era scomparsa ogni tensione e gli occhi color ambra brillavano di trionfo. Sul fondo a larghe strisce rosa e nero del suo vestito elaborato e frusciante, strideva il rosso fuoco dei capelli. Era un poco impaziente di fronte allo strascico finale d'un episodio che era ben lieta di chiudere, l'animo colmo di piani; eppure quella parata di vittoria, benché meschina e provinciale, era un inizio piacevole per una nuova vita. Anche Brian sembrava più vicino ai venti che ai quaranta, e, alla prospettiva della nuova nomina, erano rinverdite le sue ruvide attrattive fanciullesche, la cordialità e la sincerità si erano accentuate. Gettò indietro i capelli castani e ricciuti, e con scioltezza atletica saltò d'un balzo una poltrona per avvicinarsi a parlare con Sir George. « Spero tanto di vederla spesso, con Lady Maclean, se tutte queste riunioni lo consentiranno ». In presenza del Preside stette serio, impettito, un poco in soggezione: «Mi riesce impossibile esprimere adeguatamente tutto quel che porterò via di qui... ». Senza dubbio, Brian aveva ritrovato se stesso. I denti bianchi e regolari scintillavano mentre parlava con la maglie del Preside. Con lei si presentò quasi ammiccando, da conquistatore professionale, perché in fin dei conti non era donna da la- sciarsi abbindolare: «La cosa piú terribile è che il mio primo pensiero su questa faccenda é stato per tutte le cose buffe che ci aspettano! ». Con Todhurst, mostrò di condividere lo sprezzo per la morta gora: «Non starò a dire che avrei voluto che la nomina spettasse a
te, perché non lo penso. A parte le kunstgeschichte, vecchio mio, lo sappiamo tu ed io che tutta questa faccenda é una montatura! Non
dico con questo però che non ho intenzione di cavarne qualche cosa di utile, e proprio su questo argomento vorrei consultarti un poco prima di partire ». Sorprendente, pensava Isabella, quanto lo aveva ravvivato la notizia: vivo, e così terribilmente scaltro,
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eppure modesto, e, dietró a tutto il resto, solido come una roccia, un giovane di quarant'anni che, certamente, sarebbe andato lontano.
Il suo metodo era molto più diretto, non aveva mai avuto le capacità innate da ciarlatano che aveva suo marito, anzi, a volte, le trovava ripugnanti. Non c'era più nessun bisogno di darsi pena per tutta quella gente, ormai, e lei non aveva la minima intenzione di farlo:
cc Sarebbe una sciocchezza dire che ci vedremo ancora, Sir George» gli disse, prima che lui potesse raccapezzarsi a rivolgerle qualche domanda. cc Soltanto nel prospero nord le arti vengono condotte su schemi puramente finanziari ». Todhurst, lo ignorò, come tutti gli altri professori giovani: «Dovete esser proprio felice! » le disse Jessi Colquhoun, la poetessa dei laghi. « Non potrò essere completamente felice» le rispose Isabel «fino a che non avremo passato il confine ». Alla moglie del Preside disse: ((Naturalmente, perderemo ogni contatto, ma non ne son così felice come lei pensa ». Infatti, pensava, se l'eccentricità di quella vecchia non fosse stata provinciale e scorbutica a quel punto, si poteva anche invitarla a Londra. Gli strali più velenosi, li serbò proprio per il Preside; mentre egli intonava: « Ci mancherà terribilmente, signora Capper! e il nostro Capper, l'uomo più capace della Facoltà! ». cc Mi piacerebbe tanto sapere che cosa dirà al Consiglio quando si renderanno conto della perdita che hanno fatto, il che avverrà inevitabilmente ». Rispose Isabella «Ci vorranno un mucchio di spiegazioni ».
Eppure, aveva proprio ragione la moglie del Preside, era appena appena in tempo per tutti e due. Negli ultimi anni, Brian aveva cominciato a fare regressi impressionanti: il sorriso, dal qua- le dipendeva tutto il suo fascino, era diventato troppo meccanico, ed una contrazione delle gengive lo faceva somigliare ad un cavallo. La soddisfazione di sé, che una volta lo rendeva amichevole con tutti, persone utili o no, aveva cominciato a parere grossolana indifferenza. Ai primi tempi del suo soggiorno nel nord, scivolava da un gruppo all'altro leggero come un peso piuma, inebriando i potenti con la lode, offrendo agli amareggiati il conforto d'una piccola adulazione, senza impegnarsi mai: avvincendo tutti
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cuori con la sua fede giovanile nell'Utopia, tanto più accettabile perché egli era così fondamentalmente concreto. Ma, con gli anni, la sua sorridente franchezza aveva cominciato a diventare dogmatismo; si permetteva di sostenere le proprie opinioni, e, spesso, erano tutt'altro che interessanti, anzi, a volte proprio stupide. I colleghi più giovani lo seccavano, sentiva che lo consideravano sorpassato, e, benché mirasse tuttora a piacere, era rimasto «un giovane » troppo tempo per possedere la tecnica di piacere a quelli che sono giovani davvero. Spesso, di fronte al loro disprezzo, diventava sgarbato, imbronciato. Il lungo apprendistato nell'attirare simpatie — anni interminabili di frequenza, di esami, di primato nei corsi — erano passati da troppo tempo per preservarlo dall'at-mosf era pungente della città. I Commonwealths e gli Harmswirths diventavano ricordi remoti, ormai sentiva più vicini i tramvai Dulwich dei giorni di scuola e le siepi di sempreverdi della sua infanzia suburbana che non i sogni e le ambizioni di Harvard, di Ox- ford, di MacGill. Se quella cattedra gli fosse stata assegnata un anno dopo, forse non l'avrebbe neanche accettata.. Aveva avuto tali successi a trent'anni che sarebbe stato facile dimenticare che a quaranta non era più un ragazzo prodigio.
Se Brian era stato salvato proprio al momento giusto dalle acque del Lete, Isabella era stata strappata dalle fiamme de~l'infer-no. L'odio per l'Università ed il furore della sua ambizione avevano cominciato a consumarla dall'interno, tanto che quel viso teso e pallido, dagli zigomi che quasi le bucavano la pelle, gli occhi troppo accesi, faceva pensare ad una strega in agonia. Non c'era voluto molto tempo perché la superiorità dei suo spirito e del suo gusto cessassero di dar fastidio in un mondo nel quale erano incomprensibili, e ben presto la noia e la mancanza di un pubblico impressero alla sua ironia un sapore saccente, tanto che alla fine la leggenda della lingua tagliente della signora Capper aveva cominciato a dar su i nervi a lei quanto agli altri. Il raso bianco e oro, i mori di legno della, sua camera stile Regency avevano cominciato ad irritarla man mano che perdevano freschez- za, ma le sembrava fuori luogo rinnovare il mobilio, anche qualora avesse potuto permettersi quella spesa, in onore di gente
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che disprezzava tanto. Fingeva sempre meno di leggere e interessarsi di musica, anzi a malapena metteva il naso fuori per mesi. Tutto quel che sarebbe piaciuto in un ambiente più raffinato, qui era frainteso: il suo Anglicanismo intellettuale era considerato una goffa bigotteria, il suo adorato Caravaggio veniva scambiato per un Greuze, il suo entusiasmo per Purcell veniva preso per uno strascico dei tempi in cui «L'opera dei Mendicanti faceva furori; avrebbe avuto molto più successo e l'avrebbero giudicata molto più uno spirito ardito con i Medici, Van Gogh e qualche disco del Bolero. Era arrivata a considerare con orrore tutte le maniere di Brian, i suoi sarcasmi da meschino docente di provincia, le sue abitudini casalinghe — borsa di tabacco e golf — l'abitudine di indicare con la pipa e dire «Ora aspetta un momenta, vogliamo esaminare con più attenzione quest'uomo (o donna) medio ? » oppure «Anarchia, ora, é una parola molto interessante, ma siamo proprio sicuri di sapere che cosa significa ? ».
Temeva sempre di più che un giorno o l'altro sarebbe crollata, si rendeva conto benissimo d'esser sull'orlo d'una apatia neu-rotica dalla quale non si sarebbe ripresa mai più.
Non fa meraviglia perciò che, mentre salutava per la terza volta il vecchio professor Green che era tanto distratto, benedicesse le onde che avevano inghiottito la zia Gladys in un vortice di sottane di flanella e di capelli grigi scarmigliati, o il marinaio spregiudicato che aveva tagliato le dita ossute dello zio Giuseppe dal bordo d'una scialuppa di salvataggio sovraccarica. Ora era ricca, tanto ricca da realizzare le sue ambizioni più smodate; accanto a questo, la cattedra di Brian pareva non avesse importanza. Però, man mano che i piani di Isabella prendevano consistenza, vi trovava posto anche la cattedra, perché essa era decisa di partire all'attacco di Londra, ed aveva abbastanza criteria da capire che mai avrebbe conquistato quella cittadella soltanto con la forza del denaro; meglio assai penetrare dalla porta accademica che conosceva tanto bene.
A gennaio, sei mesi di fitte nebbie bianche e di piogge torrenziali aveva completamente cancellato sin le tracce più lievi delle
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elemosine del luglio, e con esse tutto l'interesse nelle fortune dei Capper. La moglie del Preside, trascinata dai suoi due bulldogs francesi, avanzava a fatica sotto Aidan arch, contro una raffica di grandine, quando poco mancò che si scontrasse con miss Thurkill che tornava dall'aver fatto colazione al British Restaurant. Sarebbe passata oltre con un cenno della testa, ma il naso rosso da fox terrier di miss Thurkill era tutto fremente di novità.
«Pare che la fortuna dei Capper sia stata una grossa delusione » gridò.. « Dovranno abitare quella immensa casa, dello zio ».
«Per quel che ne so delle condizioni di Londra, al giorno d'oggi, abitare Pentonville Prison sarebbe una fortuna» urlò la moglie del Preside.
« Ma -non è tutto! » sogghignò miss Thurkill. « È un vero orrore! Gli toccherà tenersi i cadaveri in casa vita natural durante! Fa parte delle clausole del testamento » .
La noia aveva data alla moglie del Preside la convinzione di possedere poteri divinatori oltre che psicologici, e subito si rese conto che qualche male era nell'aria.
«Ho avuto torto quando dissi che quella scioccherella s'era salvata appena a tempo. Povera creatura patetica, con le sue meschine ambizioni ed i suoi abiti da cerimonia, va incontro a momenti molto difficili ! ».
Questo stato d'animo profetico si comunicò in parte a miss Thurkill, la quale si trovò a rispondere:
« Lo so. Non è orribile ? ».
Rimasero ferme un momento, stagliate contro il cielo grigio e tempestoso, la moglie del Preside con l'ampio impermeabile nero gonfio di vento dietro di lei, simile ad un pipistrello sinistro, miss Thurkill esile e tutta angoli, che pareva uno sciacallo che latra. Poi, la giovane donna ebbe un riso nervosa:
Bé, mi lasci scappare, se no mi bagno fino alle ossa ».
Non afferrò bene la risposta dell'altra per l'ulular del vento, ma suonò stranamente simile a «perché no? ».
Naturalmente, si trattava d'una esagerazione smodata di miss Thurkill il parlare di « cadaveri » in: casa, perché da un pezzo
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le ossa di zio Giuseppe e di zia Gladys erano irrevocabilmente trasformate in coralli dell'Atlantico, o sulla via di diventarlo. Ma nel testamento c'era effettivamente una clausola abbastanza fastidiosa da fornire ampio motivo di ansietà ad Isabella nel bel mero della sua trionfante campagna per il potere. Era bastato pochissimo tempo per dimostrare che i Capper erano avviati ad un brillante successo. Todhurst era stato falso profeta: nel mondo accademico di Londra, Brian era stato accolto con tutti gli onori, non solo in seno all'Università, ma anche nella società elegante dei Musei e delle Gallerie d'arte, e nelle case dei ricchi collezionisti, commercianti d'arte, sociologi alla moda, archeologi chic, che gravitano attorno ad essa. Bisogna tener presente che parecchi di quelli dotati di quel particolare carrierismo giovanile di Brian ormai stavano diventando un pi stanchi e sorpassati, mentre la generazione del dopoguerra era in un certo senso troppo assoluta nelle sue prospettive, troppo sicura delle sue opinioni per riuscire in quella duttilità che è necessariamente richiesta da un carattere camaleon- tico. Brian sarebbe passato inosservato nel 1935, ma nel 1949 faceva l'effetto d'un venticello ristoratore dal settentrione barbarico. Il suo nome era già quello di un'autorità alle tavole del « All Souls» e del «Kings» — un uomo da tener d'occhio. Parlava al Terzo Programma e nel Convegno dei Cinque — Isabel aveva i suoi dubbi su questo tasto — scriveva articoli su settimanali e mensili di lusso ed aveva il contratto per scrivere un libro, edizione Pellican.
Isabel era molto soddisfatta di tutto questo, ma mirava a qualche cosa di più che l'ambiente accademico, per elegante che fosse — era una romantica incorreggibile e dietro alle spalle di Brian vedeva una lunga teoria di mistici soldati di ritorno dalla Persia, di esploratori introvertiti, giovani Conservatori abili, Domenicani influenti, e romanzieri del continente di fama internazionale strappati dalle grinfie dell'O.G.P.U. — e, al centro, lei, la donna che contava. Il successo di Brian sarebbe stato un contributo, il denaro ancora di piú. Per il momento, il suo ruolo era passivo, le bastava farsi accettare e per questo era sufficiente il suo Anglocattolicismo chic — quasi domenicano come sapore teolo-
gico, e quasi Gesuita Contro Riforma come gusto estetico — com- binato con quel suo spirito maligno, le capacità mimiche e l'aspetto interessante. Nel frattempo, vigilava e imparava, riceveva con molta larghezza, era gentile con tutti e sceglieva accuratamente i pochi importanti destinati a portarla allo stadio successivo — le persone più influenti del loro ambiente attuale, ma non — e qui si moveva con cautela estrema — quelle che erano troppi gradini più in sù; questi sarebbero venuti in seguito. Per quando fosse omologata definitivamente quella clausola ridicola, insensata, del testamento, ella aveva già scelto le quattro persone che andavano coltivate.
Primo di tutti, e più appariscente, il Professor Cadaver, un vecchio lungo e allampanato inguainato in un busto, i baffi militareschi e gli abiti persino troppo belli; capo in testa degli archeologi, autore di «Disseppellire i morti », « La Tomba é la mia Tesoreria » e «Dov'è, O Sepolcro, la Tua Vittoria? ». Egli rappresentava un'autorità indiscussa e non solo nel campo delle tombe del mondo antico, perché, negli intervalli tra le sue spedizioni in Oriente e nell'Africa: settentrionale, s'era familiarizzato anche con tutti i cimiteri più importanti delle Isole Britanniche, ed aveva raccolto una collezione importante di fotografie di tombe insolite.
Il suo entusiasmo per le costruzioni adorne del diciannovesimo secolo gli avevano attirato le simpatie dei devoti all'arte vit- toriana. Egli appoggiava le opinioni di Brian sull'importanza sociologica dei costumi in fatto di sepolture, ma spesso irritava il suo giovane collega per l'importanza che pareva attribuire allo stato di conservazione dei cadaveri. Riguardo all'imbalsamazione poi, andava addirittura in visibilio: cc Le fattezze, le membra sono conservate in tutta la bellezza che avevano durante la vita » soleva dire «eppure, permane tutto l'odore dello sfacimento, la dolce immobilità della morte! ». Strano vecchio! Inoltre, pareva nutrisse per Isabella un'ammirazione sconfinata, la guardava ore ed ore con i suoi vecchi occhi da rettile: « Che meravigliosa ossatura!» diceva « si possono quasi vedere le ossa delle guance ». « Se ne vedono pochi, al giorno d'oggi, signora Capper, con un pallore perfetto come il suo! A volte si direbbe quasi livido».
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Isabella esitò più a lungo riguardo a Lady Maude: di donne anziane, ricche e dotate di parentele, che s'interessassero di storia dell'arte, ce n'era a josa, e di queste Lady Maude era certo fisicamente la mena incoraggiante. Con quegli occhietti miopi da maja-le, gli ampi cappelli precariamente appuntati su viluppi malsicuri di chiome color henné, il corpo immenso avviluppato di lontra, sarebbe sfuggita a qualsiasi occhio meno acuto di quelli di Isabella. Ma Lady Maude era stata dappertutto, aveva visto tutto. A lei erano stati rivelati tesori che la segretezza sovietica o la religiosità mussulmana avevan celato a qualsiasi altro sguardo occii dentale, milionari americani le avevano mostrato capolavori di provenienza talmente dubbia che non si potevano esporre pubblicamente senza complicazioni internazionali. Aveva passato ore ed ore a guardare i migliori falsificatori contemporanei all'opera. Aveva una memoria precisa e particolareggiata, e, benché le andasse calando la vista, le sue spesse lenti registravano ancora tutto quello che vedeva come se fosse stato fotografato da una macchina. All'infuori delle sue conoscenze d'arte, era intensamente cretina, e pensava solo a mangiare. Cercava di nascondere questa avidità furio- sa, ma Isabella non tardò a scoprirla, e si propose di conquistarla mediante tutte le leccornie che il mercato nero poteva procurarle.
Assicuratisi cosí gusto e dottrina, Isabella cominciò a cercar di scovare un appoggio all'infuor del mondo accademico alla moda, un palo profondamente conficcato nella società. Le spine che circondavano l'eredità cominciavano a pungere. Si rifiutava ancora di credere che quella clausola grottesca e perversa potesse davvero esser valida, ed aveva messo tutti gli avvocati di Londra a confutarla. Ma, anche così, gli inciampi non mancavano. Bisognava, ad esempio, che lasciassero il vasto appartamento mobiliato che avevano preso in Cadogan Street ed occupassero la stravagante dimora dello zio Giuseppe in Portman Square, ingombra della più varia paccottiglia piccolo borghese messa insieme sin dal 1890; il testamento su questo era perfettamente esplicito. Il quartiere, ella pensava, poteva andare. Ma davanti alla prospettiva di riempire quella casa, e riempirla come si deve, di mobilio, di persone di servizio, e, sopra tutto, di ospiti, esitava. Fu in quel momento che
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conobbe Guy Rice. Sin dal suo arrivo a Londra, aveva visto tanti bei giovani invertiti, tutti con le stesse identiche voci, cravatte, pettinature complicate e frasario, che ormai era incline ad ignorarli. Non dubitava che alcuni di essi fossero importanti, ma era ben difficile distinguere in mezzo a tale uniformità e desiderava non commettere errori. Guy Rice, però, stabili di conoscere lei; intuì subito quanto fosse malcerta, dura e decisa. Era proprio il ricco chiodo che gli serviva per appenderci il suo formidabile fiuto per i «pastiches », che, se ne accorgeva allarmato, minacciavano di diventare fondi di magazzino. Derubarsi a vicenda, d'altro canto, era uno scambio leale, pensava, mentre la osservava in conversazione con un gruppetto davanti al fuoco.
«Non ho mai potuto capire» diceva ella «perché mai coloro che hanno combinato dei guai debbano scusarsi con il dire che non possono accettare l'autorità. Ma in questo caso, non mi sembra che la pazzia sia una buona scusa ». Era uno dei suoi argomenti. preferiti. Guy batté la mano sul divano accanto a lui.
« Venga a sedersi qui, cara» le disse, con quell'accento apertamente plebeo che s'era sempre rifiutato di perdere — dopo tutto, era un modo di distinguersi anche quello.
« Lei fa tutto quel che può, vero? Ma s'accorge che non. funziona D. E seguitò a farle la lezioncina ed a darle consigli sui modo di comportarsi. Strano a dirsi, Isabella non se ne dispiacque affatto. Quando lui le disse: «Lei potrebbe essere così carina, mia cara, se si provasse, e sarebbe tanto piacevole, non trova? Tutti quei discorsi intelligenti, benissimo, ma quel che vuole la gente è di spassarsela un po', all'antica. Quel che desiderano? feste, quelle grandi riunioni perfettamente organizzate come si facevano in altri tempi » infatti, Guy era piuttosto anziano come giovanotto. «Divertirsi, capisce, da bambini, ma con raffinatezza ed anche con un pizzico di perfidia: e lei è proprio il tipo da offrir loro questo ». Le guardò da vicino il viso pallido, smunto. «Lo scheletro alla festa da ballo, ecco che cos'è lei ».
La loro sorprendente amicizia aumentò di giorno in giorno: andavano a far commissioni, a far colazione insieme, ma il piú delle volte bastava loro stare a sedere uno vicino all'altro davanti
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ad una tazza di the, perché andavano pazzi entrambi per due buone chiacchiere. Egli la mise al corrente sul conto di tutti, con. giudizi spregiudicati non senza una punta di buon sentimentalismo scout- del genere: « Io non le frequenterei troppo, cara; sono un po' fuori del giro! Povere care! Dicono che siano state delle tali vipere, un tempo! » oppure « ci si aggrappi con tutte le sue forze: quella è una persona utile. La lasci parlare, tesoro, non domanda di meglio. Forse, alle volte, si sente un po' sola, capita a tutti ». La rassicurò anche a proposito del marito.
« Cosa ne pensa di Brian? » gli aveva chiesto lei.
«Lo stesso preciso di quel che ne pensa lei, cara. Mi secca a morte. Ma non si preoccupi, c'é migliaia di persone che adorano quel genere. Ognuno ha i suoi gusti ».
Le scelse gli abiti, dicendo con un sospiro: «Oh, Isabella, cara, come é sciccosa! » fino a che ella perdette quella pennellata di ricercatezza eccessiva che la moglie del preside aveva notato subito. Con il suo aiuto, ella fece della casa di Portman Square uno scenario magnifico, forse un tantino troppo perfetto. Egli s'intendeva di arredamento come un autentico professionista, e avendo spazio e denari a sufficienza, lasciò briglia sciolta alla sua passione per le contaminazioni. Ebbe abbastanza buon senso da lasciare al professore ed a Lady Maude i pezzi da esposizione — Il Zurbaran, il Fragonard, i Samuel Palmers' ed i Braque — ma per il resto si lasciò andare. E così nacquero camere da letto Regency, uno studio vittoriano, una sala da pranzo barocco spagnuolo, una stanza secondo impero, qualche pezzo divertente d'arte moderna; ma il suo maggior trionfo fu un ampio bucataio con impianti tubolari, biancheria americana e piante grasse in vasi: «Facciamo un caro, vecchio bucataio anteguerra, nel simpatico antiquato stile Monaco» aveva detto; e i Capper, perplessi, avevano acconsentito.
Differivano su di un punto solo: Isabella era irremovibilmente propensa a far le cose più economicamente possibile, dato che tanto lei quanto Brian avevano una tendenza innata per metter da parte. Guy si rifiutava di interessarsi a questo aspetto della sua esistenza, ma le presentò quello che sarebbe stato il quarto dei suoi grandi sostegni: Tanya Mule.
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È la più gran prostituta a piede libero, tesoro » le spiegò egli cc ma accetta proposte che nessun altro accetterebbe. Ha avuto il vento in poppa da quando é cominciata la guerra, da quando cioè l'arte del trovarobe è salita ai più alti fastigi ».
La signora Mule era stata bellissima nello stile di Gladys Cooper, ma ora aveva un viso devastato da milioni di rughe e grinze, dal quale vi fissavano con spenta lusinga due occhioni azzurri; portava i capelli in cima alla testa, color rosso acceso; vestiva sempre nel più raffinato nero di Knightsbridge con una collana di perle. Per Isabella, fu un aiuto prezioso, conosceva tutte le strade illegali per procurarsi persone di servizio, mobili, tappezzie- ri, cibarie razionate; annusava i fallimenti a distanza di kilometri, ed era sempre la prima alle vendite; conosceva tutti i proprietari d'oggetti d'arte che traversavano momenti difficili ed esattamente il minimo che si poteva convincerli ad accettare. Non fa meraviglia, dunque, che con simili alleati Isabella si sentisse sicura della sua battaglia.
Ma ecco che improvvisamente, proprio nel fervore della vittoria, le piombò addosso il grosso colpo: gli avvocati stabilirono che la clausola perversa, criminale, pazzoide del testamento di zio Giuseppe andasse rispettata. Persino Brian fu strappato a forza dalla sua vita di conferenze, conversazioni, e pranzi, per ammettere che la crisi era seria. Isabella era alla disperazione. Guardava al salotto ancora sguernito — avevano deciso per Louis Treize — e pensava agli orrori che dovevano esservi perpretati. Si trattava d'una faccenda troppo seria per poterla affrontare da sola, bisognava chia- mare a consiglio gli alleati.
Mentre parlava, Isabella passeggiava a gran passi avanti e indietro di fronte al fuoco, togliendosi la sigaretta dalla bocca contratta e mandando fuori rapidi, furiosi sbuffi di fuma Ora guardava il frate di Zurbaran con il bue e il gufo, ora i cacciatori azzurri dell'arazzo, che cavalcavano in mezzo a Roride ninfe ed a satiri, di tanto in tanto gettava un'occhiata a Guy il quale giaceva disteso sul pavimento, tormentando una rosa, ma mai a Brian, né a Lady Maude, alla signora Mule o al professore che sedevano tutti impettiti nelle sedie a piccolo punto dallo schienale alto:
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u Avevo sperato di non dovervelo dire mai » disse « naturalmente, é di tutta evidenza che lo zio Giuseppe e la zia Gladys erano corn-
pletainente fuor di senno quando scrissero il testamento, ma pare che la legge non se ne curi. Oh! è caratteristico d'un paese dove íI sentimentalismo regna sovrano, senza riguardo per l'autorità di Dio o nemmeno per le leggi di natura. Una coppia di vecchi pazzi e disutili, imbevuti di scempiaggini non-conformiste, decidono in un atto di ingerenza tirannica sul nostro futuro e tutto quel che sanno dire gli avvocati é che un cittadino inglese é libero di disporre come vuole del suo denaro. Per questo, le nostre vite — quella di Brian e la mia — debbono esser rovinate, e dobbiamo farci rider dietro da tutti. Sentité qui: use Il Grande Mietitore dovesse ritenere opportuno di raccogliere la mia cara moglie e me a sé mentre ci troviamo in alto mare o in qualsiasi altro modo che impedisca ai nostri resti mortali di venir raccolti per una acconcia sepoltura cristiana in luoghi ove i nostri cari nipoti o altri eredi possano decorosamente intrattenersi con noi e in altri modi comunemente approvati dimostrare l'affetto e la devozione che provano per noi, in questo caso dispongo che due monumenti sepolcrali, che ho già fatti fare, siano collocati nella nostra casa di Portman Square nella stanza ove essi riceveranno i loro amici, si che noi possiamo in qualche modo prender parte, assistere e partecipare ai loro giocondi passatempi. Questo sarà eseguito assolutamente, e se essi non dovessero acconsentire, tutti i nostri averi passeranno alle istituzioni benefiche appresso elencate ». u E così » esclamò Isabella «la legge afferma che così va fatto!». Tacque, agitando drammaticamente il documento in aria. u Bé» interloquì Guy u io non ho un debole particolare per i monumenti, ma può anche darsi che siano carini, Isabella cara! » u Carini! » proruppe Isabella u carini! Venite a vedere », e spalancò le ampie porte che conducevano al salotto. Il piccolo gruppo la segui solennemente.
Effettivamente, era esatto: quei monumenti non potevano dirsi carini. In primo luogo, erano alti più di due metri ciascuno. Poi, erano di marmo bianco, non di un solido stile vittoriano, che avrebbe potuto servire a qualche cosa, nemmeno barocco con angeli e trombe dorate, che avrebbe potuto essere ancora meglio,
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no: erano del gusto moderno più esageratamente semplice che un artigiano dilettante, secondo Eric Gill, potesse fare.
« Cara » disse Guy « sono due orrori » e Lady Maude osservò che proprio non erano quel tipo di cose che si ha mai voglia di aver sottocchio. Gli epitaffi, inoltre, erano vistosi, moderni, e molto artificiosi: su uno c'era scritto: « Giuseppe Briggs. Pronto all'appello »; sull'altro: «Gladys Briggs. Sincero come l'acciaio, retto come una lama, il Grande Artefice fece il mio compagno ».
Il professor Cadaver era desolato: « Ma come, nulla! nemmeno le ceneri. Un vero peccato! ». Pareva sentisse che era andata perduta una grande occasione. Nessuno aveva da proporre suggerimenti. La signora Mule conosceva i nomi di molti avvocati astutissimi e persino di un imprenditore criminale, ma non pareva che questo facesse parte delle loro_ competenze. Lady,Maude tra sé pensava che sino a che sala da pranzo e cucina potevano funzionare ugualmente, non c'era motivo di prendersela tanto. Erano tutti. li immersi nello sconforto, quando improvvisamente Guy esclamò: « Come avete detto che si chiamano gli avvocati? ».
(( Robertson, Naismith e White» rispose Isabella «ma non serve a niente, ci siamo già passati ». « Fidati del piccolo Guy, cara» le disse l'amica e dopo poco si udì la sua voce che discuteva concitatamente al telefono. Vi restò più di venti minuti, e gli altri riuscirono a . sentire ben poco di quel che andava dicendo, salvo una volta quando si mise a parlare piuttosto infuriato: «Non dite mai che l'ho detto io, l'ho detto io, l'ho detto io! » e almeno un paio di volte emise petulanti interiezioni di sprezzo. Quando tornò, mise la mano sulla spalla di Isabella:
cc Tutto a posto, tesoro» le disse «ho sistemato tutto io. Ora possiamo esser tutti contenti ed è carino così, vero ? ». Si mise a sedere con le gambe incrociate sul pavimento, ed espose la sua soluzione con spiegabile fierezza: « Vedete» spiegò « nel testamento dice soltanto: collocati in quella stanza nella quale riceveranno gli amici. Ma non precisa che voi dobbiate ricevere con quelle mostruosità nella stanza più di una volta, e, dopo un sacco di chiacchiere estenuanti, quegli avvocati hanno ammesso che ho ragione io. Per quell'unico ricevimento, costruiremo la nostra messa in
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scena tutto attorno agli orrori. Isabella cara! tutto sarà morboso e spettrale. Il suo primo grandioso ricevimento, sarà una Totentanz. E esattamente il tipo di lancia spettacoloso che le ci vuole. Dopo di che, imballi ben bene quelle due porcherie, e presto, mia cara, si torna alla normalità! ».
La Totentanz fu il massimo trionfo di Isabel, ma, ahimé, l'ultimo. L'ampia sala fu parata in bianco e violetto, e contro quei paramenti spiccavano in forte rilievo gli immensi monumenti bianchi ed altre piccole lapidi sepolcrali espressamente preparate. Camerieri e barmen erano vestiti come scheletri bianchi o come complicati becchini vittoriani ornati di piume di struzzo nere. Il caminetto fu adattato a forno crematoria, sedie e tavolini erano bare di legnami vani. Furono saccheggiati gli archivi musicali per scovare musiche funebri di ogni epoca e di ogni paese. Una famosa contralto ebrea gemeva come si fa nel ghetto, un africano picchiava sul tam tam come si suona per i sacrifici umani, un tenore irlandese fece piangere tutti con le sue canzoni da veglia. Fu annunciata la cena dall'Ultimo Messaggero con la tromba e furono approntati carri funebri per riportare a casa gli ospiti.
Molti dei costumi erano veramente originali. La Signora Mule si presentò — banale ma molto appropriato — vestita da Vampiro. Lady Maude, con i capelli raccolti in un fazzoletto ed un abito informe, ebbe un successo prodigioso rappresentando Maria An- tonietta pronta per la ghigliottina. Il Professor Cadaver, mascherato da Mangiatore di Cadaveri, fu efficace quando Boris Karloff ; era evidente che si diverti un mondo tutta la serata, e i suoi occhi da rettile lanciavano occhiate in ogni direzione alle belle donne vestite da salme; al momento di andarsene, le sue maniere divennero così incoerenti ed eccitate che Isabella era seriamente preoccupata a lasciarlo andare a casa da solo. Guy in principio aveva pensato di venire mascherato da Ophelia di Millais, poi, ricordando il danno procurato alla salute del modello originale, cambiò idea; però, con capelli fluenti e fattezze marmoree, fu un riu-scitissimo « Suicidio di Chatterton ». Parve ad Isabella che avesse l'aria un poco malinconica durante la serata, ma, quando gli chiese se aveva qualcosa, egli le rispose distrattamente: « No, cara, pro-
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prio nulla. Forse, « un poco innamorato della morte clemente ». Voglio dire, i divertimenti risultano strazianti, quando ci si trova, no?». Ma, come la vide rabbuiarsi, le disse: « Ma no, non se la prenda, tesoro, lei è arrivata! » e, infatti, Isabella era troppo felice per pensare a qualcun altro oltre che a se stessa. Infatti, molte ore dopo che se n'era andato l'ultimo degli invitati, rimase tutta felice seduta davanti ai monumenti a farli a pezzi con un martello. E cantarellava tra sé e sé: cc Ve l"ho fatta, zio e zia carissimi! Spero che sia l'ultima volta che mi verrete a seccare qua dentro! ».
Entrando nel suo lussuoso appartamentino d'una camera, Guy si sentì vecchio e stanco. Si rendeva conto che Isabella non avrebbe ancora avuto bisogno di lui per molto tempo, ben presto sa- rebbe stata avviata a sfere che oltrepassavano il suo raggio. C'erano tanti autentici giovani in grado di far la sua parte, in giro, tipi ai quali non capitava di sentirsi stanchi o seccati nel bel mezzo di una festa, come faceva lui. Improvvisamente, sul tappeto, scorse una lettera scritta nella calligrafia rozza che gli era familiare. Per un momento gli girò la testa e si appoggiò alla parete. Impossibile seguitare così, a caccia di quattrini, per sempre. Per questa volta, forse, poteva procacciarsene da Isabella, in fondo gran parte del successo lo doveva a lui, ma questo non avrebbe fatto che affrettare la rottura inevitabile con lei. E, anche se aveva il coraggio di mettere a tacere questa, ce n'erano tante altre richieste di denaro, in altrettante diverse scritture rozze, che tutto il sentimentalismo del passato diventò paura. Rimase a lungo nell'ampia vasca verde, poi si mise a sedere di fronte allo specchio duplice per compiere una complicata manovra di creme e ciprie. Finalmente, indossò una vestaglia di seta bianca e rossa, e appese nel guardaroba la parrucca ed il costume di Chatterton. Quanto gli sarebbe piaciuto che Chatterton fosse lì per farci due chiacchiere. Poi, si diresse all'armadietto bianco dei medicinali, e ne tolse una boccetta di luminal. « In momenti come questi » disse ad alta voce cc nulla vale una buona doppia dose per rimetterti in piedi ».
Lady Maude si godé la festa immensamente. I piatti della
cena funebre erano deliziosi ed Isabella aveva avuto cura che la vecchia signora prendesse tutto quel che le piaceva. Rimase seduta sull'orlo dell'ampia letto a. due piazze, i capelli grigi scarmi- gliati per le spalle, dondolando i grassi piedi bianchi dalle vene azzurre e nodose. La maionese di pollo e caviale, e l'Omelette Surprise le pesavano, ma s'accorse, come sempre, che l'indigestione serviva solo a stuzzicarle l'appetito. Le tornò alla mente ad un tratto il pasticcio di lepre in dispensa. Infilò la vetusta vestaglia rosa imbottita e in punta di piedi scese da basso, era meglio che i Danbys non la sentissero, le persone di servizio hanno il dono di farvi sembrare assurdi. Ma, appena apri la dispensa, inorridì nel constatare che qualcuno l'aveba preceduta e che il delizioso, saporito pasticcio non c'era più. La povera lady delusa non impiegò molto tempo a individuare il ladro. Si recò pian piano in cucina e qui, seduto a tavolino, a rimpinzarsi rumorosamente del pasticcio, c'era un giovinetto dai lunghi capelli biondi, che portava un grembiule a quadretti rossi e blù, una cravatta di seta bianca tutta cosparsa di fanciulle in costume da bagno scarlatta; aveva l'aria di soffrire di adenoidi. Lady Maude, nei suoi giornali preferiti, aveva letto molto a proposito di avventurieri e ladri, si che non rimase molto sorpresa. Se la avesse colto mentre portava via l'argenteria, sarebbe scappata atterrita, ma così come stavano le cose provò solo rabbia. Le parve che tutte le sue fondamenta sociali tremassero sotto l'impudente saccheggio del suo piatto pre- ferito. Si precipitò immediatamente su di lui, gridando aiuto. L'uomo — era poco più d'un ragazzotto e moriva di paura — la colpi alla cieca con una grossa sbarra di ferro. Lady Maude cadde all'indietro sotto il tavolino, quasi incosciente, perdendo molto sangue, il ragazzo allora perse completamente la testa e, afferrata l'accetta di cucina, con pochi colpi furiosi le staccò la testa dal busto. Mori come una regina.
Solo la luna illumina i vasti spazi di Brampton Cemetery, mostrando qua una tomba e lá un salice. Gli occhi del professor Cadaver roteavano e gli tremavano le mani mentre percorreva a passi silenziosi il viale centrale. Gli girava ancora la testa per i fumi della festa e mille belle salme gli turbinavano davanti agli
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occhi. Una sotterranea del mattino rimbombò in distanza ed egli affrettò il passo. Finalmente, giunse alla meta, una tomba appena scavata sulla quale erano ammucchiate travi di legno e ghirlande appassite. Il Professore si mise a gettarle via febbrilmente, ma si faceva vecchio, non aveva più la vista buona e il passo fermo di un tempo, mise un piede in una fune e precipitò nella tomba da una altezza di due o tre metri. Quando lo ritrovarono, il mattino seguente, s'era rotto l'osso del collo. I giornali misera la cosa a tacere, ed un giornale domenicale, in un articolo intitolato « La Scienza ha diritto? » non fece che confondere le cose designandolo professore di anatomia e alludendo oscuramente a Burke
e Hare.
Così crollarono le speranze di Isabella. In verità, le restava ancora la signora Mule a fare il vampiro, ma senza gli altri non serviva a niente. Anzi, la posizione di Isabella era peggiore di quando era appena arrivata a Londra, giacché ce ne sarebbe voluto del tempo perché si dimenticasse la sua intimità con il Professore
e con Guy. Brian sulle prime rimase un po' imbarazzato, ma c'era tanto da fare all'università, che gli restava ben poco tempo per pensare a quel che avrebbe potuto accadere. Ora, egli formava il centro di una cerchia di studenti e conferenzieri che gli pendevano dalle labbra. Man mano che i piani mondani di Isabella sfumavano, cominciò a riempir la casa dei suoi amici, e, a volte, lo trovava dritto in piedi di faccia al quadro di Zurbaran intento a indicare con la pipa ad un gruppo di giovani fervidi, impettiti sulle sedie a piccolo punto. « Ah! » diceva tutto allegro «ma voi. non mi avete ancora dimostrato che quel famoso uomo medio non sia altro che un'invenzione» oppure «Guardate qui, Wother-spoon: non potete buttar giù alla leggera parole come `il bello'
o `disegno formale'. Bisogna definire i termini ». Una volta, ella trovò una borsa di tabacco ed un romanzo giallo di Dorothy Sayer su una delle sedie tubolari del « caro vecchio bucatalo D. Ma, se Brian aveva trasformato la casa in un centro di conferenze, ormai Isabella non protestava più. Rimaneva seduta tutto il giorno nel vasto salotto vuoto, ove i due immensi monumenti le proiettavano addosso la loro ombra gigantesca. Fumava una sigaretta dietro
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l'altra e beveva the su casse da imballaggio chiuse. Di, tanto in tanto, guardava gli epitaffi con uno sguardo di muto appello, ma pareva non trovare mai úna risposta. Sempre meno finse di leggere ed ascoltare buona musica, anzi per mesi e mesi a malapena metteva il naso fuori di casa.
Un pallido sole di aprile brillava sul selciato umido di High Street, gettando una luce tenue e malinconica sulle pozzanghere di pioggia che s'erano formate qua e lá tra i ciottoli. Raggio ingannevole, però, poiché il vento soffiava gelido. Miss Thurkill si strinse addosso la toga professorale sull'esile persona, mentre usciva dalla sala di conferenze, e si affrettò verso il Caffè Erica. Voltando l'angolo, presso la libreria Strachan, scorse la moglie del Preside che avanzava verso di lei. Malgrado la temperatura gelida, la vecchia signora si moveva lentamente, perché l'amara messe invernale di influenza e bronchite le aveva indebolito il cuore; ora, pareva grassa e vacillante come i suoi bulldogs.
« Ha avuto la nomina a Londra ? » gridò — domanda crudele, perché conosceva benissimo ld. risposta negativa. —. « Tornata nella tomba, eh? » prosegui « Bé, almeno qui sappiamo d'esser morti ».
Miss Thurkill sogghignò nervosamente: «Non si direbbe che a Londra siano molto più vivi » disse. (( Sono andata a trovare i Capper, ma non sono riuscita a farmi aprire la porta: si sarebbe detto che la casa fosse disabitata ».
cc Si . saranno presi la peste, immagino» disse la moglie del Preside « se la saranno portata via di qui ». E rise tra sé, allontanandosi bassa e tozza che pareva un rospo.
«Isabella certo non ha avuto il successo che pensava» sibilò Miss Thurkill, contorcendosi tutta come un serpente maligno. « Bé, finirò morta assiderata se rimango qui! » aggiunse, e si allontanò in fretta.
Nel vento che soffiava vecchia signora: «Nessuno dicesse.
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(Traduzione di Lidia Storoni)
nella strada, le giunse la voce della si accorgerà della differenza» pareva
 
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Testata/Serie/Edizione Nuovi Argomenti | Prima serie diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci | Edizione unica
Riferimento ISBD Nuovi argomenti : Rivista bimestrale. - N.1 (1953)-. - Roma [distribuzione Torino] : [s.n., distribuzione Einaudi], 1953-. - v. ; 23 cm (( La periodicità è variata più volte: la prima serie esce con periodicità irregolare, dal 1976 trimestrale. La prima serie si conclude con il n.69/71 (Luglio-Dicembre 1964 ma pubblicato nel marzo 1965), nel 1966 inizia la nuova serie che termina con il n.67 68 (1980), nel 1982 la terza serie che termina con il n.50 (apr. giu. 1994) ed inizia la quarta serie con il n.1 ... {Nuovi argomenti [rivista, 1953-]}+++
Data pubblicazione Anno: 1953 Mese: 3 Giorno: 1
Numero 1
Titolo KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1


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