Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: I RACCONTI SCONOSCIUTI Francesca, Armento, che ha scritto questa lettera al figlio, è una casalinga lucana, ha 68 anni. Frequentò le scuole elementari che ai suoi tempi avevano un sesto corso di cultura generale e di applicazione per contabilità, corrispondenza e pratiche amministrative. Fece la moglie e la madre e la comara come tutte le altre donne del suo paese, Tricarico, stando in casa tutto il giorno a cucire e a cucinare, uscendo le sere di estate sulla porta a chiacchierare. Aveva le discepole, ragazze che venivano da lei a imparare a cucire a mano e a macchina i loro corredi nuziali, e aiutava il marito calzolaio a `rivettare' a macchina le tomaie delle scarpe. Nei giorni fausti delle nozze, dei battesimi, delle compravendite e dell'arrivo della posta dai paesi di America, come nei giorni atri delle malattie e delle morti, ella si trovò a svolgere il suo compito di `assistente sociale' per un grosso gruppo di famiglie di parenti, di compari e di vicini. Come lei, in un paese che si mantenne, con i suoi ottomila abitanti, in un certo equilibrio demografico, perché contrastò il flusso emigratorio con un maggior numero di nascite, assistenti sociali furono una diecina, comprendendovi qualche buon maestro elementare. Il notaio, che aveva il suo palazzo vicino alla casa di Francesca, la chiamava spesso a sostituire lo scrivano e sempre a mettere la firma chiara e tonda di testimone. Imparò presto le piccole pratiche mediche ed ebbe in volto quell'indifferenza beata con cui si guardano i malati, ma spesso, in casa, per la malattia di vermi dei suoi figli, arrivava a strapparsi i capelli come le altre donne, e alla vista del medico, scappava a preparare il catino nuovo e l' asciugamani del corredo, e poi, conversando col medico, si riprendeva. Figlia di un fabbro ferraio, che aveva pezzi di terra a vigna e a seminativo, andava anche in campagna. La sartoria, la calzoleria, la scrittura di lettere, l'assistenza per me- dico e notaio, e il trasporto di pesi per la campagna, la vendemmia e la cura del vino nelle botti furono le sue occupazioni permanenti. Oggi, alla vecchiaia, non vede piú molto, ha comprato finora tre paia di occhiali sulle bancarelle delle fiere senza farsi mai visitare la vista, e ci vede con quelli e li tiene vecchissimi anche con un filo al posto della stanghetta di celluloide, bruciata al ferro da stiro. Ancora scrive lettere in America e le legge e le spiega, scrive anche, ma in casi eccezionali, lettere di amore per ragazzette ai giovani soldati: Ha un figlio che le hanno detto vuol fare lo scrittore, ma lei non lo legge mai e arriccia il naso per dire che ne sa abbastanza o piega il capo sconsolata per dire che avrebbe preferito il figlio con i soldi in tasca che aiutasse la sua misera vita e satdasse una volta per sempre il suo bilancio disastroso di debiti. Il mestiere di raccontare Francesca Armento lo ha imparato ed esercitato scrivendo le lettere per gli altri. Fa delle vere e proprie sedute: prende dal grosso fascio di buste della comara la lettera ultima, la rilegge ad alta voce e con svelta cadenza, fissa poi con gli occhiali il foglio bianco da scrivere; allora comincia il ragionamento della co-mara st i fatti da mandare a dire e lei scrive seguendo le parole dell'altra con un orecchio. Capita che quando scrive, così impegnata, non vede più ciò che può succedere in casa, se viene qualcuno, se la chiamano dalla strada, se piange un nipotino, e quasi trema tanta è la corsa che fa fare al pennino da un bordo all'altro del foglio. La sua punteggiatura è scarsa perché lo scritto segue il parlato, che è precisamente il parlato eletto che si usa per fatti avvenuti, importanti e necessari, o per comunicare lontanissimo o per cercare certe spiegazioni alla vita. Raccontare, per lei, è mettere in testa a un altro ciò che si tiene in testa propria. Questa lettera, che è appunto un racconto, si riferisce a un caso pietoso veramente capitato e Francesca, per essere stata parte attiva, si è commossa parlandoci della comara Nunziata, nel cui destino di madre ha saputo toccare e vedere il suo e quello delle altre madri. Nel presentare al lettore questo scritto c'erano problemi di punteggiatura e di ortografia da risolvere. Ci siamo limitati a mettere un certo numero di virgole e quattro o cinque punti in piú senza rom- 116 FRANCESCA ARMENTO pere il ritmo della pagina originale. Facilmente si sarebbero apportate delle correzioni di ortografia per singole parole e verbi che risultano ora esatti ora errati nella stessa stesura originale, ma si correva il rischio dell'arbitrio là dove il suono errato ha una sua rilevanza linguistica e poetica per la stretta relazione con il linguaggio parlato che piú conserva quelle desinenze arcaiche che si riscontrano in questa scritto. E, d'altra parte, era necessario conservare, per così dire, la doppia scrittura che Francesca ha usato: non mancano infatti i richiami scolastici della lingua appresa per farci accorti dei mezzi espressivi di cui ella si é avvalsa. Carlo Levi ha giustamente spiegato l'influenza dell'ideofonema nell'ambito delle `altre' civiltà. La lingua lucana, allo stato in cui è, ha dato una certa cadenza anche al suo ((Cristo si è fermato a Eboli», perché quella lingua è la misura di tutto il paesaggio, degli uomini e delle cose di quella regione. Perciò non si crede che sia da farsi luogo al discorso sul realismo, leggendo questo e i mille altri racconti sconosciuti, ma solo si vuole credere all'infinita molteplicità della parola nell'infinita varietà del mondo, come lo vedono le creature umane che sanno amarlo e cercano di capirlo. Rocco SCOTELLARO LETTERA AL FIGLIO Racconto di FRANCESCA ARMENTO Con la commara Nunziata siamo state sempre commare da generazione in generazione, i primi nostri nonni erano compari con i loro nonni poi mio padre con i loro padri non anno mai cambiati compare e commare sempre nella nostra famiglia, così siamo arrivati noi giovine ed é stato sempre in sequito a tenere battesimo con la commara Nun-ziata, essa ne avrai piú di 70 io 68 e in questa nostra età non ci siamo mai divise sempre voluto bene. Appena sposata essa che dette 'a luce il primo figlio, io fu la commara, ne ha avuto 11 figli sempre una volta io e qualche altro parente suo, poi mi sposò e andava a battezzare I RACCONTI SCONOSCIUTI 117 anche mio marito. Di questi undici figli gli morivano tutti chi di un anno chi di due, dopo di 5 morti aveva una bambina e quella stava bene fino 5 anni, essa stava tutta contenta dopo che morivano gli altri piccoli ma teneva questa ragazza bella, un giorno andai in una casa di vicini a giuocare con altri bambini, la sorte volle che stavano vicino al fuoco, preso la vesticella di questa povera ragazza, non poteva smor- zarla per fino che gli dette alla pangia al petto il fuoco che non ci fu rimedio liberarla, dopo tre giorni mori di 5 anni, figurati la madre non c'era più pace, ma era così il suo destino che •ne morirono altri tre figli dopo, cioè moriva uno ma lasciava sempre senza perché per fino doveva dare a luce un altro moriva quello che aveva. Dopo quest'altri morti dette a luce un altro bambino cioè il compare Antonio, sarebbe stato il novesimo figlio e questo scampò che dopo ne fece altri due ma morirono e Antonio era la contantezza della casa, come posso spiegare come lo teneva nelle gioie, non aveva come curarlo, all'età di 10 anni gli venne la febbre malaria e chi sa quante cure e medicine, gli faceva pastelle brodo di colombo galline, ma queste non erano per lui, voleva mangiare fave e patate, così passarono due anni che si ripigliava e ricadeva ammalato, la povera madre che lui solo era perché non se ne comprava .piú, passarono gli anni della gioventù e almeno diceva mi stesse bene questo e pensò di mandarlo in un ospedale per farlo curare, andai a Matera stette due mesi, veramente si ritirò bene e co-mingiava andare in campagna coi genitori che hanno una bella casetta con terreno attorno e frutta aulivi. Stavano bene fece grande andò sol dato e stette due anni e più, si trovò anche quando c'era la guerra non so forse del 38, ma lui era sempre vicino Roma a Nettunia, figurati la madre spediva sempre moneta, lo faceva stare come un Signore. Poi quando fu che tutti i soldati scapparono e se ne venne pure lui ed era disertore tu ti puoi ricordare che la madre si metteva paura e voleva trovare avvocati e tu gli diceva ma non te ne incaricare che non avranno niente di carcere non sarà niente, dopo arrivato 24, 25 anni la madre e anche lui voleva trovata la sposa e così comingiava a dichiarare qualche ragazza, ma i tempi di adesso poco gli piace la serietà alle ragazze, lui era quieto calmo, non so come dire tu sai spiegare, così le ragazze gli dicevano di no. Dopo tanto trovò una che sarebbe quella che la lasciò dopo andato allo stato civile, così erano tutti Ils FRANCESCA ARMENTO contenti e dopo cinque sei mesi erano fidanzati, andarono allo stato civile, combinazione volle che loro andavano e una croce ritornava dal Camposanto che avevano andato a seppellire un morto, la commara Nunziata si fissò che era mal'augurio, non ci fu più bene, poi la gente che non si vogliono vedere i fatti lori l'avevano sempre raccontato alla commara Nunziata che questa ragazza era un pò malaticcia aveva tenuto un pò di pleurita alla spalla e dopo tre quattro giorni venne a casa e mi disse che dovevano scombinare che non gli piaceva più che ha trovato la croce per avanti è mal'augurio, poi muore mio figlio che ne ho fatto tanto per farlo stare bene, poi mi anno detto che è stata sempre ammalata, io gli diceva non andare appresso la gente che tutti devono parlare, quella sempre buona di . salute, se è stata ammalata qualche volta da ragazza, tutti stanno anche tuo figlio é stato e vedo che adesso sta bene, inutile non si fece persuasa, il figlio peggio della madre e ubbidiva tanto la madre non ci andò più. Quella povera ragazza veniva sempre a casa nostra, voleva mettessimo ripare ma non si poteva fare persuasa, un giorno 25 marzo era la festa dell'Annun-ziata alla chiesa di Sant'Angelo e vennero alla Messa la commara Nunziata il figlio e si dette la combinazione venne pure la fidanzata cioè Francesca si chiamava, questa pensò che dovevano venire a casa nostra e disse ora vado anch'io se la trovo lá gli darò l'augurio del suo onomastico cosí fece venne e li trovò a casa, figurati che fecero, ma il compare Antonio disse ti puoi scordare trovati un altro, dopo sei mesi lo stato civile non conta più di sposarmi e ti puoi sposare per un altro, ma lei cioè la fidanzata diceva io sono andato per te non voglio fare più figura per un altro, ma lui sempre insisteva che mai più doveva sposare in chiesa per essa. Dopo tanti giorni che viddero la famiglia della fidanzata che impossibile tornare piú, vennero a casa mia e disse il padre sono andato dall'avvocato e mi ha detto di farli citare per il consumo che abbiamo fatto con dolci liquore e la tavola per mangiare, ci devono dare L. 7000 ma la commara e il figlio dissero non vogliamo darli monete facessero causa e li fecero citare per L. 12000, intanto questa causa non si faceva mai, andavano sulla Pretura erano chiamati per farsa ma veniva sempre rimandato. Poi la fidanzata trovò un bello giovane e si sposò tiene due figli e sta bene. Lui cioè il corn- paro Antonio si trovò la fidanzata e poco dopo sposò anche lui si I RACCONTI SCONOSCIUTI 119 preso una ragazza ancora più misera di saluta della prima, dopo un anno partorì una bella bambina e la battezzò anche nella nostra famiglia un mio figlio fece il comparo dell'anello tu e un altro figlio battezzò 'la bambina bellina ma sempre malaticcia tanto gli levò il suo latte, dice che non era buono, fosse che era il latte ma era lo stesso, per tante cure morì di un anno e mezzo e non ne fece piú. Dopo 4 anni sposati cadde ammalato il comparo Antonio nel mese di Agosto 1951 e siccome in quel mese cerano diverse che stavano col tifo e a lui lo curavano era tifo con tante medicine iniezioni la febbre non cessava, allora dopo quasi un mese chiamarono altri medici e di- cevano lo stesso, andai il quarto dottore cera io presenta lo visitai alla spalla al petto e gli disse qua non é tifo, vidde tante scatole che aveva preso di pillole che erano adatto al tifo e disse con tante pillole doveva fermare la febbre, qui cé la spalla sinistra che soffia troppo domani alzati e fatti portare ai raggi, così fecero, appena appena camminava andai ai raggi e si trovò una caverna nel polmone, nell'analisi dello spurgo molti insetti e dissero di partire al sanatorio, fecero la dimanda, andai di nuovo a Matera a fare i raggi e trovarono molto grave di • partire presto. La chiamata non veniva mai che non cerano posti vuoti il Dottore disse di mandarlo a pagamento pagando L. 1500 al giorno, si fecero il conto quando veniva ogni mese la famiglia e dissero se stai un anno ci vendiamo quello che teniamo e restiamo a terra. La madre non se lo credeva era questo male che aveva il figlio andai a farlo indovinare e gli dissero che era una fattura gli avevano fatto al figlio, teneva sempre quel presentimento. La moglia la famiglia anda- vano sempre in giro per farlo partire ma lui più passavano i giorni andava da male in peggio non poteva respirare appena parlava, dopo tanto fu chiamato per partire, andò nei principio di Dicembre, appena arrivato scrisse dopo pochi giorni che comingiavano a fargli le cure, appena quella sola lettera ebbero poi venne un telegrammo che stava male invece era morto. Andai la moglia il padre della moglia due cugini non le volevano fare entrare, appena lo fecero vedere e gli dissero che la mattina aveva fatto colazione a forza che non si sentiva andai al gabinetto comingiai a rovesciare sangue, lo portarono a letto mori. Poi la moglia se ne venne e disse vogliono sapere se lo devono portare al paese, la madre disse di sì e lo portarono al paese e fecero 120 FRANCESCA ARMENTO i funerali pagò la madre che avevano venduto il grano. Appena i primi giorni nuora e suocera si volevano bene e dicevano di stare come madre e figlia ma non passarono 20 giorni della morte di Antonio fecere l'olio, la nuora andava a raccogliere gli aulivi portava l'operai e dopo raccolto gli aulivi fecero l'olio 160 chili e lo portarono a tenere in una casa dove lo tenevano per magazzino siccome nella casa dove stavano doveva andare la macchina a sinfettare la casa. Non passarono otto giorni dopo portato l'olio andai a casa la sorella della nuora e disse alla suocera della sorella zia. Nunziata che ora gli devi fare le carte a mia sorella della tua proprietà, rispose la suocera deve vedere ancora come si porta bene o male, gli vado a donare la robba dopo mi maltratta, come faccio. La notte seguente landarono a rubare l'olio, tutto si portarono pure due damigianelli di vino, la porta chiusa era e chiusa la trovarono, non si trovò chi laveva preso, andarono a fare la dinungia dal maresciallo e gli disse avete qualche sospetto, rispose la nuora sarà stato qualche nipote di mia suocera, mentre non poteva essere. Si co-mingiarono a bisticciare così il padre della nuora gli mandò alla com-mara le vendario 1 della robba, così andarono a finire per giudici carabinieri avvocati divisero tutto per fortuna che la robba era quasi tutta della commara Nunziata e divisero quella del suocero che era morto era lasciato al figlio. Così vendettero l'asino 36 mila lire metà per ciascuno, vendettero un maiale lo stesso prezzo metà per ciascuno, il grano era in casa due parte la suocera che erano terreni sue una parte la nuora, si divisero per fino i regali erano avuti quando sposarono a seconda dei compari e parenti l'avevano dati, la nuora ha avuto un tomolo e mezzo di terreni, una casa dove era il magazzino, una stalla grande che a questa stalla solo avuto la vita durante 2 la suocera e altri se la preso tutto la suocera cioè la casa e camera dove stavano, vigne terreni aulivi che erano tutta robba avuto dai suoi genitori. Poi nella casa che avuto la nuora c'era il vino hanno diviso, essa la nuora se lo vendette, la suocera non lo trovava a vendere e la nuora teneva la chiava della camera da letto che cera dentro il letto come) collonette, allora la data la chiava quando la consegnato la sua casa, letto la meta, 1 L'inventario. 2 L'usufrutto. I RACCONTI SCONOSCIUTI 121 una collonetta e così hanno finito di dividere, così la suocera è lasciata nella stessa casa dove sempre stava, la nuora è andata a stare nella casa che era magazzino e la nuora per darla la chiava alla suocera cosa a fatto se primo non le dava il letto ecc. ecc. cioè altre robbe. La suocera sta sola però vai a stare di giorno dai nipoti la notte sta sola che ognuno ha paura della malattia, la nuora altro non vai facendo che ha avuto poca robba, poi essa la nuora aveva avuto dal padre un pezzo di terreno per dota e non era buono per seminare, anno fatto la vigna che gli costato 180 mila lire e lasciata pure con la vigna che il compare Antonio portava gli operai e faceva anche lui la scatena', si metteva in primo a zappare e faceva a zappare appresso gli operai e lá ha preso quella malattia che non era abbituato a fare un lavoro così sforzato e sempre gli facevano male le spalle, gli prendevano le febbre, lui credeva che era sempre stanchezza, quando cadde ammalato quanda robba fecero grano avena fave, tutti lui trasportava con le vetture 2 di notte di giorno a prendere sacchi adosso, avaro al lavoro, poi a perduto robba e la sua vita e andato a finire la sua robba la godono gli altri. La croce che trovai per avanti quando sposai che la madre pensai era mal'augurio della prima sposa si prendeva, non lo fece piú sposare per quella, intanto quella sta bene, la croce era del figlio che è morto non di quella che diceva che aveva tenuto la pleurita alla spalla, poi gli veniva la tupercoloso e infettava al figlio, intanto le carte si sono campiate diversi che lui è morto e quella stá bene e la causa con quella ancora non è finito, è trovata senza figlio senza robba e ancora in causa chisá se si farà o nò che lui è morto, se si fa forse deve pagare pure queste spese, la poverina viene ogni tanto a trovarmi e non fa altro che piangere che gli è morto il figlio e la nuora avuto la sua parzione ancora la fá a dispetti, quando si trovano per avanti, che è poca la robba che avuto e dice non me lai dato tu me la dato la legge. Anche la nuora «iene qualche volta, fa vedere che piange anche essa al marito, tiene molta politica ma povero a chi muore e la madre che è sola è vecchia l'unico figlio la perduto per sempre che lo teneva come un gioiello. FRANCESCA ARMENTO I Lo scasso. 2 Asini e muli.
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