Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: LIBRI RICEVUTI LAURA BARILE, Il «Secolo » 1865-1923 Storia di due generazioni della democrazia lombarda, Torino, Guanda, 1980, pp. 390. GILL0 DORFLES, L'intervallo perduto, Torino, Einaudi, 1980, pp. XVI-1.84. ANDRÉ HELBO (a cura di), Le champ sémiologique: perspectives internationales, Bruxelles, Complexe, 1979, pp. 424. - I saggi raccolti in questo volume da Helbo e affidati a studiosi anche di prestigio internazionale (Sebeok, Segre, Arrivé ecc.) vogliono garantire un bilancio delle aree di ricerca e delle tendenze attuali della semiotica in tutti i paesi in cui questa scienza si è sviluppata. I paesi rappresentati sono: Belgio, Brasile, Canada, Cecoslovacchia, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia, Romania, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Turchia, Unione Sovietica. Il saggio introduttivo di Sebeok traccia una cronistoria generale della semiotica considerata nelle sue varie componenti, ma sembra peccare di capanilismo statunitense per lo spazio riservato a questo paese e la maniera piuttosto frettolosa di affontare la rassegna degli studi europei. Abbastanza approfondito e chiaro l'intervento di Helbo a proposito del Belgio, mentre piuttosto deboli sembrano i resoconti della situazione in Brasile, Danimarca, Polonia, Cecoslovacchia e Turchia: forse si sarebbe potuto dire qualcosa in più almeno per la Danimarca e il Brasile. Brodeur e Pavel curano la presentazione del Canada che si trova al centro di spinte diverse: la semiotica di ascendenza filosofica (Peirce e Morris) da un lato e di ascendenza linguistica (Saussure) dall'altro. Lo scarso sviluppo di questa scienza in Spagna è giustamente attribuito da A. Yllera all'isolamento politico e culturale di questo paese durante il franchismo. Non è chiaro poi perché i lavori francesi sono presentati da due autori (Coquet e Arrivé) in due intter-venti distinti che non presentano alcuna interdipendenza cronologica né omogeneità. Se-gre cura il panorama italiano: l'autore è estremamente puntuale nel delineare la situazione pre-strutturalista, ma diventa inspiegabilmente frettoloso nell'ultima sezione pro prio quando entra nello specifico degli studi di semiotica. Molto lucido il bilancio tracciato dalla Lhoest, per l'Unione Sovietica, dei diversi indirizzi e « scuole » che si sono sviluppate dal formalismo russo degli anni '20 o autonomamente da esso (ma perché la rassegna non è stata curata, coerentemente, da un russo?). Infine l'enorme sviluppo della semiotica negli Stati Uniti anche in settori diversi da quelli testuali (indirizzo prevalentemente europeo) come la comunicazione animale, la prossemica, la cinesica, la pragmatica ecc. mostra una pluralità e una vivacità di interessi che potrebbe apparire anche come un fenomeno dispersivo e di confusione epistemologica. Malgrado l'impegno e le intenzioni del curatore l'opera presenta qualche sfasatura (materiali non sempre omogenei: Francia; scarso aggiornamento bibliografico) dovuta, forse, anche a difficoltà tecniche; essa è tuttavia uno strumento prezioso perché mette a disposizione di specialisti e non un abbondante materiale che testimonia la fecondità del metodo e la pluralità delle tendenze e delle aree di ricerca. (ALFONSO PAOLELLA). MASSIMO MILA, Wolfgang Amadeus Mozart, Pordenone, Studio Tesi, 1980, pp. 180. Ernesto Ragionieri (di), BIBLIOGRAFIA DEGLI SCATTI, Istituto Ernesto Ragionieri, Firenze, Olschki, 1980, pp. 152. GENNARO SASSO, La « Storia d'Italia » di Benedetto Croce. Cinquant'anni dopo, Napoli, Bibliopolis, 1979, pp. 106. - Questo libretto di Sasso consta di due parti: la prima è la conferenza che l'A. lesse all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli nel novembre 1978, la seconda (Intorno ad alcuni giudizi di Croce sul fascismo) è una postilla in cui si risponde ad alcune obiezioni che furono mosse a quella conferenza. Qui non si può rendere giustizia a tutta una serie di appunti di lettura, che divergono fortemente dalla comune opinione sulla Storia d'Italia di Croce e aprono, cosí, nuove coordinate di ricerca. Si deve tuttavia osservare che sempre piú rilevante risulta lo sforzo tenace di studio e di approfondimento, che il Sasso va conducendo da 748 LIBRI RICEVUTI quasi vent'anni, del pensiero crociano. Al di là delle negazioni polemiche, ma al di là anche delle imbalsamazioni rituali, lo studioso ha tentato (e, in buona parte, è riuscito a compiere) un bilancio storico-critico dell'opera di un pensatore complesso come Croce (si pensi a Benedetto Croce. La ricerca della dialettica, Napoli 1975), una sua intensa problematizzazione, una lettura condotta non secondo moduli valutativi estranei, ma pur sempre filtrandola attraverso la conoscenza profonda dei moti della coscienza europea di questo secolo. Questo sforzo si avverte anche nella presente lettura della Storia d'Italia, in cui l'A. mette alla prova della diretta interpretazione del testo il metodo d'analisi della storiografia crociana, che egli ha piú volte esposto e chiarito. Tale storiografia deve essere intesa « come un'articolazione concreta, e di volta in volta specificata, della ricerca filosofica crociana », espressiva della sua fi10-sofia nel suo concreto e obiettivo attuarsi; non, perciò, la « conseguenza » o l'« applicazione » di uno specifico modo teorico di intendere la storia, ma la sede in cui la ricerca filosofica, sotto questa forma di espressione, prosegue la sua via (pp. 100-1): Sasso ribadisce, insomma, contro ogni tentazione monografica, l'unità e l'organicità del pensiero crociano. Cosí nell'analisi della Storia d'Italia, riuscendo a cogliere quella continua metamorfosi della filosofia in narrazione e della narrazione in filosofia, l'A. individua alcune sfasature logiche che diventano aporie espositive e che mostrano, in quest'opera, una drammaticità, un'interna dinamicità, un'angoscia, che troppi preconcetti lettori non han saputo scorgere nelle sue radici e nel suo intreccio con l'ordito narrativo. Avvertiamo infine che il diavoletto della filologia ha fatto cadere l'A. in due lapsus: la terza edizione dell'Italia in cammino del Volpe, in cui comparve la " celebre prefazione A proposito di Storia d'Italia, non è del 1931 (cosí a p. 22), ma del 1928; la presunta tesi crociana del « fascismo come parentesi » non ricorre solo nel discorso del 28 gennaio 1944 (p. 96), ma anche in una sede scientificamente piú impegnativa: nell'Avvertenza del marzo 1947 proprio alla nona edizione della Storia d'Italia: « crollato il funesto regime che è stato una triste parentesi nella sua storia ». Come si vede, non fu un unicismo. (ROBERTO PERTICI ). FRANCO SBARBERI, I comunisti italiani e lo stato. 1929-1945 [in copertina erroneamente: 1956], Milano, Feltrinelli, 1980, pp. 260. - Preponderante attenzione Sbarberi dedica nel suo libro alle diverse implicazioni politiche e teoriche con cui nel comunismo italiano ci si è riferiti al concetto di democrazia, nel periodo che va dall'abbandono dell'ipotesi gramsciana della transizione al socialismo fino all'adozione, negli anni della Resistenza, della parola d'ordine della « democrazia progressiva i>. Nella fase compresa fra il 1929 e il 1945 Sbarberi individua le scelte istituzionali sistematizzate da Togliatti durante e dopo il 1956, scelte coincidenti con talune scadenze cuciali del movimento comunista internazionale. In questa prospettiva egli valuta l'importanza avuta per i comunista italiani dal x Plenum del 1929 al fine di elaborare una linea tattico-strategica alternativa a quella gramsciana. L'analisi non va esente tuttavia da incongruenze e approssimazioni di giudizio, specie quando si mostra preoccupata di recuperare quelli che per Sbarberi sono gli aspetti positivi delle posizioni affermate dal gruppo dirigente del Pcd'I al tempo della svolta di sinista del 1929-1930. Sbarberi reputa, anzi, importante « sottolineare, in primo luogo, che nelle analisi compiute dalla dirigenza svoltista sono presenti sia alcuni punti fermi della teoria marxista dello stato sia una serie di punti critici di rilievo sul fascismo e sulle caratteristiche strutturali della lotta di classe in Italia trascurati prima da Terracini e poi in larga misura congelati da tutto il partito dopo l'accettazione della politica dei fronti popolari » (p. 73). La confusione è qui al colmo: per criticare la politica frontista successiva, a Sbarberi sembra necessario utilizzare le indicazioni tattiche degli svoltisti. Una considerazione onesta delle alterne vicende del comunismo italiano negli anni dello stalinismo imperante rihiede per contro che siano criticate a fondo le contraddizioni teorico-politiche e le insufficienze d'analisi della svolta di sinistra del 1929-1930. (GIANCARLO BERGAMI). SEBASTIANO TIMPANARO, Aspetti e figure della cultura ottocentesca, Pisa, Nistri-Lischi, 1980, pp. xril-477. GIANNI VATTIMO, Le avventure della differenza. Che cosa significa pensare dopo Nietzsche e Heidegger, Milano, Garzanti, 1980, pp. 204. CARLO FERDINANDO Russo direttore responsabile Autorizzazione del Tribunale di Firenze N. 89 in data 25 marzo 1949 INDUSTRIA TIPOGRAFICA FIORENTINA - VIA DEI MACCI, 17 R - 50122 FIRENZE - TEL. 241776
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