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tipologia: Analitici; Id: 1465128


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Tipologia Periodico
Titolo Libri ricevuti
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LIBRI RICEVUTI
SILVIO BERNARDINELLO, Cronologia della maiuscola greca di tipo alessandrino. Contributo paleografico, « Scriptorium », xxxii
(1978), fasc. 2, pp. 251-255. Pur volendo
sorvolare, almeno in questa sede, su due significativi « infortuni » metodologici dell'A., il quale, a proposito della maiuscola alessandrina, mostra inequivocabilmente di ignorare la distinzione, fondamentale in paleografia, tra scrittura canonizzata, scrittura tipizzata e tipizzazioni all'interno di un canone e, suI piano della critica diplomatica, attribuisce valore di piena testimonianza storico-giuridica a un termine (basileus), ricorrente non nell' intitulatio dell'atto, bensí in un passo narrativo, ritengo doveroso avanzare un rilievo — sostanziale ai fini dell'assunto — di natura meramente logica. Nell'intento di dimostrare, con il conforto dei dati cronologici, che il Pap. Grenf. II 112 va datato con sicurezza all'anno 672 (e non al 577) l'autore, che ritiene, smentendo le caute ipotesi di Grenfell e Irigoin e la tesi del Cavallo in favore del 577, di poter affermare che tra i due documenti in maiuscola alessandrina intercorrono solo 41 o 47 anni, cade in un errore di computo (e quindi di logica elementare) veramente grossolano. Infatti, come data di inizio della quaresima il Pap. Grenf. II 112 fissa il giorno 19 del mese phamenóth del calendario egiziano, il cui primo giorno corrisponde, nel calendario giuliano, al 25 febbraio (o al 26 negli anni bisestili, come annota anche il GRÜMEL ivi citato!). Passando a calcolare l'inizio della quaresima il B. semplicemente scavalca quest'ultimo piccolo particolare, e deduce che la quaresima debba avere inizio il 16 marzo negli anni bisestili, il 15 negli altri, evidentemente non rendendosi conto che la differenza di inizio del mese di pha-menóth rispetto al calendario giuliano (26 anziché 25), è imposta proprio dal fatto che il febbraio degli anni bisestili ha 29 giorni e non 28, e non comprendendo che partendo dal 26, ma dovendosi includere nel computo íl giorno 29 febbraio del nostro calendario, le due serie di giorni dal 26 in poi sono sempre perfettamente corrispondenti! Il primo giorno quindi del periodo di penitenza, con la Pasqua che cade il 25 aprile, è sempre il 15 marzo. Tutta la questione « dibattuta » dal B. rimane, pertanto, allo statu quo. (VITTORIO DE DONATO).
Dietro questo calendario c'è un'avventura non quotidiana, e che tocca una rivista semestrale. La rivista semestrale per i manoscritti antichi « Scriptorium », con sedi a Parigi e a Bruxelles, è edita da alcuni dei piú stimati bibliotecari, paleografi e storici del mondo occidentale: fra i diciotto direttori e quattro redattori vi è anche l'ultracentenario Charles Samaran dell'Institut. Nel novembre scorso Vittorio de Donato manda dall'Italia alla stimata rivista una nota (di poco phi ampia della presente postilla), e la redattrice parigina M.me Monique-Cécile Garand risponde che i direttori esamineranno lo scritto « secondo le regole della rivista ». Trascorrono le settimane, passa il febbraio bisestile 1980, e Madame si mette al proprio scrittoio il 12 marzo:
« Monsieur le Professeur, Vous nous aviez proposé en novembre dernier, pour publication dans "Scriptorium", une note intitulée "Osservazioni su un recente contributo paleo-graphico". Le Comité de Direction, après en avoir pris connaissance, a estimé de son devoir de tenir au courant l'auteur de l'article incriminé. Celui-ci nous a fait savoir alors qu'il était revenu sur sa position depuis la publication de son article, qu'il avait abandonné sa première chronologie et qu'il souhaitait mettre lui-même les choses au point. Il vient de nous faire parvenir une note dans ce sens, qui réfute entièrement ses conclusions précédentes. En ces conditions, ne souhaitant pas nous préter, si peu que ce soit, a une polémique, il nous semble préférable de ne pas publier votre texte.
Je vous prie de bien vouloir trouver ci-joint votre manuscrit et d'agréer, Monsieur le Professeur, l'e.cpression de mes sentiments très distingués ».
L'editoriale della stimata rivista prometteva, nel 1946: « "Scriptorium" ne tardera pas d devenir l'instrument de travail que nous désirons et un modèle de collaboration internationale ». (BELF.).
372 LIBRI RICEVUTI
FRANCO PETRONI, L'inconscio e le strutture formali. Saggi su Svevo, Padova, Liviana, 1979, pp. 114. - Per apprezzare questo libro, bisogna prescindere dal saggio introduttivo e anche dal titolo (funzionale a questo saggio piú che all'insieme dell'opera). Non si può dire, infatti, che questi saggi ci diano una chiave interpretativa del rapporto tra inconscio e strutture formali in Svevo. Inoltre nel saggio introduttivo Petroni finisce per estremizzare una posizione di Orlando sostenendo che la validità di un'opera sta nella « sua capacità di esprimere i bisogni repressi in un linguaggio che sia comunicante (...) e che tuttavia non abbia bisogno di supporti ideologici », quando Orlando, piú giustamente, rileva il nesso tra ritorno del represso e neutralizzazione ideologica (nonché sublimazione estetica) in ogni opera d'arte. In realtà le vere protagoniste di questo libro sono le strutture formali, particolarmente nei due saggi centrali La vicenda della «Coscienza» e Il nesso casuale ne <?La coscienza di Zeno » ove Petroni fa alcune considerazioni nuove e stimolanti. Ne citiamo alcune: l'impossibilità, nella Coscienza, di « distinguere la fabula dall'intreccio » e di riconoscere « un legame causale fra gli avvenimenti », la « confusione fra causalità e consequenzialità » e la trasformazione della causalità in pseudo-causalità, e soprattutto (e il rilievo mi sembra decisivo) la duplicità per cosí dire istituzionale del punto di vista dal quale viene osservata la vicenda (a quello di Zeno che racconta si aggiunge l'altro del medico S., che nega validità al primo), duplicità che costituisce « la caratteristica peculiare della Coscienza ». Come si vede, pur nell'ambito di un'impostazione marxista, Petroni usa largamente, e con profitto, le tecniche d'indagine formalistiche e strutturalistiche. Piú discutibile, semmai, l'interpretazione di Senilità e dell'ideologia implicita di Svevo. Non sarei d'accordo nel vedere nel romanzo la difesa dei vecchi valori borghesi (Ia famiglia, l'amicizia, il lavoro), quando è proprio l'obbedienza ad essi che determina la « senilità » del protagonista. Svevo non difende mai il principio della realtà (e dunque neppure le sue incarnazioni ideologiche): cerca, anzi, un nuovo punto d'equilibrio fra principio di piacere (nei cui confronti Emilio è colpevole, soffocandolo con un'ideologia paralizzante) e principio di realtà. Anche in questo sta quella modernità di Svevo che d'altronde Petroni mette adeguatamente in luce nell'analisi della Coscienza. (ROMANO Lu-PERINI).
LORE TERRACINI, I segni e la scuola. Didattica della letteratura come pratica sociale, Torino, La Rosa, 1980, pp. 121. - « Ma cosa vogliamo fare a questi studenti? sedurli e ingravidarli? custodire con la lettura anarchica la loro verginità? Sono tutte metafore che indicano nella considerazione del docente un principio maschilista che, per ciò stesso, emargina i destinatari e non gli consente di emergere come soggetti »: si legge subito nella quarta di copertina di questo volumetto, il numero 7 delle edizioni La Rosa, una cooperativa torinese da poco sbocciata. Il volumetto, che segue alla Lingua come problema nella letteratura spagnola del Cinquecento (Torino, Stampatori, 1979), raccoglie tre saggi, il primo proveniente da « Belfagor » xxlx (1974). Nella Premessa Lore Terracini annota: « Penso che siamo qui a un nodo fondamentale, e lo rilevo in modo esplicito. Non certo per ribadire la necessità di una separazione tra le due culture. Al contrario; allo scopo di osservare ancora una volta come la separazione secolare e l'egemonia, anche e soprattutto sociale, di un certo tipo di cultura umanistica, possano portare — senza neanche ricordare dannunzianesimo e fascismo — a un invito a rinunciare all'uso della ragione che nella scuola italiana può essere particolarmente pericoloso. A rischio di essere accusata di illuminismo, rilevo che, nell'ampio dibattito in corso sulla razionalità e la sua crisi, non si deve dimenticare la particolarità del terreno didattico. Nell'insegnamento, la negazione della razionalità e l'insistenza sulla soggettività, appunto in quanto istituzionalizzate e "insegnate", risultano spinte che provengono dall'alto, e tali quindi che in esse può facilmente dominare la valenza repressiva su quella apparentemente liberatoria. Proprio questa esortazione a rinunciare alla ragione, in nome della soggettività e contro la razionalità — si tratti di sedimenti tardoidealistici nel rapporto con la letteratura, si tratti di posizioni attuali — può risultare del tutto funzionale a ruoli passivi e subalterni in una società capitalistica dominata dalle comunicazioni di massa. Richiamo qui il passo di Primo Levi riportato a p. 91 e gli affianco una citazione [di Cesare Segre] piú recente e piú legata alla critica letteraria: "il soffio della ragione, che distingue, si dice, l'uomo, è la sua unica chance di capire, e perciò anche di situarsi, rispetto al ieri, rispetto all'oggi" ».
CARLO FERDINANDO RUSSO direttore responsabile
Autorizzazione del Tribunale di Firenze N. 89 in data 25 marzo 1949
INDUSTRIA TIPOGRAFICA FIORENTINA - VIA DEI MACCI, 17 R - 50122 FIRENZE - TEL. 241776
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 31351+++
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Area unica
Testata/Serie/Edizione Belfagor | Serie unica | Edizione unica
Riferimento ISBD Belfagor : rassegna di varia umanità [rivista, 1946-2012]+++
Data pubblicazione Anno: 1980 Mese: 5 Giorno: 31
Numero 3
Titolo KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3


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