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tipologia: Analitici; Id: 1465108


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Tipologia Periodico
Titolo Onofrio Vox, Varietà e documenti. Esiodo fra Beozia e Pieria
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Vox, Onofrio+++
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VARIETÀ E DOCUMENTI 321
ESIODO FRA BEOZIA E PIERIA
Fuerunt ante Hesiodum poetae: cosí non a caso, anzi parafrasando una famosa osservazione ciceroniana relativa ad Omero (e il titolo di un noto articolo di E. Diehl del 1940), si concludeva una nota di Peter Von der Mühll dedicata al proemio innodico della Teogonia esiodea; cioè di un pezzo in cui piú che altrove è necessario e fruttuoso cercare ascendenze e allusioni poetiche, sebbene la conclusione di Von der Mühll, pur illuminante, suonasse allora quanto mai scettica sulla possibilità di risultati plausibili. Predecessori di Esiodo? I biografi antichi rispondono genealogicamente, esibendo una galleria di mitici antenati, la maggior parte puri fantasmi I. Eppure tra questi almeno alcuni furono certo avi non di sangue ma di mestiere. Qui tenterò di rintracciarne taluni: i modelli esiodei per la poesia innodica.
1. Muse indigene e straniere. — Nel proemio della Teogonia stupisce, accanto al duplice attacco innodico (1 Cominciamo a cantare dalle Muse Eliconie; 36 [Ehi tu!,] cominciamo dalle Muse, che...), anche la duplice contemporanea qualifica delle Muse: Eliconie (1-2) e Olimpie (25, 36-7, 52, 75, 114). Anzi, la duplice qualifica ha sempre pesato nel giudizio della critica «analitica » contro l'unità del proemio 2. Il fenomeno, che pure merita di essere giustificato, è però certamente ed intenzionalmente esiodeo; perché anche all'esordio dei Lavori Esiodo invoca le Muse della Pieria a venire per cantare sul posto l'areta-logia del loro padre Zeus (1-2), e ciononostante piú tardi ricorda di aver dedicato il tripode vinto nell'agone di Calcide alle Muse Eliconie, 11 dove lo avevano iniziato al canto (657-8, in un contesto ingiustamente sospettato da Plutarco).
La localizzazione delle Muse sull'Elicona, è indubbio, deve ad Esiodo il suo successo. Può esserne stata un'ovvietà, se in quella contrada preesisteva un culto musaico, come parrebbe lecito dedurre dalla puntuale descrizione del movimento delle Muse sull'Elicona (1-8) e dalla notizia autobiografica relativa alla dedica del premio agonistico sul luogo dell'iniziazione poetica (Lavori 657-8) 3. Ma può esserne stata anche una novità, se fu Esiodo a fingersi come Muse delle ordinarie e anonime Ninfe locali la cui epifania memorabile rivelò la sua vocazione e inaugurò la sua carriera poetica, e se il culto musaico si diffuse attorno all'Elicona solo per influenza della poesia esiodea 4.
I Vedi almeno la genealogia omerico-esiodea dell'Agone di Omero ed Esiodo 4 e la tavola comparativa delle vite omeriche presso ALLEN, tra le pp. 32 e 33.
2 Cfr. ad esempio A. MEYER, De compositione theogoniae Hesiodeae, Diss. Berlin 1887, p. 85 e vedi KAMBYLIS, pp. 37-8.
3 Cosí ragiona VON DER MUEHLL, pp. 195-6; dr. VERDENIUS, pp. 225-6.
4 E l'opinione di K. LATTE, Hesiods Dichterweihe, « Antike und Abendland » 1, 1946, pp. 157-8; K. VON FRITZ, Das Proömium der hesiodischen Theogonie, in Festschrift Snell, München 1956, p. 32 (poi anche in Hesiod, p. 299); KAMBYLIS, pp. 35-9 e 46-7. I dati archeologici, pur confermando un culto fiorente attorno all'Elicona, non sono in grado di rivelarne la data iniziale, cfr. G. Roux, Le Val des Muses et les Musées chèz les auteurs anciens, « Bulletin de correspondance héllenique » 78, 1954, pp. 22-48.
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In ogni caso la collocazione esiodea delle Muse sull'occidentale Elicona sembra avvenire in ossequio se non a culti, almeno a credenze locali; ed Esiodo almeno in un altro caso riflette un culto para-musaico beotico: testimoniando la cura della madre delle Muse, Mnemosine, per Eleutere (54), da identificare con la località sulle pendici dell'orientale Citerone 5.
All'opposto, è ovvio, la localizzazione olimpio-pieria delle Muse è importata. E se l'abituale residenza olimpica (63) è notata dalla qualifica « Olimpie » (già?) nell'epica omerica; la notizia della nascita in Pieria, « poco distante dall'altissima vetta del nevoso Olimpo » (62), è anch'essa attestata — almeno per noi — da Esiodo per primo, e certo deve a lui la successiva fortuna 6.
Una qualifica locale convive, dunque, accanto ad una estera, importata da una diversa « tradizione ». Ma da quale? Un formidabile « unitario » come Ulrich Wilamowitz non aveva dubbi nell'identificarla con l'impronta omerica; e da allora tutti gli hanno fatto eco, benché nel frattempo sia definitivamente tramontata l'illusione dell'omerocentrismo (e panomerismo) epico'.
Eppure, credo, alcune esplicite testimonianze antiche possono giovarci. Ché il tentativo sincretistico peculiare del proemio della Teogonia non risulta isolato: Strabone e Pausania conoscono appunto tale situazione per la Beozia ar-
caica. Strabone, è vero, avanza solo caute ipotesi sulla base di semplici comparazioni toponomastiche:
Qui [presso l'Elicona] c'è il tempio delle Muse e la fonte di Ippo e l'antro delle Ninfe Leibetridi; in base a ciò si potrebbe indurre che erano Traci coloro i quali consacrarono l'Elicona alle Muse, gli stessi che dedicarono alle stesse dee e la Piena e Leibetro e la Pimpleia, ed erano chiamati Pieri. Scomparsi costoro, ora queste zone sono occupate dai Macedoni. Ho già detto [401] che questa parte della Beozia un tempo fu colonizzata dai Traci, sopraffatti i Beoti, insieme ai Pelasgi e ad altri barbari (410, cfr. 471).
Pausania invece si fonda non su impressioni ma su notizie locali antiche:
... I figli di Aloeo ritennero che le Muse fossero in numero di tre, e dettero loro
i nomi di Melete, Mneme e Aoide. Piú tardi, dicono, giunse a Tespie Piero di Macedonia — da cui ha preso nome quel monte macedone — e introdusse nove Muse e mutò
i loro nomi in quelli attuali. Piero adottava queste innovazioni o perché convinto che fossero piú sagge o perché gli erano state suggerite da un oracolo o perché gli erano state insegnate da un Tracio; infatti la stirpe tracia sembrava un tempo piú abile di quella macedone, e in particolare piú acuta in materia religiosa (ix 29, 2-3).
Dunque secondo il periegeta a Tespie, all'iniziale culto triadico collegato ai nomi degli autoctoni Aloeadi (Oto ed Efialte) subentrò un culto enneadico di
5 Contro l'identificazione, del resto canonica (cfr. U. WILAMOWITZ, Der Glaube der Hellenen, Berlin 1955, I, p. 245), di recente il solo VERDENIUS, p. 245.
6 La localizzazione olimpio-pieria è forse piú complessa della semplice olimpia di Omero, cfr. WEST al v. 53 e MAYER, coll. 706-7.
7 U. WILAMOWITZ, Das Proömium der Theogonie des Hesiodos, in Die Ilias und Homer, Berlin 1916, pp. 472-3; cosí ripetono ancora tra gli altri MINTON, p. 368 e VERDENIUS, p. 226. Una voce parzialmente eterodossa ALLEN, pp. 88-90.
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derivazione olimpica, collegato al nome del mitico macedone Piero 8, L'innovazione non era puramente numerica e nomenclatoria: fra le tre Muse autoctone e le nove pierie c'è differenza di capacità tecniche. Mentre le prime esprimevano
i tre momenti essenziali della poesia monodica di tipo esclusivamente epico (Esercizio, Memoria, Canto), le seconde, piú evolute, implicavano accanto al virtuosismo solistico, l'impegno collettivo ed orchestico (Melpomene, Terpsi-core). Riflettevano dunque anche specializzazioni lirico-corali: al canto soltanto individuale si affiancava cosi la possibilità del canto nel gruppo e del gruppo dinamico 9.
Come si sia fatta strada questa innovazione non è possibile accertarlo. È però lecito supporre che un veicolo privilegiato ne sia stata proprio la poesia innodica. Ché Piero era ritenuto dal peripatetico Eraclide Pontico un compositore di opere sulle Muse: e tali opere, come chiarisce il contesto, erano degli inni 10. È dunque in base a questa tradizione che Esiodo desunse la possibilità di identificare Muse indigene e Muse straniere. Per esprimerla mostrava il fittizio movimento scenico delle Muse Eliconie verso l'Olimpo (11), inverso rispetto al probabile movimento dell'immigrazione storica.
Non è un caso, del resto, che, come riconobbe van Groningen (pp. 292-6),
i Beoti abitanti presso l'Elicona in seguito ripudiassero i proemi di entrambi
i maggiori poemi esiodei (ed anche l'intera Teogonia, un inno piú esteso, cfr. 963-4), perché troppo intimamente legati alle Muse pierie: essi dunque, per rifiutare l'influenza delle divinità straniere, non potevano che censurare proprio la forma poetica in cui esse erano presenti, cioè la forma innodica.
2. I nomi delle Muse. — La serie onomastica delle Muse (75-80) ben si addice ad Esiodo, maestro beotico di cataloghi 11, ed è anche in strettissimo rapporto col contesto, immediato e remoto. a. Ciascuno dei teonimi rileva una delle qualità collettive delle dee, illustrate nei descrittivi versi precedenti 12.
8 Sull'attendibilità di queste informazioni di Pausania, di solito sottovalutate, vedi VAN GRONINGEN, pp. 288-96. Piero è menzionato come antenato comune di Esiodo e Omero nell'Agone di Omero ed Esiodo 4, del solo Omero da Charax nella genealogia omerica di « Suida ». Per valutarne l'attività musaica o para-musaica in Beozia si ricordi che Piero, di solito indicato come figlio di Lino o di Apollo, è invece per Eustazio, Commento all'Iliade 580, 30 (cfr. scolio a Il. )(Iv 226 ed Et. Magn. p. 671, 36), figlio di Eleuther, eponimo o comunque collegabile con Eleutere beotica, già ricordata come località sacra a Mnemosine.
9 Lo notava già VAN GRONINGEN, pp. 287-8 e 289-90. L'aspetto lirico-corale delle nove Muse è enfatizzato da H. KOLLER, Musik und Dichtung im alten Griechenland, Bern/Mün-chen 1963, soprattutto pp. 36-48. ALLEN, p. 91, su altre basi ipotizzava che la poesia melico-lirica fosse caratteristica delle Muse tracie. Per le specializzazioni trasparenti dai diversi nomi delle Muse, vedi MAYER, coll. 684-7.
10 Fr. 157 Wehrli, citato nel trattato Sulla musica 3 del falso Plutarco. Sulla poesia di Piero vedi anche PAVESE, p. 233.
11 Si è infatti supposto che la Beozia sia stata regione specialista di cataloghi, cfr. D. PAGE, History and the Homeric Iliad, Berkeley and Los Angeles 1959, p. 152, e la discussione di R. HOPE SIMPSON-J. F. LAZENBY, The Catalogue of the Ships in Homer's Iliad, Oxford 1970, pp. 168-9.
12 P. FRIEDLAENDER, recensione a Hesiodi Carmina, rec. F. Jacoby (1931), in Hesiod, pp. 114-5; SNELL, pp. 98-9 [= Entdeckung, pp. 66-7].
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l'onomastica individuale risulta dunque accuratamente preparata. b. I nomi individuali qui presenti sono assenti invece in 915-7, senza dubbio perché la replica sembrava superflua.
Ma pur cosí a suo agio nella Teogonia, il catalogo non sembra invenzione esiodea. Perché, fra le qualità notate nei nomi individuali, non v'è cenno di caratteristiche pure importanti per l'originale poetica di Esiodo: ad esempio la capacità di dire verità o menzogne simili alle verità (26-7), o l'essere concertate (phonéi homereasai 39; homóphrones 60), o l'essere abili ed esatte parlatrici (artiépeiai 29). Dall'inventiva esiodea ci si sarebbe attesi appunto dei nomi allusivi a queste qualità 13. Si dovrà allora supporre che i nomi erano già forniti in una tradizione poetica: la tradizione « pieria ». Fu Piero — informa Pausania —a foggiare « i nomi attuali »; anzi, secondo alcuni, Piero si ispirò ai nomi delle proprie figlie (ix 29,4): i cori professionali femminili della Pieria, composti di nove elementi, avevano fatto dunque testo.
Il mito delle figlie di Piero le vuole rivali delle Muse (Ovidio, Metamorfosi y 294-678; Antonino Liberale, Metamorfosi ix): giunte a Tespie per sfidare le divinità indigene, come tutti gli sfidanti di questi agoni mitici, furono sopraffatte e punite dalle Tespiadi 14. Accanto alla presentazione ostile delle Pieridi rispetto alle Muse — sebbene i due gruppi siano piú spesso identificati — è da rilevare la forte coloritura etnico-geografica della rivalità: Pieria contro Beozia. Il mito alluderà probabilmente ad una fase storica diversa in cui credenze e prassi pierie importate erano avversate in Beozia.
3. Il canto delle Muse. — Le Muse Olimpie cantano « anzitutto la stirpe veneranda degli dei » a partire da Gea e Urano (44-6), « poi Zeus » (47-9), « infine la stirpe degli uomini e dei forti Giganti » (50-2). I loro canti sono dunque teogonie, inni, cataloghi epici.
L'accenno non rituale ai Giganti tuttavia non è perspicuo: nel corso della Teogonia vi si accennerà direttamente solo ai versi 185-66. A meno che la nozione dei Giganti non alluda ad altri figli della Terra, o gli affini Titani, dei quali si narreranno diffusamente le gesta ai versi 617-719, o a Tifone, la cui battaglia sarà descritta ai versi 820-80; ovvero non rinvii a brani dell'ora frammentario Catalogo delle donne, in cui era riservato spazio ad esempio a rampolli della terra beotica come gli stessi Oto ed Efialte (frr. 19-21 M.-W.).
Certo che la scuola pieria sembra specialista del tema Giganti/Titani: il canto delle Pieridi sfidanti delle Muse evoca i Giganti e le imprese di Tifone prima della repressione olimpica (Ovidio, Metamorfosi y 318-331). E il tema delle sfide Giganti/Titani contro dei olimpi capeggiati da Zeus è attribuito (oltre
13 Contro l'opinione generale, cosí osservava SNELL, p. 99 [— Entdeckung, p. 67] e p. 121, seguito con incertezze da K. DEICHGRAEBER, Die Musen, Nereiden und Okeaninen in Hesiods Theogonie, « Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften und der Literatur zu Mainz, geistes- und sozialwissenschaftliche Klasse » 1965, 4, pp. 187-9.
14 Cfr. E. BETIIE, Ovid und Nikander, « Hermes » 39, 1904, pp. 1-14; WEILER, pp. 72-7.
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al tracio-eleusino Museo) anche al tracio Tamiri 15. La vana sfida dei Giganti/ Titani è il soggetto dei cantori sfidanti e perdenti: sembra quasi la tematizza-zione poetica della loro stessa esperienza di scontro vano e duramente represso
dalle Muse. -
Viceversa una teogonia completa, catalogicamente memorizzata e presentata — e una teologia complessa — sembrerebbe estranea all'ambiente poetico pierio, se si prestasse fede alla paradossale testimonianza dell'Inno omerico ad Ermes: Apollo, pur proclamandosi fedele seguace delle Muse Olimpie, vi si mostra vivacemente impressionato e stupito dell'originale poesia teogonica esibita sulla lira dal truffaldino Ermes 1fi
4. I poeti divini. — L'affermazione dei versi 94-5 (= Inno omerico xxv 2-3) è controversa:
x riQ tot Movoéwv xaì Êziij óXov 'AtóXXwvoç
ivBQEç t8o1 iaYty gal xíaóva xai xt&apLOEta(.
Ma se si intende in senso stretto: « dalle Muse e dal lungisaettante Apollo disc e n d o n o aedi e citaristi » 17, il riferimento non può che essere a poeti quali: Orfeo, preteso figlio di Calliope o Clio; Lino, figlio di Urania o Terpsicore o di Apollo e Calliope; Tamiri, figlio di Erato o Melpomene; lo stesso Piero, figlio di Apollo in alcune versioni 18. Il riferimento — una lusinghiera citazione dei maestri! — è dunque a poeti di ambiente pierio, accomunati oltre che dai divini natali anche da inspiegabili, fatali rivalità con le stesse Muse: per i quali dunque occorrerà sospettare almeno due fasi storiche distinte, una di ostilità, l'altra di compromesso con la cultura musaica di Beozia.
ONOFRIO VOX
NOTA BIBLIOGRAFICA. — THOMAS W. ALLEN, Homer. The Origins and the Transmission, Oxford 1924; B. A. VAN GRONINGEN, Les trois Muses de l'Hélicon, «L'Antiquité Classique » 17, 1948, pp. 287-96; Hesiod, hrsg. von Ernst Heitsch, « Wege der Forschung » 44, Darmstadt 1966; ATHANASIOS KAMBYLIS, Die Dichterweihe und ihre Symbolik, Heidelberg 1965; MAxI-MILIAN MAYER, RE 16, 1933, s.v. Musai, coll. 680-757; WILLIAM M. MINTON, The Proem-Hymn of Hesiod's Theogony, « Transactions of the American Philological Association » 101, 1970, pp. 357-77; CARLO ODO PAVESE, Tradizioni e generi poetici della Grecia arcaica, Roma 1974; BRUNO SNELL, Die Welt der Götter bei Hesiod, « Entretiens sur l'antiquité classique » 1, Vandoeuvres-Genève 1952, pp. 97-117 [poi in Die Entdeckung des Geistes, Hamburg 1955, pp. 65 ss.] e pp. 117-124 (discussione); W. J. VERDENIUS, Notes on the Proem of Hesiod's «Theogony », « Mnemosyne » Iv, 25, 1972, pp. 225-60; PETER VON DER MUEHLL, Hesiods helikonische Musen, «Museum Helveticum » 27, 1970, pp. 195-7; INGOMAR WEILER, Der Agon im Mythos, Darmstadt 1974; MARTIN L. WEST, Hesiod. Theogony, Oxford 1966.
ls Titanomachia di Museo: scolio ad Apollonio Rodio III 1177 b; di Tamiri: pseudo-Plutarco, Sulla musica 3. Per i documenti letterari e figurativi delle Gigantomachie arcaiche vedi F. VIAN, La guerre des Géants, Paris 1952 (che però spiega diversamente la nozione dei Giganti presso Esiodo, pp. 180-3); le contese degli aedi di scuola piena con gli Olimpi sono discusse da WEILER, pp. 63-72.
16 Inno omerico Iv 424-33 e 439-55, dr. MINTON, p. 368 n. 22.
17 Cosí intendono ad esempio KAMBYLIS, p. 12 e WEST al v. 94; contra almeno VER-DENIUS, p. 256. Ma l'interpretazione può essere confortata dalla pur metaforica imitazione di Teocrito, Idillio vii 44: äx OLàs iQvoç (e si veda già l'Inno omerico ad Ermes 440).
18 Cfr. MAYER, coll. 709-11 e 717-20; W. F. OTTO, Die Musen und der göttliche Ursprung des Singens und Sagens, Darmstadt 19713, pp. 40-9; PAVESE, pp. 232-3.
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 31351+++
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Testata/Serie/Edizione Belfagor | Serie unica | Edizione unica
Riferimento ISBD Belfagor : rassegna di varia umanità [rivista, 1946-2012]+++
Data pubblicazione Anno: 1980 Mese: 5 Giorno: 31
Numero 3
Titolo KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3


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