Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: RIEVOCATA L'OPERA DELLO STORICO ED EDITORE GIANNI BOSIO Le radici del canto popolare Una iniziativa dell'htituto Ernesto De Martino - Le ricerche sulla cultura operaia e contadina e l'uso delle canzoni sociali come documento e fonte di storia - Le lotte dei lavoratori e la Resistenza il convegno. organizzato R Mantova dall'Istituto Ernesto De Martino e dall'Ente mani• festazioni mantovane per ricordare Gianni Bosio, e plìu precisamente « l'opera dello storico, dello studioso della cultura operaia e contadina, dell'organizzatore della cultu• ra di classe, net suoi riflessi contemporanei a, ha avuto el-meno due meriti, essenziali e convergenti, Oltre a delineare la figure clell'intellettuale mo. demo e militante che scaza alcun dubbio l'u Gianni Bo• sio, mi sembra infatti che il dibattito sugli sviluppi polsi• bili dell'opera di ricerca e di lavoro critico sulla culture operaia e contadina da lui intrapresa insieme ad altri, si sia dilatato fino a ripropor• re in modo correttamente pro. blematico — !' perciò fuori da certe facili mitizzazioni del mondo popolare e delle sue espressioni — tutta una serie di questioni, teoriche, metodologiche e cli battaglia politico-culturale. L'interesse per l'opera dl Bosco, come storico, ricerca. tore del documenti orali della cultura tradlzfonale del popolo, editore e organizzatore cli cultura, ha facilmente evitato, cosl, I discorsi frettolosamente celebrativi. E ne ha invece consentito una collocazione nella vicenda politico• culturale di questo dopoguerra abbastanza precisa, anche se non priva di qualche di• scutibile risvolto polemico: dal periodo delta direzione di Movimento operaio, alla direzione delle «Edizioni Avanti! a, alla svolta decisiva costitulta dall'inizio della va• sta produzione discografica dei a Dischi del sole a, fino alla fondazione dell'Istituto De Martino, realizzata insieme ad Alberto M. Cirese, Cesure Bermani, Franco Cog. gioia e altri. Giustamente è stato rilevato nei diversi interventi — Ber• mani, Cirese, Savi -- il ripe• auto ruolo anticipatore esercitato da Gianni Bosio in di• verse direzioni: particolarmen• te, come storico del movi• mento operaio )secondo Arfè in polemica contrapposizio• ne con le discriminanti dl certa storiografia officiate) esaltando la presenza delle classi popolari, e il canto sociale come espressione di tale presenza, Dignità culturale Ed è certamente vero, co. me ha affermato Roberto Ley-di, che senza la luciditit politica di Bosio non si sarebbe iniziato cost decisamente, dal '50 in poi, il lavoro di ricerca e di elaborazione critica del canto sociale; anche se non è esatto dire che in opere storiche come quelle di Sereni. Zangherl e Battaglia, I canti popolari erano riportali « come un di pii.( a. Il loro uso, in qualita di documenti storici della condizione di vita e dell'animo popolare durante certe lotte sociali e nella Resistenza, ml sembra anzi che cunlerisca al canti tina dignitit culturale certamente ignota alla tradizione italiana degli studi pre. cedenti. Senza dire che le pagine dedicate da Roberto Battaglia ai canti partigiani, nella sua a Storia della Resistenza italiana n, rimangono a mio parere un esempio ma• gistrale di come si possa co• gliere, nelle dinanuca storica in atto, il crescere delle forme della coltura popolare. Questa analisi — (n Butta• glia ben più ampie di quanto qui si possa accennare -non mi pare proprio che ten• desse a emarginare dalla sto. ria il canto popolare; di pet, essa enucleava gilt con gran- de lucidi fit i due momenti del sentimento popolare, «pa. triottico a e «dt c•lassy », —volta a volta risolti o non nel superamento dialettico, del canto come dell'azione politi• ca resistenziale — attraverso 1 quali si risale alla questione attualissimo dell'egemonia (cioè della hsnzione nazionale) della classe operala nella so-elctà italiana contemporanea. E francamente si deve dire — venendo al secondo aspetto del convegno di Mantova, sul quale giustamente insisteva Alberto M. Cirene — che una certa facilonieria nell'af-fronture (o nel non affronta-rei quella e altre consimili questioni teoriche, non sem• bra configurare in tutti f giovani che ruotano intorno al « Nuovo canzoniere italiano n e ai suoi spettacoli (mentre pare un po' diversa la situazione del più ristretto gruppo dell'Istituto De Martino) quali «eredi morali a dell'opera di Gianni Bosso. Anche se va precisato che vi erano forse g(t in Rosin (non è questo che l'accenno di un'ipotesi critica da approfondire e verificare) le matrici di un ce!, to a settarismo culturale a (se non politico) e di qualche astrazione massimalistica, per esempio a proposito del « valore alternativo» delta cultura contadina; che tuttavia R. vevano nel ricercatore manto• vano il contrappeso di una forte coerenza ideale e di uno scrupolo filologico oggi nun molto comuni. Distorsioni Insomma, Bosio « intellet-tucle rovesciato a (secondo il titolo felice dt una sua raccolta di scritti, che sarit Ira poco ristampata ), modifica il ruolo tradizionale perché non considera pii( l'intellettuale — come ancora notava Cirese al convegno — « centro del mondo a; ma non certo per• chè rinunci ad alcuno degli strumenti Intellettuali che sono indispensabili per fare cultura in modo moderno. Premesso questo, che più correttamente sembra essere stato l'asse dl orientamento del lavoro di Bosio più ricco di possibili sviluppi, resta da vedere in che direzione si voglia continuare a operare, particolarmente nelle ricerche di cultura operala e contadina. A questo proposito è da rilevare positivamente che di• versi interventi e relazioni — Bermani e Savi particolarmente — indicano ormai come preminente, per una serie di motivi glu enunciati su queste colonne (declino del fol. clore e delle sue motivazioni socio•culturalI, ecc.), l'interesse verso le forme e i feno. ment della cultura popolare urbana. Anche se l'ansia di «conoscere f comportamenti dell'operaio in fabbrica a (Sa. vii e particolarmente come l'operaio abbia superato « la espropriazione della sua pro. iessionalitit a ICirese I. non debbono tar dimenticare il terreno del tempo extralavie rativo, sul quale piovono tutte le distorsioni tipiche dell'attuale socteta italiana. A questo proposito non è irrilevante osservare, in termini di «critica costruttiva al convegno e di concreta so]. lecitazione a raccordare più seriamente tutto Il lavoro cut-turale e formativo della s(ni• stra Italiana, che la maggior parte di coloro che a Mantova sono intervenuti non so. no parsi sufficientemente informati su quanto il movimento operaio Ill sindacato in particolare ha fatto e la per conoscere, e conseguentemente orientare com'è giusto, a f comportamenti operaia in fabbrica e altro ancora. Disinformazione o sottovalutazione? E' chiaro che in entrambi i casi si tratta di limiti che possono e debbono essere superati, assecondando gli inviti e gli impegni ad approfondire le ricerche e a me• gllo orientarle, a superare le ombre d1 a spontaneismo a e dl approssimazione teorica, che al convegno mantovano si sono pure espresse con una certa forza, anche se non sembravano essere espressione maggioritaria. Sergio Boldini
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