Area della trascrizione e della traduzione metatestualeTrascrizioni | Trascrizione Non markup - automatica: Nostra guerra Noi la sentimmo lontana, la bufera che ora è per le vie e per le piazze d'Italia: l'annunciava il quetarsi delle armi a Versailles. Ancorchè spossata per lo sforzo sostenuto dopo appena quarant'anni della sua costituzione unitaria e irretita nelle sue responsabilità economiche e politiche, la borghesia italiana non intendeva pagare le spese della guerra che il sistema politico di cui era premessa e conseguenza aveva reso inevitabile, e si preparava a resistere alle domande di una più umana distribuzione dei redditi rinnegando le promesse fatte ai combattenti in trincea e irreggimentando nei più vieti luoghi comuni i disperati di ogni ventura per far argine all'insorgenza delle classi lavoratrici. Nei cantici della reazione in camicia nera noi avvertimmo allora il .rantolo di una classe ormai giunta alla fine della sua missione. Nella sua reviviscenza canora moriva la voce di una civiltà. Oramai la lotta si sarebbe fatta aspra e dura. Le forme istituzionali non bastando più a fermare il moto d'ascesa dei ceti contadini e operai sospinti dalle loro condizioni e chiamati dalla loro vocazione ad assumere la direzione della cosa pubblica, la dittatura monarchico-fascista-reazionaria si poneva come necessità. E poi che era un rimedio e non una soluzione, una compressione e non una evoluzione, e nella proclamata collaborazione delle idee e degli interessi la lotta continuava insopprimibile, era inevitabile la guerra che la monarchia dichiarava e il fascismo intraprendeva. Non potendo più vivere sui margini attivi di un cinpuantennio di ininterrotto progresso, il fascismo clave-1-a e?Tcare all'estero q+volln ehe .nnn trovava più all'interno: la giustificazione del suo resistere ad ogni condanna e del suo vivere oltre la morte. La guerra era nella sua logica. L'alleanza can il nazismo era nella sua morale. Incrostazione economica e storica di una forma di convivenza ferma ai precetti di una dottrina che la vita aveva svuotato di ogni attualità, ii fascismo doveva allearsi con chi ne seguiva i procedimenti e ne ripeteva in nitro clima i modi e i cu-stumi. La sua guerra non era la nostra guerra. La guerra fascista non era del popolo italiano, ma sul popolo italiana. La sua vittoria sarebbe stata la nostra sconfitta, il tuo trionfo la nostra fine. Nel nazismo nel quale ora si ripara si esaurisce ogni sua forza e si macchia della stessa sua tabe la borghesia monarchica. Fascismo e nazismo sono due effetti diversi, diversi ma non opposti, dello stesso complesso mondo reazio- nario teso alla restaurazione, in una unità coatta, delle forme e delle istituzioni che ne promossero la storia. I due fini, fascista e nazista, si identificano nella accanità volontà della conservazione ad ogni costo e si incontrano nella stessa azione distruttrice di ogni ansia di supera- mento. Che importa se ora la mo- narchia e la borghesia che in essa opera e si ascolta dichiarano la guer- ra all'hitlerismo, come vergognando- si di un passato tanto recente? A muoverle è la stessa illusione di se- mentare nell'animo degli' italiani la suggestione del perdono. A guidarle nel loro tradimento è la stessa speranza di sottrariss al destino da esse stesse preparato. Ieri per la dittatura che ora affoga nel sangue, oggi per la democra- zia che a lente spire trae gli uomini alla resurrezione, e forse è sogno. Ma l'inganno è troppo scoperto perchè in esso si spenga ii soffio ri- voluzionario che agita gli italiani de- diti al lavoro e agli studi. Non da adesso noi siamo in guerra con il na- zismo, noi italiani dei campi e delle officine, degli uffici e delle botteghe. Non da adesso. Questa è ben la nostra guerra, la guarra che combattiamo da vent'anni, e per la quale fummo nei campi di concentarmento, nelle carceri, negli ospedali, e per i cimiteri vanno a migliaia le ombre dei nostri morti. Il popolo italiano non attese che il nazismo calasse in Italia a fucilare i soldati, a straziare i vecchi, a violentare ie donne, ad umitiiare lo spirito del Risorgimento, a depredare i depositi, a brillare gli stabilimenti, ad incendiare le città, per accorgersi che era il nemico da combattere, il vero nemico, il grande nemico. Nei nazismo il proletariato combatte ia sua guerra, e dunque il fascismo e la monarchia. La sua guerra, quella di sempre. E nessuno si illuda alla momentanea occasionale coincidenza. La nostra è guerra di liberazione da tutto che sa di medioevale, da tut-co che è d iintralcio all'organizzarsi della Repubblica Socialista, da tutto che è di ostacolo alla sagra dello spi-. rito. E nel nostro grido è l'eco della preghiera di tutti i morti per la libertà e ia giustizia. O Pisacane, siamo qui.
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